Dokument-Nr. 11029
Schulte, Karl Joseph an Rossum, Willem Marinus van
[Köln], vor dem 27. Juni 1925

Eminenza Reverendissima,
Quando poco fa a Roma facevo la mia visita a Vostra Eminenza, Lei mi domandò, inaspettatamente e senza indicarne il perché, del mio parere sur [sic] un sacerdote della mia Arcidiocesi di nome Müller Andrea, professore in Colonia. Non potei rispondere altro che quello che allora mi veniva nella mente, cioè che questo signore, per quanto ho sentito dire, non gode fiducia e autorità particolare nella mia Curia, che ha dato grande affanno già al Cardinale Fischer di nuona [sic] memoria, e che nel 1914 sotto il Cardinale von Hartmann è stato costretto a rinunciar al suo posto come maestro d'una scuola superiore in Colonia. (Conversava p. e. come maestro di religione con i suoi scolari fuori della scuola in una maniera, che si allontanava pur troppo dal decoro clericale. Nella sua presenza e dentro la propria casa fece fotografare alcuni dei suoi scolari come Indiani ignudi a metà o a quattro quinti. Queste fotografie, 8-9 diverse, si trovano negli atti del nostro Vicariato generale. Il Collegio Provinciale delle Scuole in Coblenza in data del 6 Gennajo 1016 (I, 18916) gli fece l'improvero: "Benché avvertito, per il Suo modo di conversar cogli
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scolari e con Luigi Müller, il quale, come stabilisce la sentenza del 23 Luglio dell'anno passato, è psicopatico, degenerato, imbecille, Lei ha danneggiato gravemente la Sua autorità, principalmente qual maestro di religione". La conversazione scandalosa del prof. A. Müller con i suoi scolari più tardi venne trattata dal tribunale secolare.) Personalmente l'avevo visto una volta sola e fatto superficialmente la sua conoscenza in occasione d'una funzione ecclesiastica. Prendendo congedo da Vostra Eminenza dissi al Suo Rev. Sig. Segretario P. Drehmanns, che Vostra Eminenza mi avesse [sic] domandato d'un certo prof. Andrea Müller, e aggiunsi esser da consigliar la massima precauzione rispetto a quel sacerdote. Allora il Sig. Drehmanns mi comunicò, che questo professore di continuo fin agli ultimi giorni manda lunghe lettere a Roma e che queste hanno fatto grande impressione anche nella Secretaria [sic] di Stato.
Principalmente quest'ultima circostanza dopo il mio ritorno da Roma mi ha spinto ad esplorar un poco la vita passata e la condotta del prof. Andrea Müller. Quando il seniore del Capitolo della mia Cattedrale sentiva parlar dei nuovi fatti del prof. A. Müller, scoppiò a dir molto eccitato: "Costui è già stato il chiodo per la cassa (cercueil) del Cardinale Fischer". Andrea Müller, col dolore e danno del suo Ordinario, faceva profitto di quel tempo triste, in cui un integralismo estremo trovava molte occasioni favorevoli per seminar sistematicamente a Roma diffidenza e sospetto contro l'Episcopato tedesco. Quanta sia stata la pressione che pesava in quel tempo sull'Episcopato te-
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desco, Vostra Eminenza potrà vedere dal protocollo della Conferenza dei Vescovi a Fulda nel 1915, dove sta scritto, che un Vescovo "esprimeva il timore d'un nuovo pericolo minacciante l'unità della Chiesa cattolica in Germania da pare degli aderenti d'un integralismo estremo. La discussione di questo punto si distese molto e terminò con stabilire, che i Vescovi della Conferenza si sentono uniti nella volontà di opporsi con tutta l'energia a qualunque tentativo ingiusto di metter in sospetto il cattolicismo tedesco e di scavar le fondamenta dell'autorità vescovile, come fu tentato avanti la guerra".
