Dokument-Nr. 7189

Erzberger, Matthias: Il discorso pronunziato dal Cancelliere il 24 Gennaio e la sua accoglienza nella stampa politica tedesca, vor dem 07. Februar 1918

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Prima di riferire i commenti più importanti al discorso del Cancelliere dell'Impero è opportuno un cenno sulla chiusa della grande discussione politica nella Commissione principale del Reichstag.
In nome della Frazione tedesca, politicamente affine al partito conservatore, parla il deputato von Gamp. Il quale è d'avviso che in Brest-Litowsk sarebbe stato bene rifiutarsi a discutere sul diritto dei popoli a disporre di se stessi. Il Governo russo non avrebbe, secondo il deputato von Gamp, ombra di buona volontà, sicché bisognerebbe metterlo con le spalle al muro. La soluzione della questione polacca sulla base della indipendenza della Polonia non è felice. La volontà del popolo tedesco di rimanere in buoni rapporti con l'Austria-Ungheria è illustrata, come meglio non si potrebbe, dagli sforzi che la Germania compie per soccorrerla nelle sue strettezze economiche. È rincrescevole che il Cancelliere non si sia manifestato sulla questione fiamminga. Pure per i Fiamminghi deve valere il diritto dei popoli di disporre di se stessi. Per quel che concerne la proposta di Wilson della libertà dei mari é da sperarsi che essa comprenda pure l'internazionalizzazione del Canale di Suez. Dovrebbe rivolgersi all'Inghilterra la domanda se sia disposta a restituire l'Egitto, l'Arabia e le province occupate della Francia. Non è possibile al popolo tedesco di concludere la pace accettando senz'altro le condizioni di Wilson.
Il socialista radicale Ledebour dice che nessuno compromette la propria dignità se si dichiara pronto a trattare la pace anche se il nemico se ne venga fuori con condizioni
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affatto inaccettabili. Egli esprime la speranza che negoziati vengano intavolati. I socialisti indipendenti vogliono una pace generale su base democratica. Sino a tanto che i Bolschevichi vogliono il medesimo essi sono d'accordo con loro. I Bolschevichi però hanno pure il diritto di concludere una pace separata. Riconoscendo l'indipendenza della Finlandia la Germania ha agito correttamente. La creazione del Regno di Polonia è stata un errore madornale; si sarebbe dovuto lasciare ai Polacchi ogni decisione. Ma omai è troppo tardi per tornare indietro.
Il deputato del Centro Erzberger mette in luce le benemerenze della presente maggioranza parlamentare, che non ha patito mutamenti nella sua composizione. Il Cancelliere ha perseguito logicamente la sua politica di conciliazione. Passando all'atteggiamento del partito socialista verso lo sciopero, il deputato Erzberger dichiara che gli operai aderenti al movimento cristiano-nazionale riconoscono anch'oggi fermamente le necessità della patria, desiderano però piena equiparazione civile e piena libertà. L'avviso di Bismarck nella questione della limitazione delle competenze dell'autorità militare e politica è stato in Brest-Litowsk praticamente riconfermato e così dev'essere anche in avvenire. La partecipazione del Reichstag alle trattative di pace è legittimata dalla costituzione dell'Impero. Quanto agli scopi di guerra in oriente la grande maggioranza del Reichstag è dell'avviso del Cancelliere e del Segretario di Stato per gli Esteri. Si deve concludere una pace senza conquiste e concedere ai popoli lungo la frontiera orientale il diritto di disporre di se stessi. Agire così significa agire secondo lo spirito di Bismarck. Annettersi ancora qualche
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cosa della Polonia sarebbe preparare nuove complicazioni. Risolvere il problema polacco in modo da soddisfare tutti, non è possibile, si deve però rassegnarsi, tutt'al più a commettere gli errori più piccoli. Ai Polacchi va concessa piena eguaglianza. I Consigli nazionali dei territori occupati, quali esistevano, dovevano essere riconosciuti. La pretesa russa di un referendum non è, nelle presenti circostanze, attuabile e quindi da respingersi. Una rappresentanza popolare, che tragga origine da elezioni generali, deve però confermare più tardi le deliberazioni del Governo presuntivo. Il Consiglio nazionale lituano è sorto legalmente. Pure il Governo polacco è stato riconosciuto. Occorre prendere le mosse dalle condizioni esistenti. In questo riguardo il Reichstag deve appoggiare i plenipotenziari tedeschi. Il Cancelliere ha fatto bene a rispondere più diffusamente a Wilson che a Lloyd George. Il deputato Erzberger dice che il discorso del Cancelliere segna l'inizio di una discussione fra i capi di Governo. Il discorso del conte Czernin non è in contraddizione con quello del Cancelliere, ma ne è anzi la continuazione. Secondo il deputato Erzberger sarebbe opportuno che sopra il Belgio si dicesse una buona volta alcunché di positivo e non solo di negativo. Egli spera che il discorso del Cancelliere abbia presto pieno successo, sicché nel mondo ritorni la pace. Concludendo il deputato Erzberger biasima il linguaggio dei giornali pangermanisti contro l'Austria-Ungheria che ha fatto in guerra il suo dovere e che è stretta alla Germania con un vincolo di alleanza fondata sulla reciprocità. Se gli sforzi degli uomini di Stato tedeschi ed austriaci non conducessero ad una pace di accomodamento, la colpa andrebbe di nuovo attribuita al-
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la Intesa.
