Dokument-Nr. 8007

[Erzberger, Matthias]: Il disegno di legge sul diritto elettorale uguale in quarta lettura nella Dieta prussiana, 14. Juni 1918

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La nostra prima relazione sullo sviluppo del trattamento costituzionale del disegno di legge del Governo nella Dieta prussiana, mirante all'introduzione del diritto elettorale uguale in Prussia, si chiuse colla terza lettura; nella quale, se, da una parte, il diritto elettorale uguale veniva rigettato, dall'altra non si poté trovare una maggioranza neanche per le mozioni dei conservatori e dei liberali nazionali di destra sul diritto di dare più voti. Ne era così risultato un vuoto in quanto al nòcciolo del progetto di legge presentato dal Governo, il quale, al § 3, diceva: "Ogni elettore ha un voto." Riempir questo vuoto nello spazio di tempo che intercedeva fino alla quarta lettura, affinché la legge non giungesse nella Camera dei Signori come un torso incompleto, fu il compito degli avversari del diritto elettorale uguale. I conservatori entrarono in trattative coll'ala destra dei liberali nazionali all'intento di creare una base per una maggioranza sul fondamento di un diritto elettorale a più voti. È sintomatico che questi negoziati degli avversari del diritto elettorale uguale si sieno svolti in tutta segretezza; con tale segretezza che gli altri partiti, più o meno, furono coltì alla sprovvista. Le mozioni che risultarono dalle trattative furono presentate, infatti, alla Camera dei Deputati soltanto alla sera della quarta lettura, il 10 del mese. I conservatori e i liberali nazionali di destra danno alle loro mozioni il nome di compromesso, ma questa denominazione non è giusta. Si potreb-
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be parlare di compromesso solo se si trattasse di un accordo fra gli amici e i nemici del suffragio; ma qui si tratta esclusivamente di un compromesso fra concetto e concetto dei singoli avversari del diritto elettorale uguale. Per semplicità di cose ci serviremo anche noi della parola "Mozione di compromesso" per indicare le mozioni dei conservatori e dei liberali nazionali.
Fra queste mozioni di compromesso ve ne sono quattro di significato tutto speciale.
La prima surroga il diritto elettorale uguale del disegno di legge e suona così:
Ogni elettore ha un voto basico.
Oltre a ciò ha diritto ad un voto supplementare:
1) chi ha compiuto almeno 50 anni di età,
2) oppure
a) chi è indipendente nell'agricoltura, o nella foresteria, nel giardinaggio, nella pésca, nella industria mineraria e nella industria in genere, nelle arti e mestieri, nel commercio, nel traffico e nelle professioni libere; oppure direttore in uffici o in aziende, a contare dal 25esimo anno d'età compiuto, che sia in attività di almeno 20 anni;
oppure
b) chi, a contare dal 25esimo anno compiuto, è o è stato a servizio dell'Impero, dello Stato, del Comune, della Chiesa o della
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Scuola, e non sia stato allontanato dal suo ufficio per condanne, punizioni disciplinari o motivi attaccanti l'onore,
oppure
c) chi, a contare dal 25esimo anno d'età compiuto, è attivo in qualche ente tedesco del diritto pubblico o rappresentanza o amministrazione del medesimo, sia in carica onorifica sia quale impiegato fisso, e non sia stato allontanato dal suo posto in seguito a condanne, punizioni disciplinari o motivi comunque attaccanti l'onore;
oppure
d) chi, a contare dal 25esimo anno d'età compiuto, è attivo da più di 10 anni in una posizione importante ma non quale direttore, nell'agricoltura o nella foresteria, nel giardinaggio, pesca, industria mineraria ed industria in genere, arti e mestieri, commercio, traffico, servizio pubblico o professioni libere;
oppure
e) chi, a contare dal 25esimo anno d'età compiuto, è attivo da più di 10 anni in esercizio dello Stato, dei Comuni o di privati, in qualità di custode, di operaio addetto ai lavori preparatori o di capo squadra, ed ha regolarmente il controllo di almeno 5 operai.
