Dokument-Nr. 2301
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
Berlin, 06. Oktober 1925

Regest
Pacelli erinnert an den Bericht von vor wenigen Tagen betreffend sein Gespräch mit dem sowjetischen Volkskommissar für Auswärtige Angelegenheiten Tschitscherin über die Regelung der kirchlichen Situation in Russland. Am heutigen Tag hatte der Nuntius erneut die Möglichkeit, im Rahmen eines privaten Mittagessens, das der Bruder des deutschen Botschafters in Moskau Graf Brockdorff-Rantzau ausrichtete, mit Tschitscherin zu sprechen. Der sowjetische Botschafter in Berlin Krestinskij, dessen Sekretär Stange sowie Graf von Zech-Burkersroda vom Auswärtigen Amt nahmen ebenfalls an dem Mittagessen teil. Erweckte Tschitscherin vor wenigen Tage noch einen erschöpften Eindruck, erschien er Pacelli nun erholt. Der Nuntius weist ausdrücklich auf die elegante Kleidung sowie auf die Kultur des Volkskommissars angesichts des exquisiten Essens und des noblen Appartements des Gastgebers hin. Pacelli gegenüber verhielt sich Tschitscherin höflicher und freundlicher als zuvor. Der Nuntius fragte ihn, ob es möglich wäre, einen Apostolischen Delegaten nach Moskau zu entsenden. Der Volkskommissar antwortete, dass es angebrachter sei, zuerst die rechtliche Situation der katholischen Kirche in der Sowjetunion zu regeln, wodurch es einfacher würde, einen solchen Delegaten zu empfangen. Er ergänzte, dass er als Reaktion auf ihr letztes Gespräch bereits nach Moskau geschrieben habe, um die Angelegenheit zu beschleunigen. Ferner versicherte er, dass die Sowjetregierung eine Einigung mit dem Heiligen Stuhl erreichen wolle. Pacelli fragte daraufhin, weshalb die Regierung die Ausübung des katholischen Kultes im orientalischen Ritus verbiete und verwies auf den entsprechenden Artikel einer Denkschrift, die ihm Krestinskij im Februar des Jahres hatte zukommen lassen. Tschitscherin konnte keine Antwort geben, da diese Punkte auf das zweite allrussische Landeskonzil der orthodoxen Kirche im Jahr 1923 zurückgehen, das die Sowjetregierung beraten hatte. Der Nuntius erwiderte, dass dies erkläre, warum die genannte Denkschrift Spuren der alten zaristischen Gesetzgebung enthalte. Seiner Auffassung nach sei es seinerzeit noch in gewisser Weise nachvollziehbar gewesen, der katholischen Kirche gewisse Beschränkungen aufzuerlegen, da die orthodoxe Kirche die dominierende Religion und ein Regierungsinstrument gewesen sei. Doch heute sei dies anders, da die Sowjetregierung die Trennung von Kirche und Staat erklärt habe und sich folglich an moderneren Konzepten orientieren und der katholischen Kirche die völlige Freiheit geben solle. Tschitscherin wiederholte, dass die schwierigste Frage die nach dem Religionsunterricht sei. Er erläuterte, dass viele der Punkte der genannten Denkschrift das Ziel hätten, den Polonisierungsbestrebungen entgegenzutreten. Pacelli erinnert Gasparri daran, dass diese Argumentation bereits dazu diente, die antikatholischen Maßnahmen des zaristischen Regimes zu begründen. Tschitscherin erläuterte, dass die Sowjetregierung aus diesem Grund fordere, dass der Metropolit direkt dem Heiligen Stuhl unterstellt sein soll, damit er von der polnischen Hierarchie ausgeschlossen sei. Dem Nuntius fiel es leicht zu erwidern, dass der Heilige Stuhl supranational denkt und nicht beabsichtigt, die russischen Bischöfe der polnischen Hierarchie zu unterstellen. Der Volkskommissar kam auf abenteuerlustige Geistliche zu sprechen, die nationalistische Agitation betrieben, und nannte ausdrücklich den Namen des Dekans in Mogiljow, Biełohołowy, der nicht wie im letzten Gespräch behauptet in der Ukraine, sondern in Weißrussland tätig sei. Zum Abschluss des Gesprächs bat Pacelli den Volkskommissar, seinen ganzen Einfluss dafür zu verwenden, dass die neuen Vorschläge der Sowjetregierung eine akzeptable Verhandlungsbasis für den Heiligen Stuhl darstellen. Abschließend erklärt der Nuntius seinem Vorgesetzten, dass ein detaillierteres Gespräch nicht möglich war, da Tschitscherin nicht ausreichend mit der Materie vertraut war.
Betreff
Sulle trattative per il regolamento della situazione della Chiesa cattolica in Russia – Nuovo colloquio col Sig. Cicerin
Eminenza Reverendissima,
Col mio rispettoso Rapporto N. 33686 del 1° corrente compii il dovere di riferire all'Eminenza Vostra Reverendissima il colloquio avuto col Sig.  Cicerin, Commissario del popolo per gli affari esteri della Repubblica dei Soviety, la sera precedente, 30 Settembre p. p., - vale a dire, il giorno stesso del suo arrivo a Berlino - in occasione del pranzo dato in suo onore dal Sig. Stresemann.
