Dokument-Nr. 11137
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 26. August 1924

Regest
Weisungsgemäß nimmt Pacelli zur Beschwerde von Kurt Brandis über dessen Schwager, den Berliner Kaufmann Franz Semer, Stellung. Semer wurde 1920 vom Breslauer Fürstbischof Kardinal Bertram im Einvernehmen mit dem Jesuitenpater Rauterkus damit beauftragt, die notwendigen Mitteln zum Kauf einer Residenz für die neue Berliner Nuntiatur aufzutreiben. Daraufhin bahnte Semer – der als geschäftstüchtiger Mann gilt und dessen Ehefrau eine Verwandte Bertrams ist – den Kauf des Gebäudes für die Nuntiatur in der Rauchstrasse an. Gegen Ende 1921 und erneut im Januar 1922 erbat Pacelli mit Unterstützung Bertrams eine päpstliche Auszeichnung für Semer. Im Winter 1922/23 ließ der Eifer Semers nach, außerdem verbreiteten sich Gerüchte über seine schwierige finanzielle Lage sowie über mangelnde Korrektheit bei seinen Geschäftsgebaren. Infolgedessen bat Pacelli ihn um Übereignung des Gebäudes zugunsten der Nuntiatur, die auch erfolgte. Daraufhin endete Pacellis Kontakt zu Semer. Im Januar 1924 wurde Semer in der Presse angegriffen, ein Vorfall, der auf Betreiben des linken Leitungsflügels der Zeitung "Germania" ausgelöst wurde, von der Semer ein beträchtliches Aktienpaket besaß, wodurch er einen massiven Einfluss auf die Zeitung hatte. Die Presse, der zufolge Semer unlauteren Geschäften zugetan sei, verwies auch auf seine Auszeichnung als Päpstlicher Geheimkämmerer. Zu den Gegnern Semers zählt auch dessen Frau, die sich trotz der Ermahnungen Bertrams und anderer Geistlicher von ihm scheiden lassen will, sodass zwei Gerichtsverfahren – wegen der Aktien und wegen der Scheidung – gegenwärtig im Gange sind. Da die Schuldzuweisungen gerichtlich noch nicht bestätigt sind, hält Pacelli es für verfrüht, Semer, der der Nuntiatur einen großen Dienst erwiesen hat, die päpstliche Auszeichnung zu entziehen, wie von Kurt Brandis in seinem Schreiben an den Heiligen Stuhl verlangt. Dieser Meinung ist auch Kardinal Bertram, den Pacelli über die Angelegenheit befragte und dessen Antwort der Nuntius in seinem Bericht ausfürhlich zitiert.
Betreff
Sul Sig. Francesco Semer
Eminenza Reverendissima,
Insieme al relativo Allegato mi pervenne regolarmente il venerato Dispaccio dell'Eminenza Vostra Reverendissima N. 33651  in data del 4 Agosto p. p. relativo al Sig.  Francesco Semer.
