Dokument-Nr. 7005

[Erzberger, Matthias]: Intorno alla crisi nel Governo dell'Impero Germanico. [Berlin], vor dem 20. Juli 1917

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Quando il 5 luglio il Reichstag si convocò per approvare i nuovi crediti di guerra per altri 15 miliardi, tutto quanto il popolo germanico e i suoi rappresentanti sapevano benissimo che il Reichstag non avrebbe potuto ritenere adempiuto il compito della nuova sessione colla sola approvazione dei crediti proposti. La grande tensione di quest'ultimo scorcio di tempo che aveva afferrato non soltanto le persone immediatamente interessate alla politica, ma tutto quanto il popolo tedesco nel momento in cui la guerra mondiale sta per entrare in una fase risolutiva, fa resultar naturale che tutti si interessassero straordinariamente della riapertura del Reichstag, nel quale si sarebbero discusse non solo le questioni più importanti e soppesati i desideri e le pretese della nazione, ma fatto altresì un altro passo nella via della loro realizzazione. La psicologia del popolo alla fine del terzo anno di guerra, – di un popolo la cui forza difensiva materiale e morale non è stata spezzata nemmeno dalle più grandi e più svariate privazioni, e che, basandosi sulla sua saldezza e compattezza interna ed esterna, ha già proclamato più volte il suo desiderio di concluder prontamente la pace, – questa psicologia spiega 1'importanza data alla riapertura del Reichstag alle due grandi questioni sulle quali si muove attualmente la politica tedesca: cioè a dire la questione dei fini di guerra e quella del rapido e libero sviluppo della costituzione germanica.
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Per tutte le due questioni si sentiva imperioso il bisogno di creare la più completa chiarezza, e, se possibile, di giungere a risoluzioni, corrispondenti alle vedute della grande maggioranza del popolo.
È noto – e noi lo abbiamo detto più volte nelle nostre relazioni, – che la stragrande maggioranza del popolo germanico considera la lotta presente come una guerra di difesa, e respinge tutti i desideri che, mirando ad annessioni sotto qualsiasi forma, oltrepasserebbero questo scopo. È noto altresì che una piccola minoranza, – accentratasi per la maggior parte attorno al partito conservatore, avente però i suoi rappresentanti anche nel partito liberale nazionale e nel Centro e compendiata nel nome di "pangermanisti", – fa tutti i suoi sforzi per ottenere ampliamenti di territorio e indennizzi di guerra. Abbiamo ancora detto più volte che le riforme interne in quanto alla costituzione, tanto desiderate dalla maggioranza del popolo germanico, sono state combattute a spada tratta dalla minoranza conservatrice. Le riforme interne anelate riguardano in prima linea la partecipazione del popolo al Governo, e, quindi, alla responsabilità dell'Impero; l'abrogazione poi del diritto elettorale prussiano per classi, e la creazione di un nuovo diritto elettorale universale, libero e segreto, come fu annunciato dell'Imperatore nel suo messaggio pasquale. Negli ultimi tempi le contese sui fini di guerra sul nuovo orientamento avevano a causa dell'ininterrotto occulto lavoro dei conservatori, provocato nel paese una forte amarezza, accresciuta
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da una certa sfiducia contro la rotta del Governo; – sfiducia determinata dall'esitazione di questo a voler tenere conto dello sviluppo delle cose. Chi si dava la pena di scrutare 1'umore dal popolo, non poteva nutrire alcun dubbio che questa volta sarebbe avvenuto qualche cosa, che qualche cosa si sarebbe fatto; che, soprattutto si sarebbe voluto sapere, e con chiarezza, se il Governo era o no disposto a metter mano senza ulteriore ritardo e nel suo stretto interesse alla rea1izzazione delle promesse annunciate dell'Imperatore nel suo messaggio pasquale. Infatti non era ormai più possibile, in un tempo in cui vien chiesto da ogni singolo individuo il massimo sforzo, mantenere il principio della gradazione nella vita politica secondo il censo e conseguente versamento di tasse, come è il caso nel diritto elettorale prussiano. Era giunto finalmente il tempo dei fatti positivi; le promesse non bastavano ormai più, specialmente dacché negli ampi strati del popolo si era fatto largo il timore che gli avversari dalle riforme interne prendessero lentamente il sopravvento; che riuscissero a mandare le cose per le lunghe, fino a che non si sentissero di nuovo forti abbastanza per impedirle del tutto, cogliendo il momento in cui al Governo mancasse la necessaria saldezza dinanzi alla reazione. Si aggiunga a tutto questo che anche la politica dei consumi contribuiva a far crescere la sfiducia verso il Governo, anche perché in questa capitalissima questione non si scorgeva la mano ferrea ed energica capace di torcere il collo al drago della speculazione e dell'egoismo.
