Dokument-Nr. 10693
Gasparri, Pietro an Pacelli, Eugenio
Vatikan, 13. Mai 1924

Regest
Unter Hinweis auf das päpstliche Vertrauen in Pacellis diplomatische Kompetenz übermittelt Gasparri dem Nuntius den päpstlichen Auftrag, Kontakt mit dem sowjetischen Botschafter in Berlin Krestinskij aufzunehmen, um über die Situation der Kirche in der Sowjetunion zu verhandeln, wozu Gasparri ihm Unterlagen und Informationen weitergibt. Mit dem Bevollmächtigten der Sowjetunion in Italien Vorovskij verhandelte der Heilige Stuhl hauptsächlich über die päpstliche Hilfsmission in Russland. Der Umgang mit den Konsequenzen aus der Enteignung katholischen Eigentums durch den Staat sollte zwischen dem Leiter der päpstlichen Hilfsmission Walsh und den Volkskommissaren Krasikov und Tschitscherin geregelt werden. Als sich die Beziehungen zwischen Walsh und Tschitscherin verschlechterten und Walsh Russland verlassen musste, wurde der Leiter der sowjetischen Handelsmission in Rom Iordanski betraut, die Kirchenfragen mit dem Staatssekretariat zu verhandeln. Ziel der sowjetischen Regierung war es, die rechtliche Anerkennung der Sowjetunion durch den Heiligen Stuhl zu erreichen, wie der russische Unterhändler Michajlow dem Jesuiten Tacchi Venturi erklärte. Als Gegenleistung würde die Sowjetunion die im März 1923 verurteilten katholischen Geistlichen freilassen und Gewissens- wie Religionsfreiheit und freien Religionsunterricht gewähren. Vor diesem Hintergrund thematisierte die Kongregation für die Außerordentlichen Kirchlichen Angelegenheiten am 17. Dezember 1923 die möglichen diplomatischen Beziehungen zur Sowjetunion. Die Kongregation schloss die rechtliche Anerkennung der Sowjetunion nicht völlig aus, erklärte sie aber für den Moment als verfrüht. Sie band sie vielmehr daran, dass die Öffentlichkeit über diesen Schritt gut aufgeklärt werden und dass die Sowjetunion ihren guten Willen demonstrieren müsse, etwa durch die Freilassung der seit März 1923 Inhaftierten. Als erster Schritt schlug sie die Entsendung eines Apostolischen Delegaten mit bischöflichen Vollmachten vor, der sich um die Gläubigen kümmern und alle Angelegenheiten mit den sowjetischen Regierungsvertretern verhandeln könnte. Zudem sollte die Nutzung von Kirchengebäuden, auch für den Religionsunterricht, ermöglicht werden. Nachdem Tacchi Venturi den russischen Unterhändler Michajlow informiert hatte, dass der Heilige Stuhl die Entsendung eines Apostolischen Delegaten statt eines Nuntius vorschlägt und die rechtliche Anerkennung der Sowjetunion für verfrüht hält, teilte Michajlow bei einem Treffen am 22. April die russische Ablehnung der Entsendung eines Delegaten mit. Dies würde bedeuten, die Interessen der Kirche in der Sowjetunion über die sowjetische Botschaft beim italienischen Staat verhandeln zu müssen. Um dies zu vermeiden und um die sowjetischen Interessen genau kennenzulernen, entschied der Papst, Pacelli diese delikate diplomatische Mission anzuvertrauen. Für die Verhandlungen bleibt es bei den Vorgaben des Heiligen Stuhls, dass vor einer rechtlichen Anerkennung der Sowjetunion mit den damit einhergehenden diplomatischen Beziehungen ein Apostolischer Delegat zur Verhandlung der Kircheninteressen entsandt und dass den Katholiken Kult- und Unterrichtsfreiheit gewährt wird. Zum Schluss verweist Gasparri auf das Beauftragungsschreiben in der Anlage, das Pacelli dem sowjetischen Botschafter in Berlin Krestinskij vorlegen kann.
[Kein Betreff]
Ill.mo e Rev.mo Signore,
Ben conoscendo l'Augusto Pontefice il di lei vivo desiderio di corrispondere nel miglior modo alla fiducia che in Lei ripone, nonché la di Lei competenza ed abilità nelle trattative diplomatiche, si è degnato affidarLe il delicato ed importante incarico di mettersi in rapporto col Rappresentante della Repubblica dei Sovieti in Germania (appena sarà ritornato a Berlino) affine di trattare sulla situazione ecclesiastica in Russia.
