Dokument-Nr. 2698
Schioppa, Lorenzo an Gasparri, Pietro
München, 18. März 1920

Regest
Bezug nehmend auf seinen Bericht vom 15. März 1920 teilt Schioppa Gasparri neue Entwicklungen über den Kapp-Lüttwitz-Putsch mit, obwohl die Nachrichten oft widersprüchlich sind. Schioppa lässt die Gewalttätigkeiten aus und skizziert die politischen Ereignisse. Am 16. März versammelten sich die in Berlin gebliebenen Unterstaatssekretäre, die Mitglieder des Reichsrates und die Vertreter der Putsch-Regierung, die Generäle Walther Freiherr von Lüttwitz, Wolf Wilhelm Albrecht Klewitz und Bernhard von Hülsen, in den Räumen des Reichstags. Nachdem die zwei Letztgenannten sich zu einem Abkommen bereit erklärt hatten, trat von Lüttwitz als Reichswehrminister zurück. In der Zwischenzeit gaben die USPD-Abgeordneten Ernst Däumig und Oskar Cohn, die die Räterepublik ausriefen, ein Ultimatum in der Reichskanzlei ab, in dem sie verlangten, dass sich die Truppen der Putschisten bis spätestens um 9 Uhr abends aus den Arbeitervierteln zurückziehen müssten, da die Arbeiter sie ansonsten angreifen würden; dies führte zum schnellen Ende des Putschs. Schioppa schätzt die Kapitulation Wolfgang Kapps eher als taktischen Fehler der Putschisten ein und nicht als einen Sieg der Arbeiterklasse, da der Putsch eigentlich erst im Mai hätte losgetreten werden sollen. Deshalb sei mit einer Revanche der Besiegten zu rechnen. Darüber hinaus erachtet Schioppa die verfassungstreue Haltung der Zentrumspartei und der Katholiken als nicht unbedeutend für den Ablauf der Geschehnisse, was bei zukünftigen Verhandlungen zwischen der Reichsregierung und dem Heiligen Stuhl zu betonen sei, wie der Geschäftsträger der Preußischen Gesandtschaft in München, Graf von Zech-Burkersroda, bezüglich der Frage der Schulen schon verdeutlicht habe.
Betreff
Svolgimento e fine della Controrivoluzione in Germania
Eminenza Reverendissima,
Facendo seguito al mio rispettoso rapporto Nr. 16123 in data del 15 corrente ho l'onore di riferire a Vostra Eminenza Reverendissima intorno allo svolgimento ed alla fine del movimento controrivoluzionario avvenuto negli scorsi giorni in Germania.
Non è stato facile, specialmente da lontano, seguire il corso degli avvenimenti. Una ridda di notizie contraddittorie si è scatenata nei passati giorni in tutta la Germania. Appena il Governo Kapp faceva pubblicare una notizia, immediatamente il Governo Ebert si affrettava a smentirla. Così, Kapp ha annunziato che l'Intesa lo aveva riconosciuto, ed Ebert ha dichiarato ch'era falso; Kapp ha fatto sapere che l'antico Governo era entrato in trattative per un com-
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promesso; Ebert ha pubblicato che ciò non era vero. E gli esempi si potrebbero moltiplicare, sicché era abbastanza difficile assicurarsi quale delle due informazioni fosse la vera.
Mi pare inutile esporre a Vostra Eminenza le varie fasi, parecchie delle quali anche tragiche (in vari conflitti fra le truppe ed il proletariato a Berlino ed in altre città della Germania vi sono stati morti e feriti) attraverso le quali è passata questa lotta violenta fra il militarismo e la democrazia germanica.