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Una seconda mozione vorrebbe limitare le premesse per il diritto a voto. Il § 1, capoverso 1, del disegno di legge del Governo contempla il soggiorno di un solo anno in un Comune qual premessa per il diritto al voto. La mozione di compromesso domanda due anni di soggiorno, e dice testualmente:
Ha diritto al voto qualsiasi prussiano che abbia compiuto il 25 anno d'età, ed abbia da almeno tre anni il diritto di cittadinanza nel Comune prussiano nel quale da due anni il suo domicilio e la sua residenza. In Comuni suddivisi in vari collegi elettorali, il collegio elettorale prende il posto del Comune.
Una terza mozione mira a collegare mutamenti nella determinazione dei collegi elettorali o nella distribuzione dei deputati nei medesimi, alla premessa di una maggioranza di tre quarti nelle due Camere (invece della maggioranza di due terzi in terza lettura).
Una quarta mozione, presentata in vero dire sotto un altro rapporto, vorrebbe cambiare l'articolo 7 dello Statuto prussiano nel senso che per apportare mutamenti allo Statuto sia necessaria una maggioranza di tre quarti nelle due Camere.
Gli amici del diritto elettorale uguale considerano la mozione di compromesso sul diritto di più voti oltremodo antisociale, perché essa favorisce, in fondo, tutte le classi di cittadini e lascia indietro gli operai. In quanto alla questione del diritto di un voto supplementare passati i 50 anni di età, si deve tener presente che
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la classe operaia in media non raggiunge nemmeno quest'età, essendo esposta a maggiori pericoli e danni della salute di qualsiasi altra classe di cittadini. Anche quelli che sono stati in guerra hanno tutto il diritto di opporsi alla concessione del voto supplementare ai vecchi e di sentirsi danneggiati dinanzi a coloro che dalla guerra non hanno riportato danni nella salute. Che soltanto ai vecchi di 50 anni compiuti si voglia concedere un voto supplementare, accampando la giustificazione esser essi politicamente maturi, sta in istridente contraddizione col fatto positivo che basta l'età di 30 anni per esser attivi in tutte le più alte e più importanti cariche statali, in qualità, per esempio, di maestri, di giudici, consiglieri di prefettura, che pure a 30 anni si può esser deputati, e, in questa qualità, compiere persino un'opera legislativa. Il voto d'anzianità darebbe ai vecchi, per la maggior parte non più attivi, un privilegio politico dinanzi agli uomini che si trovano, invece, nel pieno possesso di tutte le loro energie e nel miglior periodo d'attività. Anche nelle altre premesse avanzate per giustificare un voto supplementare, gli amici del diritto elettorale uguale scorgono un tendenzioso svalutamento politico della classe operaia. Agli impiegati, custodi, operai addetti alla preparazione del lavoro, capi-meccanici, vien data una prevalenza sul ceto operaio e si invoca così il pericolo di un amareggiamento della classe operaia. Se gli ideatori della mozione di compromesso si sono partiti dal concetto che ai più abili che vengono a trovarsi in una posizione più alta debbano esser concessi ancora più diritti politici, essi hanno semplicemente dimenticato che la gran mas-
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sa degli operai non può occupare posizioni più elevate per la ragione più che plausibile che non sì può fare a meno delle braccia degli operai. Ora, mettere in una posizione svantaggiosa, per siffatti motivi, la grande maggioranza del ceto operaio, dinanzi a singoli individui, che, sia per l'abilità personale, ma anche perché favoriti dalla sorte, sono riusciti ad avanzare di grado, è insostenibile dal punto di vista della giustizia ed è poco politico. Anche quel voler far dipendere l'esercizio del voto da un soggiorno non minore di due anni nel Comune, colpirà in parte – è vero – gli impiegati traslocati da un luogo all'altro, ma, in prima linea, le masse operaie il cui soggiorno in un luogo non dipende dalla loro volontà ma dal continuo fluttuare delle mercedi e delle condizioni dì lavoro. Un terzo di tutto il ceto operaio non potrebbe mai, in questo modo, esercitare il suo diritto al voto. Anche se le mozioni di compromesso non hanno uno spiccato carattere plutocratico, i loro effetti sono tali che mettono in grande svantaggio la popolazione meno abbiente. Vi si aggiunga la mozione che mirerebbe, in certo qual modo, ad eternare la determinazione dei collegi elettorali e la distribuzione dei deputati nei collegi stessi; così come essa distribuzione è indicata nel disegno di legge governativo, e che, ad onta della innovazione "doversi per ogni 250.000 abitanti di un collegio nominare un deputato" dà sempre una grande preponderanza alla popolazione campagnola sulla popolazione urbana e industriale. Infatti alla creazione di uno stato di cose durevole corrisponde la richiesta di una maggioranza di tre quarti quale condizione sine qua non. Spe-
