Dokument-Nr. 7092

[Erzberger, Matthias]: L'affare della lettera del Principe Massimiliano del Baden ., 15. Oktober 1918

Quanto il nuovo Governo tedesco parlamentare – composto dal punto di vista dell'omogeneità politico-pacifica di tutti i suoi membri – abbia a cuore di praticare una politica diritta ed onesta e di non far sorgere dubbio alcuno su questa sua dirittura all'interno e all'estero, ce lo mostra la serietà colla quale vien trattato l'affare della lettera del principe Massimiliano nell'ambito del Governo e dei partiti della maggioranza. Come è noto, nel gennaio di quest'anno, il principe Massimiliano del Baden inviò al principe Alessandro di Hohenlohe, d'opinioni ultra-pacifiste e che vive nella Svizzera, una lettera che potè essere trafugata da un agente dell'Intesa e che dopo il discorso del nuovo Cancelliere fu dalla Reuter comunicata l'8 ottobre alla stampa non tedesca. Il principe Alessandro di Hohenlohe si era congratulato col principe Massimiliano per il suo discorso tenuto a Karlsruhe. Questi respinse in una sua risposta le congratulazioni, e fece un taglio netto fra le sue proprie idee e il pacifismo di Hohenlohe. Nella sua lettera il principe Massimiliano esprimeva sul parlamentarizzamento, nonché sui fini di guerra e la "Risoluzione" di pace, idee che si trovano in un contrasto incontestabile con quelle manifestate adesso. Da ciò si potrebbe arguire che il principe Massimiliano non prenda completamente sul serio il suo programma del 5 ottobre. Ma una tale deduzione sarebbe del tutto sbagliata. Non depone contro la persona del principe Massimiliano la circostanza
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che egli, alla lettera del principe Hohenlohe (il quale, nelle sue numerose manifestazioni pubbliche nella stampa svizzera, si era rivelato un uomo molto vicino alle idee dell'Intesa) abbia risposto egualmente con una lettera privata, tanto più critica inquantoché egli voleva pone con essa in contrasto l'inteso filopacifismo di Hohenlohe con i suoi propri concetti. Comunque, è un fatto che il principe Massimiliano, in tutti i casi nei quali si è espresso pubblicamente riguardo alle questioni della politica di guerra e di pace, si è sempre rivelato partigiano di una pace d'accomodamento basata sul diritto, nonché per una connessione stretta fra popolo e Governo. Se egli ha operato in sé dei mutamenti, questi vengono a trovarsi continuamente nella linea di una crescente chiarificazione interna a favore della pace d'accomodamento e del parlamentarizzamento. Ed è ciò che più importa. Ce lo dimostra del resto il documento del 5 ottobre: il discorso programmatico del Principe. Che le sue dichiarazioni sono oneste è sincere; che il suo discorso programmatico del 5 ottobre. rappresenta la confessione personale e politica del nuovo Cancelliere dell'Impero, nessun dubbio esiste. Il nuovo Governo ne è persuaso; oltre a ciò il controllo esercitato nel Governo dai nuovi Segretari di Stato, garantisce l'incondizionata ed assoluta realizzazione del programma governativo.
Sebbene la lettera del principe Massimiliano non abbia prodotto sensazione all'estero – la sua pubblicazione è semplicemente una manovra dei guerrafondai che
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vogliono attraversare l'azione pacifica del principe Massimiliano e scuotere la sua reputazione e l'opera sua tanto nel popolo tedesco che all'estero – i partiti della maggioranza, decisi a non voler che sorga il benché menomo dubbio sull'onestà e volontà di pace della Germania, hanno deliberato in proposito. Il principe Massimiliano chiamò presso di sé, il 13 ottobre, i capi dei partiti della maggioranza ed espose ad essi particolareggiatamente la storia della lettera, e lo sviluppo delle sue opinioni politiche. Alla maggior parte dei parlamentari hanno bastato [sic] le sue dichiarazioni; e sono animati dal desiderio d'evitare una nuova crisi. I capi della frazione socialista hanno riconosciuto ugualmente gli svantaggi di un mutamento del Cancelliere, ma vogliono far dipendere il loro atteggiamento definitivo da una deliberazione della frazione socialista e dalle dichiarazioni del Cancelliere. Il principe si è senz'altro dichiarato pronto a dimettersi qualora un grande partito della maggioranza, quale è quello socialista, vi insista.
Ma considerato che la stampa estera non annette troppa importanza alla lettera dati i negoziati di pace, nei circoli politici – anche in quelli socialisti – domina la opinione che la questione possa essere risolta anche senza crisi di cancellierato. Sebbene all'ora presente non si conosca quale atteggiamento deciderà la frazione socialista, si può, tuttavia, dir quasi con sicurezza che il Cancelliere rimarrà in carica.
Ecco le dichiarazioni fatte dal Cancelliere ai capi dei partiti della maggioranza, relativamente alla sua politica:
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1. Verso la fine del gennaio 1917 aver egli difeso il concetto di appoggiare la nota di pace di allora del presidente Wilson con una dichiarazione pubblica tedesca sui fini di guerra anche dopo la nota di rifiuto dell'Intesa.