L'accoglienza del discorso del Cancelliere nella stampa è quella che si poteva attendere. Negli organi di destra s'incontra una critica più o meno aspra o un freddo riserbo: invece negli organi della maggioranza del Reichstag si manifesta consenso, sebbene qua e là non manchino appunti.
La stampa pangermanista, per accennare innanzi tutto a questa, rimprovera al conte Hertling di essersi abbassato a rispondere alle domande del Presidente Wilson. Il maggior organo conservatore, la "Kreuzzeitung", scrive, per esempio, che il Cancelliere si è occupato del messaggio di Wilson con una larghezza eccessiva in considerazione di tutto il contegno di Wilson nei rispetti della guerra ed anche del contenuto stesso del messaggio. Sino a tanto che gli uomini di Stato dell'Intesa parlano in tono di giudici, non v'è alcun motivo di occuparsi con i particolari del loro programma di pace, nondimeno la "Kreuzzeitung" ammette che il Cancelliere si è dimostrato un ottimo tattico. Ma questa abilità tattica, nel riguardo politico, è apprezzabile solo se dietro di essa si celi la ferma decisione di ricorrere, al momento opportuno, agli argomenti politici più convincenti. Purtroppo il Cancelliere non ha detto nessuna parola sugli scopi tedeschi in oriente e sulla politica della Germania verso l'occidente non si è manifestato che vagamente. Il giornale si compiace, tuttavia, che la Germania, secondo la dichiarazione del Cancelliere, non è più in nessun modo vincolata alle proposte generali di pace presentate dalla delegazione russa alla Germania. La "Kreuzzeitung" suppone che la direzione politica, prima di determinarsi definitivamente sulla soluzione da dare a questo problema degli scopi
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in occidente, voglia attendere lo svolgimento futuro della situazione militare. Il giornale non è contento delle parole del Cancelliere che un'annessione violenta dei tenitori della Francia occupati dalle truppe tedesche non rientra nel programma politico ufficiale della Germania: la "Kreuzzeitung" desidera il bacino minerale di Longwy-Briey. Essa però è soddisfatta che il Cancelliere consideri la questione dei territori occupati della Francia come una questione da comporsi esclusivamente tra la Francia e la Germania. Con ciò viene proclamato il principio che si debba trattare non fra coalizione e coalizione, ma fra Potenza e Potenza.