Pure la politica estera del Governo aveva dato
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motivo ad una critica più o meno spietata di tutti gli ampi strati della popolazione, sebbene dal 16 maggio, ossia dalla chiusura della sessione parlamentare precedente, la situazione dell'Impero nei rapporti esteri non fosse essenzialmente mutata. La situazione militare della Germania nel mare ed in terra è, come per lo passato, buonissima. Le muraglie tedesche, in Oriente ed in Occidente, sono incrollabili. La guerra subacquea illimitata non ha fatto che riportare continui successi, e la cifra del tonnellaggio affondato ha superato qualsiasi aspettativa. Il resultato del giugno sorpassa nuovamente il milione di tonnellate colate a picco. Il resultato politico della guerra dei sommergibili sembra, però, sia rimasto al disotto del previsto perché si riteneva di poter piegare lo spirito bellicoso britannico entro un certo limite di tempo. Comunque la guerra subacquea illimitata rappresenta una parte grandissima e di straordinaria importanza nella politica della condotta della guerra in Germania, e soltanto l'effetto decisivo sembra rimandato ad un termine un po' lontano del previsto. Dalla chiusura dell'ultima sessione del Reichstag è cambiata assai la situazione interna della Russia e quindi le aspettative che certi circoli della Germania riponevano nelle conseguenze della rivoluzione. Il 15 maggio, il Cancelliere, rispondendo alle interpellanze dei conservatori e dei socialisti (come riferimmo a suo tempo) dichiarò che la Germania non desiderava nulla più ardentemente che vivere in pace colla grande nazione finitima. Questo desiderio, espresso dal Cancelliere, riproduceva, in verità, 1'opinione di tutto il popolo tedesco. Tuttavia da molte parti si levarono voci di disapprovazione
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e di malcontento; si obbiettò che, in tal modo, si tentava scientemente di addivenire ad una pace separata colla Russia invece di approfittare della situazione derivata dalla rivoluzione russa per determinare una pace generale. Tutte le tendenze miranti esclusivamente ad una pace separata colla Russia furono propagate a sommo studio specialmente dai circoli conservatori e il Governo che fece sue queste tendenze e le proclamò, si rese corresponsabile per il fallimento di una politica che voleva essere politica reale, ma che, in verità, non lo era. L'influsso dell'Inghilterra e della Francia in Russia era molto più forte di tutti gli allettamenti provenienti da un miraggio di una pace separata. Il Consiglio degli Operai e Soldati si dichiarò, in massima, favorevole ad una pace generale senza annessioni né contribuzioni di guerra ma non ebbe la forza sufficiente per rimorchiare nell'àmbito delle sue idee le Potenze dell'Intesa, e per districarsi dalle loro branche. Attualmente è riuscito all'energia di un Kerenski di risvegliare il rilasciato spirito bellicoso dell'armata e di rinfocolarlo per una nuova offensiva, la quale, a voler dir lo vero, non ha avuto altro resultato che quello di operare un buon salasso nella gioventù russa. Ancora oggi riesce all'influenzamento inglese e francese di presentare la "Germania autocratica" come il nemico della libertà russa, e di mettere in mano ai capi odierni della Russia un pretesto per continuare in collaborazione coll'Intesa la guerra contro le Potenze Centrali. Lo stesso concetto di una Germania governata in modo assolutista fu quello che lavorò nei preli-
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minari della Conferenza socialista di Stoccolma, determinando resultati addirittura trascurabili in favore della pace.
Dominata dalla forza di questi fatti e dalle conseguenze che da essi si sarebbero dovute trarre, la Commissione del Bilancio del Reichstag iniziò le sue sedute. È naturalissimo che 1'interesse per gli avvenimenti politici e per la situazione generale vada aumentando quanto più l'interesse sulla questione della decisione della guerra si sposta in avanti e ingrandisce. Nella stessa misura aumenta l'apprezzamento dei singoli fattori di cui tutta quanta la situazione politica si compone. Questo interesse e questo intendimento si rivelarono chiari e netti nelle sedute della Commissione, unitamente al bisogno di voler gettar la massima luce nella situazione politica generale, e da essa trarre le necessarie conseguenze di una politica reale.
