Dokument-Nr. 6104

[Erzberger, Matthias]: La Manifestazione di pace fatta dai partiti della maggioranza nel Reichstag Germanico il 19 luglio 1917, 21. Juli 1917

26r
Due avvenimenti, uno dei quali determinato dall'iniziativa del deputato del Centro, onorevole Erzberger, caratterizzarono la seduta plenaria del 19 luglio 1917 nel Reichstag germanico, la quale assunse un significato di portata storico-mondiale. Questi avvenimenti furono:
1. Il primo discorso programmatico del nuovo Cancelliere dell'Impero, Dr. Michaelis; e
2. La "risoluzione" collettiva del Centro, dei Socialisti e del Partito Democratico progressista, sui fini di pace.
Col suo discorso programmatico, – già inviato nella sua traduzione esatta del testo originale – il nuovo Cancelliere Dr. Michaelis ha debuttato, accettando essenzialmente la "risoluzione" di pace presentata dalla maggioranza del Reichstag. Ma anche il Reichstag ha, in certo qual modo, debuttato, in quest'ultima seduta nella sua qualità, abbastanza inconsueta, di rappresentante d'una politica propria. E appunto come rappresentante del popolo germanico, il Reichstag voleva far sapere a tutti i popoli nemici, e in modo chiaro ed indubbio, che la Germania è veramente pronta alla pace. Questo desiderio del Reichstag è stato espresso meglio di ogni altro, – stando ai giudizi della stampa – dal deputato del Centro, on. Fehrenbach, con un discorso profondamente politico, efficace oltre ogni dire, tenuto per motivare la "risoluzione" suddetta. Gli tennero dietro, approvando le motivazioni dell'on. Fehrenbach, i deputati Scheidemann (socialista) e von Payer (democratico progressista) i quali pronunciarono a loro volta discorsi che produssero la
26v
massima impressione. Questi oratori caldeggiarono concordi, nella loro qualità di rappresentanti dei tre grandi partiti, l'accettazione della "risoluzione" di pace presentata dalla maggioranza. Davanti alla volontà unita delle tre frazioni della maggioranza, trovavasi, dall'altra parte, ostinata ed egualmente compatta, la sola frazione conservatrice; la quale fece sapere, per bocca del suo oratore, il conte Westarp, che insisteva nei suoi vecchi fini di guerra, in nessun modo pregiudicati dalla situazione politica. Ora, nessuno, in Germania e all'estero, si ingannerà sulla volontà reale del popolo tedesco, sol perché un'insignificante minoranza del Reichstag persevera irretita in eccessivi fini di guerra. Molto meno sarà questo possibile, considerato che il partito nazionale liberale, il quale non ha creduto di aderire alla "risoluzione" della maggioranza, fece, per bocca del principe Schönaich, una dichiarazione che non si allontanava di troppo dalla "risoluzione" della maggioranza. Quello che distinse i liberali nazionali dalle frazioni della maggioranza, fu, principalmente, l'avversione contro una dichiarazione esplicita della volontà del popolo, ossia proprio il contrario dello scopo principale di esse frazioni, le quali volevano la luce più assoluta proprio su questo punto. La votazione per appello nominale dimostrò che la stragrande maggioranza del Reichstag condivideva gli argomenti della "risoluzione" collettiva sui fini di pace presentata dal Centro, dal Partito Socialista e da quello democratico progressista.
L'accettazione della dichiarazione di pace – si può ben dirlo del popolo germanico, fu votata da quasi due terzi
27r
del Reichstag,

e più Precisamente con 214 voti, contro 116. Astenuti 17.
L'opposizione era formata, come abbiam già accennato, dal partito conservatore e liberale nazionale, nonché dai socialisti indipendenti e da una parte della frazione tedesca. Votarono per la "risoluzione": tutto il Centro, tutto il Partito Socialista, tutto il Partito Democratico progressista, gli Alsaziani-Lorenesi, i Danesi, ed una parte della Frazione tedesca. Si tratta di un completo successo politico e parlamentare dei partiti della maggioranza, dietro i quali trovasi la parte preponderante del popolo tedesco. Questo successo non rimarrà senza contraccolpo parlamentare sulla politica della minoranza; la stessa dichiarazione dei conservatori, seppure rivolta contro il programma pacifista, dimostrò che gli annessionisti hanno perduto il loro giuoco.
Vogliamo ora riferire brevemente sul decorso della importantissima seduta.
