Dokument-Nr. 7199

Erzberger, Matthias: La lotta di Wilson contro la pace, 28. Mai 1918

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Ancora oggi negli Stati Uniti vi sono ampie cerchia di gente le quali la pensano sulla guerra in modo differente da quello che il Governo desidera, sia che essi condannino l'intervento, sia che, pur accettando il fatto immutabile, si dichiarino contrarie al proseguimento delle ostilità fino alla vittoria. Il Governo cerca di imbrigliare e di sopprimere questo movimento col vecchio metodo del terrorismo. Un vero esercito di cittadini americani popola oggi le prigioni degli Stati Uniti, la maggior parte di essi di nessun altro delitto rei che quello di aver espresso innocentemente l'opinione che gli Stati Uniti non perverrebbero alla vittoria e che la loro guerra altro non è che un'ingiustizia. Il coraggio delle proprie opinioni e della propria persuasione, oggi che la Russia è stata liberata dal giogo zaristico, in nessun altro paese del mondo vien punito così severamente come negli Stati Uniti d'America.
Un esempio tipico vien costituito dal caso dell'ex-professore all'università di Pensilvania, Scott Nearing. Questi aveva pubblicato un opuscolo che in dodici capitoli trattava dei punti vulnerabili della politica wilsoniana in un modo molto caustico per il Governo. Nel primo capitolo intitolato: "Date ai poveri trust una probabilità" l'autore dice tra l'altro:
"L'intervento degli Stati Uniti nella guerra costituisce la più grande vittoria che la plutocrazia americana abbia riportato sulla democrazia
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americana dalla dichiarazione di guerra alla Spagna. La plutocrazia spingeva alla guerra, gridava incessantemente di volerla, insisteva perché si dichiarasse, ed ha ottenuto finalmente quel che voleva. Per essa la guerra era la benvenuta, perché rappresentava una probabilità e un'occasione per mettere sempre più gli Stati Uniti in suo potere."
Il professore Nearing si rivolge inoltre contro l'introduzione della coscrizione militare negli Stati Uniti destinata in ultima analisi ad appoggiare le mire imperialistiche prima sul Messico, poi su tutte quante le Americhe. Egli continua a dire:
"Una delle principali ragioni che nel 1914 si volevano far valere in America contro la Germania era questa: che la Germania avrebbe potuto tentare di imporre colla spada la sua civiltà anche agli Stati Uniti. Oggi sono gli stessi Stati Uniti zelanti all'opera, e organizzano, spendono somme favolose, istruiscono soldati, varano navi, tutto all'unico scopo di imporre, da parte loro, colla spada, la civiltà americana alla Germania."
Per questa sua pubblicazione il professore Nearing è stato posto sotto accusa in base a uno dei tanti paragrafi della legge sullo spionaggio, e si attende la condanna a molti anni di prigione.
Un altro scrittore americano che deve scontare colla perdita della libertà il coraggio delle sue persuasioni, è il dottore William J. Robinson. Egli propugnò le sue idee ereticali quale editore di un periodico intitolato "Una voce nel deserto". Il suo arresto è tanto
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più notevole se si pensa che quasi ogni riga dei suoi articoli rispecchiava il suo grande patriottismo di americano. Ma questo appunto è l'atto caratteristico della campagna terroristica del Governo. Essa non si rivolge contro gente priva di amore di patria, sibbene contro i migliori patriotti che han la disgrazia di non condividere le opinioni di Wilson. Il dottor Robinson dichiara espressamente – e, in vero dire, il signor Wilson non può pretendere di più – di essere "per gli Alleati"; aggiunge però che ciò che Wilson pretende non è che cieca sottomissione, l'assoggettamento incondizionato al presidente, a cui il dottor Robinson si ribella. Egli dice fra l'altro, in una lettera aperta a Wilson:
"Nelle ultime elezioni io diedi il voto a Lei, signor Presidente; ma oggi mi lasci dire che se un presidente è riuscito eletto a forza d'inganni, questi è proprio Lei. Noi altri radicali non riusciamo ancora a comprendere che cosa mai abbia determinato la sua capriola del 3 febbraio 1917, il giorno della rottura delle relazioni diplomatiche colla Germania. La dichiarazione di blocco o di sbarramento della Germania non la giustificava davvero. Lei sa meglio di tutti noi che l'Inghilterra fu la prima a dichiarare il blocco; e a distruggere la nostra posta e il nostro commercio. I procedimenti dell'Inghilterra e della Germania sono identici, o se mai, si sono un po' distanziati nel metodo… Solo un matto può pensare ancora alla possibilità di una disfatta della Germania sul campo di battaglia. Che si può fare, dunque, in tali cir-
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costanze? Una cosa si può fare: concludere al più presto la pace e mettere le cose in ordine anche nella propria casa… Inviando i nostri figli in Francia non facciamo un servizio al popolo francese, ma lo incitiamo soltanto a continuare la guerra che, anche coll'aiuto straniero, a lungo andare non può dimostrarsi altro che una guerra suicida per la Francia."