Allorché nel 1920 venne fondata la Nunziatura Apostolica di Berlino e si presentò quindi il difficile e costoso problema di procurare per la medesima una conveniente residenza in quella Capitale, l'Emo Sig.  Cardinale Bertram, d'accordo coll'ottimo Rev. P.  Rauterkus S. J., incaricò della cosa il suddetto Signore, anche allo scopo di raccogliere le necessarie somme (Rapporto N. 17504 del 30 Luglio 1920). Il Semer era stato sino allora a me completamente ignoto; appresi tuttavia in quell'occasione che egli aveva per moglie una pronipote <parente>1 del sullodato Eminentissimo Vescovo di Breslavia ed era ritenuto per abile e facoltoso uomo di finanze <finanziere>2, stimato nei circoli cattolici anche per le sue beneficenze a favore della Chiesa. In principio egli dimostrò molta premura per l'adempimento dell'incarico affidatogli, acquistò felicemente il noto stabile nella
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Rauchstrasse e cominciò altresì la compra del relativo arredamento. Verso la fine del 1921 fui richiesto di implorare dalla S. Sede alcune onorificenze per coloro, i quali avevano maggiormente contribuito ad assicurare alla Rappresentanza Pontificia in Berlino una decorosa residenza, e naturalmente venne indicato in prima linea il Sig. Semer per il titolo di Cameriere Segreto. In tal guisa, col pieno gradimento dell'Emo Bertram – al quale anzi feci notare che, trattandosi di persona non nobile, una simile distinzione avrebbe costituito uno specialissimo segno di considerazione da parte di Sua Santità –, fu da me proposta rispettosamente all'Eminenza Vostra tale nomina (Rapporto N. 22516 del 3 Dicembre 1921) e più tardi – dopo averne di nuovo parlato allo stesso Eminentissimo, che se ne mostrò del pari soddisfatto – la rinnovazione della medesima (Rapporto N. 23295 del 15 Febbraio 1922). In seguito, tuttavia, massime nell'inverno 1922-1923, non solo diminuì lo zelo e l'interesse del Semer per il compimento dei molti lavori ancora indispensabili per la sistemazione della residenza anzidetta, ma cominciarono altresì a giungermi delle voci (allora difficilmente controllabili) sfavorevoli al Signore in discorso, concernenti la sua situazione finanziaria, che si diceva scossa ed in pericolo, ed anche la sua correttezza negli affari; fu in conseguenza di ciò che, avendo egli acquistato a suo nome
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l'edificio della Nunziatura e temendo io quindi che potessero derivarne alla S. Sede difficoltà o molestie, insistetti presso di lui fin dal Marzo di quello stesso anno 1923 perché si effettuasse senza indugio il regolare trasferimento di detta proprietà alla S. Sede medesima (Rapporto N. 27338 del 7 Maggio s. a.); il che fu in realtà compiuto, avendomi l'Eminenza Vostra inviata all'uopo regolare procura (Dispaccio N. 18426 del 31 d. m.). Con ciò cessarono le relazioni da me necessariamente avute per la suesposta ragione col Sig. Semer.
Intanto nel Gennaio del corrente anno apparvero su alcuni giornali di Berlino ( Berliner Tageblatt , Montag Morgen , ecc.) articoli con gravi attacchi contro il Semer, occasionati da un conflitto fra le due correnti, di destra e di sinistra, in seno alla direzione del noto giornale cattolico "Germania". L'ala sinistra prese a combattere vivamente il detto Signore, il quale, possessore di un gran numero di azioni della Società editrice del menzionato giornale, poteva esercitare una notevole influenza su di esso. In quegli articoli il Semer veniva con dettagliate indicazioni accusato di essere dedito a loschi affari, e pur troppo non si mancò di accennare in tale occasione al suo titolo di Cameriere Segreto. Ai nemici di lui si unì anche la moglie, la quale, donna, come ho recentemente appreso, per lo meno assai leggiera ed amante di divertimen-
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ti, giunse sino ad intentare contro il Semer una causa per divorzio civile, durante la quale sono state ripetute e rinnovate tutte le accuse a di lui riguardo. L'Emo Bertram, nella ben penosa situazione in cui si trova quale parente della Signora Semer, scrisse, secondo che mi è stato riferito, ai genitori di lei, per ricordare i doveri del matrimonio cristiano ed evitare uno scandalo, ma invano, come inutili pure sono stati i tentativi fatti da altri ecclesiastici, ad es. dal sunnominato P. Rauterkus, dal Rev.  Dr. Banasch, Assessore della Delegazione Vescovile in Berlino, ecc., affine di indurre la Signora Semer a riconciliarsi col suo marito. – Attualmente pendono quindi due processi, entrambi per il momento in sospeso a causa delle ferie estive dei tribunali: quello per le azioni della "Germania" e quello per il divorzio. Quanto a quest'ultimo, si è avuta per ora una soluzione provvisoria, in virtù della quale il Signor Semer ritiene per otto settimane presso di sé i due figli, guardati da una bambinaia scelta dalla moglie; la trattazione della causa verrà ripresa il 25 Settembre prossimo. La Signora Semer avrebbe inoltre l'intenzione di tentar di ottenere anche dal tribunale ecclesiastico la dichiarazione di nullità del matrimonio.