Già la cornice del quadro, ancor coperto, tradiva il suo carattere tutto speciale. Le tribune eran gremite di spettatori. Anche in quelle di Corte e dei diplomatici tutti i posti erano occupati. Due Principi confederati tedeschi regnanti, e due aiutanti di campo dell'Imperatore, assistevano alla storica seduta. Il Corpo diplomatico dimostrò il suo massimo interesse colla presenza dell'Ambasciatore austro-ungarico, degli Ambasciatori turco e spagnuolo, del Legato bulgaro e del personale di alcune Ambasciate neutrali. Nelle tribune trovavansi in grande numero deputati della dieta prussiana in posti ad essi
27v
esclusivamente riservati. La tribuna del Consiglio Federale era stipata di alte personalità. La tensione era giunta al massimo diapason, quando il Dr. Michaelis entrò e il Presidente del Reichstag aprì la seduta. Dopo il discorso del Cancelliere il primo a prendere la parola fu il deputato del Centro. Fehrenbach. Egli lesse la risoluzione di pace collettiva e la motivò colle seguenti dichiarazioni, brevemente compendicos [sic];
"È un giorno memorabile questo, nel quale il Reichstag germanico fa aperta manifestazione di pace. Alla soglia del quarto anno di guerra esce dal suo ritegno nelle questioni di politica estera e annuncia al mondo che il popolo tedesco è pronto a concludere una pace onorevole per tutti i partecipanti, amici e nemici. (Applausi). Quello che il Reichstag oggi fa, è una manifestazione di pace. Esso costata, come il proprio popolo è pronto alla riconciliazione e invita solennemente i popoli nemici a voler essere animati dalla stessa volontà. (Applausi). La sua intenzione, in armonia colle parole che abbiamo udito in questo momento dalla bocca del signor Cancelliere, tende ad una pace di accomodamento; il suo intento è la durevole riconciliazione dei popoli, non conquiste, non violazioni, non crescente inimicizia, ma ritorno al lavoro pacifico, alle benedizioni della coltura e della civiltà. (Vivaci applausi).
È stata lanciata una domanda alla quale si è creduto di dover rispondere negativamente: si lasceranno persuadere i nostri nemici che la nostra volontà è onesta e sincera? Ignoro che cosa penseranno di fare, so bene però
28r
che la passione e l'odio son cattivi consiglieri. (Vero! Approvazioni.) Del popolo germanico è stato disegnato un quadro orribilmente contorto; tuttavia si spera che, alla fine, anche se lentamente, la tranquilla riflessione trionfi e si dica: il popolo tedesco è forte e valoroso, ma più ancora che nelle arti belliche si è distinto nelle opere di pace, alle quali si era dato con uno zelo e con un'abnegazione così grandi da escludere in modo assoluto qualsiasi pensiero di guerra. Orbene: se oggi un popolo intero fa riconoscere e in un modo non ambiguo, la sua volontà di giungere ad un'intesa, e di rinunciare a qualsiasi violenta politica di conquista, si può mettere in dubbio la sua onestà di intendimenti? Bisognerebbe perdere proprio la fede nell'umanità e nel suo senso morale, se questi pensieri si dovessero ritenere esclusi nei paesi nemici. Comunque, colla nostra sincera manifestazione di pace, abbiamo reso giustizia alla gravità dell'ora. (Vivissime approvazioni.)
"L'oratore continua, accennando alla possibilità che l'Intesa scorga in tale manifestazione gli estremi della debolezza. Non mette in dubbio che, nei prossimi giorni, si levino dall'accampamento dell'intesa cotali voci; rileva però che le forze terrestri e marittime tedesche danno quotidianamente la prova che la forza della Germania è indomita; ed esprime infine la certezza che il popolo persevererà incrollabile nella resistenza. Dice quindi testualmente:
"Dobbiamo noi perdere la speranza che i nostri nemici, se anche dopo mesi, giungano finalmente a riconoscere che
28v
non è stato il bisogno, ma esclusivamente l'ardente desiderio di pace che ha indotto la rappresentanza del popolo germanico a stendere la mano per giungere ad un'intesa? (Vivi applausi). Nell'ora che corre abbiamo scorto il momento propizio per lanciare il nostro ammonimento di pace.
