Dokument-Nr. 7183

[Erzberger, Matthias]: La nota di Wilson del 23 ottobre e i giudizi della pubblica opinione tedesca, 25. Oktober 1918

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La nota del presidente degli Stati Uniti del 23 ottobre, nella quale questi si dichiarava pronto a discutere insieme ai Governi delle Potenze sue associate la questione dell'armistizio, è stata accolta in Germania dalla stampa dei partiti della maggioranza come un passo formale in avanti verso la pace, ma con riservatezza; mentre la stampa dell'opposizione (quella pangermanista) rigetta la nota con indignazione e domanda che il Governo chiami il popolo alla lotta estrema. Riporteremo qui appresso, anzitutto, alcuni commenti della stampa della maggioranza.
Il "Berliner Tageblatt" (democratico) si dilunga più che altro a parlare di quella parte della nota di Wilson che tratta delle premesse relative agli emendamenti e mutamenti della Costituzione. Wilson – dice – non pensa soltanto ad un cambiamento dei paragrafi. A lui non importa nulla di garanzie per l'avvenire, ma vuol trattare della "parte che gli attuali capi militari e l'Imperatore hanno avuto alla guerra presente". La tattica di Wilson, una tattica della violenza, accresce enormemente le difficoltà della situazione. Queste difficoltà continuerebbero ad esistere anche se la Germania rispondesse a Wilson raccogliendo tutte le sue forze e continuando la guerra. Ma la questione principale alla quale il popolo tedesco è chiamato a decidere, non è questa. Se essa dovesse essere risolta in modo da salvare contemporaneamente l'avvenire della nazione e la sua dignità, ciò potrebbe avvenir soltanto con una libera decisione delle autorità a ciò chiamate. Se Wilson spera di provocare inquietudine e disordine nel popolo tedesco, si
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inganna a partito. La democrazia è il vero sistema dell'ordine, ma essa deve dimostrare di non aver che fare con nessuna sorta di bolschewismo. Ogni singolo individuo deve lasciarsi guidare dalla riflessione seria e coscienziosa oggi indispensabile tanto nella personalità più eminente come nell'uomo più semplice.
La "Vossische Zeitung" (liberale) scorge nella nota di Wilson non soltanto un progresso nelle trattative diplomatiche, ma anche un progresso nei negoziati. La prima necessità è che anche il comando militare dell'armata dell'Intesa renda note le sue condizioni d'armistizio. È inutile esporsi a disinganni: queste condizioni non saranno facili. L'avversario è cosciente della fortuna delle sue armi e ne terrà conto, precisamente come ne avrebbe tenuto conto il comando tedesco se la fortuna delle armi gli avesse arriso. Fino a prova contraria bisogna ritenere come cosa naturale che sia rispettato l'onore delle armi tedesche. Il comando dell'Intesa deve ben sentire tutta la grande tragicità che per un grande popolo valoroso consiste nel non veder mutate in successi politici tutte le sue gesta gloriose compiute sui campi di battaglia. Il giornale spera che le condizioni d'armistizio sieno tali da poter essere accettate dalla Germania. Ma anche l'arrendevolezza del Governo tedesco ha i suoi limiti. Anche per un Governo democratico, anzi appunto per un Governo democratico, vi è un massimo d'arrendevolezza, il quale nel nostro caso è già stato raggiunto, e che, spinto al di là delle necessità militari, provocherebbe negli stessi nemici derisione e disprezzo su di noi. Un tal Governo non potrebbe agire altrimenti che rimettendo l'ultima decisione nelle mani del popolo. Ora, per una tale decisione popolare sull'ul-