Allorché cominciarono gli attacchi contro il Sig. Semer, mi si affacciò subito, com'è naturale, il quesito, se doves-
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si proporre alla S. Sede il ritiro della di lui nomina a Cameriere Segreto. Poiché, tuttavia, si trattava di accuse non provate, provenienti da nemici mossi non tutti da retti motivi, mi sembrò necessario di attendere che la situazione rimanesse chiarita. Il 30 dello scorso mese di Giugno, trovandomi in Berlino, ebbi occasione di incontrarmi coll'Emo Sig. Cardinale Bertram, di passaggio per quella Capitale, e poiché egli stesso durante il colloquio fece allusione al Signor Semer, ne presi motivo per chiedere il suo parere circa un eventuale ritiro dell'anzidetto titolo, ma l'Emo opinò che una simile misura non sarebbe conveniente né giusta, finché la di lui colpa non risulti in modo pubblico e certo.
Il ricorso testé pervenuto alla S. Sede, firmato dal Sig.  Kurt Brandis, fratello della Signora Semer, mi è apparso subito per ciò stesso sospetto di parzialità. Siccome, tuttavia, si faceva ivi appello alle informazioni, che avrebbe potuto dare in proposito anche il più volte menzionato Signor Cardinale Vescovo di Breslavia, mi è sembrato opportuno di interrogare nuovamente, per iscritto, il medesimo Emo, affine di conoscere il suo avviso riguardo al ricorso in questione.
In questo momento mi giunge infatti la risposta dell'Eminentissimo, il quale, dopo aver osservato che il ritiro del titolo di Cameriere Segreto al Sig. Semer non arrecherebbe
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danno agli interessi cattolici in Berlino e che egli stesso è personalmente del tutto indifferente alla cosa, prosegue: "Per quanto è a me noto, non si può ancora provare con certezza contro il Signor Francesco Semer una condotta disonorevole nel passato od al presente. Egli ha nondimeno perduto la stimata sua posizione fra i cattolici di Berlino e difficilmente la ricupererà, e ciò, in quanto è a mia conoscenza, per causa di varie azioni riguardanti sia gli affari che la tattica nel campo politico, azioni la cui sincerità viene messa in dubbio. Del resto egli ha anche molti accaniti nemici.
La moglie Elisabetta Semer nata Brandis ha sporto contro di lui domanda di divorzio. L'autore (del ricorso alla S. Sede) è il di lei fratello. È naturale quindi di dubitare se egli sia stato guidato unicamente dal motivo dell'interesse della Chiesa o se invece abbia creduto di poter rendere con ciò un servigio alla sua sorella nell'attuale lite.
Il mio parere personale è che non convenga di affrettarsi a ritirare una onorificenza concessa per reali meriti (Palazzo della Nunziatura), ma occorra di attendere, finché non apparisca pienamente chiara la di lui indegnità. L'antico principio "Turpius eiicitur quam non admittitur hospes" dovrebbe mutatis mutandis valere anche nel caso presente. Il fatto di tale ritiro sarebbe usato dai nemici del Semer come arma tagliente
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nella lotta contro di lui."
Nel ritornare, pertanto, all'Eminenza Vostra qui accluso il succitato ricorso, m'inchino umilmente al bacio della Sacra Porpora e con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
25r, in der oberen rechten Seitenecke hds. von Gasparri notiert: "Ussita I.IX.24"; "Dilata iuxta [ordinem Emi Cardinalis".
1Hds. gestrichen und eingefügt von Pacelli.
2Hds. gestrichen und eingefügt von Pacelli.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 26. August 1924, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 11137, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/11137. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
Online seit 18.09.2015, letzte Änderung am 01.02.2022.