Dokument-Nr. 8002

Erzberger, Matthias: La situazione in Russia, vor dem 19. Oktober 1917

La Russia non è in grado di sopportare una nuova campagna invernale. Essa trovasi davanti a questa alternativa: o pace separata o sfacelo. Astrazion fatta dalla disorganizzazione militare, aumentata moltissimo dopo le gesta di Korniloff, i rapporti economici sono tali che tutto fa prevedere prossima la rovina.
1. In Russia domina la mancanza di tutti i prodotti necessari all'industria, e ogni giorno che passa le cose divengono sempre peggiori. Per mancanza di materie prime e per insufficienza di carbone, numerosissime fabbriche debbono chiudere o ristringere grandemente la produzione. Persino molte fabbriche che producevano articoli per l'esercito hanno dovuto esser chiuse. Manca qualsiasi importazione.
2. La fame minaccia molti circondari, specialmente quelli dove si è avuto un cattivissimo raccolto. Vengono poi le città. I contadini si rifiutano di dare il loro grano per danaro, e si decidono soltanto a privarsi di una parte, se pagato con attrezzi da lavoro o macchine agricole. Fallito il tentativo di provvedere ai contadini almeno i più indispensabili articoli di fabbricazione, il Governo decise di procedere alla requisizione violenta dei generi alimentari in base al monopolio frumentario. Ma altro è dire altro è fare. La requisizione non può aver luogo perché il Governo, oltre alle Commissioni dei Consumi composte in parte degli stessi contadini, non possiede organi di sorta atti a procedere alla requisizione; mentre le organizzazioni rivoluzionarie
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non vogliono mettersi in dissidio aperto con i contadini. Del resto anche se si potesse procedere alla desiderata requisizione dei cereali, mancherebbero i mezzi di trasporto.
3. Gravissima è la mancanza di carri ferroviari e di locomotive. È vero che il Governo provvisorio ha ordinato in America una grande quantità di locomotive e di carri-trasporto, ma tutto questo materiale rotabile non è ancora stato fornito sin qui, né potrà essere fornito prima della primavera prossima, considerato che i due soli porti con i quali si può comunicare colla Russia, Wladiwostok e Archangelsk, sono bloccati dal gelo durante l'inverno.
4. Il Governo provvisorio ha fatto tutto il suo possibile ed ha impiegato ogni mezzo per procurare alle fabbriche le materie prime e il combustibile. Su molte linee ferroviarie fu interrotto il transito delle persone (per esempio sulla linea Bacino del Don) per settimane intiere; in altre linee ridotto al minimo, ma invano. Le quantità di materiale trasportate non bastano a soddisfare nemmeno lontanamente ai bisogni dell'industria. Attualmente ci sono in Russia migliaia e migliaia di vetture-trasporto bisognose di riparazioni, ma non v'è una sola officina dove possano essere riparate. Basta dire che soltanto a Charkow vi sono fino a 2.000 locomotive e migliaia di carri ferroviari fuori di servizio, i quali, si dice, saranno mandati in America per essere riparati.
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Dalla stampa russa.
I. Pro e contro il lavoro pacifista.
Sotto il titolo "La dichiarazione austro-tedesca sulla pace" l'organo direttivo social-democratico di Mosca "Wpered" pubblicò il 7 ottobre la seguente considerazione:
Il grande desiderio di pace dei popoli nei paesi belligeranti si rivela sempre di più. Invano i circoli governativi tentano di sviare la scontentezza dei popoli, richiamandoli su questo o su quel fatto secondario, facendo credere alle masse che l'unico ostacolo per il raggiungimento della pace siano le brame di conquista delle potenze della coalizione avversaria e non le brame di conquista della propria borghesia. Gli sforzi delle classi dirigenti rimangono vani, come vani rimangono i tentativi di rimandare alle calende la dichiarazione chiara ed onesta sui fini di guerra e sulle condizioni di pace.
Il Governo tedesco ed austriaco ci sono stati prodighi, specialmente in quest'ultimo tempo, di dichiarazioni pacifiche. I motivi sono evidenti. In Germania come in Austria-Ungheria la lotta per la pace vien fatta con grande veemenza; in Austria poi si svolge un'acutissima lotta nazionale che indebolisce non poco le forze della doppia monarchia.