Poi per vari anni non si sentiva niente dell'attività di cotesti integralisti estremi. Ma il modo di procedere del prof. Andrea Müller, come lo conosciamo dall'osservazione del Rev. P. Drehmanns e dai risultati delle mie ricerche, mi sembra indicare, che nel campo dell'integralismo estremo si ha il coraggio d'aprir una nuova campagna. Debbo lasciarlo indeciso, se dal prof. A. Müller e dai suoi pochi complici derivi la denunziazione, della quale Sua Eminenza il Cardinale Bisleti come Prefetto delle [sic] S. Congregazione dei Studi ecclesiastici (Nr. 378/24) in data del 3 Settembre 1924 mi mandò una notizia confidenziale, peccato tacendo il nome del denunziante. Secondo questa notizia mi hanno fatto risponsabile [sic] di ciò, che all'Università secolare di Colonia un professore abbia insegnato dottrine ginaicologiche [sic] discordi dalle decisioni delle Congregazioni Romane. Inoltre mi accusano, che coll'ajuto dell'Academia [sic] di Alberto Magno da me fondata davanti a ca. 2000 uditori si abbia fatta una conferenza con tesi
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scorrette della Teologia morale. Basta dire, che né dall'Accademia di Alberto Magno né da un altro istituto ecclesiastico mai è stata fatta una tale o una simile conferenza, e che le mie informazioni sulle sentenze ginaicologiche di quel professore di medicina almeno non hanno verificata l'accusa suddetta. Una prova diretta però del modo, come il sacerdote Andrea Müller ricomincia a lavorar in Roma contro l'autorità dei Vescovi tedeschi, è una accusa, che poco fa a nome d'uno dei suoi aderenti, cioè dell'avvocato Paolo Esch in Colonia, ha presentato immediatamente al Santo Padre. Da questo scritto, registrato dalla S. Congregazione de Sacramentis in data del 10 Gennajo dell'anno corrente – l'accludo alla mia presente – Vostra Eminenza può vedere, cosa ha da aspettar l'Episcopato tedesco da un tal sacerdote ed i suoi complici. Sarebbe direttamente contro la dignità voler dire anche una sola parola di difesa contro tali calunnie, quali qui si dirigono contro la mia Curia, e non soltanto contro la mia, ma anche contro quelle di tutte le diocesi della Germania. Sono riconoscente alla S. Congregazione de Sacramentis, che, tassando giustamente il valore della denunzia, si è contentata di mandarmi l'originale colla semplice nota: "Ordinario Coloniensi pro sui notitia." Adesso, dopo il mio ritorno da Roma, la medesima Congregazione m'inviò ancor un'altra querela, composta di smisurate ingiurie e false insinuazioni, indirizzata al S. Padre da un certo Otto Müller in Colonia, che si sente gravato da una sentenza del Tribunale Arcivescovile di Colonia. Questo querelante ed il suddetto avvocato Esch sono,
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come l'uditore del Tribunale ha potuto accertare già mesi fa, in strettissima relazione col sacerdote Andrea Müller. Per questa ragione e per ragioni interne A. Müller è da considerare come l'ispiratore dell'ultima accusa, e quindi, per caratterizzare questa compagnia, riferisco verbalmente alcuni passi della querela diretta al S. Padre e poi mandata a me il 27 Maggio di quest'anno (Nr. 2875/25) per domandarne il mio parere. "Naturalmente non ho riconosciuto la sentenza di Colonia e appellato alla seconda istanza, la Curia vescovile di Münster. Ma anche di lì non aspetto una sentenza favorevole. Anche la seconda istanza probabilmente si rifiuterà di procedere, benché con ragioni meno brutte che a Colonia. In tutta la Prussia domina lo spirito modernistico, che non vuol riconoscere il diritto canonico. Le condizioni nostre sono tali, che i cattolici infatti ancor fedeli s'allontanano dalla Chiesa e vengono oppressi da quelli che loro son dati come pastori. La corruzione dei buoni costumi è tanto, che donne e ragazze in istato mezzo-nudo vanno alla chiesa, al confessionale, al banco di Comunione senza protesto serio dei sacerdoti e vescovi. I cattolici dell'Arcidiocesi di Colonia ancor fedeli allo loro Chiesa ed alla Santa Sede supplicano alla Sua Santità: "Ci dia un Vescovo cattolico, che ci protegge nella nostra fede e ci governa secondo il diritto ecclesiastico. La nostra fede, la nostra Chiesa corre pericolo, l'ultima speranza nostra si fonda sul Santo Padre. Sperando l'ajuto di Sua Santità implora la benedizione apostolica etc..." Mi vergognerei dinanzi a me stesso, se volessi ri-
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spondere altro che questo: nei 15-16 anni, che sono vescovo o arcivescovo, ho avuto abbondante occasione d'imparar a mostrarmi superiore a tali assalti.
