Dokument-Nr. 11643
Pacelli, Eugenio an Sincero, Luigi
Berlin, 11. April 1927

Regest
Pacelli äußert sich weisungsgemäß zur Bitte des Tiraspoler Bischofs Kessler um eine finanzielle Zuwendung. Diesbezüglich erinnert der Nuntius daran, dass er bereits im März 1924 an Gasparri einen Bericht Kesslers übersandte, in dem dieser seine finanzielle Situation schilderte. Darin gab er an, dass er bei den Schwestern vom Guten Hirten in Berlin-Marienfelde wohnen geblieben wäre, wenn die verwaisten Töchter seines von den Bolschewiken getöteten Bruders nicht nach Berlin geflüchtet wären, denen er zur Hilfe kommen musste. Auf Anraten seines Beichtvaters, des Jesuiten Pesch, kaufte Kessler, so sein Bericht weiter, von den 1.000 Dollars, die er zu dem Zeitpunkt besaß, für 830 Dollar eine Zweizimmerwohnung in Berlin, auf dem eine Hypotheke in Höhe von 25.500 Goldmark lastete. Kessler gab seinerzeit an, äußerst bescheiden und einfach zu leben. Pacelli befragte zudem seinen Privatsekretär Gehrmann zu Kesslers Verhältnissen. Dieser zerstreute nach Rücksprache mit Caritasdirektor Wienken in erster Linie den Verdacht, Kessler habe das Haus aus den Mitteln bezahlt, die er in den Jahren 1921 und 1922 während eines Aufenthalts als Russenseelsorger in den USA gesammelt hatte und die in die "Katholische Fürsorge für Russland (Diözese Tiraspol)" geflossen waren. Für seine persönlichen Bedürfnisse erhielt Kessler laut Gehrmann von einer reichen Amerikanerin sowie von einem Jugendfreund, der Pfarrer in den USA ist, Geld, mit dem er vermutlich auch das Haus finanzierte. Ferner gibt Pacellis Privatsekretär zu bedenken, dass Kessler lange Zeit gratis bei den Schwestern vom Guten Hirten wohnte und die Messhonorare für sich behalten konnte, die wahrscheinlich auch in den Kauf der Immobilie einflossen. Auch Caritasdirektor Wienken ist Gehrmann zufolge fest davon überzeugt, dass Kessler sich hierfür keiner für die Seelsorge bestimmten Spenden bediente. Aufgrund dieses Votums hält Pacelli eine finanzielle Zuwendung von Seiten des Papstes für angebracht und bittet um Weisung.
Betreff
Sull'istanza di Mons. G. Kessler per sussidio, e la sua casa in Berlino
Eminenza Reverendissima,
Ho ricevuto il venerato Dispaccio N. 908/27, in data del 5 corr. mese, col quale l'Eminenza Vostra Reverendissima si degnava di domandare il mio umile parere in merito alla istanza del Revmo Mons.  Giuseppe Kessler, Vescovo di Tiraspol, diretta ad ottenere anche per quest'anno un congruo sussidio per la sua sostentazione.
A tale proposito, mi sia permesso di ricordare come fin dal 26 Marzo 1924 trasmisi a Sua Eminenza Revma il Signor Cardinale Segretario di Stato col rispettoso Rapporto N. 30120, riscontrato coll'ossequiato Rapporto N. 30416 1 <Dispaccio N. 30416>2 del 3 Maggio dello stesso anno, un esposto di Mons. Kessler, il quale dava tra l'altro vari schiarimenti sulla sua situazione finanziaria.
"Io non avrei rinunziato, così egli mi scriveva con lettera in data del 21 Marzo 1924, ad abitare nel convento
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di Marienfelde, se le figlie di mio fratello, fucilato dai bolscevichi, orfane di padre e di madre, spogliate dagli stessi bolscevichi e gettate sul lastrico, non si fossero rifugiate presso di me a Berlino. La maggiore di esse ha 25 anni. Insieme a suo padre, mio fratello, uccisero anche suo marito, dopo cinque mesi di matrimonio. Io vidi quelle povere orfane ridotte alla miseria nel campo dei profughi in Francoforte, e dovetti come più prossimo parente venir loro in aiuto.
