Dokument-Nr. 3801

Komitee zur Förderung der Wiedererrichtung des Bistums Brandenburg: [Kein Betreff]. [Berlin], vor dem 29. März 1922

Da ormai cento anni esiste nel seno della Diocesi di Breslavia una Delegatura speciale per il Brandeburgo e per la Pomerania. In questo tempo essa s'è sviluppata talmente, al di sopra di ogni aspettativa, da giustificare il desiderio dei cattolici dei nominati distretti, di veder ristabilita la Diocesi di Brandeburgo.
In appoggio di questo nostro progetto e desiderio sia lecito di addurre le ragioni seguenti. È un fatto storico dei più noti, quanto nel medio-evo sia stata fiorente la vita religiosa nella Germania settentrionale e specialmente nel Brandeburgo. La cosidetta "Riforma" di Lutero ne segnava la fine. Le Sedi Episcopali di Minden, di Halberstadt di Bremen, di Verden, di Magdeburg, di Meissen, di Naumburg, di Merseburg, di Brandenburg, di Lübeck, di Ratzeburg, di Schwerin, di Cammin, di Lebus e di Havelberg, fino alla Riforma i centri di questa vita religiosa, cessavano di esistere. L'abolizzione [sic] di fatto di queste Sedi Episcopali venne poi formalmente confermata nella pace vestfalese dell'anno 1648, pace del resto, come si sa, mai approvata dalla Chiesa. In una Bolla anzi, pubblicata con data del 20. novembre 1648, la pace da parte del Sommo Pontefice è stata espressamente dichiarata nulla. Ne risultò la conclusione giuridica, che le Sedi Vescovili sovranominate da parte della Chiesa restarono considerate quali "Sedes impeditae". L'esercizio del potere vescovile, in quanto si trattava di Diocesi Suffraganee, si si [sic] trasferiva agli [sic] relativi Arcivescovi, ai quali queste erano soggette, e se tali non esistevano più al Papa stesso. Così divennero le Diocesi di Brandenburg, di Lebus e di Havelberg, non esistendo più il relativo Arcivescovado di Magdeburg, "terra missionis" sotto la direzione diretta del Papa. Questo potere papale venne esercitato nei primi tempi dalla Nunziatura Apostolica di Colonia, eretta nell'anno 1582. Più tardi nell'anno 1667 per le missioni della Germania settentrionale si fondò un'apposito Vicariato Apostolico, che venne affidato nell'anno 1697 al Vesco-
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vo di Hildesheim. I territori appartenenti al Brandeburgo al principio non appartenevano al Vicariato, ma nell'anno 1702 questo venne diviso nel Vicariato Apostolico dell'Hannover (le due Sassonie orientale ed occidentale) ed il Vicariato del Nord. I territori appartenenti al Brandeburgo s'incorporarono allora al Vicariato dell'Hannover. Nell'anno 1780 poi i due Vicariati vennero di nuovo riuniti sotto il Vescovo di Hildesheim, dandoglisi il nome: "Per Septentrionem et utramque Sassoniam Vicarius Apostolicus".
Per la Costituzione della pace finale del 1803 (Reichsdeputationshauptausschuss) il Vescovo di Hildesheim divenne Vescovo prussiano, qualità, che cessò coll'erezione del regno della Vestfalia. Malgrado ciò, nella sua qualità di Vicario Apostolico, egli consacrò la chiesa di Hoppenwalde, allora di nuovo eretta. Quest'atto, quale funzione d'un Vescovo non prussiano nel territorio della Prussia, divenne oggetto di lunghe discussioni quale atto d'usurpazione contro diritti di sovranità della Prussia. Il noto Guglielmo von Humboldt, allora Ministro del culto prussiano, venne incaricato di presentare un relativo rapporto, nel quale si dice, che "il Vescovo di Hildesheim nella sua qualità di Vicario Apostolico, ha sempre sostenuto di possedere un jus episcopale sopra tutti i cattolici non appartenenti ad una speciale Diocesi od ad una Nunziatura, e sopra tutte le chiese e le cappelle cattoliche di Berlino, di Potsdam, di Stettin ecc. ed egli ha pure, quanto poteva, esercitato questo jus senza però, che le autorità regie prussiane lo abbiano mai riconosciuto, fin quando egli era Vescovo straniero". Mentre egli era Vescovo Prussiano, non gli si facevano in nessuna maniera delle difficoltà. Ora però (continua von Humboldt) s'impone la necessità, di consegnare ad un'altro [sic] Vescovo questi distretti parrocchiali. Tale consegna, dice il rapporto, spettare [sic] unica-
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mente alla Curia Romana. Ma ciò non implica (secondo lo stesso rapporto) difficoltà, perché la funzione di Vicario Apostolico non è annessa alla Sede Vescovile, ma deriva unicamente da un'incarico [sic] speciale, dato dal Papa. Il von Humboldt raccomanda poi la consegna delle parrocchie al Vescovo di Breslavia. (Testo citato dal Meyer "La Propaganda, le sue province ed i suoi diritti", Tomo 2, pagina 297.)