Pure la "Deutsche Tageszeitung" (conservatrice agraria) manifesta i suoi timori per la risposta "fin troppo mite" del Cancelliere al messaggio di Wilson. Il giornale spera che l'affermazione del Cancelliere toccare adesso all'Intesa a far nuove proposte implichi la rinunzia assoluta ad altri tentativi di pace da parte dalla Germania e che la favorevole situazione militare dell'Impero venga presa a norma di condotta nel caso d'una offerta di pace dell'Intesa. In un secondo articolo la "Deutsche Tageszeitung" insiste ancora sull'inopportunità della diffusa risposta data dal Cancelliere al messaggio di Wilson. Occupandosi del punto concernente la libertà dei mari il Cancelliere si è dimenticato di citare il Canale di Suez, e, inoltre, di ricordare a Wilson il Canale di Panama e le Isole Hawai. Del rimanente la "Deutsche Tageszeitung" considera la libertà dei mari nient'altro che una questione di forza. Come il Cancelliere, che ha dichiarata la violenta annessione del Belgio non essere stata mai un punto del programma politico della Germania, così la "Deutsche Tageszeitung" dice di ritenere che una incorpora-
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zione dell'ex-Stato belga, come tale, nell'Impero germanico non è necessaria. Rimane però ancor sempre fuori dubbio che in futuro il Belgio sarà per essere o sotto l'efficacia prevalente degli Anglo-Sassoni o sotto quella dell'Impero germanico. Una terza ipotesi non è concepibile. Una indipendenza della Fiandra senza una predominanza dell'Impero nel Belgio e senza la sua protezione delle coste e dei confini non sarebbe che una vuota apparenza. Il giornale loda la forma esplicita con la quale il Cancelliere ha dichiarato che l'integrità della Turchia è un interesse vitale pure dell'Impero germanico. Intorno alle parole del Cancelliere che una pace generale non è possibile sino a tanto che non venga garantita l'integrità dell'Impero germanico, la sua sicurezza ecc., il giornale nota che per raggiungere questo scopo è necessaria assolutamente la vittoria. Ma, anche vincendo, tale scopo si potrà raggiungere solo se si sfrutterà la vittoria.
La "Tägliche Rundschau" (pangermanistica) scrive con rara moderazione: "Nulla di nuovo in quanto il Cancelliere ha detto. Però egli espose in forma ponderata con molta prudenza ed evitando saggiamente tutti gli scogli gli scopi di guerra dell'Impero germanico in modo da rendere possibile una generale approvazione del Reichstag e da mostrare all'Intesa chiaramente disegnati i limiti della accondiscendenza tedesca, pur lasciando aperta la via ad ogni possibilità di accordo leale." E più sotto: "Se le Potenze dell'Intesa fossero disposte alla pace, le dichiarazioni del conte von Hertling potrebbero ben costituire la base di trattative intavolabili da esse senza sacrifici. Ma noi crediamo che l'eco sarà stonata e contraria. Ad ogni modo
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il conte von Hertling ha ridato l'abbrivo al colloquio sulla pace e in modo che sussiste la possibilità di un'intesa, e del ritorno nel dialogo fra popoli civili, del tono che Wilson e Lloyd George hanno con intenzione disprezzato.
Pure il "Berliner Lokalanzeiger", simpatizzante con gli annessionisti, adopera questa volta un linguaggio più calmo del solito. Esso mette in rilievo la ponderatezza che si manifesta nel discorso del Cancelliere e la cura con la quale egli evita l'inasprimento dei contrasti quando il vantaggio dell'Impero gli consiglia l'accomodamento e l'accordo. La sua arma principale è la serena obiettività accoppiata con l'acutezza di osservazione. La mira suprema della sua politica è la pace generale duratura. A questo scopo egli coordina tutti i suoi pensieri e le parole. Considerato questo punto di vista del primo funzionario dell'Impero è difficile che gli scalmanati restino appagati. Essi non hanno motivo di far la voce grossa né per la dimenticanza di interessi vitali dell'Impero germanico, né per l'enunciazione di scopi di guerra annessionistici e imperialistici. Il conte von Hertling ha dichiarato esplicitamente che cosa egli pensi sui quattordici punti del programma di Wilson aggiungendo che sarà possibile trattare solo quando l'Intesa avrà smesso di parlare di colpa e castigo. Vuole l'Intesa manifestarsi più chiaramente? Ebbene, le Potenze Centrali sono a sua disposizione. Ma le Potenze Centrali non devono in alcun modo diportarsi così da destare nell'Intesa la persuasione che esse, anche senza tener nel giusto conto le motivate esigenze tedesche, possano raggiungere egualmente i loro scopi.
Altri giornali pangermanisti dicono il fatto loro a briglia sciolta. Per esempio le "Berliner Neueste Nachrich-
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ten" scrivono che il conte von Hertling, invece di mostrarsi il capo del vittorioso popolo tedesco, si è dimostrato semplicemente un abile diplomatico, che nell'ora decisiva non hai il coraggio di agire e si sforza, sulle orme del predecessore Bethmann-Hollweg, di evitare le decisioni. La "Deutsche Zeitung", che parla spesso in modo da far dubitare del suo discernimento politico, ravvisa nel discorso del Cancelliere la prova che il Governo germanico si è piegato alla volontà della maggioranza "democratico-internazionale" del Reichstag. Essa scrive che oggi non è più possibile negare che fra Berlino e Washington siano state intavolate trattative per una pace generale e che tali trattative soffocheranno la Germania.
