Dokument-Nr. 18900
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
Berlin, 14. Juni 1927

Regest
Pacelli berichtet, dass er mit Reichskanzler Marx über die Lage der Katholiken in der Sowjetunion sprach. Dieser teilte ihm mit, dass der deutsche Botschafter in Moskau Graf Brockdorff-Rantzau diesbezüglich beim stellvertretenden sowjetischen Volkskommissar des Äußeren Litvinov vorsprach, ihm aber mitteilte, dass man nichts machen könne, da die Russen nicht dazu bereit seien, etwas an der Situation zu ändern. Pacelli teilt mit, dass er aufgrund dessen das geplante Treffen mit dem sowjetischen Volkskommissar für Auswärtige Angelegenheiten Tschitscherin für unnötig befindet, vor allem nach dem Bruch der diplomatischen Beziehungen zwischen Großbritannien und der Sowjetunion und der Erschießung 20 inhaftierter ehemaliger Mitglieder des Adelstandes in Moskau im Juni 1927. Dennoch begab sich der Nuntius zu einem von Ernst Graf zu Rantzau, dem Bruder des Botschafters in Moskau, gegebenen Mittagessen, bei dem neben zahlreichen Vertretern der Reichsregierung auch Tschitscherin, der sowjetische Botschafter in Berlin Krestinskij sowie der sowjetische Botschaftsrat in Berlin Bratman-Brodowski anwesend waren. Tschitscherin teilte ihm dort mit, dass die Sowjetregierung eine Antwort auf ihr Kommuniqué vom 11. September 1926 erwarte, worauf Pacelli entgegnete, dass der Heilige Stuhl davon Kenntnis genommen habe, das Schreiben aber insgesamt negativ sei und nicht auf weitere Pourparlers hoffen lasse. Tschitscherin bestand aber auf einer schriftlichen Antwort, die ihm zufolge für weitere Diskussion erforderlich sei und von den zuständigen Büros geprüft werde. Pacelli sprach daraufhin die Zulassung deutscher Priester zur Seelsorge ihrer Landsleute in der Sowjetunion an. Er erinnerte Tschitscherin daran, dass er im Jahre 1924 Pacellis Privatsekretär Gehrmann damit beauftragt hatte, dem Papst mitzuteilen, dass die Sowjetregierung gegen die Anwesenheit und Tätigkeit deutscher und italienischer Priester auf ihrem Gebiet nichts einzuwenden habe. Tschitscherin entgegnete jedoch, dass sich die Situation geändert habe, da die Regierung per Dekret vom Oktober 1926 die Einreise ausländischer Geistlicher in die Sowjetunion nicht länger gestatte. Pacelli brachte Ausnahmegenehmigungen ins Spiel, woraufhin Tschitscherin versprach, sich darum zu kümmern. Ebenso sprach der Nuntius die Befreiung in der Sowjetunion inhaftierter katholischer Priester an. Tschitscherin versprach, sich darum ebenfalls zu kümmern. Wiewohl der Nuntius keine großen Hoffnungen hegt, dass Tschitscherin sich im Sinne des Heiligen Stuhls bei der Sowjetregierung einsetzen wird, entwarf Pacelli den Entwurf einer resümierenden Note, die er Gasparri zur Prüfung übersendet.
Betreff
Sulla situazione dei cattolici in Russia
Eminenza Reverendissima,
Facendo seguito al mio rispettoso Rapporto N. 37502 in data del 23 Maggio p. p., compio il dovere di significare all'Eminenza Vostra Reverendissima quanto appreso:
Avendo avuto occasione, la sera del Mercoledì 8 corrente, di parlare col Sig. Cancelliere del Reich, Dr. Marx, ne profittai per intrattenerlo di nuovo sulla situazione dei cattolici in Russia. Egli mi rispose che l'Ambasciatore di Germania in Mosca, Sig.  Conte Brockdorff-Rantzau, gli aveva dato relazione delle pratiche da lui compiute presso il Sig.  Litvinoff, ma che pur troppo non si può far nulla, perché i governanti russi non vogliono accondiscendere ("Man kann nichts tun; die wollen nicht!") -
In seguito a ciò, confesso a Vostra Eminenza che mi domandai se valesse più in alcun modo la pena d'incontrarmi
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col Sig.  Cicerin; cosa tanto più sgradevole, e vorrei quasi dire ripugnante, dopo la rottura delle relazioni diplomatiche fra l'Inghilterra ed i Soviety, e specialmente dopo l'ultimo abominevole massacro, perpetrato in Mosca dai bolscevichi, a che ha sollevato la universale esecrazione del mondo civile. Tuttavia, per non mancare alle istruzioni impartitemi dall'Eminenza Vostra a nome della Commissione per la Russia col venerato telegramma cifrato N. 36 del 2 Marzo scorso, m'indussi a recarmi ad un pranzo offerto ieri sera dal Conte zu Rantzau, fratello del sunominato Ambasciatore, al quale, oltre questi due Signori, presero parte il Sig. Cicerin (che il giorno 10 corrente mi aveva lasciato la sua carta da visita), il Sig.  Krestinski, Ambasciatore dei Soviety in Berlino, col Consigliere dell'Ambasciata, Sig.  Bratmann-Brodowski, ed il primo Segretario Sig.  Jakubowitsch, il Dr. Curtius, Ministro dell'economia del Reich (appartenente alla Deutsche Volkspartei ), il Dr. von Keudell, Ministro dell'interno del Reich (apparte-
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tenente al partito tedesco-nazionale), il Direttore ministeriale nel Ministero degli Esteri del Reich, Dr. Wallroth, il Sig.  Conte von Zech-Burkersroda, addetto al Ministero medesimo.