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tima lotta disperata, non può rimanere senza significato la circostanza che le armate tedesche in occidente, possono, ad onta dei loro ripiegamenti, mantenere l'ordine e la forza combattiva, coscienti della verità che la difesa della patria e della loro stessa esistenza sta nella loro fortunosa resistenza. L'armata tedesca può esigere che la decisione sulle condizioni d'armistizio avvenga senza ulteriore dilazione da parte dell'Intesa. La Germania ha già fatto concessioni nella guerra subacquea; condizioni che, a lungo andare, peggiorerebbero la sua situazione. Del resto, a lungo andare, non sarebbe rendere un omaggio alla giustizia se i sommergibili tedeschi dovessero risparmiare i cittadini di nazionalità nemiche nello stesso tempo che gli abitanti di città aperte nella Germania occidentale e sudoccidentale cadono vittime delle incursioni aviatorie nemiche. Wilson dovrebbe avere un cuore anche per gli strazi delle donne e dei bambini tedeschi uccisi ogni giorno in Germania dalle bombe degli aviatori nemici. Il macello al fronte non dovrebbe durare nemmeno un giorno oltre l'indispensabile. Il mettervi fine è nelle possibilità dell'Intesa più che non lo sia per la Germania. Passando alla seconda parte politica, della nota wilsoniana sembra al giornale che il Governo tedesco non possa esimersi dal rispondere, sia che lo faccia per mezzo di una nuova nota a Wilson, sia mediante una dichiarazione al Reichstag da parte del Cancelliere. Sia comunque, questa risposta deve esser data presto. Le dichiarazioni di Wilson si riferiscono agli articoli 63 e 64 della Costituzione dell'Impero, i quali giustificano il diritto del Comando dell'Imperatore quale autorità militare suprema. Il giornale è d'opinione che anche l'organismo militare dovrà adattarsi al nuovo ordinamento delle cose,
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che può avvenire fondando un ministero della guerra per tutto l'Impero, al quale, secondo la Costituzione, dovrebbe sottostare anche il Capo dello Stato maggiore. Il giornale muove al Governo il rimprovero di aver lavorato troppo lentamente su questo punto di capitale importanza. Infatti l'attuale stato di cose a questo riguardo – un Comando cioè, non responsabile davanti alla rappresentanza popolare – non solo non corrisponde al nuovo sistema ma anche a tempo dei Governi passati formò sempre la pietra dello scandalo. Il giornale è d'opinione che questa riforma avrebbe dovuto già essere introdotta da lungo tempo.
La "Frankfurter Zeitung", commentando la differenza fra le premesse per negoziati di pace e le premesse per la richiesta di resa incondizionata – differenza che Wilson fa alla fine della sua nota, – dice che queste parole non hanno una scusa che si presti ad una sola interpretazione; ma se un senso hanno, esso non può essere che questo: che le condizioni d'armistizio accennate nella prima parte della nota stessa – le quali, in vero dire, poco si discostano da un assoggettamento – verrebbero poste solo nel caso che l'Intesa dovesse trattare coi dominatori militari e coll'autocrazia monarchica. Che la Germania si ritrovi a dover parlare oggi di queste cose col presidente Wilson, è la trista conseguenza d'una politica compassionevole e d'un miserabile sistema. Sarebbe inutile, e, oltre a ciò, non acconcio, perdersi in tentativi per spiegare al presidente che il Re di Prussia non ha più, in verità, la potenza che gli viene ascritta e che effettivamente la pace verrebbe conclusa non con un'autocrazia monarchica ma coi rappresentanti del popolo germanico. Le parole di Wilson
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si riferiscono in modo esplicito alla posizione dell'Imperatore. Questo è il nocciolo della quistione il continuo mettersi avanti dell'Imperatore, specialmente nei suoi discorsi, ha fatto credere, purtroppo, all'estero nemico, che l'Imperatore sia il rappresentante d'una politica oltranzista e del pugno di ferro. L'alternativa – dice il giornale – che oggi Wilson ci pone, è la conseguenza di questa persuasione. Non è privo, dunque, di logica storica, se quello che Wilson annunzia si riferisce in primo luogo all'Imperatore. Se, ora, si tratta veramente del dilemma che la Germania abbia a capitolare o mettersi in circostanze da poter negoziare con essa una pace, la decisione su questa alternativa risiede anzitutto nelle mani dello stesso Imperatore. Dalla sua decisione dipenderà moltissimo l'avvenire della Germania e sopratutto lo sviluppo della questione della pace. Questa decisione potrebbe far dimenticare molte cose che sono state dette e fatte in questi ultimi decenni. Il giornale conclude esprimendo la speranza che l'Imperatore decida presto e decida saggiamente.
