Dokument-Nr. 10008

[Erzberger, Matthias]: Gli scopi di conquista dell'Intesa. Rivelazioni del Cancelliere dell'Impero germanico, vor dem 09. August 1917

"II Reichstag mira a conseguire una pace per via d'accordo e che conduca alla riconciliazione duratura dei popoli. Con una tale pace sono incompatibili acquisti forzati di territorio; soprusi politici, economici o finanziari.
Il Reichstag respinge pure tutti i piani che tendono a segregare e inimicare i popoli dopo la guerra. La libertà dei mari deve venire assicurata. Soltanto la pace economica preparerà il terreno per una amichevole convivenza dei popoli.
Il Reichstag promoverà energicamente la creazione di organizzazioni di diritto internazionali."
Questi periodi fan parte della "risoluzione" sulla pace proposta dalla maggioranza del Reichstag, approvata da essa e che pure il Cancelliere, dottor Michaelis ha accettato come criterio direttivo della politica del Governo dell'Impero.
Il Cancelliere, nella medesima seduta nella quale si svolse questo fatto memorabile, disse che la Germania non combatterebbe nemmeno un giorno di più unicamente per fare conquiste. La Germania, dunque, popolo e Governo, vuole una pace per via d'accordo e di mutue concessioni e respinge ogni violenta incorporazione di territori nemici.
Lloyd George contesta, nondimeno, che il soldato tedesco combatta per l'indipendenza e la libertà della sua patria, in una guerra difensiva, e sostiene, invece, che ogni
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soldato degli alleati espone la sua vita "per la libertà e l'indipendenza del suo paese nativo, per il diritto delle genti e la giustizia."
Per che cosa l'Intesa, in realtà, combatta, lo ha rivelato il Cancelliere dottor Michaelis il 28 di luglio, in un discorso ai rappresentanti della stampa tedesca.
La prima azione indipendente del Cancelliere è stata un terribile "j'accuse" contro i capi dell'Intesa. Mentre essi esigono che la Germania, prima che i negoziati della pace abbiano principio, rinunzi interamente a qualunque incorporazione di territorio occupata e parlano di ritiro delle truppe tedesche dai territori invasi, risulta sempre più evidente che l'Intesa, per quel che la riguarda, vuole fare conquiste e prolunga la guerra unicamente per strappare dal corpo della Germania quelle terre tedesche nelle quali, durante tre anni, non è riuscita a penetrare con le sue truppe nonostante tutti i sempre reiterati e sempre vani tentativi.
L'accusa è rivolta soprattutto alla Francia. Dopo gli accenni già comparsi in giornali svizzeri, i rapporti, ora a conoscenza del Governo dell'Impero, sulle sedute segrete della Camera francese, tolgono ogni dubbio che i Ministri della Repubblica hanno dovuto ammettere che tra essi e il Governo russo, alla fine del gennaio 1917, poco tempo prima della rivoluzione è stato concluso un trattato segreto nel quale fu stabilito quanto segue:
1) Alla Francia viene restituita l'Alsazia-Lorena con
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i confini del 1790.
2) La Francia riceve il territorio tedesco della Saar.
3) Riguardo alla provincia del Reno si accorda alla Francia una specie di diritto di prelazione per il quale essa può disporre, a suo talento, di quelle parti delle provincia che le occorrono, mentre con il resto della provincia sarà costituito, in una forma o in un'altra, uno Stato cuscinetto.
4) La Francia riceve la Siria.
Come si è detto, questo trattato è stato conchiuso tra la Francia e la Russia, ancora sotto lo scettro dello Zar e l'Inghilterra – se con la propria firma, oppure tacendo non si sa bene – vi ha acconsentito. Le rivelazioni in parola fanno pure comprendere che non fu una semplice frase quella di Bonar Law, il quale, ad una interrogazione del deputato King, approvò, in nome del Governo, la dichiarazione di Carson, che la Germania deve ritirare i suoi eserciti sulla sponda destra del Reno, prima che si possa parlare di pace, e ad un'altra domanda confermò esplicitamente di saper benissimo che la sponda sinistra del Reno è tedesca.