In seguito a seguenti negoziazioni il Vescovo di Hildesheim si dichiarò pronto, di rimettere le sue facoltà di Vicario Apostolico dei territori nominati nelle mani del Vescovo di Breslavia in via di Subdelegazione.
Questo documento, in data del 23 di giugno 1812, dopo di aver enumerato una per una queste facoltà, termina colle parole:
"Praedictas facultates a S. Sede delegatas Nos Franciscus Egon Princeps Episcopus Hildesiensis et Paderbornensis Vicarius Apostolicus etc. a S. Sede et ad universitatem causarum delegati, ac proin potestate subdelegandi gaudentes, Reverendissimo et Illustrissimo Principi Episcopo Vratislaviensi Josepho Principi de Hohenlohe etc. etc. praesentium tenore subdelegamus, quibus per se, sive per aliam personam Ecclesiasticam ab Ipso deputandam ad terminum supra praefixum utatur. In quorum fidem hasce m. propria subscriptas sigilloque nostro munitas dedimus.
Hildesii, d. 23. Jun. 1812
(L. S.) Franciscus Egon Ep. Hild. et Pad. Vic. Apostolicus."
Più tardi, essendo il Vescovo di Hildesheim (per lo meno in qualità di Vescovo di Paderborn) ridivenuto suddito prussiano, et [sic] essendosi tolta con ciò la ragione della Subdelegazione, il Ministero Prussiano non riconobbe più questa Subdelegazione ed indirizzò il Prevosto di Berlino di nuovo definitivamente al Vescovo di Hildes-
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heim.
Nelle negoziazioni seguenti fra la Sede Romana ed il Governo Prussiano sulla reorganizzazione della Chiesa in Prussia, la Prussia postulò insistentemente di staccare i distretti protestanti, e fra essi anche il Brandeburgo, dal Vicariato Apostolico, e di sottometterli per sempre a Vescovi prussiani in forma di una "delegazione permanente", senza che ne risultasse una nuova Diocesi. Questo punto di vista trovò poi la sua approvazione giuridica nella Bolla "De salute animarum", che terminò le negoziazioni.
Per comprendere la natura giuridica della Delegatura bisogna riprodurre qui il testo della Bolla "De salute animarum", che ha rapporto ad esso. Segue qui:
Vratislaviensis Episcopalis Ecclesiae huic Apostolicae sedi immediate subiectae Dioecesim efformabit actuale illius Territorium, exceptis dumtaxat Decanatibus Ostrszeszowensi, Kempnensi Dioecesi Posnaniensi ut supra incorporatis, ac insuper Decanatus Plessensis, et Bythomiensis a Cracoviensi Dioecesi disiuncti, nec non sequentes Paroeciae in Lusatia, videlicet Neocellensis Monasterii Nullius ut supra suppressi, et aliae nuncupatae – Wittichenau – Guntersdorf – Hennersdorf – Pfaffendorf – Ullersdorf – a Decano Collegiatae Ecclesiae Sancti Petri Oppidi Buddissinae in Lusatia superiori, hactenus administratae: quae omnes insimul intra fines Borussici Regni Paroeciae ad sexcentum viginti unius numerum ascendent. Conservabit item illas quas actu habet in Austriaca Ditione Paroecias. Futuri praeterea, ac pro tempore existentis Vratislaviensis Episcopi Administrationi perpetuo subiicimus eas, quae a Vicario Apostolico Missionum septentrionalium fuerunt huiusque administratae Paroeciae in Civitatibus Berolini, Potsdamii, Spandaviae, Francofurti ad Viadrum, Stettini et Stralsundiae, quaeque impostorum vi subdelegationis Episcopi Vratislavien-
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sis a supramemorato Praeposito Parochialis Ecclesiae Sanctae Hedwigi dictae Civitatis Berolinensis erunt administrandae."