La pubblicazione di un colloquio immaginario molto divertente fra l'Imperatore tedesco e il presidente Wilson nella divulgatissima rivista americana, "The Metropolitan Magazine", ha messo il Governo in sospetto. Nel dialogo l'Imperatore tedesco rimprovera al Presidente in modo stringente e convincente, la doppiezza della sua politica, e riesce a metterlo talmente alle strette che il presidente non sa più che rispondere. L'Imperatore ricorda a Wilson uno dei suoi discorsi nel quale il presidente aveva dichiarato che il potere governativo deve derivare dall'approvazione dei Governati. "Come va d'accordo tutto ciò col fatto – domanda l'Imperatore – che Lei, signor Presidente, non permette al popolo di Portorico di insediare il suo proprio Governo? Ella tiene Portorico occupato e non gli fa mancare la benedizione del Dio delle battaglie. Fa bene così! I suoi discorsi pubblici non sono che concessioni all'idealismo romantico dei suoi sudditi." Proseguendo nel colloquio l'imperatore fa comprendere al Presidente che Cuba, Haiti, San Domingo e gli Stati dell'america centrale, non sono altro che vassalli degli Stati Uniti. Gli dà infine il consiglio di unire in calce ai suoi vari discorsi alcune note geografiche affinché si
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possa riconoscere subito per quali paesi egli desidera si impieghi un tal principio e per quali no.
Alleati, che non si può dir proprio gli tornino ad onore, il Governo americano li ha reclutati, per la sua opera di sobillamento, fra i teppisti, i beceri, i barabba, nonché in mezzo a quell'elemento da galera, tanto numeroso nei bassi strati del popolo americano. Già prima della guerra, in nessun altro paese un siffatto elemento fioriva e vegetava così bene come negli Stati Uniti. Anche in Europa ne è giunta, di quando in quando, la triste fama, specialmente per quei tanti casi di linciaggio che ogni anno domandava nelle civili Americhe la vita di più di 100 negri. Allora era l'odio di razza che spingeva la plebaglia a crudeltà bestiali; oggi è l'odio politico che offre il pretesto per consumare misfatti contro chi, politicamente, la pensa in altro modo; colla differenza che siffatti omicidi vengono consumati oggigiorno contro gli stessi compatriotti bianchi. I casi di persone sospette di pacifismo, trovate mezze morte dalle bastonature, si accumulano sempre più. Perfino assassinî a mezzo del linciaggio, son stati commessi su persone avversarie della politica guerraiola di Wilson; capi operai negli Stati occidentali han dovuto pagar colla vita la loro opposizione, sebbene completamente ammessa dalle leggi. Un tedesco-americano fu condotto dalla canaglia fuori della città e fatto morire in mezzo ai più atroci tormenti.
Naturalmente il Governo americano si guarda bene dall'approvare espressamente certe nequizie. Ma non muove nemmeno un capello per punirle o per evitarle in avvenire.
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Il signor Wilson non potrà mai scuotersi di dosso la responsabilità morale per tutte queste infamie. Il popolaccio traduce in atto, nel modo a lui usuale, la sola politica della violenza di cui il Presidente gli dà l'esempio, sopprimendo qualsiasi libera opinione e comminando pene draconiane contro i pacifisti.
Empfohlene Zitierweise
Erzberger, Matthias, La lotta di Wilson contro la pace vom 28. Mai 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 7199, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/7199. Letzter Zugriff am: 20.04.2024.
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