Dokument-Nr. 18278
d'Herbigny SJ, Michel-Joseph Bourguignon an Pacelli, Eugenio
Moskau, 11. August 1926

Eccellenza Veneratissima,
La prego, prima di tutto, di scusarmi, se scrivo su questa carta, la sola che si possa portare prudentemente sopra di me nel tempo presente.
Parlerò primo della condanna a morte di un sacerdote in Kiev, e, dopo, delle altre questioni che furono lo scopo del mio viaggio. V. Ecc. vedrà come potrà informare la Santa Sede e darmi le relative istruzioni che sembreranno più opportune.
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1) Il giornale Izvestia del 10 (ieri) annunziava la sentenza emanata il 9 nel processo dei 13 sacerdoti di Kiovia, accusati di spionaggio a favore della Polonia.
"Le 9, le tribunal a condamné l'abbé Zilinsky à la peine de mort avec confiscation de ses biens, l'abbé Loteiko à deux années de prison cellulaire, trois autres à deux années de la même peine (così sta); six à six mois de prison sous conditions, avec liberté provisoire; deux ont été acquittés." Non so in quale categoria si trova il prelato Skalsky.
Pensando che essendo conosciuto qui come venuto di Roma per le cose cattoliche, non potevo astenermi di qualche passo per salvare la vita di quel sacerdote, ho rimandato il viaggio che avevo intenzione di far iersera verso Leningrado, ed ho visitato iersera e stamane le ambasciate di Francia, Italia e Germania, omettendo la polacca, il cui intervento poteva dar sospetti.
I Signori Herbette, conte Manzoni ed Hey [sic](1)(Gesandschaftsrat) [sic] promisero
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tutti e tre di manifestare il loro interesse al caso, ma privatamente e senza atto politico che potrebbe essere rigettatto, dando piuttosto ai Sovieti il consiglio amichevole di non dare un'occasione nuova ai nemici dell'URSS che le rimproveranno di perseguitare la religione.
Un passo più efficace presso la direzione dei culti non mi fu possibile, perché fin'ora non avevo avuto l'occasione di passi diretti presso di questa.
Tentai però di tirare l'attenzione sull'effetto cattivo che sarebbe prodotto nel mondo cattolico se una nuova vittima cadesse fucilata, nel clero. Non so, e forse non potrò sapere l'effetto di quei diversi passi.
Se si desiderasse che io tentassi qualche altra cosa, sarei pronto di
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farla. Il precetto potrebbe venirmene (come per tutte le altre cose) per la via dell'ambasciatore presso la Santa Sede, il quale pregherebbe il ministero a Parigi di rimandarmene gli ordini di Sua Santità per il canale del Signor Herbette che ha stesso fatto la proposta; - o per altra via megliore. <Il S. Herbette>1 V<v>oleva2 anche telegrafare stesso di qua a Parigi, ma gli è sembrato difficile di spiegare tutto in un telegramma. Parecchi pensano che già sarebbe troppo tardi e che la decisione deve essere stata già presa, sia per la morte, sia - come lo pensano - per la commutazione di pena con riscatto di qualche comunista condennato in Polonia. - E perciò, tanto il tedesco quanto il francese non pensano opportuno un passo più importante della S. Sede a Mosca, ma in qualche capitale si potrebbe forse agire presso un delegato dell'URSS., in un'ambasciata o in un consulato.
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2) Il consigliere tedesco Hey [sic] mi disse che, secondo le sue informazioni, i Sovieti e lo stesso S. Cicerin volevano intendersi con la Santa Sede, ma tirando vantaggi per la loro politica. La nota, lanciata dall'Agenzia Russa Tass il 5 luglio e riprodotta in Polonia ed in Germania, sulla costituzione di rappresentanze diplomatiche (una missione del Vaticano a Mosca, ed il Krestitzky accreditato insieme presso il Vaticano come presso il Quirinale), aveva lo scopo di proporre negoziazioni. Il Signor Cicerin aveva dichiarato anche a M. Herbette, che nessun vescovo cattolico poteva essere istituito a Mosca senza il permesso del Commissariato degli affari esteri, e che lui non poteva avere negoziazione diplomatica altra che per la via di V. Ecc. Rev.ma; insieme parlava con dispetto del S. Smidovitch, direttore
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dei Culti, e dichiarava che non dovevo più visitare quello Smidovitch.