Da tre anni infuria la più orribile di tutte le guerre; giorno per giorno vengono annientati valori incalcolabili; città e province tramutate in deserti, i campi impregnati del sangue dei più forti e più nobili figli del Paese; a milioni ammontano le orrende perdite, le mutilazioni, le malattie; milioni di vittime alimentano l'odio dei popoli i quali si scavano la fossa sacrificando la loro suprema ricchezza: il materiale umano. (Approvazioni.) Per questo, alla soglia del quarto anno di guerra, si solleva terribile la questione di coscienza che tutti i popoli debbono rivolgere a se stessi: deve durare un altr'anno questo macello? Davanti a Dio e davanti alla nostra coscienza abbiamo sentito il dovere di impegnarci, nell'ambito dalle nostre forze, per mettere fine a questa miseria. (Vivissime approvazioni.) Nessuna cessione forzata di territorio, nessuna violazione politica, economica o finanziaria compenserebbe la somma delle miserie che importerebbe l'ulteriore prosecuzione della guerra, (approvazioni) mentre, d'altra parte, tutto ciò renderebbe impossibile una durevole riconciliazione dei popoli. (Vero). La nostra situazione militare esclude qualsiasi interpretazione sbagliata; e per questo appunto
29r
noi facciamo manifestazione di pace. (Vivi applausi.) Ora sono i nemici che devono prendere la parola. (Approvazioni.) Chi parla di pace, pur essendo forte e valoroso, non insiste sulla forza né fa strepitare la spada. (È vero! Vive approvazioni). Questo di oggi è il voto sacro di un popolo serio in una grave ora: se la mano che la rappresentanza popolare germanica stende oggi per la prima volta sarà respinta, tutto quanto il popolo tedesco si infiammerà di giusto sdegno, i nostri eserciti valorosi compiranno gesta eroiche ancor più grandi (Scroscianti e calorosi applausi); la Patria presenterà il quadro di stupenda coesione e di perseveranza, e dimostreremo al mondo che il popolo germanico è, se compatto, invincibile. (Applausi fragorosi che durone qualche minuto)."
Passando a discutere le questioni di politica interna, l'oratore esprime la speranza che il messaggio dell'Imperatore sul suffragio uguale in Prussia – suffragio corrispondente ai desideri del Centro – sia realizzato al più presto possibile. In quanto alla questione della parlamentarizzazione del Governo, dice che si può rimediare in grandissima parte alla mancanza di contatto, lamentata specialmente in quest'ultimo tempo, fra Governo e Parlamento, chiamando a collaborare le forze migliori e provate tolte dal Parlamento stesso. L'oratore spera, esprimendo così i desideri del Centro, che al Cancelliere riesca di tenere compatto il popolo, che utilizzi le ricchissime forze le quali fan ressa per mettersi al servizio della Patria, che metta fine ai pregiudizi confessionali e sociali (Vivi applausi al Centro e a sinistra) ostacolanti lo sfruttamento di tutta
29v
la forza popolare; che riesca infine a portarci una pace assicurante il libero sviluppo politico ed economico del popolo tedesco; una pace che lasci sperare, contemporaneamente, in una rapida riconciliazione dei popoli. L'oratore chiude colla constatazione che l'esercito e la Patria tutta, dan prova di incrollabile perseveranza e che verrà il giorno in cui l'umanità potrà consolarsi pronunciando alfine le parole anelate: "Pace in terra agli uomini di buona volontà!" (Lunghi, scroscianti e calorosi applausi specialmente al Centro e a sinistra.)