I miei risparmi, consistenti nella massima parte in doni ricevuti da antichi parrocchiani ed amici, che incontrai in America, ammontavano a mille dollari. Per 830 dollari comprai in Berlino una casa sulla quale grava un'ipoteca di 25.500 Marchi-oro, poiché a causa della grande penuria di abitazioni non mi fu possibile altrimenti di trovare un ricovero per le mie nipoti. Io stavo con esse, nell'inverno, sulla strada! - Così feci per consiglio di un saggio e celebre Padre Gesuita (Enrico Pesch), il quale fu mio confessore a Marienfelde. Egli stesso, a mia insaputa, indusse il Rettore del convento a vendermi la
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sua casa a così mite prezzo. La mia abitazione e quella delle nipoti si compone di due sole stanze, di guisa che debbo andare a dormire nella vicina parrocchia di S. Michele.
Io non potevo lasciar sole le nipoti, essendo ancora giovani ed avendo bisogno di sorveglianza. Se pure vivessi in un convento, ciò che io ben preferirei, le spese non sarebbero minori. Un mese di prova me lo ha confermato. Una nipote provvede al suo mantenimento lavorando in un ufficio, due frequentano le scuole presso le Orsoline, mentre la vedova dirige la nostra modesta casa. La mia vita non si potrebbe immaginare più parca e più semplice.
Se qualcuno ha dato a Vostra Eccellenza un parere contrario, esso o è caduto in un grave inganno o non conosce lo stato delle cose".
Mi sono altresì rivolto al Rev. P.  Gehrmann, il quale, come antico membro e poi Capo della Missione Pontificia in Mosca, ben conosce le cose della Russia, pregandolo a volermi fornire in merito al caso in parola tutte quelle notizie che avrebbe potuto avere al riguardo.
Dopo un lungo colloquio col Rev. Sac.  Wienken, direttore del "Caritasverband" di Berlino, egli mi ha comunicato
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le seguenti informazioni:
"Mons. Kessler ha pagato la sua casa con proprio denaro personale. A chiarir meglio ciò, è necessario uno sguardo retrospettivo sugli ultimi anni trascorsi.
Mons. Kessler fece negli anni 1921-1922 un viaggio negli Stati Uniti d'America per raccogliere aiuti a favore dei suoi diocesani. Egli era stato invitato dai suoi antichi parrocchiani che massimamente nel Dakota hanno grandi possedimenti. Visitò le colonie tedesche, le esortò con prediche e conferenze a venire in aiuto ai loro fratelli affamati in Russia. Da questo viaggio egli portò seco una rilevante somma di danaro. Gli invii pecuniari a Mons. Kessler si accrebbero allorquando negli anni 1922-1923 i Vescovi degli Stati Uniti d'America raccolsero offerte per la Missione Pontificia di soccorso, di guisa che Mons. Kessler si accinse a fondare l'associazione "Katholische Fürsorge für Rußland - Diözese Tiraspol E.V.". Furono a capo di essa lo stesso Mons. Kessler, il Rev. parroco Meyer [sic] (Berlin-Lichterfelde) ed il sullodato Sac. Wienken. Tutto il danaro, destinato per i bisogni della diocesi di Tiraspol, fu trasmesso per il tramite di questa orga-
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nizzazione, ed il Rev. Sig. Wienken ha assicurato che neppure un dollaro venne speso per le necessità personali di Mosn. Kessler [sic].
Si potrebbe tuttavia supporre che Mons. Kessler, allorché era in America, abbia ricevuto dopo le sue conferenze molto danaro e se ne sia servito per l'acquisto della sua casa. Tale supposizione e però infondata. Le somme da lui raccolte, e che si dice ammontassero a circa dieci mila dollari, possono dividersi come appresso:
1.º) Offerte di singole persone, a favore di altre determinate persone dimoranti in Russia;
2.º) Offerte consegnate a Mons. Kessler per i suoi diocesani in generale;
3.º) Offerte fatte a lui esclusivamente per i suoi bisogni personali.
