Dokument-Nr. 19068

[Marx, Wilhelm]: La Politica dei Cattolici in Germania, vor dem 18. Juli 1925

Traduzione
Il Partito del Centro in Germania sin dalla sua origine ha considerato come idea fondamentale della propria politica quella di far corrispondere le condizioni dello Stato al concetto di vita cristiana e di garantire in un tale ambiente alla Chiesa Cattolica la piena libertà di azione dovutale. Il Partito ha accordato la possibilità di ammissione anche di non-cattolici. Nella Germania confessionalmente scissa è assolutamente necessaria la pratica collaborazione tra cattolici e protestanti nella vita statale. Possono quindi far parte del Partito del Centro anche cittadini protestanti, poiché anche essi possono giudicare legittimi i nostri fini essenziali.
Dopo la guerra mondiale il Partito del Centro germanico si trovò di fronte a compiti particolarmente ardui. Sul principio, per il tramite dei Consigli degli operai e soldati, la rivoluzione condusse al dominio delle masse radico-socialiste. La vita statale e sociale era in pericolo di affondare nella anarchia. In quei giorni ai capi del Partito del Centro apparve qual supremo dovere quello di far di tutto per arginare le forze distruttive, dare all'Impero ed agli Stati una nuova costituzione, assicurante tanto i diritti personali fondamentali della libertà della Chiesa quanto la educazione cristiana. La necessità e la prudenza consigliarono il Partito a far partecipare alla responsabilità anche la socialdemocrazia. Essa era il partito dominante. La maggior parte dei suoi membri, i socialisti maggioritari, si mostrarono disposti ad un lavoro politico reale, mettendo in seconda linea non pochi punti teoretici del proprio programma. I circoli conservatori protestanti, con i quali prima della guerra il Centro aveva collaborato politicamente, si
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negarono al nuovo ordinamento statale e si mantennero in una inoperosità pericolosa. Se il partito del Centro voleva raggiungere il proprio fine, esso non doveva, neanche in via transitoria, abbandonare il dominio alla sola socialdemocrazia; esso non doveva rifuggire da una cooperazione con questa, per quanto la cosa sarebbe stata inimmaginabile in tempi normali, per garantire, cioè nella più grande misura possibile, una influenza della parte cristiana della nazione sull'ordinamento delle condizioni statali.
Tale cooperazione temporanea del Centro con la socialdemocrazia nel parlamento e nel governo – lasciando assolutamente intatta la vita del partito nel paese – aveva risultati positivi. Al paese fu reso l'ordine ed in pari tempo dato uno statuto, dal quale i diritti della Chiesa poterono venire garantiti meglio che nella Germania dell'anteguerra. La socialdemocrazia, chiamata per la prima volta alla corresponsabilità, doveva contare con le possibilità della vita reale rinunziando a gran parte del proprio radicalismo. Per tale ragione se ne è separata una parte non indifferente di essi, passando al partito comunista, ora il più deciso avversario della socialdemocrazia.
Non basta: Il fatto della collaborazione di forze cristiano-cattoliche impose al partito socialdemocratico, il quale in tempi passati anche in Germania si era abbandonato ad una furiosa propaganda antireligiosa ed anticlericale, dei riguardi verso la religione e la Chiesa i quali viceversa produssero effetti favorevoli sulle masse operaie. Gli operai di sentimenti cristiani, rimasti durante una generazione nelle fabbriche e negli opifici sotto la permanente pressione delle coscienze e degli atti terroristici del movimento socialdemocratico, poterono riprendere fiato e coraggio ed irrobustire le proprie organizzazioni. Ben lontano dall'indebolire o perfino cancellare il contrasto tra la socialdemocrazia ed il popolo cattolico, la collaborazione politica del Centro con la socialdemocrazia ebbe effetti diametralmente opposti. Le forze rivoluzionarie furono contenute
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ed adibite al ristabilimento dell'ordine e della autorità. L'efficacia della propaganda social-democratica tra le masse venne contrastata e diminuita ed il processo di radicalizzazione delle masse operaie cattoliche venne direttamente fermato; oltre a ciò si fortificarono le organizzazioni operaie antisocialiste e venne mantenuta la fiducia verso la Chiesa. Gli istinti anticristiani del partito socialedemocratico [sic], che del resto in Germania è di tutt'altra struttura e indole che nei paesi latini, si sono affievoliti talmente, che esso nelle recenti elezioni del Presidente della Repubblica Germanica si dichiarò disposta – senza qualsiasi negoziato – a votare per il candidato cattolico, ad onta della notorietà della di lui prominente propaganda per la scuola e l'educazione cristiana. Era sommamente significativa la domanda dei socialidemocratici [sic], diretta alle presidenze di associazioni operaie cattoliche e chiedente l'invio di sacerdoti cattolici agli operai socialisti della Germania centrale prevalentemente protestante, onde farli rinunziare ai pregiudizi riguardanti la chiesa cattolica.