Propugnatore di questa tendenza politico-reale nella Commissione del Reichstag è stato l'onorevole Erzberger, deputato del partito del Centro. Il quale, dando mostra di una non comune franchezza, ha esercitato la più acerba critica contro il sin qui invalso sistema delle titubanze e delle mezze misure del Governo, nonché contro le macchinazioni intorbidatrici dei circoli pangermanisti-annessionistici, ed ha, contemporaneamente, messo in opera un'azione nella quale la mentalità della stragrande maggioranza del popolo tedesco dovrà risultare in modo non ambiguo, libera da tutti i dubbi sorti sulla volontà del popolo tedesco a causa di quel continuo barcamenare del Governo e delle lotte ingaggiate dai
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pangermanisti in difesa dei loro sperticati fini di guerra.
L'intento di quest'azione dell'onorevole Erzberger è anzitutto quella di indurre il Reichstag a dichiarare i suoi fini di guerra. Questa dichiarazione dovrà riferirsi al programma di guerra del 4 agosto 1914 e riconfermarlo in tutta la sua pienezza. Il programma di guerra del 4 agosto del 1914 diceva, infatti, "che il popolo germanico non era entrato in guerra per brama di conquista, ma aveva afferrato le armi soltanto per difendere la sua libertà e la sua indipendenza e per conservarsi i beni territoriali del suo paese." Questa dichiarazione dovrà esprimere inoltre, e nettamente, che il popolo tedesco è pronto, come per il passato, a concludere una pace di intesa fra i belligeranti, che respinge tutti i piani tendenti allo sbarramento economico e all'inimicizia dei popoli dopo la guerra e che, se l'Intesa rigetterà ancora questa pace, continuerà energicamente e instancabilmente la guerra, rimanendo compatto e, quindi, invincibile.
Anche le dichiarazioni sui fini di guerra fatte sin qui dalla Germania, fra cui la profferta di pace del 12 decembre 1916 si movevano in questa direzione; ma esse furono respinte dall'Intesa, accompagnate da contumelie, e, mediante tutte le manipolazioni possibili e immaginabili, private del loro influsso sul desiderio di pace dei popoli. La stampa dell'Intesa non ha lasciato intentato mezzo alcuno pur di screditare le dichiarazioni tedesche, onestissime e sincere, sui fini di guerra, e per svisarle nel modo più feroce e
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sleale. Essendo le dichiarazioni suddette della Germania fatte sempre per bocca del suo Governo, l'Intesa aveva in mano un mezzo facile, per presentarle come opera dell'"autocrazia imperiale" e della "casta militare prussiana". Data la scarsa conoscenza staremmo anzi per dire, la più supina ignoranza – che le grandi masse nell'estero nemico hanno della Costituzione tedesca, tutte le calunnie messe in giro perché servissero agli imperialisti dell'Intesa desideranti la continuazione della guerra, caddero su terreno fecondo. Orbene per far cadere di mano all'Intesa tutte le armi della calunnia, l'onorevole Erzberger chiese che si facesse alla nazione germanica, per bocca dei suoi rappresentanti entro il Reichstag tedesco, – eletto, come ognun sa, in base al più libero e più democratico diritto elettorale del mondo, – una dichiarazione oltremodo esplicita della volontà animante il Reichstag stesso nei rapporti della politica inerente ai fini di guerra della Germania. Fino a tutt'oggi – (e Wilson fu chiaro quando disse di non muover guerra al popolo tedesco ma alla casa degli Hohenzollern) – 1'Intesa ha sempre insistito sulla differenza che intendeva fare fra il popolo tedesco e il suo Governo. Essa sperava, in tal modo, di piantare una zeppa fra il popolo e l'Imperatore per trarne a suo pro grandi vantaggi nel caso che fosse riuscita nel1'anelato intento. Ora, se il popolo germanico dichiara, a mezzo del Reichstag, di esser pronto a concludere una pace d'intesa e i nemici la rigettano, è bene che questi vengano finalmente a sapere colla massima chiarezza che non sono in guerra soltanto colla Casa regnante o col Governo o con una sola casta di cittadini, sibbene con
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tutto quanto il popolo tedesco, compatto, fermo e risoluto di condurre innanzi la guerra finché questa non lo condurrà ad una pace che gli lascerà la libertà e l'indipendenza. Se sarà necessario sacrificherà per questa libertà e per questa indipendenza fin l'ultima goccia di sangue e sopporterà privazioni ancor più grandi di quelle sofferte.
