Dokument-Nr. 121
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 04. Januar 1923

Regest
Pacelli berichtet über den deutschen Vorschlag, in Form von Volksabstimmungen in den einzelnen Ländern den Frieden für die nächsten Jahre zu garantieren. In einer Rede am 31. Dezember 1922 teilte Reichskanzler Cuno mit, dass Frankreich diesen Vorschlag abgelehnt hatte. Bei Gesprächen, die der Nuntius mit Kollegen aus dem diplomatischen Corps führte, wurde Kritik an der deutschen Erklärung geäußert, vor allem vom englischen Botschafter D'Abernon. Pacelli machte Cuno und Reichsaußenminister von Rosenberg vorsichtig auf diese Reaktionen aufmerksam, woraufhin ihm die beiden Politiker Details aus den im Vorfeld geführten Beratungen mit dem amerikanischen Außenminister Hughes eröffneten, der als Vermittler den deutschen Vorschlag an die anderen Mächte kommunizierte. Cuno und Rosenberg sehen in der Volksabstimmung eine solide Friedensgarantie, weil das deutsche Volk den Krieg mehrheitlich ablehnen würde. Nichtsdestotrotz erklärte Cuno die Bereitschaft der Reichsregierung, die Klausel über die Volksabstimmung zu streichen oder auch weitere Modifikationen in die Friedenserklärung aufzunehmen, und autorisierte Pacelli, dies den anderen Mächten mitzuteilen. Ferner würde sich der Reichskanzler freuen, wenn sich der Heilige Stuhl ganz allgemein für den Abschluss einer Friedenserklärung bei den betroffenen Mächten einsetzen würde.
Pacelli, der bereits die Möglichkeit hatte, mit D'Abernon über die deutsche Verhandlungsbereitschaft zu sprechen, referiert dem Kardinalstaatssekretär, dass der englische Botschafter die Idee einer Friedenserklärung generell unterstützt. Der Nuntius befürchtet angesichts des absehbaren Scheiterns der Pariser Konferenz allerdings ein Ende der Regierung Cuno. Da Cuno die Verhandlungen um ein Reichskonkordat beförderte und in Aussicht stellte, befürchtet Pacelli von einem möglichen Regierungsende auch Auswirkungen für die Konkordatsverhandlungen.
Betreff
Il Gabinetto Cuno e l'offerta di un patto di pace
Eminenza Reverendissima,
All'Eminenza Vostra Reverendissima è certamente ben nota l'offerta di un patto di pace, cui il Cancelliere del Reich Dr.  Cuno accennò nel discorso pronunciato in Amburgo il 31 Dicembre scorso: "In Francia (così egli disse) la necessità dell'occupazione del Reno viene motivata anche colla preoccupazione derivante dalle intenzioni bellicose della Germania. Ma una tale preoccupazione è vana. Per darne una prova, abbiamo fatto sapere al Governo francese per mezzo di una terza Potenza che la Germania è pronta ad obbligarsi, insieme alla Francia ed alle altre Potenze interessate nella questione del Reno, reciprocamente e solennemente, dinanzi ad una Grande Potenza non avente interessi sul Reno, per la durata di una generazione, – dunque per un termine multiplo di quello previsto per la occupa-
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zione nel trattato di Versailles, – a non muoversi guerra gli uni contro gli altri senza una speciale autorizzazione per via di plebiscito. Un simile obbligo indirizzerebbe i popoli degli Stati suddetti verso la pace anziché verso la guerra, ed offrirebbe la più sicura garanzia di pace immaginabile. Con mio rammarico debbo comunicare che la Francia ha respinto questa offerta".
In occasione del ricevimento di Capodanno presso il Presidente del Reich vari Colleghi del Corpo diplomatico mi parlarono del surriferito passo del discorso del Sig. Cuno pubblicato quella mattina stessa dall'Agenzia Wolff. Particolarmente il Sig. Ambasciatore d'Inghilterra, Lord D'Abernon, mosse vivaci critiche contro di esso, deplorando come una straordinaria mancanza di tatto l'inciso relativo all'autorizzazione di dichiarare la guerra per via di plebiscito, giacché in tal modo, egli disse, mentre il Cancelliere vuole offrire una garanzia di pace, parla invece di guerra.