Dopo l'on. Féhrenbach parlò il deputato socialista Scheidemann, il quale protestò anzitutto contro l'affermazione della stampa pangermanista, secondo la quale avrebbe regnato un certo panico nella Commissione principale del Reichstag, e chiarì che si trattava di una pura e semplice menzogna. La sensazione delle tante commentate sedute fu questa: che un appartenente al partito borghese gettò molta luce in certi maneggi tendenti a "lavorare" la pubblica opinione, il che produsse, è vero, un gran panico, ma fra quelli stessi maneggiatori che videro il loro giuoco perduto. Qualifica la "risoluzione" presentata, come un bene, comune, ormai da lungo tempo, a tutto quanto il popolo tedesco, e prosegue testualmente:
"Che gli altri popoli diano ascolto a questa voce; che si persuadano che noi non sogniamo alcuna conquista del mondo, né abbiamo intenzione di commettere violazioni di sorta, ma siamo, invece, pronti a concludere con tutti essi una pace giusta, assicurata da garanzie internazionali di diritto. Come noi non riusciremo a vincere gli
30r
altri in un paio di mesi, così questi altri non riusciranno a vincer noi nello stesso periodo di tempo. Noi non desideriamo i beni altrui. Se gli odierni nemici vogliono lasciarci quello che è nostro, già domani la carneficina può cessare. Se, invece, essi vogliono impossessarsi di quello che ci appartiene noi continueremo a combattere, ma non sarà nostra colpa se il mondo diventerà un deserto. Nessun Cancelliere dell'Impero può rifiutarsi ad agire secondo lo spirito della nostra "risoluzione". Il tempo dell'ambiguità è passato per sempre. Ad un Cancelliere ultrannessionista si riderebbe in faccia alla conferenza della pace. Gli si direbbe: – Il tuo stesso popolo non vuol saperne di conquiste violenti. Il tuo stesso Parlamento non è del tuo avviso! – Accogliere questa deliberazione è creare un fatto che nulla al mondo potrà più togliere di mezzo. Il Cancelliere ha detto che la guerra non deve prolungarsi neppure di un giorno per fare conquiste; voler egli una pace per via di accordo, di accomodamento e che si renda possibile una riconciliazione duratura. Tutti questi scopi sono anche scopi nostri. Il Cancelliere ha pur detto che questi scopi sono raggiungibili nell'ambito della nostra "risoluzione", con ciò noi possiamo dichiararci d'accordo. Se ad una tale "risoluzione" pure nella Camera dei Comuni inglese un Cancelliere rispondesse così come è stato risposto qui, le trattative di pace potrebbero aver principio domani. Una politica estera diversa da quella accennata non è più possibile."
30v

L'oratore passa quindi ad occuparsi delle questioni di politica interna e dice che una politica di pace non potrebbe venir attuata senza dichiararsi francamente per la corrente democratica. Egli domanda che sia fatto senza indugio ciò che è necessario. "Il popolo tedesco vuol veder fatti." Il disegno di riforma della legge elettorale dev'essere presentato già nel prossimo autunno. Il suo partito combatte pure per ottenere un'influenza decisiva della rappresentanza nazionale nello Stato, e la si chiami come meglio piaccia regime parlamentare ovvero democrazia attuata sino alle ultime conseguenze. Né questo è più l'aspirazione di un partito, ma di tutto il popolo tedesco. L'oratore termina:
"Ispirandosi alla "risoluzione" la frazione socialista voterà anche i nuovi crediti, non per esprimere la sua fiducia nel Governo, ma per il nostro Paese e il nostro popolo, che per nove decimi è d'accordo con il nostro programma di pace. Dimostratevi una vera e forte rappresentanza popolare. Dopo gli enormi sacrifici compiuti il nostro popolo ha diritto di esigere ciò. È un inizio del ridestarsi della coscienza della sua forza se il Reichstag, di propria iniziativa, prescrive la rotta della politica estera del paese. Adesso non disputano più i governanti sugli scopi di guerra e la responsabilità della guerra: adesso, come in Stoccolma, popolo parla a popolo; uomo ad uomo. Noi chiediamo una pace onorevole, che non faccia violenza, non opprima, non annetta nessun popolo. La guerra è il tiranno, che conculca tutti i popoli. L'umanità continua per debolezza questa guerra
31r
malaugurata. Noi abbiamo bisogno di volontà di pace."