Perché l'Intesa riconosca chiaramente che la volontà del popolo è, sotto ogni rapporto, tanto nei riguardi della pace d'accomodamento, quanto nella resistenza fino agli estremi, il giusto termometro della politica tedesca, è necessario che il popolo germanico partecipi al Governo con una rappresentanza parlamentare responsabile. L'Intesa, e specialmente l'Inghilterra, non potrà più dire allora che il Governo tedesco, anche se il popolo vuole la pace d'accomodamento, prende, alla fine, la via che l'arbitrio del Governo gli addita. L'on. Erzberger propone, quindi, la formazione di una specie di ministero di coalizione nel quale entrino a far parte i parlamentari più in vista di ogni partito. In tal modo, non solo si verrebbe a documentare anche all'estero la compattezza e l'unità che fonde in uno, popolo, Governo e Imperatore, ma si verrebbe a conferire alla unità stessa una vitalità pratica ed una maggior forza di azione. Quale sarà per essere l'aspetto del nuovo sistema nei suoi particolari, è una questione a sé; la cosa più importante e fondamentale è che il popolo tedesco faccia realmente parte del Governo: e, nella creazione delle nuove condizioni dello sviluppo storico dell'Impero, sia preso in considerazione il carattere federativo che esso Impero possiede.
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Dato il grande significato che ha la Prussia nella politica dell'Impero, appunto la questione delle riforme interne in questo Stato confederato è di straordinaria importanza. Quando 1'Imperatore nel suo messaggio pasquale annunciò la riforma del diritto elettorale prussiano, si faceva il calcolo che la guerra sarebbe presto finita, e che per 1'attuazione delle riforme, il tempo migliore sarebbe stato quello susseguente immediatamente alla conclusione della pace. Ma oggi che, da una parte, il termine della guerra si è spostato nel futuro, e d'altra parte si tratta di creare, per aiutare la pace, un certo accordo e consonanza fra la politica interna e quella esterna, ne risulta la necessità di iniziare subito i mutamenti di politica interna, non foss'altro che per strappare di mano all'Intesa gli strumenti di agitazione, tendenti a ingenerare il sospetto che il messaggio imperiale di Pasqua sarebbe una vana promessa che non verrebbe mai mantenuta. Nella riforma del diritto elettorale in Prussia non può essere preso in considerazione altro che il diritto elettorale generale diretto uguale e segreto, come è per l'Impero. Per realizzare queste riforme è necessaria una certa omogeneità dei ministeri prussiani, e si avranno quindi, con tutta certezza, mutamenti di ministri.
Esposti in brevissime linee, sono questi i motivi dell'opera del'on. Erzberger e gli effetti che ne risulteranno. Se anche 1'Intesa farà tutti i suoi sforzi per presentare qual segno di debolezza il mutamento nel sistema di Governo in Germania ed in Prussia, tuttavia nemmeno alla
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più sperticata retorica e al più sleale armeggio della stampa avversaria – ufficiale o ufficiosa che sia, – riuscirà ad impedire che una manifestazione di significato netto del popolo tedesco per una pace d'accomodamento, abbinata ad un raggiunto regime parlamentare nell'Impero e ad una democratizzazione del diritto elettorale prussiano, rinforzi straordinariamente nel mondo intiero il desiderio di pace e la disposizione a concluderla, influendo gradatamente sulla demolizione dello spirito belligero e dei fini di conquista di tutta l'Intesa. Comunque 1'effetto interno di quest'azione in Germania porterà seco un beneficio incalcolabile. Taceranno le lotte di partito; 1'unità e la compattezza del popolo germanico ne riusciranno rinforzate, lo spirito di resistenza rinvigorito, anche se l'Intesa insisterà nella pazza continuazione della guerra e nei suoi intenti di conquista.
Le discussioni nella Giunta del Bilancio ebbero carattere confidenziale. Ma, come quasi sempre avviene nei segreti politici, che stillano notizie da tutte le parti, così anche questa volta trapelarono alcune notizie che pervennero però nella stampa in forma contorta e svisata. Troppo lungo sarebbe rettificare, una per una, le varie dicerie; e, senz'altro, ci rinunciamo. Ma è un fatto positivo – e il decorso delle discussioni lo provò – che gli argomenti del deputato Erzberger nella Commissione del Bilancio produssero una grandissima impressione e trovarono nei partiti terreno fecondo. L'effetto, per così dire sensazionale, del discorso dell'on. Erzberger consisteva in questo: nell'avere udito dalla bocca del leader di un
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grande partito borghese, strettamente compendiato tutto ciò che, fino ad aggi, era stato discusso individualmente occasionalmente e senza una, logica così stringente. Se anche il discorso dell'on. Erzberger fu rivolto, in primo luogo, contro i circoli pangermanisti – contro quei circoli che, colla loro propaganda intorbidante il carattere difensivo della guerra tedesca, destavano all'estero l'impressione che il popolo tedesco li seguisse; e con quel loro combattere le riforme interne, desiderate invece dalla stragrande maggioranza della nazione, hanno contribuito non poco a disturbare l'equilibrio nel paese – anche il Governo, che non aveva spiegato energia bastante per opporsi agli intrighi dei pangermanisti, venne a toccarne di punta e di taglio. Sulle maggioranze dei partiti l'azione del deputato Erzberger fece l'effetto di una ventata fresca e cacciò via la nebbia delle parole barcamenanti e temporeggianti. La parte più importante dell'azione di Erzberger deve ricercarsi nel fatto che essa è basata sulla persuasione dello stretto rapporto che passa fra la questione dei fini di guerra e quella del rimaneggiamento della politica interna; un rapporto riconosciuto subito dalla grande maggioranza del Reichstag.