Purtroppo anche molti cattolici non hanno sempre compreso l'attitudine del partito del Centro costretto ad adattare in tempo rivoluzionario le sue comprovate massime cristiano-conservatrici a condizioni politiche e statali assolutamente nuove. Il nostro contegno, ispirato dalla coscienza cattolica e ben ponderato con pieno senso della responsabilità, è stata [sic] causa di malintesi ed ha urtato appunto quegli strati del popolo germanico, i quali, perduta l'antica posizione predominante in seguito al cambiamento della costituzione ed amareggiati, si tennero lontani dai bisogni d'ogni giorno e soggiacquero ad impressioni false. L'opera politica del partito del Centro fu male compensata soprattutto in quegli ambienti cattolici, i quali erano sempre più diventati accessibili allo spirito deprecato così fervidamente dal Santo Padre Pio XI nella sua sublime enciclica "Ubi arcano".
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I cattolici riuniti nel partito del Centro dovevano restare sordi dinnanzi alle preoccupazioni dei compagni di fede, fintantoché tali preoccupazioni tradivano una completa ignoranza dello stato di cose e non esistevano altre possibilità di attività politica. Tali possibilità oggi esistono benché soltanto parziali. Attualmente la social-democrazia, la quale anche durante gli anni passati era transitoriamente uscita dal governo, non è più rappresentata nel Gabinetto del Reich. Soltanto nei governi di pochi paesi essa insieme al Centro divide ancora la responsabilità del potere.
Il partito del Centro germanico non ha mai veduto uno stato di cose ideale nella cooperazione politica con la socialdemocrazia. La sua disposizione a tale cooperazione sempre era la risultante di determinate costellazioni imperiose. Oggi come nel passato il partito del Centro germanico forma e giustifica il proprio fine politico ideale in base alla coscienza cristiana e cattolica dei suoi capi ed aderenti. Non esiste alcuna incertezza a riguardo della profondissima divergenza tra il pensiero marxista-materialistico della social-democrazia e quello cristiano-religioso del partito del Centro. In tutti gli anni della collaborazione politica, nella coscienza degli aderenti al Centro, non si è perduto neanche un atomo di tale pratica convinzione religiosa: Quando oggi il partito del Centro – quantunque politicamente alleato ai partiti borghesi non socialisti – in una certa opposizione a questi ultimi, e perciò anche ad una parte dei cattolici, sconsigliò una politica aspramente anti-socialista e quindi dispensante il partito social-democratico da ogni responsabilità, esso ha gravissime ragioni per agire in tal modo. Il popolo germanico presentemente si trova in condizioni di forte depressione sociale; si osserva una minacciosa inquietudine nelle contrade industriali anche fra gli operai cattolici. Problemi politici di massima difficoltà chiedenti grandi
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sacrifici e portanti gravi oneri sopratutto alle classi lavoranti, attendono la loro soluzione nel parlamento. La socialdemocrazia si trova nella più violenta opposizione; ogni giorno aumenta la quantità del materiale agitatorio. Se i partiti borghesi prematuramente troncano ogni relazione con quel partito delle masse, il processo della sradicalizzazione sarà interrotto e la socialdemocrazia si vedrà di nuovo e con maggiore forza spinta verso il radicalismo comunista. Se i cattolici germanici ed il loro partito compariscono in questa lotta per la giustizia sociale ed economica come araldi nella mischia e non come prudenti mediatori, si sveglierà verso di loro una nuova diffidenza. Sparirebbe l'acquietamento degli ultimi anni e bisognerebbe desistere dall'efficace tentativo, risultante anche nel campo religioso, di riguadagnare gli operai cattolici deplorevolmente datisi alla socialdemocrazia nel corso di una generazione. Gli interessi nazionali e quelli della Chiesa ci consigliano una condotta diversa, calma e ben ponderata.