È vero che i siderurgici tedeschi – questo baluardo dello sciovinismo guerraiuolo della Germania – hanno fatto in quest'ultimo tempo e fa<n>1 tuttora passi energici par far valere il suo <loro>2 influsso contro il blocco progressista del Reichstag.
Gli industriali e gli agrari tedeschi minacciano persino – come scrisse ultimamente il 'Vorwärts' – di non appoggiare più il prestito di guerra se il Governo non accetterà i loro piani di conquista e si contenterà, al contrario, di una pace senza an-
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nessioni. Ma le grandi masse della borghesia tedesca, e specialmente gli elementi della bassa borghesia, si curano ben poco del dominio mondiale della Germania; ché, stridono i sogni di gloria dinanzi alla fame! ...
A questo riguardo è assai caratteristica la risposta del Governo austriaco o tedesco all'appello del Papa. La Germania dice, in questa sua risposta, di essere pronta a rinunciare alle sue conquiste in Occidente e a sgombrare il Belgio e la Francia del Nord. In quanto agli altri territori dell'armata tedesca occupati la risposta della Germania tace. Evidentemente il Governo tedesco vuol fare questi territori oggetto di negoziati.
Quasi nel medesimo spirito si tenne l'ultimo discorso del ministro degli Esteri austro-ungarico, Czernin. In questo discorso Czernin dichiarò – in vero dire solo per l'Austria-Ungheria – che il suo Governo è pronto a concludere una pace senza garanzie territoriali, cioè a dire senza conquiste, ma non senza condizioni. È infatti necessario che tutte le Potenze si sottomettano obbligatoriamente ad un tribunale internazionale; che tutte quante disarmino; che si proclami la libertà dei mari; che si smantellino tutte le navi da guerra e si rinunci alla lotta economica dopo la conclusione della pace.
Questo contegno del Governo austro-ungarico presenta ancora una volta la questione della lotta energica per una pace democratica. La democrazia internazionale non può lasciare e non deve lasciare che i Governi espongano la lista delle condizioni di pace. Una pace le cui condizioni sono state elaborate nelle conferenze secrete [sic] dei diplomatici; una pace basata su compensi a spese dei deboli, è, per la democrazia, meno accettabile di una pace dettata da una delle due parti belligeranti. Per questa ragione la democrazia deve opporre alle dichiarazioni dei Governi la sua piattaforma della pace senza conquiste né indennizzi, in base
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al diritto dei popoli di decidere liberamente della loro sorte. La democrazia internazionale deve sollevare ancora una volta la pretesa che tutti i partiti espongano apertamente ed onestamente le loro condizioni di pace, e che le trattative non abbiano a cominciare senza cooperazione della democrazia.
Il ministro austriaco parlò, inoltre, delle garanzie delle grandi Potenze. Sarebbe però ingenuo ammettere che i Governi imperialistici siano in grado di attuare un tale programma. Solo l'intervento della democrazia internazionale organizzata; solo la sua lotta decisiva a favore del disarmo generale e della democratizzazione di tutto quanto il regime politico in Europa può metter fine alla concorrenza armata delle grandi Potenze.
La situazione suddescritta domanda più energicamente che mai che si facciano passi energici per convocare la conferenza di Stoccolma. Sarà questa la prima tappa nella via della restaurazione dell'internazionale."