Data la posizione nota che i partiti avevano preso generalmente sin qui nella questione degli scopi di guerra e di pace, nonché nella questione delle riforme interne, era da prevedersi che i conservatori avrebbero rigettato il programma dell'on. Erzberger al pari dell'ala radicale della social-democrazia; i primi perché avversari di una
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pace di accomodamento, di un parlamentarizzamento del Governo dell'Impero, e dell'introduzione del diritto elettorale uguale in Prussia; la seconda, perché si è volontariamente esclusa da qualsiasi lavoro parlamentare positivo. Ma questi due gruppi di partiti conducono, ormai da lungo tempo, una vita parlamentare a parte, e non hanno nessunissimo influsso nella formazione di una maggioranza parlamentare compatta.
L'essenziale è, per dirlo subito, questo: dietro l'onorevole Erzberger si sono subito schierati
tutto il Centro; tutto il Partito Democratico Progressista; il Partito Socialista della maggioranza; gli Alsaziani, i Polacchi, i Danesi e i Guelfi; una parte del Partito Liberale nazionale; una parte della Frazione Tedesca.
I quattro grandi partiti, – Centro, Partito Democratico progressista, Partito Socialista e Partito Liberale nazionale, – iniziarono subito discussioni collettive tendenti a creare, in base al programma di Erzberger nelle questioni degli scopi di guerra e del nuovo orientamento politico, una maggioranza parlamentare salda, e a documentare l'accordo ottenuto nelle questioni suddette coll'accettazione di una dichiarazione pure collettiva.
Anzitutto si tratta di raggiungere l'unità di questi partiti nella questione dei fini di guerra; ed a questo riguardo è stato raggiunto fra il Centro e il Partito Democratico
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Progressista e il Partito Socialista, un accordo tale da render possibile l'estensione di una dichiarazione collettiva che si muove, in essenza, nella direzione delle pretese dell'on. Erzberger. Questa dichiarazione si richiama all'altra fatta dal Reichstag il 4 agosto 1914, secondo la quale la Germania fu costretta a prendere le armi esclusivamente per la difesa della libertà e dell'indipendenza, nonché per la inviolabilità del suo territorio. Dice inoltre che anche alla soglia del quarto anno di guerra la maggioranza del Reichstag tende ad una pace di intesa ed alla conciliazione durevole dei popoli e che, sintanto che i Governi avversari non vorranno accordare una tale pace, il popolo tedesco e la sua rappresentanza parlamentare sono decisi a rimanere compatti e a continuare la lotta finché i diritti della Germania e delle sue Alleate non saranno assicurati. Il Partito Liberale nazionale non ha creduto di dovere associarsi, qual Partito, a cotali fini di guerra; ha però dato libera mano ai suoi membri di votare in seduta plenaria secondo la loro coscienza. Notisi che per la formazione di una maggioranza nel Reichstag i Liberali nazionali non sono nemmeno necessari. Il Centro con 91 deputati, il Partito Democratico Progressista con 45, il Partito Socialista con 89 mandati formano di per sé soli una maggioranza capace di deliberare. Nella votazione stessa si avrà un resultato imponente, perché a questi tre partiti compatti si debbono unire, come abbiamo già accennato, i voti degli Alsaziani, dei Polacchi, dei Danesi e dei Guelfi, nonché una buona parte dei Liberali nazionali e membri della Frazione Tedesca. Si ritiene come cosa naturalissima che il Governo,
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qualunque sia per essere la sua conformazione, accetterà completamente ed incondizionatamente la dichiarazione sui fini di guerra della maggioranza parlamentare.
In quanto alle riforme interne nel Governo dell'Impero ed in Prussia, i Liberali nazionali vennero a trovarsi subito insieme agli altri tre grandi partiti sullo stesso terreno, che cioè le richieste dell'on. Erzberger sono necessarie e indicate anche in questo rapporto. Le deliberazioni riguardanti l'introduzione del diritto elettorale generale diretto uguale e segreto in Prussia, vennero a perdere il loro scopo il giorno 11 luglio in virtù del decreto del Re di Prussia, che quel diritto elettorale proclamò.