Il Sig. Cicerin, - il quale, appena vedutomi, mi salutò cortesemente ed affermò di essere completamente rimesso in salute grazie alla cura fatta in Francoforte, - entrò egli stesso subito in argomento col dirmi che attendeva una risposta all'ultima comunicazione del Governo, la quale, egli aggiunse, conteneva notevoli concessioni. Da parte mia osservai che la S. Sede aveva volentieri preso conoscenza dell'uno o dell'altro punto speciale, in cui il Governo aveva annuito alle sue richieste, ma che in complesso la comunicazione anzidetta era del tutto negativa e non sembrava lasciare adito ad ulteriori pourparlers. Il Sig. Cicerin, il quale non pareva al corrente dei particolari della questione, insisté nuovamente per avere una risposta scritta, necessaria, egli disse, allo scopo di continuare la discussione, e soggiunse che l'avrebbe fatta
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esaminare dei competenti Uffici.
Dopo di ciò raccomandai, sempre conformemente alle istruzioni del sullodato telegramma N. 36, al Sig. Commissario il permesso d'ingresso nel territorio dell'Unione a favore di sacerdoti di nazionalità germanica per l'assistenza religiosa delle popolazioni di lingua tedesca, e gli ricordai a tale riguardo aver egli incaricato, il 13 Settembre 1924, il Rev. P.  Gehrmann di dire al S. Padre che il Governo dei Soviety non aveva difficoltà contro la permanenza in Russia di ecclesiastici tedeschi (ed italiani) per l'esercizio del sacro ministero. Il mio interlocutore non lo negò, ma (dopo di aver detto che non era bene informato a causa della sua lunga assenza da Mosca) notò come la situazione sia ora mutata, perché il Governo aveva dovuto emanare, specialmente a motivo dell'attività dei Battisti, un decreto, il quale vieta a tutti i sacerdoti stranieri la cura delle anime nel territorio della Unione (cfr. succitato Rapporto N. 37502). Replicai che, malgrado ciò, sarebbero sempre possibili delle eccezioni, ed egli mi promise
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di interessarsi dell'affare al suo ritorno a Mosca. - Egualmente pregai il Sig. Cicerin di volersi interporre per la liberazione dei sacerdoti (mi parve conveniente di cominciare specialmente con questi), che si trovano in prigione, rilevando essere nell'interesse dello stesso Governo dei Soviety di non produrre sfavorevole impressione sull'opinione pubblica mondiale, ed il Sig. Commissario mi diede una analoga risposta, vale a dire che non era al corrente della cosa, ma se ne sarebbe occupato, appena ritornato in quella Capitale.
Quantunque scarsissima fiducia possa aversi nelle buone parole del Sig. Cicerin, anche perché, pur volendo ammettere (cosa più che dubbia) che egli personalmente sia in realtà alquanto ben disposto, riuscirebbe poi a lui stesso difficile di vincere la resistenza dei radicali e fanatici dittatori di Mosca, - nondimeno, in considerazione della di lui ripetuta domanda e del desiderio della S. Sede di "non rompere questo tenue filo col Governo russo" (cifrato N. 36), ho cercato di preparare un progetto di Nota
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che mi permetto di sottoporre qui accluso all'Eminenza Vostra. Avevo pensato di aggiungere un sesto punto così concepito: "Il Governo riconosce l'esercizio pubblico del rito greco-russo per i cattolici"; ma mi è sembrato poi più prudente di ometterlo, non essendovi, se non m'inganno, almeno per ora, alcuna probabilità che esso venga accettato.
Chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
fol. 39v hds. von unbekannter Hand hinzugefügt, vermutlich von einem Mitarbeiter im Staatssekretariat: "37616
Russi
Berlino 15 Giug. 927
Pacelli Mr Eugen n fa seguito al fog. suo 37502 - non giunto al Protocollo e scrive sulla situazione dei cattolici russi in Russia.
alleg. 2.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 14. Juni 1927, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 18900, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/18900. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 25.02.2019, letzte Änderung am 01.02.2022.