Dokument-Nr. 16187
Gasparri, Pietro an Pacelli, Eugenio
Vatikan, 09. März 1926

Regest
Gasparri bedankt sich bei Pacelli für die Informationen bezüglich der Ernennung eines Apostolischen Administrators von Tütz. Der Kardinalstaatssekretär erkennt die Schwierigkeiten, die sich daraus ergeben, dass die preußische Regierung in diese rein religiöse Frage politische und nationale Motive einfließen lässt. Gasparri erläutert, dass der Heilige Stuhl die vernünftigen Wünsche der Regierungen beachtet. Er kann aber nicht davon absehen, dass der Apostolische Administrator von Tütz angesichts der beachtenswerten Anzahl polnischsprachiger Gläubigen -, die in Ergänzung zu den Zahlen, die der Nuntius lieferte, aus dem beiliegenden Schreiben des Weihbischofs in Gnesen und Posen Łukomski hervorgehen,- perfekte polnische Sprachkenntnisse benötigt. Gasparri erinnert daran, dass der Heilige Stuhl bei der Ernennung von Seelsorgern in Grenzregionen immer nach dieser Devise handelt. So spricht der Apostolische Administrator in Oberschlesien, der Pole Hlond, perfekt deutsch. Da der Propst und Dekan in Schneidemühl Gramse kein polnisch spricht, hält der Papst es für notwendig, zur Kandidatur des geeigneten Domkapitulars in Posen Paech zurückzukehren. Gasparri sieht bei der Ablehnung der preußischen Regierung keine Gründe, die in der Person Paechs liegen, sondern den Wunsch der Regierung, dass die Deutschen nicht aus Polen emigrieren. Dieses Argument hält der Kardinalstaatssekretär nicht für stichhaltig, denn Paech bleibt trotz der Ernennung zum Apostolischen Administrator von Tütz Domkapitular in Posen. Gasparri vertraut auf das Geschick des Nuntius, der preußischen Regierung die Richtigkeit und Vernünftigkeit der Argumentation des Heiligen Stuhls nahezulegen, damit sie von weiteren Schwierigkeiten absieht. Der Kardinalstaatssekretär bittet Pacelli um Stellungnahme, ob die Ernennung Paechs wie gewöhnlich durch ein Dekret der Nuntiatur oder durch Bekanntgabe der Konsistorialkongregation in einer der kommenden Ausgaben der Acta Apostolicae Sedis erfolgen soll.
[Kein Betreff]
(Con inserto)
Ill.mo e Rev.mo Signore,
Non ho mancato di prendere in attento esame la delicata questione della nomina del nuovo Amministratore Apostolico del territorio di Tütz, e ringrazio ancora la Signoria Vostra Ill.ma e Rev.ma per la diligente premura nel darmi informazioni complete sull'argomento.
Non dissimulo le difficoltà della soluzione per l'atteggiamento assunto da codesto Governo di Prussia, secondo quanto Ella mi espone nella fine del suo Dispaccio N. 34369 del 16 gennaio u. s., atteggiamento che non mi sembra né sereno, né giusto, come Ella ha rilevato, pel fatto che si vorrebbe far entrare la politica e il nazionalismo in una questione che è di carattere puramente religioso.
La Santa Sede tiene nel dovuto conto i ragionevoli desideri dei Governi, ma non può prescindere dalle qualità che il candidato, nel caso presente deve avere, di possedere cioè perfettamente la lingua polacca, essendo una parte considerevole dei fedeli del territorio di Tütz appunto di questa lingua. A tale proposito non Le sarà inutile prendere cognizione del qui accluso scritto del Vicario Capitolare di Posen,
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nel quale si confermano e completano le notizie da Lei inviatemi, sulla nazionalità dei fedeli del luogo.
A tale criterio si è sempre ispirata la S. Sede nel provvedere di Pastori i territorii di confine, specialmente nel costituire gli Amministratori Apostolici delle zone staccate dalle diocesi in seguito alla guerra.
Per citare un recente esempio, quando si trattò di scegliere in Polonia un Amministratore Apostolico per l'Alta Slesia, il Santo Padre scelse il Rev.mo Mgr. Hlond, il quale pure essendo di nazionalità polacca, possedeva perfettamente anche la lingua tedesca.
Poiché dunque il Rev.mo Gramse non conosce - almeno a quanto si afferma - la lingua polacca, il Santo Padre è d'avviso che bisogna ritornare alla candidatura del Rev.mo Paech, il quale ha tutte le doti necessarie per essere un buon Amministratore Apostolico.
D'altronde la ragione opposta dal Governo Tedesco, il quale non avrebbe diritto di intromettersi in merito, non è contro la persona, ma piuttosto estrinseca, cioè il desiderio che i tedeschi non escano dalla Polonia. Ora questa ragione nel caso nemmeno vale, perché nominandosi
93r
Mons. Paech Amministratore Apostolico "ad nutum S. Sedis", egli continuerà ad essere Canonico della Metropolitana di Posen, e non potrà in alcun modo essere ritenuto distaccato dal Clero di quella Archidiocesi, come teme il Governo Prussiano.
Mi consta anche che le opposizioni del Governo sono piuttosto dovute ad alcuni intrighi di qualche elemento del Clero tedesco di Posen.
Da parte mia confido assai che alla ben nota abilità della S. V. non mancheranno i mezzi opportuni per far comprendere a codesto Governo, qualora venisse a sollevare ulteriori difficoltà, la giustezza e la ragionevolezza della tesi della Santa Sede, la quale ritiene la salute delle anime come la suprema legge nella sua condotta: e perciò avendo il Santo Padre fermato la sua scelta sul Rev.mo Paech, vorrei sapere dalla S. V. se Le sembri più opportuno che la nomina venga fatta, come di consueto, con un decreto di codesta Nunziatura, ovvero direttamente dalla Santa Sede per il tramite della S. C. Concistoriale in uno dei prossimi numeri degli Acta Apostolicae Sedis.
P. Card. Gasparri1
93v
Intanto profitto ben volentieri dell'opportunità per confermarmi coi sensi della più distinta stima
Di V. S. Ill.ma e Rev.ma
Servitore
P. Card. Gasparri
1Hds. eingefügt von Gasparri, der hier offensichtlich zuerst an der falschen Stelle unterzeichnete.
Empfohlene Zitierweise
Gasparri, Pietro an Pacelli, Eugenio vom 09. März 1926, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 16187, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/16187. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
Online seit 29.01.2018, letzte Änderung am 01.02.2022.