Accluso al presente Ella troverà tutto il materiale che può illuminarla sulla situazione anzidetta, e sulle pratiche già intercedute al riguardo. Mi limiterò quindi alle indicazioni seguenti:
I rapporti personali tra il Signor Vorovski e questa Segreteria di Stato riguardarono l'invio della Missione di soccorso in Russia, e solo di passaggio la situazione ecclesiastica, colà creata dalla persecuzione. Per ovviare alle conseguenze della nazionalizzazione di tutte le proprietà delle Chiese cattoliche, il Padre Walsh aveva trattato col Commissario del popolo Krassikow e collo
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stesso Signor Cicerin per ottenere che la formula di contratto con cui gruppi di fedeli cattolici nei vari luoghi potevano ricevere l'uso della Chiesa, venisse resa meno contraria alle leggi canoniche. Ma sopravvenuta una grave crisi nei rapporti tra il Signor Cicerin ed il P. Walsh; ed avendo questi dovuto abbandonare la Russia, i Soviet fecero sapere che il Signor Jordanski, Capo della Delegazione Commerciale russa a Roma, era incaricato di trattare colla Segreteria di Stato le questioni ecclesiastiche. E poco dopo si veniva a sapere che tali trattative avrebbero dovuto aver come conclusione anche il riconoscimento de iure dell'Unione, da parte della Santa Sede. Al Padre Tacchi Venturi (conosciuto a Roma come personaggio cui si erano affidate dalla Santa Sede importanti incarichi) erasi anzi presentato un Inviato del Governo russo il quale asseriva che, in corrispettivo del riconoscimento de iure da parte della Santa Sede, i Sovieti avrebbero dato 1) libertà ai condannati del processo di Marzo; 2) libertà d'insegnamento religioso; 3) libertà di coscienza e di culto. Queste notizie, insieme a quelle gravissime che provenivano dalla Russia circa le sistematiche persecuzioni dei cattolici, non poteva<no>2 non preoccupare gravemente la Santa Sede. Perciò si preparò in fretta una Ponenza a stampa sulla Russia e si sottopose all'Adunanza degli E. mi Sigg. Cardinali il 17 Dicembre 1923.
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Il dubbio proposto era il seguente "Se e come possa accogliersi la richiesta del Governo Russo di avere relazioni dirette e diplomatiche colla Santa Sede". I pareri espressi dagli E.mi Signori Cardinali si possono riassumere come appresso: Non si esclude che si possa venire, con certe e determinate condizioni, al riconoscimento de iure, al quale per evitare scandalo dovrebbesi per<re>mettere3 davanti la pubblica opinione una sufficiente ed adeguata spiegazione sulla sua portata e sulle ragioni che l'hanno provocato. Tale riconoscimento, peraltro, è attualmente prematuro e si dovrebbe anzitutto sperimentare la buona volontà da parte dei Sovieti di riconoscere le esigenze imprescindibili della Chiesa cattolica in Russia. Si potrebbe pertanto fare tale esperimento coll'invio di un Delegato Apostolico con carattere Vescovile, il quale non solo avrebbe tutte le facoltà spirituali per provvedere ai bisogni di quei fedeli, ma avrebbe anche il compito di trattare gli affari occorrenti con le Autorità delle Repubbliche federate dei Sovieti. A tale invio occorrerebbe precedesse qualche segno di buona volontà da parte dei Sovieti stessi, come sarebbe la liberazione degli Ecclesiastici incarcerati in seguito al processo di Marzo 1923. Dovrebbe naturalmente essere assicurato al Delegato stesso il
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libero esercizio in tutta la Russia, del suo ufficio spirituale presso i fedeli, e la libera comunicazione di lui colla Santa Sede. Ed occorrerebbe pure almeno un inizio di sistemazione della situazione ecclesiastica per ciò che concerne l'uso delle Chiese cattoliche e l'insegnamento religioso in dette Chiese ai fanciulli al di sotto dei 18 anni.