In nome del Partito Democratico-progressista prese la parola il deputato von Payer, che intorno alla "risoluzione" disse:
"L'intera umanità anela la pace. Dopochè l'offerta del Governo fu respinta con scherno e ludibrio, noi vogliamo oggi ripetere il tentativo nella nostra qualità di rappresentanti del popolo. Il popolo tedesco non combatte la guerra per scopi di conquista ma esclusivamente a sua difesa. I motivi che l'estero mette fuori per giustificare la sua diffidenza verso i nostri Governi e uomini di Stato, non possono valere per la rappresentanza nazionale, anche se, naturalmente, sarà tentato di dubitare della nostra buona volontà e della nostra sincerità. Noi ci troviamo in una guerra che abbraccia quasi il mondo intero, e che Governi ed eserciti, in tre anni, non hanno saputo condurre a termine. La pace che terrà dietro a questa guerra tocca più ai popoli che ai Governi di concluderla. Salve, benintese, tutte le competenze dei Governi. Ma se i popoli hanno da conchiudere la pace perché mai dovranno essi tacere durante i preparativi? Alla maggioranza dell'assemblea, nella consapevolezza della nostra forza indomita e non preoccupandosi di qualunque falsa interpretazione, parve utile perciò di dichiarare una buona volta, apertamente e senza ambiguità, quale pace voglia e quale no la stragrande maggioranza del popolo tedesco. Non poco danno ha fatto e continua a fare ciò che, a torto, da anni
31v
si sostiene all'estero, ossia che il popolo tedesco, anche se non ha mire di conquista, deve tuttavia continuare la guerra perché costrettovi da un Governo che vuole queste conquiste o che se non le volesse vi sarebbe forzato da un partito militare avido e rapace. Pure questa leggenda, alimentata non per ultimo da gravi errori della nostra stampa pangermanistica e affine (approvazioni a sinistra) bisogna che sia sradicata. (Vive approvazioni a sinistra.) A soffocare l'odio e i pregiudizi contro il nostro popolo hanno indubbiamente contribuito assai le dichiarazioni del Cancelliere al quale noi siamo grati per il tono reciso di queste dichiarazioni. Occorre però che si faccia notare quanto esiguo sia il numero di coloro che discordano dal Governo e dalla maggioranza del popolo. Questa volta noi non teniamo punto ad una dimostrazione unanime come già avemmo in precedènti sessioni durante la guerra. (Vive approvazioni a sinistra.) Al contrario noi vogliamo piena chiarezza sulla condotta di ciascuno. Questa chiarezza noi la otterremo mercè la votazione per appello nominale. Così il popolo saprà, e il mondo con lui, come, in realtà, stiano da noi le cose. La nostra "risoluzione" ha solo lo scopo di spazzar via il cumulo di pregiudizi maligni ed ingenui seminati tra i popoli. Non redatta nella lingua dei diplomatici, essa ha il vantaggio di manifestar semplicemente e schiettamente l'opinione della maggioranza del popolo. La "risoluzione" non vuol essere una nuova offerta di pace. Il Cancelliere lo ha dichiarato apertamente e noi sottoliniamo questa sua dichia-
32r
razione. Con gioia noi apprendiamo che pure il Comando supremo dell'esercito ha approvato la nostra risoluzione. Il Cancelliere, che, un giorno, nelle trattative di pace dovrà rappresentare l'Impero tedesco deve avere la possibilità di conservarsi piena libertà d'azione, ed egli non fa che compiere il suo dovere mettendo esplicitamente in risalto la necessità di assicurare i nostri confini. Ma quanto al punto essenziale noi constatiamo che il Governo e la maggioranza del Reichstag sono d'accordo sugli scopi di guerra, sicché io domando: – Non dovrebbe ciò dar da pensare, anche in questo momento, ad alcuni di quelli che sino ad ora sono rimasti perplessi? (Approvazioni.) Io credo che anche fuori di qui il fatto di questo accordo dissiperà alcune incertezze degli ultimi giorni. Ma occorre non farsi illusioni: domandare adesso, in guerra, di più di quanto il Comando Supremo dell'esercito e il Governo, d'intesa con la maggioranza del Reichstag, chiedono, significa una tal somma di responsabilità che ciascuno a gran stento può sopportare." (Vivi applausi a sinistra e al Centro.)
Intorno all'introduzione del suffragio eguale in Prussia, l'oratore mette in luce che il Cancelliere ha raccolto, senza riserve, lealmente, correttamente e risolutamente l'eredità del suo predecessore ed ha dichiarato di voler attuare la riforma. La trasformazione del Governo dell'Impero in parlamentare, beninteso tenendo conto delle condizioni proprie della Germania, l'oratore la ritiene assolutamente necessaria. Egli esprime l'opinione che il progresso dell'idea democratica
32v
in Germania agevolerà l'intesa con gli altri popoli strappando loro il pretesto che la Germania debba venir fatta libera. L'oratore conchiude così:
"Noi possiamo tener duro e terremo duro sino alla vittoria. Ma dobbiamo riflettere se ciò che potremo guadagnare, continuando la guerra, stia in proporzione con i sacrifici. I nostri nemici preferiranno di seguitare a combattere? Ebbene, noi abbiamo fatto il nostro dovere. Noi scarichiamo la responsabilità di ogni maggiore spargimento di sangue e ogni maggiore sciagura sui nostri nemici. Il popolo tedesco, più che mai unanime e deciso, dimostrerà che si può benissimo non esser sordi ai sentimenti d'umanità e ai consigli della ragione e, al tempo stesso, rendere anche più tagliente una spada alzata a giusta difesa." (Applausi fragorosi a sinistra.)
