Dokument-Nr. 7201

Erzberger, Matthias: "Amica Germania", vor dem 06. Juni 1918

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"Amica Germania" s'intitola una serie di quattro articoli pubblicati nel giornale svedese "Nya Daglight Allehanda" dal noto professore di diritto costituzionale Rudolf Kjellen, l'autore degli "Studi sulla crisi mondiale" (1917) nei quali si dichiarava: "Io prendo partito per due cose: per la verità e per la mia patria svedese – ma tutt'e due mi conducono vicino ad uno dei gruppi opposti (il tedesco) nella crisi mondiale."
Il Kjellen in questi articoli vuol render conto a se stesso e al mondo perché egli, come patriotta svedese, si schiera con tutta l'anima dalla parte alla cui testa è la Germania. Egli vuole nell'esame delle cause della sua decisa propensione verso la Germania attenersi esclusivamente ai fatti più semplici, alle previsioni e idee generali. Il problema pratico del giorno si presenta a lui così: il mondo deve scegliere: o Germania o Inghilterra. Non la Germania presa isolatamente, ma la Germania in paragone con l'Inghilterra. Come uomo, come Svedese e come amico del progresso, – dunque, sia dall'interesse che dal sentimento, – il Kjellen è indotto a fare apertamente e senza riguardi la sua scelta: Germania! –
Le ragioni puramente umane della sua presa di partito per la Germania sono quattro: in una lotta per la vita si simpatizza con il piccolo: la Germania, di fronte alla schiacciante superiorità dei suoi nemici, è, innegabilmente, il David a tenzone con Golia. Il fatto che, ciò nondimeno, essa si dimostri la più valen-
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te e sia la vincitrice costituisce un nuovo titolo per la generale simpatia umana. A ciò si aggiunge, come terza ragione, il fatto della provocazione, la mancanza di linguaggio decente per quel che s'attiene all'Intesa, che dipinge costantemente la Germania come la "nemica dell'umanità", quindi la simpatia verso il provocato contro il provocatore. Quarta ed ultima ragione a favore della Germania, la simpatia per il reale contro l'apparente, per il fatto contro la frase: l'Intesa si atteggia a liberatrice dei piccoli Stati, ma in realtà non ha liberato nessun popolo oppresso, al contrario, ha attirato la sciagura su quattro piccoli Stati (Belgio, Serbia, Montenegro e Rumenia) e ha soffocato col danaro e il blocco della fame cinque altri (Persia, Grecia, Olanda, Norvegia e Svezia). La Germania non ha mai recitata la parte di protettrice dei piccoli Stati, ma è stata difatto la liberatrice di tutta una serie di popoli oppressi e di piccoli Stati (Polonia, Ucraina, Finlandia, Lituania, Province baltiche). L'Intesa è la vera causa di tutta la presente miseria.
Dal punto di vista svedese il Kjellen è amico della Germania perché gli interessi della Svezia e della Germania, nella guerra mondiale, coincidono. Innanzi tutto per motivi puramente politici: il pericolo russo non esiste più per la Svezia, la Germania è stata la benefattrice della Svezia; essa non ha mire politiche contro la Svezia; è la potenza protettrice del Mar Baltico; la nazione guidatrice della razza e delle tradizioni germaniche. In secondo luogo per ragioni di affinità spirituale:
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in questa guerra la Germania ha pagato alla Svezia il suo debito della guerra de' trent'anni. Allora la Svezia, come adesso la Germania, allontanò il pericolo. Germania e Svezia sono le armi difensive dell'Europa contro una "monarchia universale". I comuni compiti storici, le obbligazioni e responsabilità della società germanico-evangelica costringono la Svezia ad unirsi con la Germania contro la frivolità francese, il farisaismo inglese e la barbarie russa.
Dal punto di vista della cultura il Kjellen confuta la parola-spauracchio dell'Intesa militarismo tedesco. Il tanto vituperato militarismo tedesco è una pietra di scandalo sul cammino dell'Intesa e dimostra quanto è giusta la sentenza di Nietzsche: "Gli uomini chiamano cattivo ciò che è per essi cattivo." Mentre i popoli dell'Intesa maledicono il militarismo tedesco, si avviano essi stessi a gran passi verso il militarismo, ossia essi tentano di trasformarsi ad immagine della Germania. Con questo i nemici riconoscono che il militarismo tedesco è la bandiera del futuro, all'ombra della quale il mondo sarà rigenerato. Che cosa è alla base del vituperato militarismo tedesco? All'interno: Dominio di se stessi, subordinazione a più alti scopi e alla disciplina e al comandamento del Signore; all'esterno: un'unica cooperazione in conformità della tecnica più moderna: in una parola organamento, il contrassegno di ogni vita superiore. Ma perfino i ricercatori professionali della verità si appagano di scappatoie come Bergson, secondo il quale il militarismo tedesco non è che un meccanismo sterile e arido: eppure proprio Hindenburg dovrebbe
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convincerli del contrario. La Germania è da lungo tempo riconosciuta come il paese modello della scienza e della istruzione generale e come il paese modello del progresso umano e dell'organamento. "Le mie simpatie sono per la Germania," dice Kjellen, "perché esse sono per il progresso." "A noi occorre non il dolce vino della libertà democratica, con il quale l'Intesa ci lusinga, ma l'astinenza, che è nell'autodisciplina tedesca." Ricapitolando il Kjellen enumera tre ragioni particolari per le quali il prosperare della Germania corrisponde all'interesse economico dell'umanità e a un migliore rapporto fra i popoli.
1. Una vittoria della Germania garantisce una pace duratura sulla penisola balcanica mediante l'entrata degli Stati balcanici nell'orbita dell'Europa di mezzo.
2. La vittoria della Germania allontana da tutta l ' Europa il pericolo russo e dà all'Europa ciò che è dell'Europa, mentre l'Intesa vuol dare la metà della monarchia d'Asburgo e parti dell'Impero germanico in balia della barbarie russa.
3. La vittoria della Germania procura l'unica garanzia possibile della libertà del mare, perché pone la potenza militare germanica alla pari dell'inglese e impedisce l'inaudita violentazione degli Stati neutrali da parte della supremazia marittima britannica.
Solo attraverso la vittoria della Germania pace e diritto ritorneranno sui mari e sul mondo.
Empfohlene Zitierweise
Erzberger, Matthias, "Amica Germania" vom vor dem 06. Juni 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 7201, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/7201. Letzter Zugriff am: 18.04.2024.
Online seit 02.03.2011.