Dokument-Nr. 6023
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 21. Juli 1918

Regest
Pacelli entschuldigt sich für seine verspätete Antwort auf Gasparris Schreiben vom 29. Juni 1918; er sei an der Spanischen Grippe erkrankt gewesen. Aus seinen letzten Berichten und den Pressemeldungen kenne Gasparri die Haltung Hertlings zum künftigen Frieden. Gegen die Konservativen und Alldeutschen wünscht nicht nur die große Mehrheit der Bevölkerung den Frieden, die Klarsehenden erkennen auch, dass Deutschland trotz seiner militärischen Erfolge gegen eine so starke weltweite Koalition einen militärischen Sieg im Westen kaum erreichen werde. Kühlmanns Schuld war es, das offen ausgesprochen zu haben, wovon viele innerlich überzeugt sind. Da auf der anderen Seite die Staatsmänner der Entente aber erklären, sich nur mit einem militärischen Sieg zufrieden geben zu wollen, sei es nicht verwunderlich, dass Deutschland keine Konzessionen formuliert, was nur seine diplomatische Position schwächen würde. Die Entente müsste somit wenigstens Verhandlungsbereitschaft zeigen und Pacelli wünscht, dass Gasparri von der Entente eine solche Zusicherung erhalten könne, damit er sich daraufhin bei den Deutschen verwenden könnte. Andernfalls werde Hertling nur seine bisherigen Erklärungen wiederholen. Pacelli bittet wegen seines gegenwärtigen Schwächezustandes um Verständnis, dass er zurzeit nur die Routinegeschäfte erledigen und keine wichtigeren politischen Berichte senden könne.
Betreff
Sulla possibilità di trattative di pace
Confidentziale.
Eminenza Reverendissima,
Innanzi tutto debbo pregare l'Eminenza Vostra Reverendissima a volermi perdonare, se rispondo con ritardo alla ossequiata ed importante Sua lettera riservata-personale del 29 Giugno scorso, giuntami il 10 corrente. Mentre appunto mi accingevo a farlo, sono stato colpito dall'influenza o, come si dice qui comunemente, dalla " malattia spagnuola ", la quale appena oggi mi permette di compiere tale dovere.
L'Eminenza Vostra avrà potuto già conoscere dai miei rispettosi Rapporti NN. 7254 e 7341, rispettivamente in data del 17 e del 20 Giugno p. p., e poi anche dai pubblici recenti discorsi del Signor Conte von Hertling, il pensiero del Cancelliere dell'Impero relativamente alla pace. Se si eccettuino i conservatori ed i pangermanisti, non vi è dubbio che la grande maggioranza della popolazione germanica e tutte le persone chiaro-
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veggenti ed assennate non solo desiderano la pace, ma, se non erro, sono in fondo anche convinte che la Germania, malgrado i suoi successi militari, non potrà ottenere in Occidente colle armi contro una così importante coalizione mondiale una soluzione decisiva a lei favorevole. Il torto del Signor von Kühlmann è stato di aver detto troppo apertamente, con danno del credito della Germania di fronte ai nemici, ciò di cui molti sono qui intimamente convinti. D'altra parte, però, finché gli uomini di Stato dell'Intesa continueranno a dichiarare che non vogliono la pace se non dopo una vittoria decisiva e schiacciante, non vi è troppo da sorprendersi se la Germania non si presti a formulare concessioni, le quali non farebbero, a suo modo di vedere, che legarla e compromettere senza alcun vantaggio la sua posizione diplomatica. Affinché quindi possa tentarsi con qualche fondata probabilità di successo una pressione tendente ad ottenere dal Governo Imperiale concessioni e sacrifici in vista del raggiungimento della sospirata pace, è, a mio umile parere, condizione preliminare ed indispensabile che l'Intesa si mostri seriamente disposta a trattare. Se l'Eminenza Vostra riuscirà, come io Le auguro di gran cuore (ed il Suo venerato Nome rimarrebbe benedetto nella Storia dell'umanità), ad ottenere dalle Potenze nemiche degli Imperi Centrali una simile assicurazione,
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ben potrò allora adoperarmi nel senso anzidetto; ma se essa manca, certamente il Cancelliere non farebbe che ripetermi ancora una volta quanto mi ha già comunicato, e nulla più. Tale è in poche parole il mio pensiero, che pienamente sottopongo al superiore giudizio dell'Eminenza Vostra.
Mi sia infine permesso di chieder venia all'Eminenza Vostra, se in questi giorni non mi sarà dato inviare Rapporti politici di qualche importanza. La malattia, da cui sono stato colpito, sebbene per sé non grave, ha tuttavia prodotto in me, già stanco, una grande depressione di forze, di guisa che, malgrado il miglior buon volere, non riuscirò per alcun tempo a sbrigare se non gli ordinari affari correnti della Nunziatura.
Dopo di ciò, chinato umilmente al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione mi pregio confermarmi
di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1Protokollnummer rekonstruiert aus Protokollbuch.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 21. Juli 1918, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 6023, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/6023. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 02.03.2011, letzte Änderung am 26.06.2019.