La "Rabotschaja Gaseta" del 6 ottobre scrisse:
"La conferenza democratica, prima di chiudere le sue sedute, ha incaricato i capi di rivolgersi ai popoli di tutto il mondo con un appello che faccia risaltare ancora una volta nel nome della democrazia russa la ferma volontà del popolo russo di raggiungere una pace su quella base accettata dal Consiglio degli operai a Pietrogrado nel primo giorno vittorioso della rivoluzione russa. Dalla comunicazione dei membri della delegazione estera del Consiglio degli operai alla conferenza democratica, sappiamo con quale tensione la democrazia dei paesi belligeranti e neutrali d'occidente attenda i risultati dei lavori della conferenza democratica, e con quale energia ed autorità risuonerebbe all'estero la sua voce sulla questione della pace generale democratica. Con
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quale disillusione, invece, i nostri compagni apprenderanno i risultati della conferenza democratica! Come potremo noi confessare che la conferenza poté occuparsi solo all'ultimo minuto della questione della pace, sebbene tale questione avrebbe dovuto occupare il primo posto nel suo piano di lavoro? Appunto oggi che le battaglie internazionali del proletariato per la pace generale hanno diminuito di intensità; appunto oggi che la diplomazia segreta tesse la trama del tradimento delle masse popolari e sopratutto della Russia rivoluzionaria; appunto oggi la voce della democrazia unita dovrebbe risuonare più forte che mai. Noi vogliamo sperare che il nuovo organo della democrazia russa, il Parlamento preliminare, si metta a guardia degli interessi della Russa [sic] rivoluzionaria, e che il Consiglio degli operai di Pietrogrado tenga in alto, in onore, la bandiera della pace generale, innalzata nell'occasione del suo primo appello."
La "Nowoje Wremja" del 7 ottobre scrive in un articolo di fondo:
"Ci son parole che, ripetute, perdono molto della loro forza. Napoleone, iniziata che ebbe la battaglia sulle rive del Nilo, rivolse ai suoi soldati il seguente discorsetto: 'Soldati! Quaranta secoli vi guardano dall'alto di queste piramidi.' Una bella frase, citata infinite volte da allora in poi. Figuriamoci ora che Napoleone, se avesse perduto questa prima battaglia, ne avesse cominciata una seconda rivolgendo ai suoi saldati le medesime parole: 'Soldati! Quaranta secoli ecc. ecc.' Invece di una frase grandiosa ed altamente storica nel suo genere, ne sarebbe uscita fuori una buffonata.
La 'potente' democrazia russa non vuol però comprendere questa semplice verità. Nel mese di marzo si rivolse con un appello
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alle democrazie di tutto il mondo. Si poteva criticare più o meno la necessità di un tale appello; comunque esso non fece del male a nessuno e nessuno ha avuto da dire qualche cosa in contrario. I signori vogliono divertirsi ed è naturale che abbiano il loro divertimento. Le democrazie di tutto il mondo hanno letto questo appello, in parte hanno lodato il suo contenuto, in parte lo hanno anche criticato, per metterlo definitivamente a dormire negli archivi. Per qualsiasi teatralità vi è un limite normale dell'effetto da raggiungere. Il commediante si fa ammirare solo per quel tanto che recita sulle scena. Ma nessuno ascolta il commediante appena ha lasciato il teatro e si trova nella sua abitazione. La medesima sorte l'ha avuta l'appello della democrazia di tutto il mondo; appello che non ebbe effetto maggiore di quello di un colpo di scena.
La nostra democrazia pubblicò, però, un appello numero 2; e anche questa volta indirizzato alla democrazia di tutto il mondo. Un po' più piagnucolente [sic], redatto nel tono di un supplicante. Quei piccoli omuncoli di partito che avevan perduto la testa e che sono, tuttavia, animati del desiderio di salvare la Russia, sembra credano che questo secondo appello possa avere un più grande successo del primo. Ma ben presto si persuaderanno che vi sono parole le quali, se ripetute, degenerano in buffonata."
2.) I timori di una pace conclusa ai danni della Russia.
L'organo sociale rivoluzionario "Semlja i Wolja" scrisse il 6 ottobre:
"Ci comunicano da Roma che il Papa ha rimesso ai nostri alleati il contenuto della nota di risposta delle Potenze centrali al suo appello per la pace. Ci comunicano contemporaneamente
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che il Papa ha diretto una seconda nota agli alleati, nella quale li informa essere la Germania pronta a sgombrare il Belgio e la Francia del Nord. In questa seconda nota il Papa domanda ai nostri alleati se desiderano che egli chieda alla Germania a quali condizioni sarebbe pronta ad iniziare lo sgombro suddetto.