Oggi ho avuto di nuovo la possibilità di incontrarmi con lui in un déjeuner intimo offerto dal Sig.  Conte Ernesto zu Rantzau, fratello dell'Ambasciatore di Germania in Mosca, ed a cui era invitato un ristretto numero di persone, fra cui l'Ambasciatore dei Soviety, Sig. Krestinski, il Segretario della stes-
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sa Ambasciata, Sig. Stange, ed il Conte von Zech di questo Ministero degli Esteri. In tal guisa mi è stato possibile d'intrattenermi più comodamente col menzionato Commissario del popolo. Il quale, mentre nel surricordato pranzo ufficiale aveva l'aria stanca e quasi noiata, oggi invece appariva fresco e di buon umore. Vestito con eleganza, ha fatto largamente onore, - malgrado la malattia di diabete, da cui dicesi afflitto -, alle squisite vivande, agli abbondanti e prelibati vini, ed ha poi minuziosamente osservato ed ammirato, dimostrando coltura e buon gusto, i preziosi oggetti, che adornano l'appartamento del nobile Conte tedesco.
In queste disposizioni d'animo il Sig. Cicerin si è mostrato anche con me assai più cortese e cordiale. Riprendendo la conversazione della sera anzidetta, ho cominciato col chiedergli se sarebbe stato possibile l'invio, - del quale fu questione lo scorso anno, - di un Delegato Apostolico a Mosca, come la S. Sede ne ha, ad esempio, in Giappone e negli Stati Uniti d'America; ed egli ha risposto essere più opportuno di regolare anzitutto la situazione legale
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della Chiesa cattolica in Russia, dopo di che sarebbe stato più facile l'ammettere un simile Delegato. Ha aggiunto di aver scritto subito a Mosca, dopo il colloquio della passata settimana, per sollecitare la cosa, ed avendogli io fatto rilevare quanto vantaggioso sarebbe per il Governo stesso di giungere ad un accordo, mi ha assicurato che riconosceva ciò pienamente e che l'affare veniva trattato con serietà e con desiderio di raggiungere una intesa. Gli ho domandato altresì per qual motivo il Governo dei Soviety non ammetteva l'esercizio del culto cattolico nel rito orientale, e poiché egli sembrava d'ignorare tale proibizione, gli ho ricordato il punto 7 del Promemoria rimessomi dall"Ambasciatore Krestinski nello scorso Febbraio, così concepito: "Il culto cattolico viene esercitato nella lingua latina". Il Sig. Cicerin mi ha confessato di non essere in grado di darmi spiegazioni su questo argomento ed ha soggiunto che quei punti erano stati preparati dal Sinodo della Chiesa vivente, che il Governo dei Soviety aveva consultato al riguardo. Alla mia volta ho osservato che ciò spiegava come i
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punti stessi portassero così visibilmente le tracce dell'antica legislazione (anche quanto al rito orientale), ma che, se le tante restrizioni imposte già ai cattolici erano in qualche modo comprensibili sotto il regime zarista, in cui la Chiesa "ortodossa" era la religione dominante ed un instrumentum regni, il Governo dei Soviety, il quale aveva invece proclamato la separazione dello Stato dalla Chiesa, avrebbe dovuto ispirarsi a concetti più moderni e dare alla Chiesa cattolica piena libertà.
Il Sig. Cicerin, da parte sua, dopo aver ripetuto che la questione più difficile a risolversi sarà quella della scuola, ha detto che varie delle proposte contenute nei più volte menzionati punti erano state dettate dal bisogno di opporsi alle tendenze polonizzatrici (lo stesso motivo o pretesto era costantemente addotto anche dall'antico regime per giustificare le tiranniche leggi di oppressione della Chiesa cattolica) e che per questo appunto si voleva, ad esempio, che il Metropolita fosse sottoposto immediatamente alla Santa Sede, affine cioè di escludere la Gerarchia
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polacca. Mi è stato facile di fargli presente come la Santa Sede, pur nutrendo giusta benevolenza verso la cattolica Polonia, è essenzialmente sopranazionale ed animata da eguale sollecitudine per tutti i popoli, e che non è certamente nelle Sue intenzioni di sottoporre i Vescovi della Russia alla giurisdizione degli Ordinari della Polonia. Il Sig. Commissario del popolo ha aggiunto che ecclesiastici "avventurieri" menano agitazione nazionalista ed ha potuto oggi dirmi con maggior precisione il nome del sacerdote, di cui ebbe a lamentarsi nel precedente colloquio (cfr. il citato Rapporto N. 33686) e che è il Rev.  Bieloholowy, il quale svolgerebbe la sua attività nella Bianca Russia (non nella Ucraina).
Alla fine della nostra conversazione ho pregato il Sig. Cicerin di far valere tutta la sua influenza, acciocché le nuove proposte del Governo di Mosca costituiscano una base di trattative accettabile per la S. Sede. Entrare in ulteriori dettagli - essi trovansi, del resto, già sufficientemente indicati nella recente Nota al Sig. Ambasciatore Krestinski - non è stato possibile,
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per non essere manifestamente il Sig. Cicerin abbastanza al corrente dei medesimi.
Chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
46r, rechts unterhalb des Datums hds. vom Empfänger notiert: "Accusata ricevuta il 17-X-25".
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 06. Oktober 1925, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 2301, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/2301. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 24.06.2016, letzte Änderung am 01.02.2022.