Più penoso, molto più penoso mi torna quello, che mi sento costretto a scrivere a Vostra Eminenza, persuaso che i membri del Sacro Collegio devono parlar fra loro con la più perfetta sincerità scambievole. Dal Mio agente romano, Signor Prelato David, Rettore del Campo Santo, sacerdote della mia Arcidiocesi, mi venne comunicato, che Mons. Caccia, Maestro di Camera di Sua Santità, nell'inverno passato l'ha fatto chiamare, per informarsi sulla persona dal professore Andrea Müller da Colonia, dimorante allora in Roma, il quale, introdotto da Mons. Benigni e provisto [sic] d'una raccomandazione particolare di Vostra Eminenza e dell'Eminenza Merry del Val aveva domandato un'udienza privata da Sua Santità. Msgr. David sapeva della vita passata del prof. A. Müller almeno tanto, che poteva informare sugli assalti integralistici contro il Cardinale Fischer e consigliar la più grande precauzione. In quest'occasione Mons. Caccia ha comunicato al Prelato David, che Mons. Benigni continua a far liste secrete di persone, che gli pajono sospetti quanto al loro spirito ecclesiastico, e che in una tale lista si trovava una volta il nome di Vostra Eminenza stessa.
Vostra Eminenza sarà meco dell'opinione, che sarebbero condizioni scandalose e indigne [sic] della nostra S. Chiesa, se un personaggio senza responsabilità, qual'è Msgr. Benigni, potesse riaprire e continuare francamente la sua centrale internazionale con agen-
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ti secreti in diversi paesi a nome dell'integralismo per ricercar modernisti veri e putativi. Per caso ho potuto veder telegrammi ed avvisi secreti, indirizzati da Msgr. Benigni ad un suo agente segreto non-tedeschi, i quali erano capitati durante la guerra alle mani di militari tedesco, mentre facevano una perquisizione giuridica nell'estero. Se non l'avessi saputo altronde, questo caso bastava a persuadermi, che "quegli attorno Benigni" avanti la guerra sono stati i più pericolosi beccamorti di ogni vera autorità ecclesiastica.
Non avrei scritto questa lettera alla Vostra Eminenza, se il Suo modo di domandarmi del prof. Andrea Müller e specialmente la dichiarazione del Suo Sig. Segretario, che lunghe relazioni di questo sacerdote, privato con vergogna del suo impiego, di continuo arrivano a Roma e fanno grande impressione nella Segretaria [sic] di Stato, non mi avesse fatto conoscere, che da mia parte occorreva un informazione aposta [sic] e franca, e che per la risoluzione della Conferenza di Fulda 1915 ero obbligato in coscienza ad oppormi ad ulteriori tentativi di mettere in sospetto e di rovinar l'autorità vescovile.
Inclinandomi riverentemente alle mani di Vostra Eminenza ho l'onore di...
f. C. G. Cardinale Schulte, Arcivescovo di Colonia
Empfohlene Zitierweise
Schulte, Karl Joseph an Rossum, Willem Marinus van vom vor dem 27. Juni 1925, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 11029, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/11029. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
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