Nella prima proposizione viene descritto molto esattamente il territorio della Diocesi di Breslavia, in quanto che essa è situata nella Prussia. (Dioecesim efformabit). È da notarsi, che questa enumerazione stacca parecchi distretti (decanati) e ne aggiunge altri, così Neuzelle ed altre parrocchie, fin'allora appartenenti a Bautzen.
Nella seconda proposizione si stabilisce poi, che la Diocesi riterrà per l'avvenire le parrocchie austriache, che le appartenevano fin'ora.
Segue la terza proposizione: "All'amministrazione del Vescovado di Breslavia rimarranno addette le parrocchie fin'ora amministrate dal Vicario Apostolico del Nord quali: Berlino, Potsdam, Spandau, Francoforte s. O. Stettin e Stralsund, le quali devono essere amministrate dal Prevosto di Sant'Edvige a Berlino in qualità di Subdelegato del Vescovo di Breslavia".
Data la forma benpensata e scelta della redazione del documento non è possibile dire, che la Delegatura sia concepita quale parte della Diocesi di Breslavia. Ciò che deve appartenere alla Diocesi di Breslavia (dioecesim efformabit), si è spiegato con precisione nella prima proposizione. Una incorporazione nella Diocesi al pari di quella delle parrocchie appartenenti a Neuzelle ed a Bautzen, non ha avuto luogo per le parrocchie di Berlino, di Potsdam, di Spandau, di Francoforte s. O. di Stralsund e di Stettin. Quanto a queste ultime parrocchie, l'amministrazione sola (administratio), che fin'ora dipendeva dal Vicario Apostolico del Nord, è stata trasferita al Vescovo di Breslavia. Con ciò la posizione del Vescovo di Breslavia è caratterizzata giuridicamente così, che egli, quanto alle parrocchie nominate, è da considerarsi quale Delegato Apostolico e non quale
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Vescovo.
Questa posizione da un lato viene in certo senso allarghita [sic], dall'altra limitata. Allarghita, in quanto che è stabilito, che egli è incaricato di quest'amministrazione "in perpetuo", essendo altrimenti un Delegato "ad nutum amovibilis". Limitata, in quanto che le parrocchie sono da amministrarsi dal Prevosto di Sant'Edvige "vi subdelegationis", potendo altrimenti in via di principio un Delegato decidere liberamente se si o no egli vuole nominare un Subdelegato, e se si, liberamente decidere, chi dev'essere nominato. Essendo inoltre nella Bolla espressamente notato, che il Prevosto di Sant'Edvige deve amministrare il suo distretto "vi subdelegationis", egli per questo fatto stesso è caratterizzato nella maniera più precisa canonicamente quale "Subdelegatus Apostolicus".
Perciò giuridicamente non è esatto di parlare d'una "Fürstbischöfliche Delegatur" (Delegatura del Principe Vescovo di Breslavia), perché la Delegatura è una Delegatura Apostolica e non una Delegatura Vescovile. Egualmente è inesatta la denominazione "Fürstbischöflicher Delegat" (Delegato del Principe Vescovo di Breslavia), perché il Prevosto di Sant'Edvige non è stato delegato dal Vescovo, ma sta a capo del suo distretto in qualità di Subdelegato per legge.
Nel "Bonifatiusvereinsblatt della Silesia" del 1. settembre 1921, pagina 77, Monsignore Deitmer sottolinea giustamente il fatto, che gli autori più versati del diritto canonico riferendosi alla Bolla nominata affermano, che la Delegatura è da considerarsi come una "terra missionis" e non come parte della Diocesi di Breslavia. Continua poi: "Intanto, chèchè [sic] ne sia, attraverso la pratica amministrativa degli ultimi decenni la Delegatura (come adesso si ammette generalmente) è diventata di fatto una parte della Diocesi di Breslavia". Alla quale proposizione egli aggiunge tutto giustamente un punto in-
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terrogativo. Questo punto interrogativo dovrebbe anche mettersi dopo le parole: "Come adesso si ammette generalmente". Non esiste un serio autore del diritto canonico, il quale si metta con buone ragioni da parte di questa tesi. La pratica amministrativa non possiede la forza di rovesciare uno stato giuridico netto e chiaro, che non si presta a varie interpretazioni, qual'è contenuto nella Bolla "De salute animarum", né di versarlo nel contrario. Del resto bisogna negare, che esista e che venga applicata da parte della Chiesa o dello Stato una tale pratica amministrativa, che talmente cambi il chiaro senso della detta Bolla. Un tale apprezzamento non s'è per lo meno esteriormente finora manifestato. Il fatto poi, citato da Monsignore Deitmer, che i "jura quasi ordinaria" del Vicario Generale della Diocesi non si estendono alla Delegatura e che essi perciò probabilmente non vi vengono applicati, basta quasi solo a confutare, che tale pratica amministrativa esista.