2. Aver egli fatto il 15 luglio 1917 una proposta in quanto alla forma colla quale l'allora Cancelliere avrebbe dovuto riconoscere la mozione di pace del Reichstag. Il Cancelliere citò il seguente passo della sua proposta
"La guerra della Germania è stata sempre, per me, fin dal primo giorno, una guerra per la libertà. Chi combatte per il suo diritto e per la sua libertà deve rispettare il diritto e la libertà degli altri popoli; altrimenti la sua propria causa non può essere santa. Per questa ragione tutti i piani che miravano a dare alla Germania una posizione egemonica, senza curarsi del diritto e della libertà delle altre nazioni, furono riconosciuti quale una falsificazione dei motivi che avevano indotto il popolo tedesco a sorgere in piedi, unito come un sol uomo, ed a snudare la spada. Le mie convinzioni domandano che io mi ponga sul terreno della loro mozione (intendasi: Risoluzione – o mozione – di pace del Reichstag). Ma io non posso nascondere a Lor signori che deploro si sia scelto questo momento inopportuno per gridare di nuovo al mondo la parola "Accomodamento".
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3. Avere nel febbraio 1918 propugnato un'univoca dichiarazione sul Belgio, ed una retta concretazione del trattato di pace di Brest-Litowsk nel senso del diritto.
4. Aver ripetuto le richieste che sopra quando la Germania toccava l'apogeo dei suoi successi militari.
Il Cancelliere disse inoltre corrispondere questi suoi passi ad un concetto fondamentale unitario. Non aver egli mai creduto altrimenti che ad una vittoria del diritto in questa guerra. Gli interessi nazionali e i sentimenti umanitari domandavano che il pensiero del diritto fosse scritto sulle bandiere tedesche. Aver egli sempre, per queste ragioni, combattuto i fini di guerra pangermanistici, perché idonei a rinforzare la resistenza avversaria. Esser egli egualmente avversario del programma senza programma, partentesi dal punto di vista di non aggravare il lavoro dei plenipotenziari tedeschi, col fissar prematuramente certi postulati. Aver ritenuto, inoltre, inopportuna l'offerta dì pace in quanto che essa si rivolgeva ai Governi, sordi a qualsiasi pace di diritto; ad una pace che si possa conciliare coll'onore e la sicurezza di tutti i popoli.
Chiarezza indubbia sui fini di pace tedeschi dinanzi al mondo: ecco qual è il programma che egli difende. Egli è d'opinione che la chiarezza stabilita in tempo utile, specialmente sul Belgio, possa aprire più rapidamente alla Germania la via della pace e di diritto che non tutti i tentativi di avvicinamento al nemico.
Passò a parlare quindi del suo atteggiamento relativamente alla politica interna e si richiamò ai suoi
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passi chiari e decisi.
Nel giugno del 1917 propugnò l'introduzione del diritto elettorale generale, segreto, uguale e diretto in tutta la Prussia.
Nel luglio 1917 si dichiarò per un Governo che corrispondesse alla volontà della grande maggioranza del popolo.
E' vero che, allora, non credeva che un parlamentarizzamento radicale fosse tanto necessario come si è rivelato oggi. Essere egli un avversario dichiarato della Commissione dei Sette, controllatrice dei singoli passi e delle singoli azioni del Governo; poiché crede che appunto nel campo della grande democrazia vi sia spazio per i pensieri dei capi e per la fiducia in essi nella direzione.
Una Commissione, incaricata di controllare i singoli passi dell'autorità esecutiva, gli sembra costituire un rapporto di sfiducia fra Parlamento e Governo.
Il programma democratico che oggi egli difende, non si era prospettato, naturalmente, ai suoi occhi, nella forma di oggi al principio della guerra. Ma le sue opinioni si sono sviluppate durante il conflitto sempre in linea retta, e le opinioni che egli oggi propugna non sono che un passo logico del naturale sviluppo.
Ancor oggi, però, egli non ammette l'inaugurazione pura e semplice, senza critica, delle istituzioni occidentali. Crede che l'evoluzione tedesca si debba compiere secondo le leggi interne proprie della Germania. E'noto che lo sviluppo di questi giorni ha proceduto e procede tutt'ora con passi irrevocabili nell'ambito della vita costituzio-
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nale e dell'amministrazione.
Queste linee fondamentali dei suoi intendimenti politici non rimangono cancellate nemmeno dalle dichiarazioni divergenti nella lettera privata al principe Hohenlohe. Quella lettera era una risposta ad una lettera del principe Hohenlohe, nella quale, e in un articolo di giornale, veniva menzionato dal principe Hohenlohe come il suo confermatore di giuramento. La risposta si proponeva di tirare una linea netta su questo punto. Non era il fine, ma il metodo che separava i due principi.
Sin qui le dichiarazioni del Cancelliere sul suo sviluppo politico dinanzi ai capi dei partiti. Del resto il Cancelliere parlerà il 16 ottobre al Reichstag sul nuovo ordinamento in Germania, sul parlamentarizzamento e il democratizzamento; discorso che costituirà una sua ulteriore professione di fede dinanzi al nuovo sistema.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], L'affare della lettera del Principe Massimiliano del Baden . vom 15. Oktober 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 7092, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/7092. Letzter Zugriff am: 25.04.2024.
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