Subito al principio della crisi l'Imperatore convocò il Consiglio della Corona nel quale si fece mettere minutamente al giorno dal Cancelliere e dai ministri di Stato prussiani sui problemi di attualità. Col suo messaggio pasquale aveva già promesso, in un tempo più o meno prossimo, la riforma del diritto elettorale prussiano. Si trattava soltanto di decidere se la riforma avrebbe previsto il diritto elettorale plurimo o il diritto elettorale uguale per tutti. Nel suo decreto dell'11 giugno l'Imperatore, uditi i pareri dei ministri di Stato prussiani, si è risoluto per il diritto elettorale uguale per tutti, ed ha stabilito che il progetto di legge da elaborarsi venga presentato colla maggiore rapidità possibile e in modo che le prossime elezioni abbiano luogo in base al voto generale diretto, uguale e segreto. L'Imperatore ha così compiuto un atto di significato decisivo per la Prussia e per la Germania;
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un atto che, come scrive la "Norddeutsche Allgemeine Zeitung", trae le necessarie conseguenze dai poderosi avvenimenti della guerra. Alle discussioni che precedettero la deliberazione imperiale prese parte attivissima anche il Principe ereditario chiamato per desiderio esplicito dell'Imperatore a contribuire alla soluzione di questioni importantissime per la vita costituzionale. Il Principe ereditario ha ascoltato personalmente le opinioni di un grande numero di eminenti parlamentari fra cui l'on. Erzberger sulla situazione politica attuale interna.
La questione relativa all'introduzione dei costumi parlamentari nel Governo dell'Impero, non è stata ancora risolta nei colloqui delle quattro frazioni. In linea di massima sono tutti d'accordo, come abbiam detto, che la rappresentanza popolare debba partecipare alla direzione degli affari di Stato e dividerne la responsabilità. Sul mezzo migliore di raggiungere questo intento, non vi è, al tutt'oggi, accordo completo. Si parla della partecipazione al Governo di parlamentari eminenti che godono la fiducia dei loro partiti, di una spece di ministeri di coalizione sulla minuta del progetto Erzberger. Una tale soluzione lascerebbe quasi intatti i diritti della Corona. Dall'altra parte si propone la completa realizzazione del sistema parlamentare e si ritiene che la Corona, qualora riconoscesse corrispondere il più completo parlamentarismo alle esigenze dei tempi e della situazione politica mondiale, non mancherebbe di agire in conseguenza. Per le difficoltà dell'introduzione dei costumi parlamentari nel Governo dell'
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Impero stesso, si è pensato anche alla formazioni di un Consiglio Statale parlamentare, il quale, lavorando quotidianamente col Governo, faccia giungere 1'influsso del popolo negli affari dell'Impero. Tutte queste discussioni e proposte, che, naturalmente, hanno un'eco nella stampa, sono tutte in sospeso; molto più non essendo escluso che anche in queste questioni la Corona stessa prenda l'iniziativa, e nessuno vorrebbe prevenirla. Tutti sanno benissimo, come abbiamo accennato avanti, quanto grandi siano le difficoltà del problema. I partiti riconoscono essere impossibile procedere senz'altro all'introduzione del sistema parlamentare; ritengono anzi assolutamente sbagliato procedere dogmaticamente in questioni di portata tanto grande, e precipitare le cose. Tutti riterrebbero naturalissimo che il Governo chiedesse un lasso di tempo necessario per la soluzione della grave questione; e nessuno, certamente, gli muoverebbe difficoltà veruna finché esistesse la persuasione che fosse risoluto seriamente e tenacemente, come la maggioranza del Reichstag, a garantire al Parlamento un influsso decisivo negli affari dell'Impero e nella politica interna ed estera.
Quali conseguenze risultano dalla crisi per il Cancelliere ed i ministri prussiani si può vedere meglio oggi che al principio della crisi stessa. Sembra cosa sicura che molti dicasteri prussiani avranno nuovi ministri. Se il cambiamento non ha ancora avuto luogo, dipende certamente dal fatto che si è dovuto aspettare prima la soluzione della crisi del Cancelliere il quale è, oltre a ciò anche Presidente dei Ministri prussiano. Ma ora la crisi è risolta, perché il Cancelliere
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dell'Impero ha presentato le sue dimissioni e si dice che 1'Imperatore le abbia già accettate.