Dalle rivelazioni del Cancelliere dell'Impero sulle sedute segrete della Camera francese risulta che i Ministri francesi ebbero che fare nella loro stessa Camera con una forte opposizione allorché l'iniquo segreto fu scoperto. Si tratta, infatti, di una pretesa infame. L'avidità dei nazionalisti francesi, che vorrebbero appropriarsi terre schietta-
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mente tedesche, mette in chiara luce il sentimento del diritto e della giustizia dal quale i Francesi ripetono continuamente di essere animati nei loro sforzi per riconquistare l'Alsazia-Lorena. L'Alsazia-Lorena, che dal 1871 appartiene alla Germania, è tedesca quanto gli altri territori che la Francia vuole annettersi perché nel passato il pugno brutale del conquistatore francese gravò, un certo tempo, su essi.
Di un tal fatto dovrà occuparsi soprattutto la Russia. L'Intesa ha dato ad intendere al Governo provvisorio russo che gli scopi di guerra dell'Intesa sono conciliabili con la formula russa "niente annessioni, niente indennità"; essa gli ha dato ad intendere d'esser disposta a rivedere questi suoi scopi di guerra, e, a porte chiuse, ha dichiarato il contrario. Con questo inganno della Russia collima pienamente l'articolo in cui il "Temps" discusse ultimamente l'atteggiamento dell'alleata orientale verso gli scopi di guerra della Quadruplice Intesa. Nell'articolo si faceva abbastanza chiaramente comprendere alla Russia che la conferenza per la revisione degli scopi di guerra, da lei promossa, era inutile. Alle stragi non potersi metter termine con note diplomatiche e conferenze, ma solo con energia e disciplina. La Russia dover perseverare, resistere, non discorrere. In altre parole: il sangue russo deve seguitare ad essere sparso per le velleità di conquista della Francia.
"Perché combatte il soldato russo?" domandò, poco addietro, un giornale svedese, l'Aftonbladet. Nell'articolo di risposta a questa domanda il giornale fa notare con quanta ostinazione le potenze interessate si rifiutino a pubblicare
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il trattato segreto franco-russo, conchiuso poco prima dello scoppio della rivoluzione, e osserva:
"Il motivo sembra essere che la pubblicazione di questo documento costituirebbe una confutazione schiacciante dell'affermazione dell'Intesa che la guerra odierna è una guerra offensiva, provocata dalle Potenze Centrali e aprirebbe d'un colpo gli occhi al popolo russo, facendogli toccar con mano che egli lotta per tutt'altri scopi da quelli che sin qui s'immagina."
Il popolo russo esigerà di sapere dai soverchiatori che lo governano se, in coscienza, essi possono dinanzi alle madri e ai bambini del proprio paese, rispondere delle molte decine di migliaia di morti sacrificati nella nuova offensiva per gl'interessi dell'Inghilterra e della Francia, senza alcuna probabilità di vittoria, con folle cinismo. Anche il popolo francese dovrà dire se intenda di sanguinare ancora per gli scopi imperialistici del suo Governo. Infine, pure il popolo inglese dovrà dire se vuol lasciarsi sacrificare da Lloyd George per lo sciovinismo francese.
Le rivelazioni del Cancelliere dell'Impero hanno chiarito interamente la situazione. Gli accordi segreti, che con ogni mezzo si è impedito al Governo russo di pubblicare, sono ora stati svelati sulla scorta di fonti francesi. D'ora in poi, per la condotta politica della guerra, ciò può essere d'importanza decisiva. Infatti, il Cancelliere ha indirizzato
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le sue domande al Governo francese ed è deciso di ottenere una risposta. I Governi dell'Intesa non possono rimaner muti.
Ma ecco, qui, integralmente, il discorso del Cancelliere:
"Io ho invitato lor signori in casa mia non mosso soltanto dal desiderio di manifestar subito, all'esordio del mio nuovo ufficio, quanta importanza nel rispetto politico mondiale, io attribuisca alla stampa e quanto ci tenga ad assicurare la sua intima fiduciosa collaborazione al Governo dell'Impero: il mio invito ha tratto origine pure da un altro immediato tangibile motivo.