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cialmente nella Sinistra si è fortemente amareggiati sulla medesima richiesta in quanto ai cambiamenti da apportarsi allo Statuto, anzitutto per ragioni di principio contro una siffatta stabilizzazione dello Statuto stesso, quindi per il motivo speciale che essa si parte dagli avversari del diritto elettorale uguale, i quali mirano ad assicurarsi la durata dei risultati della loro opera legislativa.
Che attitudine tengono ora i Partiti, i propugnatori del diritto elettorale uguale, dinanzi a queste mozioni di compromesso?
I socialisti sembrano ritener inutile di collaborare ancora praticamente al disegno di legge sul suffragio, l'attuale Dieta sembra ad essi incapace a risolvere la questione del diritto elettorale uguale nel senso del disegno di legge, e domandano quindi l'immediato scioglimento della Dieta e un termine per le nuove elezioni.
Anche i democratici progressisti rigettarono le mozioni di compromesso, e presentarono a loro volta, insieme all'ala sinistra dei liberali nazionali, la mozione che fosse ristabilito il disegno di legge del Governo; che si votasse, cioè, l'introduzione del diritto elettorale uguale.
Il Centro si vide in una situazione difficile. Il Centro pone il massimo valore nell'accettazione delle sue mozioni sulle garanzie; mozioni che si riferiscono all'ancoramento statutario delle istituzioni ecclesiastiche con tutte le loro attribuzioni e istituzioni, e al mantenimento del carattere confessionale della scuola. In terza lettura queste garanzie furono rigettate poiché i conservatori votarono contro, tutti compatti. Ora, i partiti delle mozioni
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di compromesso, cioè a dire conservatori e liberali nazionali di Destra, si offrivano di votare le garanzie culturali del Centro, a condizione che per lo meno 30 deputati del Centro votassero per la mozione di compromesso. Questa offerta non sorge certo dalla simpatia per le mozioni sulle garanzie, ma ha naturalmente lo scopo pronunciato di attirare il Centro nella fronda contro il diritto elettorale uguale. Per ottenere una maggioranza per le mozioni sulle garanzie, 30 deputati del Centro votarono, infatti, per la mozione sui voti supplementari presentati dal partito del compromesso. Come ebbe a dichiarare il capo della frazione prussiana del Centro, dottor Porsch, i 30 deputati del Centro, applicando la loro firma sotto la mozione di compromesso, non ne approvavano i particolari e nemmeno le mozioni sul soggiorno di due anni e sulla maggioranza di tre quarti al posto della maggioranza di due terzi per il cambiamento dei collegi elettorali e la distribuzione dei deputati sui medesimi. Da questo risulta il carattere tattico di questa operazione del Centro. Per essere giusti bisogna dire che il Centro, se voleva far passare le mozioni delle garanzie, doveva cercare un appoggio, anche se puramente tattico, nella destra, considerato che i democratici progressisti e socialisti perseveravano nel loro contegno negativo dinanzi alle mozioni sulle garanzie. Ora le cose stanno così: le garanzie del Centro otterranno valore reale e durevole solo se si arriverà davvero al diritto elettorale uguale. Se il disegno del Governo cadrà e si verrà allo scioglimento della Camera, e se poi entrerà nella Camera una maggioranza favorevole al diritto elettorale uguale, allora sarà qua-
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si impossibile includere le garanzie in una legge elettorale; e questo perché la nuova maggioranza vi porterà una forte tinta democratica e vorrà reagire contro i partiti oggi dominanti e nemici del diritto elettorale. Per questo il Centro ha un grandissimo interesse che il disegno di legge del Governo sia accettato, e il diritto elettorale uguale introdotto. Il dottor Porsch dichiarò altresì di votare insieme alla stragrande maggioranza del Centro per l'introduzione del diritto elettorale uguale.