La persona del Cancelliere ha rappresentato nella crisi soltanto una parte secondaria. La maggioranza dei partiti aveva soprattutto 1'interesse che l'uomo messo alla testa dell'Impero facesse valere decisamente e risolutamente le intenzioni del Reichstag, specialmente nei riguardi del punto principale dell'azione del Reichstag, ossia della politica dei fini di guerra domandata dalla maggioranza. Ora, questo punto non può andar disgiunto dalla questione delle riforme interne. Si presentava quindi ai partiti della maggioranza la questione; se il Cancelliere avrebbe posseduto la fiducia della grande maggioranza del Reichstag in una misura che avrebbe permesso di affidargli l'esecuzione e la realizzazione dell'azione del Reichstag tanto riguardo alla politica interna quanto a quella esterna. Al principio della crisi, quando le cose si trovavano ancora sotto la prima impressione della situazione nuova, sembrò che la posizione del Cancelliere avesse subito una scossa tanto forte da non potersi rimettere più; più tardi invece, dopo le sedute del Consiglio della Corona sotto la presidenza dell'Imperatore e più specialmente dopo la promulgazione del decreto imperiale sul diritto elettorale, tutto fece credere, per un momento, che si fosse rinsaldata di nuovo. Il contegno di von Bethmann Hollweg, non chiaro e continuamente privo di iniziativa anche durante la crisi, accoppiato con una critica più acerba contro tutta la sua politica, critica ridestatasi improvvisamente e divenuta formidabile durante la crisi stessa, sembrano aver dato il tracollo e indotto i partiti a non vedere
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più in lui l'esecutore indicato della politica della maggioranza del Parlamento. Contemporaneamente si fece strada la persuasione che soltanto un uomo libero da qualsiasi tabe di politica guerriera avrebbe potuto toglier di mezzo quegli ostacoli psicologici che sarebbero sempre esistiti da parte dell'Intesa contro qualsiasi inizio delle trattative di pace, finché Bethmann Hollweg fosse rimasto in ufficio. In questo senso la frazione dei Liberali nazionali e quella del Centro hanno fatto sapere all'Imperatore e al Cancelliere stesso quale sarebbe stato il contegno che avrebbero tenuto. Anche il Partito Democratico Progressista e il Partito Socialista hanno adottato lo stesso punto di vista, e ciò non perché mossi da animosità alcuna, – come è invece il caso dei conservatori i quali, stimolati dalla loro inimicizia verso il Cancelliere hanno fatto fuoco e fiamma perché se ne andasse, – ma perché, semplicemente, eran persuasi della necessità e della opportunità del passo. II desiderio dei conservatori sarebbe quello di mettere nel seggio del Cancelliere un uomo politicamente forte, di una tempra bismarckiana. Ma oggi le circostanze sono tali che nessun Cancelliere potrebbe coprire il suo alto ufficio se, colla sua persona e coi fatti, non offrisse la garanzia di esser deciso a fare la politica voluta dalla maggioranza del Reichstag a preparare, cioè, la pace di accomodamento, e a conferire al Reichstag stesso il diritto di partecipare al Governo del Paese, e del Governo dividere le responsabilità. Presentemente non si sa nulla di certo riguardo al probabile successore di Bethmann Hollweg; nulla dei cambiamenti che il suo ritiro produrrà assai facilmente nei segretariati dell'Impero; nulla, infine, sulla questione di quali e quanti parlamentari
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saranno chiamati a coprire 1'ufficio di segretari di Stato. Quest'ultima questione dipende dalla soluzione dell'altra relativa all'introduzione dei sistemi parlamentari nel Governo dell'Impero la quale è ancora in pendenza.