Come si vede il contegno della stampa conservatrice e pangermanistica non è omogeneo, ma oscilla fra una certa soddisfazione, che forse deriva dal fatto che si crede di poter insinuare i propri desideri nelle dichiarazioni del Cancelliere, e la critica più aspra.
Dai giornali dei partiti della maggioranza il discorso del Cancelliere viene giudicato per lo più favorevolmente, sebbene la maggioranza di questi giornali non ne sia pienamente soddisfatta. Particolarmente viene messo in rilievo il successo ottenuto con il fatto che il conte Hertling si è deciso a dare una chiara e diffusa risposta all'ultimo messaggio di Wilson e che alla rumorosa agitazione dei pangermanisti non è riuscito di piegare il Cancelliere a pronunziare un no assoluto. I più dei giornali dei partiti della maggioranza avrebbero però desiderato che il Cancelliere si fosse manifestato con maggiore chiarezza e precisione sugli scopi di guerra tedeschi nell'occidente. Nondi-
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meno si afferma in generale che le dichiarazioni del Cancelliere specie sulla questione del Belgio, per chi vuol capire, non lasciano alcun dubbio che non si pensa ad un'annessione del Belgio, che anzi la questione del Belgio non costituisce, di necessità, un ostacolo per la conclusione della pace.
La "Germania", l'organo berlinese del Centro, è pienamente soddisfatta del discorso del Cancelliere. Essa critica aspramente la politica dei pangermanisti le cui ricette non sono accettabili per il Governo dell'Impero, come risulta da vari passi del discorso. La politica tedesca di pace nell'oriente non ha dato sinora frutti per l'avversità delle circostanze, ma non v'è motivo di mutarla. In questo la grande maggioranza del Reichstag è d'accordo con le sfere dirigenti nonostante piccole differenze di opinione.
La democratica "Frankfurter Zeitung" afferma che il discorso lascia l'impressione che la porta per la pace è aperta. Il giornale deplora, però, che la chiarezza che sarebbe stata necessaria per togliere una volta per sempre ai pangermanisti ogni illusione non è stata portata interamente dal discorso del Cancelliere. La chiusa del discorso, che fa appello al sentimento patriottico e ammonisce a mantenersi uniti, spiega forse la ragione per cui fu evitata una brusca repulsa ai fautori della politica della forza. Il conte von Hertling sembra avere qualche speranza che la tregua civile possa rifiorire. Non è però d'attendersi che gli annessionisti si dichiarino disposti a ciò. Le dichiarazioni del Cancelliere intorno agli scopi di guerra nell'occidente significano una repulsa della politica della pura conquista e sopraffazione. La sua risposta particolareggiata al messaggio di Wilson equivale ad un inizio della discussione per
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una pace d'accordo e di accomodamento. Il Cancelliere si è ingannato se ha creduto di procacciarsi con il suo discorso l'amicizia degli annessionisti intransigenti. Egli ha designato in tre parole le esigenze che devono costituire la base di una pace durevole: integrità dell'Impero germanico; garanzia dei suoi interessi vitali; preservazione della dignità dell'Impero. La prima esigenza è, in realtà, la più elementare e riguardo ad essa non esiste divergenza d'opinioni dall'estrema destra alla sinistra. Sino a tanto che la Germania non otterrà questo dall'Intesa ogni trattativa è destinata a fallire. Quanto agli interessi vitali tedeschi il Cancelliere ha dichiarato che questi interessi non richiedono l'annessione violenta di territori nemici, specialmente del Belgio e delle province occupate della Francia. Poiché il Cancelliere ha affermato che la questione del Belgio non può èssere staccata dal complesso delle questioni della pace sino a tanto che l'Intesa non si acconcia a riconoscere l'integrità territoriale delle Potenze Centrali, l'Intesa avrebbe in mano di sistemare in breve e senza indugio la questione belga, garantendo l'integrità del territorio delle Potenze Centrali. Sino a che ciò non sia accaduto nessuno potrà chiamare irragionevole e ingiusta politica, se la Germania conserverà a titolo di pegno il possesso del Belgio. Il medesimo vale per le province settentrionali della Francia. Parlando della dignità della patria, che non deve soffrire diminuzione, il Cancelliere ha evidentemente respinto tutte le pretese per le quali la Germania dovrebbe venir giudicata per atti della condotta della guerra e scontare una pena. Le dichiarazioni del Cancelliere dovrebbero fare intendere a tutti, anche fuori dei confini dell'Impero, che la Germania non è una Potenza che aspi-
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ra a ladronecci e conquiste, alla oppressione di popoli stranieri.