Mi fermerò piuttosto a riferire sugli ultimi avvenimenti che hanno provocato la soluzione della crisi in favore del Governo Ebert-Bauer. Nelle ore pomeridiane di Martedì 16 corrente si riunirono nei locali del Reichstag i Sottosegretari di Stato, rimasti in Berlino, insieme coi membri del Consiglio del Reich (Reichsrat). Pel nuovo Governo erano presenti i Generali von Lüttwitz, von Klewitz e von Hülsen. I Sottosegretari esposero ai Generali suddetti la gravità della situazione e richiamarono la loro attenzione sulla prossima minacciante catastrofe. Il Generale von Lüttwitz da principio rifiutò qualunque intesa, mentre da parte di Kapp fu fatto conoscere che egli riteneva già per-
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duta la sua situazione ed i Generali von Klewitz e von Hülsen, i quali erano stati contrari alla marcia delle truppe del Baltico in Berlino e si erano dichiarati pronti a respingere colle armi dette truppe, questi due generali si dissero pronti ad un accordo. Più tardi i medesimi due Generali portarono la notizia che il loro collega von Lüttwitz si era dimesso.
Mentre si svolgevano nel Reichstag questi avvenimenti, nel palazzo della Cancelleria si presentavano i deputati del Partito Indipendente Cohn e Däumig, come Capi della Repubblica dei Consigli, da essi proclamata. I due erano latori di un Ultimato: se per le ore 9 di sera le truppe non fossero state ritirate dai quartieri operai, il proletariato si sarebbe mosso all'assalto contro di esse colla forza.
In seguito a tali avvenimenti il Kapp, come aveva fatto il Lüttwitz, capitolò incondizionatamente.
Il vicecancelliere Schiffer ebbe la direzione del Governo civile; il Generale von Seeckt il comando delle truppe. Ambedue come rappresentanti del Governo Ebert-Bauer.
Così è finito questo episodio della vita ancora caotica, in cui si agita la Germania in seguito alla guerra perduta ed alla rivoluzione che ha scosso tutte le sue tradizioni ed i suoi organismi. Questa volta il militarismo ha perduto. Forse più che alle agitazioni proletarie, alle suscettibilità democratiche ed <alle>1 minacce
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comunistiche, la sconfitta è dovuta ad uno sbaglio di tattica. Come mi è stato assicurato, il colpo controrivoluzionario doveva essere lanciato di qui a due mesi. L'averlo anticipato ha potuto essere probabilmente la causa vera o principale della disfatta. Accetterà il militarismo, dopo la sconfitta subita dai nemici di fuori, quella dei nemici interni, senza pensare ad una rivincita in un momento più propizio e con una preparazione più adeguata? È da dubitarne.
Un altro rilievo, a mio umile giudizio, merita di esser fatto intorno agli avvenimenti di questi giorni. Se il Governo Ebert-Bauer ha potuto avere la vittoria nel grave conflitto contro il militarismo, lo deve in non trascurabile parte all'atteggiamento del Centro e per esso dei cattolici. Come ho riferito a Vostra Eminenza nel mio rapporto N. 16123, il Centro, appena scoppiata la controrivoluzione, ha pubblicata una energica dichiarazione, condannando il gesto del Kapp e schierandosi apertamente pel Governo Ebert e per la costituzione.
Subordinatamente io credo che questo atto di lealtà e di fedeltà del Centro dovrà essere ricordato e messo in valore, quando si stringeranno le trattative col Governo di Berlino per regolarne le relazioni con la Santa Sede.
Qualche passo ho già fatto in tale senso con questo Signor Incaricato d'Affari di Prussia, insistendo in modo particolare affinché venga risoluta la gravissima questione delle scuole se-
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condo il giusto desiderio ed il sacro diritto dei cattolici.
Inchinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione mi pregio confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Obblmo devmo umilmo servo
Lorenzo Schioppa
Uditore
1Hds. eingefügt, von unbekannter Hand.
Empfohlene Zitierweise
Schioppa, Lorenzo an Gasparri, Pietro vom 18. März 1920, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 2698, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/2698. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
Online seit 14.01.2013, letzte Änderung am 01.02.2022.