Chiunque conosca meno bene le cose germaniche, spesso ritiene più consigliabile, che il Centro cerchi il contatto coi cosidetti partiti di destra, quantunque questi per principio escludano la socialdemocrazia dalla cooperazione statale, e ciò per la ragione che così sarebbe garantito almeno il mantenimento del fondamento cristiano dell'ordine statale. Purtroppo fa difetto tale garanzia: I partiti di destra non sono più gli antichi partiti conservatori tendenti pur tuttavia al mantenimento dei fondamenti cristiani dello Stato. Una grande parte è animata da crescente ostilità verso tutto ciò che è cattolico. Prova spaventosa ne fu l'immane acutizzazione dei contrasti confessionali in occasione dell'ultima elezione presidenziale. I cattolici germanici devono difendere la loro religione cristiana contro il socialismo e la loro confessione cattolica contro i partiti di destra protestanti. Appunto nel tempo recente, mentre il protestantesimo germanico tenta la sua ricostruzione, tale pericolo salta agli occhi. Quei cattolici, i quali progugna-
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no ad ogni costo l'alleanza con i partiti di destra protestanti, offrono con ciò - sia pure inconsapevolmente - nuovo impulso e sostegno alla crollata chiesa protestante di Stato. L'unione Evangelica ("Evangelischer Bund") spiega una operosità inaudita. Il suo presidente Dott. Bruno Doehring, predicatore di corte e del Duomo a Berlino, ancora recentissimamente, il 29 giugno 1925, a Koenigsberg diresse accuse eccessive contro il Vaticano e contro i cattolici germanici sottolineando le parole più volte ripetute: "Roma è la morte dei popoli". Politicamente i partiti di destra mirano alla escluzione [sic] dei cattolici dal governo e dalla amministrazione. Nel campo economico appartengono ad essi quasi tutti quei circoli, che per l'attività economica dell'uomo non risconoscono che le leggi puramente economiche di uno spirito di guadagno capitalistico. Sarebbe fatale per i cattolici germanici, se si illudessero a tale proposito. Ma siccome in pari tempo i partiti di destra dalle larghe masse del popolo collegate nel socialismo vengono considerati come i più accaniti avversari economici e politici, una alleanza quantunque temporanea tra cattolici e partiti di destra porterebbe seco inevitabilmente diffidenza, pregiudizi ed avversione contro lo stesso cattolicismo. Con una tale alleanza i cattolici germanici si priverebbero di qualsiasi possibilità di avvicinare alle masse sedotte del popolo lavorante, sia solo umanamente, la dottrina cattolica, e meno ancora di riguadagnarle. Dall'altro lato le condizioni presenti non sono sfavorevoli ad un tale lavoro missionario del cattolicismo in mezzo agli strati operai miscredenti. Non si può di sconoscere, che vi è una certa nostalgia per le forze spirituali e religiose. Però i cattolici non potranno ottenere un successo apprezzabile se non evitando, nello spirito dell'Enciclica Pontificia le vie della violenza, della prepotenza e più ancora dell'odio
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nonché perseverando in incorrotta giustizia, in longanimità e carità. Ciò che i cattolici devono evitare è, che le barriere tra i partiti si elevino a baluardi della miscredenza, precludenti del tutto gli accessi al neo-paganesimo di oggidì. Un patto unilaterale con i partiti di destra fatalmente dovrebbe avere tale conseguenza. L'immancabile risultato di una politica di tal genere presto o tardi sarebbe la ulteriore restrizione della libertà politica e religiosa del cattolicismo germanico.
Empfohlene Zitierweise
[Marx, Wilhelm], La Politica dei Cattolici in Germania vom vor dem 18. Juli 1925, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 19068, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/19068. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 24.06.2016, letzte Änderung am 22.03.2017.