Il radicale "Berliner Tageblatt" si compiace che il Cancelliere non abbia tenuto conto dei moniti dei pangermanisti ed abbia risposto minutamente al messaggio del Presidente Wilson. Adesso la discussione è aperta, benché sia molto dubbio per il momento, che essa conduca alla pace generale. A ragione il Cancelliere ha, con la massima chiarezza desiderabile, dichiarato che la generale situazione finanziaria imporrà la limitazione degli armamenti. Riguardo alle parole del Cancelliere sulla questione belga il "Berliner Tageblatt" avrebbe desiderato un più risoluto, decisivo passo in avanti. La politica fiamminga non promette tanto da poter aver peso decisivo: ritenendola necessaria sarebbe stato bene dire apertamente che la Germania esigerà le garanzie indispensabili per la protezione della nazione fiamminga. Naturali sono le parole del conte von Hertling riguardo all'integrità del territorio delle Potenze Centrali, unica base possibile di negoziati di pace. Se l'intesa non rinunzia essa pure a conquiste territoriali violente di pace non si potrà mai discutere. Giuste ed opportune, nelle condizioni presenti, sono state le parole del conte von Hertling concernenti lo stretto vincolo con la alleata Monarchia danubiana che costituisce il nocciolo della politica germanica. Questa dichiarazione è stata fatta all'indirizzo dei pangermanisti, e il fatto che tutti i deputati, che interloquirono nella discussione, biasimarono vivamente e senza riserve gli attacchi mossi all'Austria-Ungheria è naturale e consolante.
La "Vossische Zeitung", liberale di destra, e che quanto agli scopi di guerra è profondamente anti-inglese, defi-
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nisce del Cancelliere il discorso di un uomo intelligente [sic]. La risposta del Cancelliere a quei punti nei quali Wilson domanda, per così dire, la fondazione di una internazionale morale, è conforme affatto alla risposta della Germania alla nota del Papa. La "Vossische Zeitung" mette in luce con una certa soddisfazione un non piccolo progresso nella formulazione della questione belga e delle province francesi del nord. Nelle dichiarazioni sul Belgio il giornale scorge una repulsa definitiva all'Inghilterra nel senso che la Germania non ha intenzione di trattare con essa delle sorti del mondo e di offrirle di prima, sopra un piatto d'oro, il Belgio come premio di questa discussione. La "Vossische Zeitung" si compiace pure che intorno alla questione della Francia settentrionale il Cancelliere si sia rifiutato di farne l'oggetto di negoziati internazionali ed abbia dichiarato esplicitamente che sulle province francesi occupate si potrà parlare solo tra Francia e Germania. Con ciò è stato compiuto un notevole progresso. Giacché si è detto finalmente ai Francesi che la loro sorte non dipende dall'Inghilterra ma che essi devono mettersi d'accordo solo con la Germania. Contemporaneamente sarebbe stato fatto intendere in maniera non ambigua agli Inglesi che sono passati i tempi nei quali in Germania si pensò forse di accordarsi coll'Inghilterra dietro le spalle della Francia, una cosa cui, secondo la "Vossische Zeitung", l'Inghilterra sarebbe stata dispostissima. Il giornale lamenta che il Cancelliere abbia evitato di determinare chiaramente gli scopi della politica tedesca in oriente. Egli avrebbe dovuto parlare al popolo russo e ciò avrebbe avuto buoni effetti pure in Germania, specie quello di mostrare se e in qual misura le richieste del mondo mili-