Questa comunicazione è molto sintomatica. Essa conferma ciò che noi abbiamo detto più volte, che, cioè, la Germania cerca di concludere la pace coi nostri alleati ai danni della Russia. Non è certo un caso che la Germania proponga di sgombrare il Belgio e la Francia del Nord, ma non dica una sola parola sui territori russi occupati dalle sue truppe e se è decisa a sgombrarli. Questa comunicazione è caratteristica anche sotto un altro punto di vista. Da essa risulta che la Germania oggi fa i suoi conti solo coi nostri alleati. La Russia, ormai, non si considera più nulla.
In questo momento si insedia da noi un nuovo Governo. Possiam noi dimenticare i fatti succitati, mentre ci apprestiamo ad organizzare un nuovo Potere? No; è impossibile! La nuova situazione internazionale ci obbliga di vigilare attentamente l'attività del nostro ministro degli Esteri, nonché tutta la sua personalità. Noi non dobbiamo dimenticare le parole che il socialista Sarudny, ministro di giustizia all'epoca del colpo di Korniloff, disse alla conferenza democratica. Egli dichiarò infatti essere per lui difficile citar qualche cosa fatto dal nostro ministro degli Esteri a favore della pace, alle condizioni richieste dal nostro popolo. Comunque, occorre prendere tutte le misure perché gli affari di politica estera vengano a trovarsi in giuste mani e perché questa politica sia attiva. Noi comprendiamo benissimo che essa può essere attiva soltanto quando si appoggerà ad un'armata forte, in piena efficienza di combattere e sulla salda ed organizzata volontà del popolo. Comprendiamo an-
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cora che le nostre condizioni di pace possono trovare un appoggio attivo soltanto negli elementi operai dell'Europa. Condurre gli affari del ministero dagli Esteri su questa via, è compito e dovere del nostro ministro.
Il momento attuale è gravido di responsabilità. La vita stessa pone le questioni della guerra e della pace in prima linea. Per questa ragione debbono essere prese tutte le misure perché gli interessi e i diritti del nostro popolo siano esposti a tutto il mondo e rigorosamente difesi. Su questi compiti il nuovo Parlamento preliminare dovrà rivolgere tutta quanta la sua attenzione, e questa sarà la direttiva per quegli uomini che oggi hanno avuto il compito di formare il nuovo Governo rivoluzionario.["]
3.) La situazione interna in Russia.
Il "Semlja i Wolja" invita i partiti democratici a seppellire le loro contese, ricordando loro che il Paese si trova in dissolvimento. La crisi dei generi alimentari prende dimensioni tali che c'è da avere paura del prossimo futuro.
In certi luoghi la popolazione scioglie colla forza i comitati e gli uffici dei consumi. In altri luoghi questi organi si dimettono volontariamente dalla carica assunta. Tanto nel primo come nel secondo caso non rimane in quel luogo organo alcuno atto a regolare la questione delle vettovaglie. Noi procediamo verso un periodo di completa anarchia. Se la mancanza (come è dal 26 agosto) di un Governo forte perdurerà ancora, il dissolvimento delle forze vitali e delle organizzazioni procederà a passi da gigante. Non solo nel Turkestan, ma dappertutto si cercheranno pane, scarpe ed abiti, prima nelle Banche e nelle case dei ricchi, poi si procederà alla divisione di tutto: si dividerà la proprie-
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tà; e colui che avrà un paio di scarpe o una camicia di più dovrà darla a chi è ignudo. Le conseguenze inevitabili di una tale nuova rivoluzione sono chare [sic] a tutti. Anche la questione dei Comitati incaricati di regolare nel paese la questione della terra, non è meno acuta di tutte le altre. Dappertutto ci giungono notizie che anche questi Comitati si sciolgono o cadono nel nulla per inerzia."