Passò intanto qualche tempo senza che l'Inviato russo si presentasse al P. Tacchi Venturi, il quale, da parte sua, non voleva aver l'aria di spingere a fondo la cosa, per poter meglio far comprendere le riserve della Santa Sede circa il richiesto riconoscimento de iure, colle conseguenti relazioni diplomatiche. Questo infatti era il punto a cui miravano costantemente i Sovieti, come veniva confermato anche da un colloquio che il Cav. Belardo aveva il 5 Gennaio coll'Inviato anzidetto, Signor Mihkailoff, nominato 1º Segretario alla Delegazione Commerciale Russa. Essendosi questo presentato il 17 Gennaio al P. Tacchi Venturi per aver una precisa indicazione della volontà della Santa Sede, circa tale riconoscimento, il sullodato Religioso rispondeva <in un successivo colloquio>4 mostrandogli una lettera indirizzatagli dal Card. Gasparri in cui si diceva che "l'invio di un Nunzio in Russia sembra per il momento prematuro. Però, considerando quello che i Delegati Apostolici fanno negli
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Stati Uniti d'America, nella Cina, in Giappone, nella Turchia ecc., la Santa Sede crede dovere anche in questo caso della Russia attenersi alla prassi seguita colle predette Nazioni, affidando cioè ad un Delegato Apostolico il compito di trattare gli affari occorrenti con le Autorità delle Repubbliche federate dei Sovieti."
Le insistenze per il riconoscimento de iure furono nuovamente fatte in un colloquio del Mihkailoff col P. Tacchi Venturi, colloquio che, attesa la morte di Lenin, poté aversi soltanto il 20 Febbraio; – e solo nel colloquio del 22 s. m. alla precisa dichiarazione che la Santa Sede giudicava prematuro tale riconoscimento, il Signor Mihkailoff dichiarava che i Sovieti erano pronti a cominciare le trattative anche senza il riconoscimento de iure, ma che in tal caso era meglio astenersi dall'invio di un Rappresentante della Santa Sede (Delegato Apostolico). Le cose si complicarono collo stabilimento di relazioni diplomatiche tra l'Italia ed i Sovieti, perché agli altri motivi che rendevano perplessa la Santa Sede (cioè continuazione della sistematica persecuzione dei cattolici in Russia, ben poca fiducia che si sarebbe ottenuto il libero esercizio di culto nelle Chiese cattoliche coll'insegnamento religioso ai fanciulli sotto i 18 anni) si veniva ad aggiungere la questione
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di protocollo, cioè di trattare i più gravi interessi della Chiesa cattolica in Russia attraverso l'Ambasciata dei Sovieti presso il Quirinale.
Per eliminare questa difficoltà, e per conoscere più chiaramente l'opinione dei Sovieti, il Santo Padre è venuto nella determinazione di affidar le trattative alla S. V. la quale per la sua consumata esperienza in questi affari potrà far entrare la delicata questione in una nuova fase.
La Santa Sede insiste ancora nel suo primitivo punto di vista, cioè che il riconoscimento de iure colle consuete relazioni normali sono premature, che occorre prima fare un esperimento mediante l'invio di un Delegato Apostolico, cui sia assicurato il libero esercizio del suo Ufficio e la libera comunicazione colla Santa Sede, che tale Delegato Apostolico avrà la facoltà di trattare coi Sovieti la sistemazione della questione ecclesiastica in Russia, ma che anche prima di tale invio la Santa Sede desidera di essere assicurata che nelle Chiese cattoliche sia accordato il libero esercizio del culto, compreso l'insegnamento religioso ai fanciulli sotto 18 anni.
Nell'accluderle altresì un foglio con cui Ella possa introdursi presso l'Ambasciatore dei Sovieti a Berlino e nel felicitar-
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la per questo nuovo attestato di fiducia da parte del Santo Padre, profitto dell'occasione per raffermarmi con sensi di distinta e sincera stima
di V. S. Ill.ma e Rev.ma
Servitore
P. Card. Gasparri
1Diese Protokollnummer wurde doppelt vergeben, siehe Dokument Nr. 10301.
2Hds. eingefügt, vermutlich vom Verfasser.
3Hds. von unbekannter Hand gestrichen und eingefügt, vermutlich vom Verfasser.
4Hds. von unbekannter Hand eingefügt, vermutlich vom Verfasser.
Empfohlene Zitierweise
Gasparri, Pietro an Pacelli, Eugenio vom 13. Mai 1924, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 10693, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/10693. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 18.09.2015, letzte Änderung am 01.02.2022.