Le mozioni del Centro sulle garanzie suonano, questa volta, come appresso:
I. L'articolo 14 dello Statuto dovrà essere del seguente tenore:
I diritti e i proventi riconosciuti nelle leggi vigenti alla Chiesa evangelica e cattolica, riguardo ai rapporti collo Stato, in base ai diritti consuetudinari o tradizioni di queste Chiese sulle loro istituzioni, corporazioni, comunità, stabilimenti, lasciti, vengono garantiti.
II. Nello Statuto si aggiungerà il seguente articolo 15:
La Chiesa evangelica e la Chiesa cattolica romana, come ogni altra società religiosa, rimangono in possesso degli Istituti, lasciti e fondi destinati all'esercizio del culto, dell'istruzione e della beneficenza.
III. L'articolo 26 dello Statuto avrà il seguente capoverso 2:
Il carattere confessionale delle scuole popolari pubbliche vien garantito corrispondentemente al-
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le prescrizioni della legge del 28 luglio 1906 sul mantenimento delle scuole popolari pubbliche.
La maggioranza del Centro aveva dunque l'intenzione, come abbiam detto, di votare per il diritto elettorale uguale, e dallo stesso Centro parti una mozione sul reintegramento del § 3 del disegno di legge presentato dal Governo. Un'altra mozione del Centro domandava, in contrasto alla parte corrispondente della mozione di compromesso, di accordare il diritto a voto quando l'elettore abita nel comune già da 6 mesi. Oltre a ciò una mozione del Centro domandava che nei collegi elettorali fortemente popolati si concedesse un deputato per ogni 150.000 nuovi abitanti (invece che per 250.000). Occorre far notare che queste due ultime mozioni furono presentate da deputati del Centro eletti in collegi popolati eminentemente da operai. In questo si vede qual pericolo esista per gli operai elettori del Centro, nel caso che le mozioni di compromesso nemiche al ceto operaio dovessero divenir legge davvero. I presentatori delle due ultime mozioni si saranno detti che a queste condizioni gli operai cattolici avrebbero disperato del Centro, e parte di essi sarebbero passati al socialismo.
In quanto all'attitudine del Governo dinanzi al disegno di legge osserviamo che il Cancelliere dell'Impero conte Hertling dichiarò di nuovo, ultimamente, nella sua qualità di presidente del Consiglio prussiano, al capo della frazione conservatrice nella Dieta prussiana, von Heydebrand, che la sua sorte è strettamente legata alla sorte del diritto elettorale uguale. Oltre a ciò dichiarò ad alcuni rappresentanti dei partiti di sinistra di aver
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già in mano il decreto reale che ordina lo scioglimento della Dieta, e che, se il disegno di legge sarà rigettato non mancherà di farne uso a tempo opportuno. Interrogato sul momento opportuno dello scioglimento, il conte Hertling rispose che se fino all'inverno le cose non si saranno chiarite, scioglierà la Dieta e si appellerà agli elettori. Anche il vicecancelliere von Payer dichiarò nella Commissione principale del partito democratico progressista che se non fosse riuscito a sciogliere la sua promessa in quanto all'introduzione del diritto elettorale uguale in Prussia, se ne sarebbe andato. Il Ministro prussiano degli Interni, dottor Drews, riferendosi alla mozione di compromesso dei conservatori e dei liberali nazionali di Destra, dopo aver detto che una tale nozione costituiva per gli operai un peggioramento dinanzi alle mozioni sui voti supplementari nelle letture passate, fece la seguente dichiarazione:
Questa mozione contiene indubbiamente una tendenza che è diametralmente opposta a quella del Governo… Dichiaro in nome del Governo che non ci possiamo mettere sul terreno di questa mozione, e che, quindi, è assolutamente escluso per il Governo che essa possa essere accettata.