Anche il "Vorwärts" (socialista) presenta questo punto come il fulcro del massimo interesse. Per il socialismo il punto di vista su tale quistione non potrebbe essere più chiaro. Esso ha sempre scorto nella passata sproporzione dei poteri nell'Impero tedesco un pericolo per il popolo germanico e fatto sempre pressione perché ciò cambiasse. I fatti gli hanno dato ancor più ragione di quello che esso avrebbe potuto immaginare nei suoi timori. Oggi è tempo di trarre, senza rispetti umani, qualsiasi conseguenza da questo insegnamento; quelle conseguenze, cioè, domandate dalla precaria situazione del popolo tedesco. In quanto a Wilson sbaglia grossolanamente opinando che gli ex-potentati della Germania possano tornare a rappresentare una parte
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decisiva. Questo è assolutamente escluso, perché si sono compromessi troppo. In futuro non vi sarà altra potenza in Germania all'infuori del popolo tedesco, il quale eserciterà il suo potere politico per mezzo della rappresentanza popolare e per mezzo del Governo sorretto dalla fiducia di quella. Ciò che sarà necessario di fare per arrivare a questo deve esser fatto, e specialmente l'armata colle sue autorità deve essere talmente ancorata nella compagine democratica da non sorgere il benché menomo dubbio sul suo compito, cioè quello che essa sia solo un membro a servizio della intiera compagine. Il "Vorwärts" non si nasconde il pericolo "che al tavolino dei negoziati il programma di Wilson cada come una maschera inanimata ed appaia la nuda bramosia di potenza del vincitore". Soltanto la fredda considerazione delle possibilità se il pericolo può essere diminuito o accresciuto con un ulteriore resistenza, potrà determinare la decisione della democrazia sociale. Ma l'Intesa che domanda il disarmo del popolo tedesco, dovrà ben tenere presente che un grande popolò non si può lasciare inerme a lungo andare. Nessuno potrà togliere ai Tedeschi i cervelli ed i muscoli, e il resto vien da sé per qualsiasi popolo che venga spinto alla disperazione. Alla conferenza di pace si vedrà se la guerra è soltanto dilazionata o se davvero essa sarà esclusa come si dice di volere.
La "Germania" (centro) è d'opinione che nella dichiarazione di Wilson, d'esser pronto ad inoltrare l'offerta d'armistizio tedesca all'Intesa, si debba scorgere il primo successo tangibile del passo diplomatico tedesco. È vero che, per ora, non si tratta che di forma; e soltanto l'avvenire ci mostrerà se questa forma ha anche un contenuto materiale che possa soddisfare la Germania. Passando alle
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dichiarazioni di Wilson sulla potenza del Re di Prussia la "Germania" osserva di non legger proprio nelle parole di Wilson la pretesa che l'Imperatore – e tanto meno la Dinastia degli Hohenzollern – debba essere sbalzato dal trono. Il giornale opina che Wilson dovrebbe contentarsi – e si contenterà – che la Germania metta in pratica con metodo il democratizzamento il quale era già nelle intenzioni tedesche. È per questo che Wilson trova oggi nella Germania uno Stato democratico non ancora completato. Noi ci spieghiamo il suo dubbio, ma Wilson riconoscerà ben presto che questo suo dubbio non è giustificato. In generale la "Germania" è d'opinione che la nuova nota di Wilson si muova, in principio, sulla linea dell'arrendevolezza.
La "Berliner Börsenzeitung" (liberale nazionale di sinistra) ritiene l'ultima nota di Wilson, moderata nel tono e chiara nel suo contenuto. Le sue pretese relative all'armistizio non vogliono dire altro che la Germania deve dichiararsi già sin d'ora d'accordo colle condizioni d'armistizio che ancora non conosce. Ci si deve attendere che Wilson si sforzi di risolvere rapidamente le trattative con i suoi associati, e questo per evitare un ulteriore spargimento di sangue nell'interesse di tutte le belligeranti. Quando saranno giunte le condizioni d'armistizio il Governo tedesco, uditi i comandanti dell'esercito, si deciderà di accettarle o di rigettarle. Il giornale rileva in modo speciale che Wilson, dinanzi alla Germania – contrariamente all'atteggiamento da lui assunto nella sua ultima nota dinanzi all'Austria-Ungheria – rimane fedele come per lo passato al suo programma delle 14 pregiudiziali. La Germania ha espresso nella sua nota di porsi sul terreno
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dei postulati di Wilson, a condizione che Wilson riesca ad ottenere lo stesso presso i suoi associati. Dopo la sua ultima risposta la Germania è in diritto di attendersi che Wilson abbia mutamente riconosciuto questa richiesta tedesca. In quanto alle esigenze di Wilson relative allo sviluppo della politica interna in Germania, il giornale scrive, che Wilson vuole soltanto sia tolto all'Imperatore il supremo comando assoluto. Wilson è intelligente abbastanza per non porre esplicitamente una tale condizione, perché se ciò facesse, si immischierebbe arbitrariamente nei diritti dell'auto-decisione statale. Egli si attiene a quello che esiste ed è appunto questo che, dato lo Statuto ancora in vigore in Germania, gli dà motivo di dubitare. Egli dice che alle circostanze attuali il popolo non possiede il mezzo di subordinare le autorità militari alla volontà del popolo. Secondo la lettera egli avrebbe ragione, ma non ha ragione di fatto, perché le cose in Germania sono ormai a tal punto che per adattare le autorità militari al nuovo regime è soltanto questione di forma. Ciò potrebbe avvenire creando un Ministero della Guerra per l'Impero nel quale il Ministro della Guerra non fosse che un supplente del Cancelliere. Che Wilson domandi garanzie perché le attuali riforme siano di durata, può, dal suo punto di vista, aver ragione. Se però egli tentasse di intendere lo spirito delle riforme e se non avesse seguito la vita politica interna tedesca soltanto negli ultimi 4 anni, saprebbe che la stragrande maggioranza del popolo tedesco intende di operare sul serio la trasformazione del vecchio impero tedesco in uno stato moderno a regime parlamentare.