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tare e del mondo politico differiscano tra loro; se e quali divergenze esistano fra la Germania e l'Austria-Ungheria. Non vi sono di fatto che due possibilità: o l'Austria-Ungheria vuole ancor oggi comprendere fra i suoi Stati la Polonia; in tal caso essa non può opporsi a trattati della Curlandia e della Lituania con l'Impero germanico. Che se questi trattati stipulati dall'Impero germanico sono annessioni, anche un trattato della Monarchia d'Asburgo con la Polonia dovrà dirsi egualmente un'annessione. Sicché gli scopi di guerra austriaci sarebbero di ostacolo per la pace nella stessa misura che gli scopi tedeschi. Oppure in Austria-Ungheria si crede di dover insorgere contro gli scopi della Germania in oriente: in questo caso l'Austria-Ungheria deve rinunziare in modo chiaro ed esplicito e definitivamente alla Polonia. Avvenuto ciò sarebbe spianata la via a quella soluzione del problema che la "Vossische Zeitung" propugna. L'appagamento del nazionale bisogno di disporre della propria sorte di tutti i popoli al margine della vecchia Russia, come meglio loro piace, eventualmente pure nell'ambito dello Stato russo. Sarebbe così possibile togliere ogni effetto alla malaugurata proclamazione dell'indipendenza della Polonia del 5 novembre 1916. Se il conte Czernin dice che la base su cui l'Austria-Ungheria tratta con i diversi Stati sorti dal corpo del vecchio Impero russo è quella della rinunzia ad ogni annessione ed ogni indennità, si tratta certo di una formula molto buona per l'Austria, giacché essa esclude la cessione degli Ucraini della Galizia orientale, mentre impedisce alla Germania ogni correzione di confine verso la Polonia. È stato un grave errore che il Cancelliere su questi che la "Vossische Zeitung" ritiene i punti fondamentali di tutta
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la questione della pace, non abbia detto nulla. È vero che, come ha detto il Cancelliere nella chiusa del suo discorso, tutti i partiti sono unanimi nello scopo, i metodi però con i quali uno scopo si raggiunge e la formulazione degli scopi non hanno minore importanza dello scopo stesso. I metodi sono, infatti, le vie che conducono allo scopo.
L'organo del partito socialista della maggioranza, il "Vorwärts" loda il Cancelliere perché si è occupato diffusamente delle proposte di Wilson, nonostante le diffide della stampa annessionistica. Il Cancelliere ha tentato di discuterle obiettivamente riconoscendo in buona parte il mutamento avveratosi nel contegno delle Potenze occidentali. Il "Vorwärts" opina però che alcuni punti del discorso del Cancelliere non sono tali da dissipare la diffidenza dei nemici nella sincerità delle dichiarazioni tedesche. La Russia deve aver il diritto di interloquire nella soluzione della questione polacca, come, del resto, è di fatto riconosciuto dal modo in cui sono condotte le trattative di Brest-Litowsk. È spiegabile che la Germania esiga che contemporaneamente alla reintegrazione del Belgio debba avvenire la reintegrazione dell'Impero germanico comprese le sue colonie. Ma il discorso del Cancelliere non dice chiaramente se la Germania sia disposta a reintegrare nella sua pienezza l'indipendenza del Belgio appena abbia ricevuto le necessarie garanzie per l'avvenire dei suoi possedimenti coloniali. Il "Vorwärts" opina, inoltre, che le "condizioni e formalità", alle quali dovrebbe avvenire lo sgombero dei territori occupati della Francia ecciteranno il sospetto nei nemici. Il Cancelliere avrebbe dovuto dichiarare che la Germania non ha alcuna mira su Longwy e Briey. Il difetto principale delle dichiarazio-
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ni del Cancelliere è la loro elasticità. Perciò avverrà probabilmente che all'estero gli amici della pace tenteranno di spremere dal discorso tutto quanto è possibile, mentre i fautori della guerra vi troveranno la riprova che la Germania persegue scopi imperialistici e annessionistici. A torto, ma appunto perciò sarebbe stata desiderabile maggiore chiarezza e precisione.