Il discorso del Presidente del Consiglio inglese, Lloyd George, del 21 luglio, nel Queenshall, e le ultime discussioni alla Camera dei Comuni hanno dimostrato di nuovo, con irrefragabile chiarezza, che la Gran Bretagna non vuol saperne di una pace per via d'intesa e di reciproche concessioni, ma mira ad un epilogo della guerra tale che, se ottenuto, significherebbe la piena sottomissione della Germania all'arbitrio dispotico dei suoi nemici.
Un'altra conferma di ciò si ha nel fatto che il Ministro inglese Carson ha dichiarato, recentemente, in Dublino che trattative con la Germania, non importa di quale specie, non potrebbero aver principio se non dopo che le truppe tedesche si fossero ritirate sulla sponda destra del Reno. Bonar Law, rispondendo all'interrogazione del deputato King, ha, si, attenuata questa dichiarazione precisando il punto di vista del Governo inglese col dire che la Germania, se chiederà la pace
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dovrà, soprattutto, dichiararsi pronta a sgombrare il territorio occupato. Noi abbiamo, però, prove palpabili che i Governi dei nostri nemici sono assolutamente d'accordo con la dichiarazione così imprudentemente fatta da Carson.
Lor signori sanno tutti che le notizie nient'affatto vaghe pubblicate già da settimane nella stampa neutrale e comparse primieramente nella "Berner Tagwacht" del 19 luglio intorno a vasti piani di conquista della Repubblica francese, approvati dall'Inghilterra e dalla Russia, non sono stati, sino ad oggi, smentite. È una felice combinazione, e sarà della massima importanza per illuminare il mondo civile sulle vere cagioni della continuazione delle stragi, che nel frattempo siano pervenute nelle nostre mani anche prove scritte di questa sete di conquista dei nemici. Alludo a rapporti di testimoni oculari ed auricolari sulle sedute segrete della Camera francese del 1 e 2 giugno dell'anno corrente.
Io rivolgo, dunque, al Governo della Francia la pubblica domanda se egli vuol negare che i signori Briand e Ribot, in quelle sedute segrete della Camera, alle quali parteciparono i deputati Montet e Cachin, ritornati da Pietrogrado, dovettero ammettere il fatto che la Francia, quasi alla vigilia dello scoppio della rivoluzione russa, aveva concordato vasti piani di conquista con quel Governo dello Zar che Lloyd George, nel suo ultimo discorso designò come "un'autocrazia intellettualmente angusta e degenerata". Io domando se è vero che, in base ad una interrogazione da lui rivolta a Parigi, sia stata inviata da questa città, all'ambasciatore francese Paléologue, il 27 gennaio dell'anno corrente, l'autorizzazione a firmare un
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trattato con la Russia, che era stato già negoziato dal signor Doumergue con lo Zar.
È esatto o no che il Presidente della Repubblica, per proposta di Berthelot, ha dato questa autorizzazione, all'insaputa di Briand, e che Briand poi l'ha approvata? Questo trattato prometteva alla Francia i suoi confini del 1790, ottenuti attraverso precedenti guerre di conquista, dunque l'Alsazia-Lorena, il bacino della Saar e ampi rimaneggiamenti di territorio sulla sponda sinistra del Reno, affatto a piacere della Francia. Non ha forse Terescenko, pervenuto che fu in Russia al potere, protestato contro le mire di conquista francesi, che comprendevano, per giunta, nella Turchia, l'occupazione della Siria? Non ha egli, in una passeggera reazione della sua coscienza patriottica, dichiarato che la nuova Russia si rifiuterebbe di partecipare ancora alla lotta se venisse a sapere di questi scopi di guerra francesi? Il viaggio di Thomas in Russia non fu soprattutto un fortunato tentativo di levar dalla testa a Terescenko questi scrupoli? Tutto ciò il Governo della Repubblica francese non potrà negarlo. Esso dovrà, anzi, sia pure tacendo, ammettere che Briand, nella seduta della Camera a porte chiuse, fu fatto segno a violenti attacchi; che Ribot, dopo aver tentato di opporsi, dovette presentare alla Camera, soddisfacendo la richiesta del deputato Renaudel, il trattato segreto con la Russia, e che Briand, nelle successive tumultuose di-
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scussioni, si strappò da se la maschera dal volto dichiarando che la Russia rivoluzionaria deve mantenere quel che la Russia dello Zar ha promesso. Essere indifferente per la Francia ciò che le classi inferiori del popolo, in Russia potessero, in proposito, osservare . Degno di nota è inoltre, che Montet in Russia, secondo quanto egli stesso riferì, alla domanda degli alleati se l'Alsazia-Lorena costituisse l'unico impedimento per la pace ha detto di non poter dare alcuna risposta ad una domanda così formulata. Si riflettesse che la rivoluzione russa era stata ottenuta al prezzo di sangue francese! Lo stato d'animo dei Russi è messo chiaramente in luce dalla confessione di Cachin che i rappresentanti russi, trattando con lui, dichiararono di non accampare alcuna pretesa su Costantinopoli, città non russa. Pure gl'inviati dell'esercito russo si sarebbero manifestati del medesimo avviso.