Approfittando della necessità di presentarmi alla direzione dei Culti dopo la condanna a morte del sac. Zilinsky, veddi [sic] quest'oggi il S. Orleansky, segretario dello Smidovitch. Confessò che tutte le cose erano state proposte nel mese di maggio, ed erano state approvate, ma mi rimproverò di non avere allora chiesto anche il parere del Commissariato degli affari esteri. Dissi che allora quel Commissariato rifiutava assolutamente di conoscermi, e che il S. Smidovitch mi aveva detto che i punti presentati da me si riferivano puramente all'ordine interno dell'URSS e non spettavano per niente all'estero; e che perciò non dovevo visitare il Commissariato degli esteri.
Ne convenne, ma insistette che adesso l'istallazione di un
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vescovo non-russo e la concessione dei passaporti a sacerdoti forestieri per i corsi di teologia in Odessa e per le chiese di diverse nazionalità richiedevano un accordo con il Commissariato degli Affari esteri e documenti scritti.
M'invitò dunque a mettere in iscritto le domande, che lui stesso scrisse: 1) Chiese francesi, con i loro sacerdoti;
2) Vescovo cattolico a Mosca;
3)  Corsi di teologia in Odessa.
Non scrissi niente, e rimandai l'esposto ulteriore al tempo che seguirà un colloquio con il S. Smidovitch, il quale parla francese, e non soltanto russo, come il S. Orleansky.
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Il S. Smidovitch non si potrà vedere prima del sabbato [sic] 14, e forse soltanto il martedì 17. - Partirò dunque stasera a Leningrado, e ne tornero [sic] sabbato [sic]. Sono molto più sorvegliato, che nel secondo viaggio, e sarebbe imprudente di chiamare adesso il P. Neveu. Come sanno che sono vescovo, hanno paura di quello che si potrebbe fare, e non sono ancora pronti di vedere come in verità sarebbe il bene più grande per il bene di 3 quel popolo dell'U. R. S. S.
Probabilmente farò domenica prossima, nella festa dell'Assunzione, la funzione come vescovo, ma solo, e così forse si
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potrà preparare l'occasione di istallare il P. Neveu un po'dopo.
3) Il viaggio nella Sibiria non sembra possibile nelle condizioni presenti. Il permesso di soggiorno mi è conceduto soltanto fino al 2 di settembre, ma si potrà probabilmente prolongare.
Prego V. Ecc. Rev.ma di ringraziare la Santità di Nostro Signore per l'aiuto ed il conforto che mi vengono delle Sue preghiere e benedizioni, accusando tutte le imperfezioni di quel servizio che faccio qui, e chiedendo tutte le opportune direzioni.
Baciando la mano del venerato conservatore, mi confermo di cuore.
Di V. Ecc. Rev.ma
il servo um.mo in Cristo, e riconoscente,
Michele d'Herbigny
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Portando stasera la lettera al S. Herbette, l'ho trovato che tornava d'una intervista con il S. Litvinov, presso il quale insistette per la salute del sac. Zilinsky. Ha parlato con forza della necessità di non far una nuova vittima nel clero cattolico. Anche parlò del mio viaggio, e Litvinov disse di non interessarsene, e non anche delle cose religiose. Pero [sic] il S. Čicerin (assai malatto [sic] adesso) manderà presto una nota in risposta a quella - già antica - di V. Ecc. Rev.ma.
(1)l'ambasciatore, Conte di Brockdorff Rantzau è assente durante tutto il mese.
1Hds. von d'Herbigny eingefügt.
2Hds. von d'Herbigny korrigiert.
3Hds. von unbekannter Hand, vermutlich vom Verfasser, gestrichen.
Empfohlene Zitierweise
d'Herbigny SJ, Michel-Joseph Bourguignon an Pacelli, Eugenio vom 11. August 1926, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 18278, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/18278. Letzter Zugriff am: 19.04.2024.
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