La "Kölnische Volkszeitung", che nella questione degli scopi di guerra non consente pienamente con la frazione del Centro al Reichstag, loda la fermezza e determinatezza del discorso del Cancelliere. Per la prima volta, scrive il giornale, tutti i partiti borghesi del Reichstag si schierano compatti dietro il Cancelliere. Specialmente il Centro approva unanime il suo discorso. Anche il consenso manifestato dal Cancelliere rispetto a parecchie delle proposte del Presidente Wilson è approvato dal giornale, purché, beninteso, Wilson sia stato sincero. Quanto al Belgio il Cancelliere ha messo in sodo a ragione che nessuno in Germania pensa alla sua annessione violenta. Ma il principio del diritto dei popoli a disporre di se stessi deve valere pure per i due popoli del Belgio, per i Valloni e per i Fiamminghi. Questo diritto deve portare liberamente alla costituzione dello Stato nazionale. I Fiamminghi hanno, né più né meno dei Valloni diritto a un proprio Stato nazionale, come i Finlandesi e gli Ucraini. La Germania, che in Oriente sostiene la causa dei Balti e dei Polacchi, dei Finlandesi e degli Ucraini, e vuole che si possa valersi del diritto a disporre di se stessi non potrà, in Occidente sottrarsi al dovere di aiutare i Fiamminghi sin qui oppressi nel Belgio, altrimenti la vendetta del Governo belga di Le Havre
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sarebbe sospesa, come una nuvola minacciosa, sul movimento nazionale fiammingo. Tutto sommato la "Kölnische Volkszeitung" ritiene il discorso del conte von Hertling adatto a restituire al popolo tedesco, dopo sei mesi di scompiglio, la concordia e la volontà di perseverare sino alla vittoria finale. La dichiarazione del conte von Hertling, che le Potenze Centrali dal 4 gennaio non sono più in nessun modo vincolate verso l'Intesa, è importante, e così quella che la disposizione alla pace manifestata dalle Potenze Centrali non è un salvacondotto per l'Intesa, se voglia ancora trascinare in lungo la guerra. Il Cancelliere dà all'Intesa il buon consiglio di rivedere il proprio programma se desidera davvero la pace. Nel discorso del Cancelliere si nota uno spirito di offensiva diplomatica. Se Lloyd George e Wilson dovessero adesso dire il loro avviso intorno alla libertà dei mari e come essi la pensino intorno alla questione di Gibilterra, Aden, Malta ecc., si troverebbero nella difensiva. L'Inghilterra deve, inoltre, difendersi per ciò che si riferisce alla condotta della guerra nelle colonie, contraria al diritto delle genti, e dire se sia disposta a restituire le colonie germaniche.
La "Kölnische Zeitung", nazionale-liberale, scrive che il discorso del Cancelliere altro non è che la continuazione dell'azione a favore della pace iniziata dalla Germania nel decembre 1916 e continuata, via via, sino alla sua Nota di risposta all'appello del Papa. Dalla bocca di uomini di Stato tedeschi non sono mai risonati discorsi "knockout" come quelli pronunziati a iosa da Lloyd George, Pichon ed anche Wilson. Poiché Wilson ha esposto un diffuso programma di pace la Germania gli ha contrapposto il suo.
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Se Wilson vuole sul serio trattare, la Germania è pronta. Gli scopi di guerra della Germania sono i medesimi del 4 agosto. Naturalmente tenuto in debito conto la carta mondiale formatasi attraverso i tre anni e mezzo della più spaventevole lotta. Come è impossibile girare all'indietro la ruota della storia del mondo, così non è possibile di ristaurare i reciproci rapporti degli Stati quali erano nel 1914. L'assicurazione delle condizioni d'esistenza del popolo, la difesa dei giusti interessi vitali tedeschi, che da principio costituirono l'unico scopo della lotta per la Germania, non possono, nel 1918, ottenersi semplicemente ricopiando la carta del 1914. A cagione dei nuovi fattori di forza sorti contro la Germania, dei nuovi vicini nell'est e dei nuovi obblighi contratti con i propri alleati, sono divenute necessarie una quantità di sistemazioni senza che per questo l'idea fondamentale della politica della Germania abbia patito la minima modificazione. Il conte von Hertling ha formulato nel suo discorso questi nuovi bisogni. Alle proposte di Wilson intorno all'abolizione degli accordi segreti internazionali, intorno alla limitazione degli armamenti ed intorno ad una società delle nazioni si può acconsentire purché non nascondano il tentativo di una tutela, di una egemonia mondiale anglo-americana. Ciò sarebbe, per esempio, evidente, se le limitazioni degli armamenti dovessero riferirsi solo alle forze di terra e non pure alle forze di mare. La liberta dei mari è stata sempre un desiderio delle Potenze Centrali: chi, sino ad ora, vi si oppose sempre fu l'Inghilterra. Una guerra economica dopo la militare le Potenze Centrali non l'hanno mai proclamata; invece in Inghilterra si è deliberato testé colla legge sul commercio dei metalli non contenenti ferro, un provvedimento che
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rappresenta una vera arma di guerra economica diretta contro la Germania. L'Inghilterra non ha detto ancora una parola sulla restituzione delle colonie tedesche. I rivolgimenti straordinari avvenuti in Russia resero necessario un nuovo ordinamento dei rapporti di vicinato verso di essa. La Germania non pensa affatto di annettersi violentemente popoli stranieri. Ciò vale tanto per il Belgio che per le province settentrionali della Francia. Sull'Alsazia-Lorena la Germania non intende discutere con nessuno. Si tratta di una questione che non deve importare a nessuno Stato straniero. Sarebbe, forse, Wilson disposto a trattare con la Germania la restituzione della Florida alla Francia? Lo scopo di guerra della Germania non ha nulla che fare con l'annessionismo, ma è tutt'uno con la volontà di continuare ad esistere. La Germania fa uso solo con grande misura dei diritti che la sua forza le conferisce. Adesso deve mostrarsi se l'Intesa desidera davvero la pace. Nessuno può supporre che sulla base del discorso del Cancelliere non sia possibile intavolare negoziati. Ma, naturalmente, se l'Intesa vuole ancor sempre la distruzione delle Potenze Centrali la guerra deve continuare.