Ad 1um) Circa il primo punto, come attesta il Rev. Sig. Wienken, Mons. Kessler impiegò quel danaro molto coscienziosamente, e subito dopo il suo arrivo dall'America ne curo la trasmissione, a mezzo del "Caritasverband" tedesco, ai rispettivi destinatari.
Ad 2um) Colle seconde offerte egli fece, tra l'altro, comprare in Germania degli aratri a motore e
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li spedì a mezzo della Croce Rossa tedesca in Ucraina e nella Repubblica del Volga. L'appellativo dato a quelle offerte era il seguente: "Per i diocesani bisognosi di Mons. Kessler.
Prima di corrispondere qualche cosa ai suoi stessi parenti, che si trovavano nell'indigenza, ne richiese il suddetto Sac. Wienken, e solamente dopo il di lui parere favorevole destinò alquanto ai suoi più prossimi congiunti.
Ad 3um) Per le sue necessità puramente personali Mons. Kessler ricevette pure danaro, e precisamente da una vecchia Dama americana, la Signora Bongarz, e da un suo amico di gioventù, attualmente parroco negli Stati Uniti d'America. Ambedue gli inviarono ripetutamente delle offerte e lo aiutarono in vari modi durante quei tempi difficili. Quali somme egli abbia ricevute, non lo si potrebbe precisare.
Anche se le medesime ammontassero a soli 500 o 600 dollari, ciò avrebbe messo Mons. Kessler in grado di acquistare allora la casa in Berlino.
a) Immediatamente dopo il suo ritorno dall'America, egli si recò in un convento di Suore (Berlin-Marienfelde), ove era mantenuto gratuitamente, potendo inoltre ritenere per sé l'onorario delle SS. Messe.
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b) Come si è detto sopra, la casa gli costò 830 dollari, che egli era in grado di pagare sia dalle surriferite offerte personali, sia dalle elemosine delle Messe celebrate.
Già nel 1923 un giornale comunista di Odessa rimproverò a Mons. Kessler di essersi attribuito il denaro che gli era stato dato per i bisogni della sua diocesi. L'articolo era firmato da un cattolico, passato al bolscevismo. I fogli americani riportarono quell'articolo, e Mons. Kessler ne ebbe in tal modo conoscenza. Egli si giustificò e si difese senza indugio presso il Rev. Sig. Wienken in un tempo ancora così vicino alle circostanze descritte.
Oggi ancora il Rev. Sig. Wienken è intimamente persuaso che Mons. Kessler ha adoperato per l'acquisto della sua casa quel solo denaro che gli apparteneva personalmente.
Presentemente Mons. Kessler vive molto ristrettamente, ha due sole camere per sé e per i nipoti. Il nipote frequenta l'Università di Berlino, ricevendo aiuti dall'opera di soccorso per gli studenti cattolici tedeschi; la nipote maggiore è ammalata di petto e trovasi in Davos a spese del "Caritasverband"; la terza si occupa della casa, mentre la quarta compie i suoi studi presso le Orsoline di Haselünne.
Mons. Kessler ha pianto sovente in presenza del Rev. Sig.
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Wienken, cui ha esposto la sua dolorosa situazione finanziaria, trovandosi nell'esilio ed in gravi strettezze. Per la sua vita pia, santa, rassegnata, egli dà un bell'esempio di edificazione alla parrocchia nella quale abita."
Dopo di ciò, oso supplicare l'Eminenza Vostra a volersi degnare di significarmi se, malgrado quanto si è sopra riferito, debba esigere dal Revmo Mons. Kessler la cessione della casa in parola alla diocesi di Tiraspol. In considerazione, poi, della sua <presente>3 Situazione economica, già ben nota alla S. Sede, che lo ha perciò soccorso negli scorsi anni, parmi subordinatamente che sarebbe conveniente anche <per>4 questa volta una benigna sovvenzione da parte del Santo Padre.
Chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
67r, rechts am oberen Seitenrad hds. von unbekannter Hand, vermutlich vom Empfänger, notiert: "8".
1Masch. gestrichen.
2Hds. von Pacelli eingefügt.
3Hds. von Pacelli eingefügt.
4Hds. von Pacelli eingefügt.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Sincero, Luigi vom 11. April 1927, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 11643, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/11643. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 25.02.2019, letzte Änderung am 01.02.2022.