Le Diocesi di Brandenburg, di Lebus, di Havelberg ecc., che formano il territorio della Delegatura attuale, si considerano da parte della Chiesa, come abbiamo dimostrato sopra, ancora nel linguaggio canonico quali "sedes impeditae", i possessori delle quali unicamente per forza esteriora [sic] sono impediti di esercitare il loro compito. La loro amministrazione si trova nelle mani del Papa, il quale in primo luogo l'aveva delegata al Nunzio di Colonia, più tardi al Vicario Apostolico dei territori settentrionali e finalmente nella Bolla "De salute animarum" al Vescovo di Breslavia e subdelegato al Prevosto di Sant'Edvige. Il contrario di questa "jurisdictio extraordinaria" forma la "jurisdictio ordinaria" dei Vescovi. Quando ed in quanto una tale giurisdizione ordinaria è possibile, bisogna installarla secondo il diritto canonico. Solo l'estrema impossibilità giustifica una digressione dalla giurisdizione ordinaria dei Vescovi, com'è il caso
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dell'istituzione d'una Delegatura Apostolica. (Quando enim ad facultates etc.). Appena che cessa questa impossibilità ed appena che appare sufficiente la sicurezza di uno sviluppo tranquillo delle cose ecclesiastiche, bisogna dunque far rientrare la giurisdizione ordinaria nei suoi diritti e far rimpiazzare in luogo della delegazione il potere ordinario vescovile.
Già in occasione delle negoziazioni, che condussero alla Bolla "De salute animarum" la Sede Apostolica credette abbastanza assodata la situazione delle cose ecclesiastiche nella Prussia per aspirare al ristabilimento dell'amministrazione vescovile anche per il territorio della Delegatura attuale. Queste aspirazioni si fransero però alla volontà del Governo Prussiano, il quale si oppose. È superflua la discussione, se sì o no le cose ecclesiastiche nel Brandeburgo e nella Pomerania nel momento della pubblicazione della Bolla "De salute animarum" furono abbastanza consolidate, da poter ristabilire la giurisdizione vescovile. Bisogna piuttosto unicamente aver certezza, che la situazione giuridica della Chiesa cattolica nella Germania intera e così pure nel Brandeburgo e nella Pomerania oggi è tale, da garantire in tutte le parti della Germania uno sviluppo tranquillo della vita ecclesiastica, e che inoltre il cattolicismo nel Brandeburgo e nella Pomerania possiede oggi una forza ed una estensione, che portano seco l'imperiosa necessità, di ridurre finalmente in luogo della Delegatura interimistica [sic] la propria giurisdizione ordinaria vescovile.
Quanto alla posizione giuridica della Chiesa cattolica nell'Impero, l'articolo 135 della Costituzione stabilisce:
"Tutti gli abitanti dell'Impero godono della piena libertà di confessione e di coscienza. La Costituzione garantisce l'indisturbato esercizio della religione e le dà la sua tutela."
L'articolo 137 stabilisce in più:
"La libertà di formare delle Società Religiose è garantita. Il
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diritto di tali Società Religiose, di unirsi fra di loro, non soggiace nei confini dell'Impero a nessuna restrizione. Ogni Società Religiosa regola ed amministra i suoi affari indipendentemente nei limiti della legge valida per tutti. Conferisce i suoi impieghi senza la collaborazione dello Stato o dei Comuni. Le Società Religiose rimangono delle corporazioni di diritto pubblico, in quanto lo erano nel passato. Le Società Religiose, che sono delle corporazioni di diritto pubblico, sono autorizzate a riscuotere delle imposte a base degli elenchi di imposte civiche ed in dipendenza dalle leggi dei relativi paesi."
Così alla Chiesa cattolica in tutte le parti della Germania è garantita tale misura di libertà, da rendere possibile e desiderabile in tutta la Germania, ove esistono ancora, la trasformazione di Delegazioni Apostoliche conformemente al diritto canonico nella giurisdizione ordinaria vescovile.