Un altro foglio nazionale-liberale, la "Berliner Bösenzeitung", che è l'organo dell'ala sinistra del partito, si compiace che il Cancelliere abbia risposto punto per punto all'importante messaggio del Presidente Wilson. La difficoltà di dare a Wilson una risposta precisa era nella condizione interna in Germania. Mentre il Cancelliere, secondo la natura delle cose, ha potuto esprimere il suo pieno consenso con i primi quattro punti del programma di Wilson, la sua risposta è divenuta condizionata quando si è trattato delle questioni meno astratte della politica coloniale e continen-
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tale europea. Il Cancelliere ha dichiarato che lo sgombero dei territori russi è una faccenda che riguarda solamente la Russia e le Potenze Centrali, ma è dubbio se queste parole debbano avere valore definitivo oppure se debbano significare che la Germania, nel caso che una pace con la Russia venga conclusa, non è disposta a lasciarsi influire dagli Stati dell'Intesa in queste trattative. Ciò si potrebbe approvare pienamente. Che se, invece, si trattasse di una osservazione generale, qualche timore non sarebbe immotivato. Un simile punto di vista potrebbe, per esempio, indurre l'Inghilterra a tentare di agire egualmente nella questione dello sgombero dei territori turchi da lei occupati, sgombero che pure per la Germania ha straordinaria importanza. L'affermazione di Lloyd George che la Germania sgombererà il Belgio solo se vi sarà costretta con la forza ha perduto ogni fondamento dopo la dichiarazione del conte von Hertling. Che la questione belga non va separata dal complesso delle questioni da risolversi con le trattative di pace, prima che l'Intesa non si dichiari apertamente per l'integrità dei territori delle Potenze Centrali, è cosa naturale. La questione delle condizioni e formalità alle quali deve effettuarsi lo sgombero delle province occupate in Francia, va intesa nel senso che la Germania non può evacuare il territorio francese da lei occupato prima che l'Inghilterra non faccia il medesimo. Il Cancelliere ha respinto ogni intrusione di altri Stati nella questione polacca, e ha fatto bene, ma occorre aggiungere che la futura Polonia dovrà essere riconosciuta pure dalla Russia. La questione polacca non dovrebbe essere risolta senza il concorso della Russia. Le trattative di Brest-Litowsk hanno già dimostrato, però, che il Governo germanico
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non è di questo avviso. Bisogna ammettere che il conte von Hertling ha assolto con abilità diplomatica e grande circospezione il suo compito. Inoltre la franchezza con la quale egli ha respinto ogni cessione di territorio tedesco provocherà dappertutto in Germania soddisfazione. Nel discorso contemporaneo del conte Czernin il giornale ravvisa una estesa interpretazione delle dichiarazioni del conte von Hertling. Alle parole del conte Czernin devesi annettere grande importanza perché i rapporti fra gli Stati Uniti e l'Austria-Ungheria sono molto diversi da quelli tra la Germania e gli Stati Uniti. Se vi verrà ad uno scambio di vedute politiche è naturale che il Governo austro-ungarico vi avrà una parte importante, già per la ragione che esso nel conflitto degli interessi fra la Germania e il mondo anglo-americano è coinvolto solo in seconda linea.
Empfohlene Zitierweise
Erzberger, Matthias, Il discorso pronunziato dal Cancelliere il 24 Gennaio e la sua accoglienza nella stampa politica tedesca vom vor dem 07. Februar 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 7189, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/7189. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 02.03.2011.