Il "Narodnoje Slowo" scrive:
"Il paese si ritrova a vivere tutti gli errori del dissolvimento economico e dell'anarchia politica. In molti luoghi si nota la tendenza ai progroms [sic]; l'industria è paralizzata e cessa d'esistere; ai confini bussa un nemico implacabile pronto ogni minuto a marciare verso la nostra capitale. Malgrado ciò e quanto i capi dei partiti politici e delle organizzazioni sociali sono occupatissimi a perdersi in lunghi e vani dibattiti. È appena stata chiusa la conferenza democratica la quale ha deluso i suoi stessi organizzatori, che già si parla di un Congresso del Consiglio degli operai. Passeranno, dunque, altri giorni ed altre settimane ripiene degli inutili e fastidiosi discorsi e delle nuove deliberazioni. Noi siamo arcistufi di questo modo di procedere. Non è, forse, venuto il tempo di procedere all'organizzazione della difesa del paese e della creazione di un ordine statale? Sono queste le ultime ore; e se non ne approfitteremo utilmente, la sorte non ci accorderà un tempo maggiore."
4.) Una notevole dichiarazione dell'agitatore Alexinski.
Il nazionalista Alexinski scrive quanto appresso nell'organo del gruppo Plechanow "Edinstwo" del 6 ottobre:
"Nei giornali di ieri apparve la seguente notizia:
'Ci comunicano da fonte diplomatica sicura che i Tedeschi progettano la pubblicazione di un giornale russo di ten-
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denza monarchica, e che a tal uopo cercano nella Svizzera persone alle quali si possa affidare la direzione del giornale in parola. Come è accertato, le Potenze centrali son pronte a sacrificare grandi somme per la pubblicazione di questo giornale perché sia assicurata la sua diffusione in Germania nonché la spedizione al fronte russo e in Russia stessa.'
Noi abbiamo ogni motivo per ritenere che questa notizia corrisponda alla verità e che la propaganda tedesca che vien fatta in Russia su grande scala voglia passare da quella anarchica a quella monarchica. Ciò significa che i Tedeschi son sicuri già oggi di dominare la Russia. L'anarchia nel nostro paese fu ed è tuttora molto vantaggiosa per il Governo e lo Stato Maggiore tedeschi, imperocché essa facilita il loro lavoro d'annientamento delle forze combattenti russe e fa ottenere loro la vittoria nel fronte orientale. Nel momento, però, in cui allo Stato Maggiore germanico sembra che la vittoria sia assicurata, gli uomini politici lungimiranti della Germania imperialistica cominciano a riflettere al modo migliore per sfruttare le loro vittorie.
L'anarchia in Russia è utile all'imperatore tedesco sol finché la Russia non si trova nelle sue mani; ma dopo, il Governo tedesco – come noi patrioti sociali abbiamo detto più volte – introdurrà da noi un ordine in quella forma che si rivelerà migliore. Per gli Hohenzollern l'ordine monarchico in Russia (dopo la vittoria della Germania sulla Russia) è il più desiderevole. Fare della Russia una colonia tedesca e sollevare al trono russo un monarca ligio all'imperatore germanico: ecco l'ideale dei dirigenti della politica tedesca. Per raggiungere un tale ideale essi vanno cercando già i mezzi pratici e gli uomini adatti. Noi non ci meraviglieremmo se molti individui che oggi predicano qui l'anarchia e sono contemporaneamente al soldo del Re prussiano, si facessero innanzi più tardi ma propagandisti
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della monarchia. Un esempio lo abbiamo in Parvus, che nel suo opuscolo sulla indipendenza dell'Ucraina ha voluto provare che il regime repubblicano e parlamentare francese è un nulla, in confronto del virtuoso ordine politico che regna in Germania.
La reazione prussiana muove contro di noi colla spada e col fuoco per annientare la nostra libertà e per darci un nuovo autocrate. Chi potrà salvarci da questo pericolo? Soltanto noi stessi ed i nostri alleati se non sarà noioso per essi occuparsi del 'malato' che oggi è divenuto la Russia al posto della Turchia.["]
1 Hds. eingefügt, vermutlich von Pacelli.
2Hds. gestrichen und eingefügt, vermutlich von Pacelli.
Empfohlene Zitierweise
Erzberger, Matthias, La situazione in Russia vom vor dem 19. Oktober 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 8002, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/8002. Letzter Zugriff am: 25.04.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 12.01.2016.