Dopo un dibattito relativamente breve si passò alla votazione delle varie mozioni, la quale ebbe il ritato [sic] seguente:
La mozione di compromesso contemplante il soggiorno di due anni dell'elettore qual premessa per il suo diritto a voto, fu accettata con 223 voti contro 188. Votarono contro, i socialisti, i democratici progressisti
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e la maggioranza del Centro. Con questa votazione era stata, rigettata la mozione del Centro che domandava il soggiorno di soli sei mesi nei collegi elettorali.
La mozione dei democratici progressisti, dei liberali nazionali di Sinistra e della maggioranza del Centro la quale domandava l'introduzione del diritto elettorale uguale, fu rigettata con 235 voti contro 164. Per il diritto elettorale uguale votarono, come in terza lettura, la maggioranza del Centro, la maggioranza dei liberali nazionali, il partito democratico progressista, i socialisti, i Polacchi e i Danesi.
Per il caso che la mozione sui voti supplementari fosse stata accettata i liberali nazionali di Sinistra avevano avanzato la mozione di garantire un voto supplementare a chi aveva partecipato alla guerra e possedeva famiglia propria. Questa mozione fu rigettata con 251 voti contro 147 e 2 astenuti. Votarono a favore la maggioranza dei liberali nazionali i progressisti e una parte del Centro.
Si passò quindi alla votazione per appello nominale della mozione di compromesso riguardante il diritto elettorale con voti supplementari. Fu accettata con 255 voti contro 154.
La mozione su una maggioranza di tre quarti, qual premessa per un cambiamento dei collegi elettorali e la cifra dei deputati, fu accettata; la mozione del Centro che domandava un deputato per ogni 150.000 abitanti invece che per 250.000, fu rigettata.
Le mozioni sulle garanzie del Centro furono accettate con 315 voti contro 62. Votarono contro i democrati-
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ci progressisti, i socialisti e alcuni liberali nazionali.
La mozione che domandava una maggioranza di tre quarti per apportare cambiamenti allo Statuto fu accettata in votazione per appello nominale con 207 voti contro 162.
La situazione è, dunque, questa: ancora una volta il diritto elettorale uguale è stato rigettato dalla maggioranza conservatrice e liberale nazionale di destra, rinforzata questa volta da alcuni voti del Centro; e sono state accettate, invece, al suo posto, tutte quante le mozioni sui voti supplementari, sebbene il Governo avesse dichiarato inaccettabile da parte sua un diritto elettorale basato sul voto plurimo, da tutto ciò si rileva in modo evidente che la maggioranza conservatrice e liberale nazionale di destra è decisa – ed agisce infatti corrispondentemente – di non concedere al popolo prussiano quel diritto elettorale eguale che il Re, il Governo e la stragrande maggioranza del popolo riconoscono come indispensabile. Rigettando un voto supplementare per coloro che hanno partecipato alla guerra, la maggioranza conservatrice e liberale nazionale di destra si è gravemente compromessa. Al Governo non rimane altra via di uscita, come ha detto il conte Hertling, che di appellarsi agli elettori. La gran massa del popolo e il Governo scorgono nel diritto elettorale con voti supplementari un trattamento ingiusto del ceto operaio ed un sistema per mantenere anche in av-
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venire lo stesso rapporto di politica interna che esiste sin qui. Se il Governo prima di far uso del diritto concessogli e di sciogliere la Dieta vuole aspettare fino alla quinta lettura che deve aver luogo dopo 21 giorni, e fino a che la legge non sia discussa anche nella Camera dei Signori, lo fa perché non vuole disturbare il corso costituzionale del lavoro legislativo e vuol vedere prima il risultato definitivo.