La soluzione della crisi si avrà quando il Governo si sarà consolidato. Comunque, già fin d'ora, stando alla stregua degli avvenimenti, si possono già fissare alcuni fatti. L'assalto che il deputato Erzberger ha dato alle questioni dei fini di guerra e delle riforme interne, ha messo questi due campi in un rapporto tale che può essere di grandissimo significato per la conclusione della pace. Fatti positivi sono questi: che dietro l'onorevole Erzberger trovasi la stragrande maggioranza del popolo tedesco; che ogni nuovo Cancelliere dovrà mettersi sul terreno dalla dichiarazione sui fini di guerra fatta dalla maggioranza dei partiti nel Reichstag, approvata dallo stesso Imperatore; che la rapida introduzione del diritto elettorale eguale per tutti in Prussia toglierà di mano all'Intesa l'arma più proficua per la sua agitazione sobbillatrice a favore della guerra; che, infine, in virtù dell'opera dell'on. Erzberger, vien presentato al mondo netto e chiaro, il carattere della guerra; la quale, come è sempre stata sin dal suo inizio, è ancor oggi una pura guerra di difesa. Viene altresì conosciuto esattamente il vero desiderio del popolo germanico, che è quello di pervenire ad una pace in base all'accomodamento fra i vari belligeranti. La stampa dei partiti della maggioranza ha salutato il passo dell'on. Erzberger con grande soddisfazione. La mossa è stata qualificata come un gesto di straordinaria impor-
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tanza. Un giornale si congratulò col Partito del Centro per essersi uno delle sue file, "sottoposto ad un lavoro meritorio di depurazione, indispensabile per il bene del popolo tedesco". L'organo berlinese "Germania" dice che una pace d'intesa e di compromesso è sempre stata desiderata in modo speciale dai cattolici tedeschi, i quali sapevano di condividere così i desideri del Santo Padre il quale non ha mancato mai di indicare come unica via per metter fine al caos e agli orrori l'accomodamento fra i belligeranti. L'azione dell'on. Erzberger ha grandissima importanza anche per il fatto di aver tolto malto [sic] vinie [sic] dalle vele della social-democrazia internazionale, e aver ridotto alla borghesia l'iniziativa per collaborare praticamente all'opera della pace mondiale.
14. 7. 1917.
Aggiunta alla relazione. Si è avuta frattanto la decisione nella crisi del Cancelliere. Sua Maestà l'Imperatore ha accettato le dimissioni di Bethmann Hollweg. Quale suo successore è stato nominato l'attuale sottosegretario di Stato al Ministero delle Finanze prussiano e Commissario di Stato per i consumi, Dr. Michaelis. La scelta è felice perché il Dr. Michaelis è, per cosi dire, completamente incensurato in quanto alla politica di guerra, e gode oltre a ciò simpatie in tutti i partiti, da destra a sinistra. Egli è un uomo di Stato che, sia per il grande sapere, sia per l'acuto giudizio
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e la sua straordinaria forza d'azione, ha in sé le qualità capaci per risolvere i problemi di politica interna ed estera.
Si annuncia contemporaneamente il ritiro del segretario di Stato agli Affari Esteri, Dr. Zimmermann. Prende il suo posto il conte Brockdorf-Rantzau, che ha rappresentato sin qui con straordinaria abilità l'Impero tedesco quale ambasciatore a Copenhagen. Egli personifica le qualità della vecchia scuola diplomatica; non si è però rinchiuso in un àmbito stretto di opinioni; ha mostrato in molte occasioni di possedere il dono del giudizio chiaro, acuto e indipendente, e ha saputo mantenere eccellenti relazioni col Governo democratico di Danimarca.
Il Dr. Michaelis è il primo Cancelliere di condizione borghese nominato dalla fondazione dell'Impero.
1917-07-15
La dichiarazione della maggioranza del Reichstag sugli scopi di guerra e sulla pace.
Come il 4 agosto 1914, così ancora oggi, alla soglia del quarto anno di guerra, per il popolo tedesco valgono le parole della Corona: "Noi non siamo mossi da brama di conquista". La Germania ha afferrato le armi per difendere la sua libertà, la sua indipendenza e per mantenersi integro il suo possesso territoriale.
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Il Reichstag mira ad una pace basata sull'accomodamento e sulla riconciliazione duratura dei popoli. Inconciliabili son con una tale politica gli acquisti di territorio in base alla forza, e le violazioni aventi carattere politico, economico o finanziario.
Il Reichstag respinge ancora tutti quei piani che mirano ad uno sbarramento economico e all'inimicizia fra le genti anche dopo la guerra. La libertà dei mari deve essere assicurata. Soltanto la pace economica preparerà il terreno ad un'amichevole convivenza dei popoli.
Il Reichstag promuoverà con ogni energia la creazione di organizzazioni internazionali per la tutela del diritto internazionale.
Ma finché i Governi nemici persisteranno nel non voler accettare una tale pace, finché continueranno a minacciare la Germania e le sue Alleate colle violazioni e colle conquiste, il popolo tedesco rimarrà unito e saldo, persevererà incrollabile e combatterà finché il diritto suo e delle sue Alleate di vivere e di svilupparsi, non sarà assicurato. Nella sua concordia ed unione il popolo tedesco è invincibile.
Il Reichstag sa di essere, con questa dichiarazione, d'accordo cogli uomini che, combattendo eroicamente, proteggono la patria.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], Intorno alla crisi nel Governo dell'Impero Germanico, [Berlin] vom vor dem 20. Juli 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 7005, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/7005. Letzter Zugriff am: 24.04.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 10.03.2014.