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La "Kölnische Zeitung" (liberale nazionale di destra) scrive: Tutto dipenderà da questo: se i consiglieri militari dell'Intesa vorranno far delle condizioni per un armistizio una questione di capitolazione come in Bulgaria, e se prenderanno simili misure d'occupazione come hanno domandato dai Bulgari, o se saranno accessibili al pensiero che l'evacuazione dei territori occupati costituisce già di per se stessa una garanzia sufficiente. Dalla moderazione delle pretese dipenderà se saranno possibili o no ulteriori trattative.
La stampa conservatrice e pangermanista rigetta sdegnosa, come abbiam detto, la nota di Wilson. "La Kreuzzeitung" (conservatrice) scrive esservi soltanto una risposta: quella della lotta fino all'estremo. Il giornale si attende che il Governo si prenda, naturalmente, in mano la direzione e riconduca l'entusiasmo tra le file del popolo. Soltanto se Wilson e l'Intesa vedranno che la Germania fa sul serio e che è pronta alla lotta fino all'ultimo uomo, l'avvenire della patria dell'Imperatore e del Re saranno salvi. La "Deutsche Tageszeitung" intitola un articolo di fondo così: "Prima avvilirci, poi annientarci." e dice che l'intenzione di Wilson è quella di procedere colla Germania in base al detto francese: "Avilir, puis démolir". L'avvilimento, in ogni caso, ha per conseguenza l'annientamento del morale. Dinanzi a questo fatto, il Governo tedesco deve affrettarsi a mettere le cose in chiaro e indurre Wilson a nominare le sue condizioni. Insistere durevolmente nella condizione dell'implorante umiliato non solo è indegno ma inopportuno anche militarmente, politicamente
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e moralmente.
Più precisa è la "Tägliche Rundschau". Essa consiglia di "interrompere questo infruttuoso scambio di note". "Noi dobbiamo, – essa scrive –, armarci per l'ultima lotta per la nostra vita e il nostro onore. Il Governo dovrebbe sapere finalmente quale è la sua responsabilità se non vuole che lo sdegno e il disprezzo di un popolo intiero si scateni contro di lui. Quello che Wilson vuole ed ha sempre voluto, quello che esprime con parole oscure, ora con parole velate, or con meno or con più grande sincerità, e che alfine ha spiattellato chiaramente, è una pace basata sulla violenza; una pace delle più indegne che non solo danneggerebbe, punirebbe, impoverirebbe la Germania, ma che vuole umiliarla e abbandonarla al disprezzo del mondo".
Anche il "Berliner Lokalanzeiger" non ha dubbio alcuno "su quel che s'impone oggi all'onore del popolo tedesco".
Riassumendo: mentre l'opposizione reazionaria dei conservatori e pangermanisti assume un atteggiamento intransigente, la stampa dei partiti della maggioranza evita di chiedere che sia spezzato il filo dipanato sin qui.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], La nota di Wilson del 23 ottobre e i giudizi della pubblica opinione tedesca vom 25. Oktober 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 7183, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/7183. Letzter Zugriff am: 19.04.2024.
Online seit 02.03.2011.