Il giorno seguente, 2 corrente, trovandomi a colazione dal Sig. Cancelliere ed essendo caduto il discorso sopra quell'argomento, feci, in presenza altresì del Sig.  von Rosenberg, Ministro degli Esteri, una discreta e corte-
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se allusione alle anzidette critiche, ed allora ambedue, riconoscenti per l'amichevole confidenza, mi diedero al riguardo vari schiarimenti, i quali mi furono poi ripetuti e completati dal Sig. Cuno in un nuovo colloquio avuto con lui dietro sua richiesta ieri alle ore 11 del mattino. Secondo quanto egli mi narrò, la proposta di garanzia del Governo germanico, esposta prima oralmente dall'Ambasciatore tedesco in Washington a quel Segretario di Stato Sig. Hughes, incontrò il pieno consenso del medesimo, il quale richiese che essa venisse formulata per iscritto ed accettò di interrogare in proposito i Governi interessati. Avendo però egli interpellato il Governo francese, questo la respinse senz'altro. Circa i motivi del rifiuto il Sig. Hughes comunicò all'Ambasciatore che il menzionato Governo aveva addotto innanzi tutto una ragione formale, vale a dire che la Francia non ha il plebiscito, spettando invece secondo la Costituzione alla rappresentanza del popolo, cioè al Parlamento, il diritto di pace e di guerra; la risposta conteneva poi altre considerazioni espresse però in forma così forte, che il Sig. Hughes, per non inasprire
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ancor maggiormente i rapporti già così tesi fra le due Nazioni, credette più opportuno di non darne comunicazione all'Ambasciatore di Germania, limitandosi a concludere che l'iniziativa apparteneva ormai alla storia. Prima del discorso di Amburgo il Cancelliere fece chiedere al Governo americano se avesse alcuna obbiezione a che egli parlasse della cosa in pubblico, e quel Governo rispose negativamente, esprimendo soltanto il desiderio che gli Stati Uniti non venissero espressamente menzionati. Così fece in realtà il Sig. Cuno, ma poi l'Agenzia Havas ha da Parigi divulgato il nome della Potenza intermediaria.
Quanto alla suddetta clausola relativa al plebiscito, il Sig. Cancelliere ed il Ministro degli Affari Esteri mi affermarono che essa era stata posta, dopo matura riflessione, coll'intenzione di offrire una più solida garanzia. L'attuale Gabinetto, osservarono, cesserà; altri Governi succederanno, ma rimarrà sempre come garante il popolo tedesco, il quale nella sua grande maggioranza è contrario ad una nuova guerra, tanto più perché alla votazione prenderebbero parte anche le donne. Inoltre la preparazione ed attuazione del plebiscito richiederebbe<ro>1 almeno due mesi di tempo e renderebbe<ro>2 così tecnicamente impossibile la
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guerra. Infine quella clausola dava alla proposta un carattere democratico, che avrebbe incontrato la simpatia dell'America. Malgrado ciò essi mi dissero e mi autorizzarono a ripetere che il Governo tedesco sarebbe stato prontissimo a sopprimerla, come pure ad introdurre nella proposta tutte quelle ulteriori modificazioni, ad esempio quanto alla durata del patto, che fossero sembrate desiderabili. Il Sig. Cancelliere aggiunse infine che egli vedrebbe con soddisfazione, se la S. Sede, pur senza connettere, per non compromettersi, la sua azione colla offerta della Germania, riprendesse il pensiero del patto di pace e cercasse di guadagnare al medesimo le Potenze interessate. La Germania non è attaccata alla lettera della sua prima proposta ed è disposta ad esaminare qualsiasi altra che conduca allo scopo. La S. Sede troverebbe senza dubbio l'appoggio dell'America.
Nella sera di ieri stesso ebbi occasione d'incontrarmi di nuovo col Sig. Ambasciatore d'Inghilterra, al quale parlai della disposizione del Governo tedesco a sopprimere il passo relativo al plebiscito e ad accettare altri eventuali cambiamenti. Lord D'Abernon se ne mostrò molto soddisfatto e soggiunse che quel pensiero meritava
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allora seria considerazione e non doveva essere lasciato cadere, anche se la Francia opponesse nuovi rifiuti, giacché esso rappresentava un notevole progresso nella idea della pace.
Sembra però che i giorni del Ministero Cuno siano contati a causa dell'andamento sfavorevole della Conferenza di Parigi. Esso <(Ministero)>3 invero, secondo che mi hanno ripetutamente asserito il Sig. Cuno ed il Sig. von Rosenberg, non si piegherà mai a mettere la sua firma ad una nuova Convenzione, la quale imponga alla Germania obblighi, che il Gabinetto stesso ritenga d'impossibile esecuzione.
Il Sig. Cancelliere, che è pure ottimo cattolico, si è interessato altresì della questione del Concordato per il Reich e mi ha assicurato che egli desidererebbe vivamente di far avanzare le trattative, convinto della importanza politica del medesimo, sia per l'interesse che ha la Germania di essere in buoni rapporti colla S. Sede, come a causa della favorevole ripercussione che la conclusione del Concordato avrebbe sulle cattoliche popolazioni dei minacciati territori del Reno. Anche su questo punto però tutto dipenderà dalla durata dell'attuale Gabinetto, nella quale il Sig. Cuno mostra di aver egli stesso assai scar-
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sa fiducia.
Dopo di ciò, chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
46r, oben links hds. von unbekannter Hand notiert, vermutlich vom Empfänger: "Acc. ric. col N. 13621"; rechts oberhalb des Datums hds. von unbekannter Hand notiert, vermutlich vom Empfänger: "Il Cardinale vuole che si tenga presente con gli uniti 2 giornali".
1Hds. korrigiert von Pacelli.
2Hds. korrigiert von Pacelli.
3Hds. eingefügt von Pacelli
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 04. Januar 1923, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 121, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/121. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
Online seit 24.10.2013, letzte Änderung am 25.02.2019.