Dopo questi tre oratori presero la parola i rappresentanti dei conservatori e dei liberali nazionali, ossia di quei partiti che avevano deciso di votare compatti contro la "risoluzione". Il conte Westarp (conservatore) dichiarò, in nome del suo partito, di deplorare la "risoluzione" della maggioranza perché non spediente a garantire l'avvenire dell'Impero. Il Conte Westarp aggiunse che né discorsi, né deliberazioni, né morali richiami alla coscienza dell'Intesa possono far compiere alla pace un passo avanti. La Germania ha il dovere di far sì che, al termine della guerra, le sue regioni di confine si trovino per sempre meglio protette che sin qui. Con accordi, fondati solamente sulla buona volontà di nemici, questo scopo
33r
non può venir raggiunto. D'importanza decisiva per la pace sarà la situazione militare. Compito del capo del Governo è di tener conto di essa nelle trattative per la pace in unione strettissima con il Comando supremo dell'esercito. La "risoluzione" dei partiti della maggioranza non corrisponde al modo di vedere dei conservatori, i quali, perciò, la respingono all'unanimità. – Parimenti l'oratore dei liberali-nazionali, principe Schönaich-Carolath. dichiarò, in nome del suo partito, di respingere la "risoluzione", giacché il partito non ritiene opportuno che nelle presenti condizioni di cose si addivenga ad una formale deliberazione del Reichstag, considerato che ogni deliberazione sarà dall'Intesa fraintesa e svisata di proposito come già l'offerta di pace. Ma sostanzialmente, come già abbiamo detto, le dichiarazioni dell'oratore liberale-nazionale non si discostarono gran che dal contenuto della "risoluzione" della maggioranza. Il principe Schönaich-Carolath disse:
"Anche oggi noi siamo d'accordo con il passo del discorso del trono del 4 agosto 1914, secondo il quale noi Tedeschi non siamo mossi da brama di conquista. Noi siamo d'accordo che su questa base venga trattata con i nostri nemici, appena si mostrino disposti, la conclusione d'una pace che assicuri al popolo tedesco e ai suoi alleati l'esistenza e la piena libertà di sviluppo, e renda possibile con un accomodamento degli interessi una duratura diconciliazione dei popoli. Se i nemici respingeranno ciò, la responsabilità della continuazione della guerra ricadrà sul loro capo."
Per la Frazione tedesca si alzò a parlare il depu-
33v
tato Warmuth, il quale disse che la sua frazione ritiene una pace onorevole, non conseguibile se non con la forza delle armi: respinger quindi la risoluzione. Tuttavia ai membri della Frazione tedesca venne lasciata piena libertà di voto.
Dopoché i socialisti indipendenti ebbero motivato il loro atteggiamento contrario e il Danese la sua adesione – i Polacchi si dichiararono favorevoli alla tendenza della "risoluzione" ma si astennero dal votare – si passò alla votazione che diede il risultato già sopra accennato: la grande maggioranza del Reichstag, d'accordo con la parte del popolo tedesco da essa rappresentata, si affermò pronta a conchiudere una pace senza forzate cessioni di territorio e senza violentazioni economiche e finanziarie.
La stampa e i Governi nemici ridano e irridano pure a piacere: questo risultato della seduta del Reichstag del 19 luglio, che si deve principalmente alla iniziativa del deputato del Centro Erzberger, contribuirà a far aprire gli occhi ai popoli. Mai sin qui la sincera disposizione della Germania alla pace era stata manifestata così nettamente. La "risoluzione" e la sua approvazione a grande maggioranza nel Reichstag, costituiscono un'arma nelle mani degli amici della pace nei paesi dell'Intesa e nei neutrali, un'arma per tutti coloro che si sono liberati e si voglion liberare dall'incantesimo dei guerraioli e dalla ipnosi guerresca, e per i quali l'umanità, la ragione e la coscienza significano di nuovo qualche cosa.
21. 7. 1917
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], La Manifestazione di pace fatta dai partiti della maggioranza nel Reichstag Germanico il 19 luglio 1917 vom 21. Juli 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 6104, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/6104. Letzter Zugriff am: 20.04.2024.
Online seit 24.03.2010.