Per il Brandeburgo e per la Pomerania questo non è solamente possibile e desiderabile, ma si deve indicare direttamente necessario, dato lo sviluppo, che la vita cattolica ha preso in queste contrade dal tempo della Bolla "De salute animarum" in poi. Sulla situazione della vita cattolica ai tempi della Bolla "De salute animarum" il prelato Deitmer nell'articolo nominato (pag. 78) dà le date [sic] statistiche seguenti:
"Nella Bolla "De salute animarum" si citano nominalmente sei parrocchie. Più non ne esistevano nel distretto della Delegatura: Berlino, Potsdam, Spandau, Francoforte, Stettin e Stralsund. A Berlino un secolo fa 206.000 abitanti, dei quali 7.736 cattolici, cioè neanche 4% della popolazione. Nell'anno nominato furono battezzati a Berlino 266 bambini cattolici, contratti matrimoni 51 e sepeliti [sic] secondo il rito cattolico 169. Non mi fu possibile accertare il numero delle altre parrocchie nominate nella Bolla, cioè dell'anno 1821, ma già
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nell'anno 1833 Berlino contava 10.000 cattolici, Potsdam 2.000, Spandau 670, Francoforte 900, Stettin 900, Stralsund 400".
Trapassiamo tutto lo spazio seguente e badiamo alla situazione attuale. Citiamo i relativi numeri dall'"Almanacco ecclesiastico della Germania cattolica", pubblicato dal P. Krose S.J., tomo nono: 1919-1920. Secondo questo il numero dei cattolici nel distretto della Delegatura ascende nell'anno 1919 in tutto a 538.927.
Il numero dei cattolici nella Delegatura secondo lui, sorpassa le Diocesi seguenti:
1. Arcivescovado die Bamberg con 450.957 cattolici
2. Vescovado di Eichstätt con 187.454 cattolici
3. Vescovado di Ermland con 332.885 cattolici
4. Vescovado di Fulda con 213.464 cattolici
5. Vescovado di Hildesheim con 210.290 cattolici
6. Vescovado di Limburg con 459.134 cattolici
7. Vescovado di Mainz con 411.121 cattolici
8. Vescovado di Osnabrück con 224.900 cattolici
9. Vescovado di Passau con 359.402 cattolici
10. Vescovado di Speyer con 437.106 cattolici
Se si volesse comparare il distretto della Delegatura quanto allo spazio di lui occupato, colle altre Diocesi, ne risulterebbe, che il numero delle Diocesi, di cui il territorio è più piccolo che quello della Delegatura, è ancora considerabilmente maggiore.
Questi 538.927 cattolici nel distretto della Delegatura hanno, ci pare, il diritto, che si conceda ai loro desideri secondo l'esempio di Meissen la sostituzione dell'interimistica Delegatura colla piena giurisdizione ordinaria vescovile in forma della ristorazione della Diocesi di Brandeburgo e dell'elevazione dell'attuale Subdelegato Papale alla dignità di Vescovo.
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Una Trasformazione della Delegazione in giurisdizione ordinaria vescovile, mediante la sua incorporazione nella Diocesi di Breslavia, quale venne presa in considerazione ai tempi della Bolla "De salute animarum", oggi non può essere messa innanzi, dacché il numero dei cattolici è montato da appena 10.000 al numero di 538.927 e sta montando sempre ancora. La Diocesi di Breslavia comprende già oggi 2.786.403 cattolici. Con tutta la riconoscenza, che portiamo verso la Sede Episcopale di Breslavia per quello, che ha fatto nel passato per i cattolici del Brandeburgo e della Pomerania, pure bisogna dire, che, dato l'immenso lavoro di amministrazione diocesana, che impone il numero potente di 2.786.403 cattolici, – nell'avvenire sarà impossibile soddisfare all'esigenze [sic] della cura delle anime nel distretto della Delegatura, che comprende ben 538.927 cattolici. È forse degna di considerazione la proposta, di alzare la Diocesi di Breslavia ad Arcivescovado e di sottoporre ad essa la Delegatura, trasformata in Diocesi, quale Diocesi Suffraganea. Ma di una incorporazione nella Diocesi di Breslavia non se ne può parlare, avendo riguardo ai compiti attuali e futuri della cura delle anime di 538.927 cattolici, il cui numero sta sempre ancora montando.
Il 1. novembre 1923 saranno cento cinquant'anni, che la chiesa del Prevosto di Sant'Edvige fu consecrata. Accordi Iddio ai cattolici di Berlino e della Delegatura, che venga il venerabile tempio in questo giorno elevato alla dignità di Cattedrale Episcopale, e che la Delegatura stessa venga ugualmente convertita di nuovo da "terra missionis" in Diocesi.
Empfohlene Zitierweise
Komitee zur Förderung der Wiedererrichtung des Bistums Brandenburg, [Kein Betreff], [Berlin] vom vor dem 29. März 1922, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 3801, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/3801. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
Online seit 31.07.2013.