Senza riguardo a queste prove palesi della contrarietà del popolo russo verso la sua politica aggressiva, Ribot ha respinto, nelle sedute segrete della Camera, la revisione degli scopi di guerra francesi. Egli si richiamò, fra l'altro, al fatto che anche all'Italia sono stati promessi grandi incrementi di territorio. Per spogliare del loro carattere di conquista le pretese sulla riva sinistra del Reno, poco plausibili perfino ad occhi francesi accecati dalla sete di rivincita, egli ricorse, infine, al trucco avvocatesco di parlare della presunta necessaria fondazione di uno Stato cuscinetto. L'opposizione, tuttavia, comprese pure questa manovra e gli gridò, a ragione, fra il baccano sorto intorno a lui: "Ciò è infame!"
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Ma nella risposta di Ribot al discorso di Augagneur favorevole alla pace e in particolar modo notevole, e mi piace di ricordarla, concludendo, l'osservazione che i generali russi avevano dichiarato che i loro eserciti non si erano trovati mai in migliori condizioni di spirito e di equipaggiamento che in quel momento.
Qui si rivela, con ogni evidenza, ciò che il signor Ribot si era tanto sforzato di nascondere; l'ardente desiderio che il popolo russo seguitasse a versare ancora il sangue per le ingiustificate velleità di conquista della Francia.
Questo desiderio è stato appagato. Non però come il signor Ribot si era immaginato, giacché non è lecito ritenere nemmeno lui così inumano da aver voluto l'offensiva estorta alla Russia, pure avendone prevista l'inutilità, solo perché da essa egli si ripromise, in ogni caso, un nuovo respiro di grazia sino all'accennato intervento degli Stati Uniti dell'America del nord nella guerra.
La stampa nemica si è sforzata d'interpretare il mio primo discorso al Reichstag quasi che io avessi consentito alla deliberazione presa dalla maggioranza dell'assemblea solo con la mal celata riserva di propositi di conquista tedeschi. Io protesto contro questa insinuazione sul cui fine non può sussistere dubbio di sorta. Ma, come d'altra parte si comprende da sé, la mia dichiarazione presuppone che anche il nemico rinunzi ai suoi piani di conquista. I fatti che io oggi ho loro esposto, dimostrano che i nostri nemici non pensano lontanamente ad una tale rinunzia.
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Il Governo francese ha davvero avuto ogni ragione di tenere a porte chiuse le sedute della Camera, del 1 e 2 giugno: infatti, quanto adesso si è venuto a sapere intorno ad esse costituisce una nuova prova che non noi, né i nostri alleati, ma unicamente le Potenze nemiche sono responsabili della continuazione della guerra, e che non noi, ma i nostri nemici sono animati da sete di conquista. Questa coscienza della giustizia della nostra guerra di difesa ringagliardirà, anche in avvenire, la nostra forza e la nostra risolutezza."
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], Gli scopi di conquista dell'Intesa. Rivelazioni del Cancelliere dell'Impero germanico vom vor dem 09. August 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 10008, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/10008. Letzter Zugriff am: 20.04.2024.
Online seit 24.03.2010.