Il Centro ha guadagnato in questa ultima lettura l'accettazione della mozione sulle garanzie. Quest'accettazione, se l'è comprata, si può dire, mediante concessioni tattiche alla maggioranza conservatrice e liberale nazionale. Ma, come abbiamo detto, il partito del Centro ha il massimo interesse che il diritto elettorale uguale sia subito introdotto. Una vera e propria causa comune fra il Centro e i conservatori produrrebbe nelle larghe masse degli elettori del Centro il più grande disorientamento e la massima confusione. Il Centro tedesco è in prima linea un partito del popolo, e subirebbe le più gravi scosse se derogasse dalle tradizioni ereditate dai suoi grandi uomini (Windthorst era un fautore sincero e convinto del diritto elettorale uguale). Si consideri inoltre che le garanzie hanno uno scopo, solo se il diritto elettorale uguale passerà ora. Se la legge sarà approvata da una nuova Camera dei deputati, non vi sarà allora nessuna probabilità che abbiano ad esser votate anche le garanzie. E notisi che il diritto elettorale uguale verrà in ogni modo, perché dopo una guerra così ricca di sacrifici, specialmente per il basso ceto, non vi sarà nazione che potrà sottrarre al popolo un diritto politico cosi elementare. Non esiste – è
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vero – un diritto elettorale che sia assolutamente logico e giusto, nemmeno il diritto elettorale uguale. Ma qualsiasi altro suffragio che non sia quello uguale è assolutamente da scartarsi, perché tocca gli estremi limiti dell'assurdità.
Gli avversari del diritto elettorale uguale in Prussia (ossia i rappresentanti dei grandi latifondisti e siderurgici, armatori, ecc., che vorrebbero tener la bacchetta in mano anche dopo la guerra; quei medesimi circoli, cioè, che nella politica estera vorrebbero far valere soltanto il fattore della forza) hanno lavorato con tutti i mezzi è lavorano tutt'ora per render disgustoso al Centro il disegno di legge. Nella loro stampa, – che, in generale, proprio non si distingue nella tutela degli interessi cattolici, – affermano, riferendosi alla pastorale dei vescovi convenuti a Fulda, essere i vescovi tedeschi contrari al diritto elettorale uguale. Persino la circolare di Leone XIII sul 1'ordinamento statale cristiano dovrebbe servire ai fini di questi signori nemici del diritto elettorale uguale. Un indirizzo dell'associazione dei Nobili cattolici della Germania al cardinale von Hartmann a Colonia, nel quale si avversò il diritto elettorale uguale, ha fatto il giro di tutta la stampa reazionaria e annessionistica. Che fra la nobiltà prussiana anche i Nobili cattolici siano contro il diritto elettorale uguale, si spiega con quel sentimento di solidarietà dell'aristocrazia dinanzi ad una questione nella quale si tratta di dare al popolo eguali diritti politici e di togliere a singole classi certi privilegi. In alcuni circoli ben informati si crede di poter ritenere che l'indirizzo del-
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la nobiltà cattolica si debba all'iniziativa del cardinale von Hartmann, le cui opinioni son molto vicine ai circoli fautori di una politica reazionaria all'interno e di una politica basata sul pugno di ferro all'estero. Il partito del Centro non si lascerà deviare ed insisterà nel diritto elettorale uguale; perché altrimenti l'avvenire del partito sarebbe in pericolo. La grave crisi rivelatasi in seno al partito liberale nazionale, in seguito alla questione del diritto elettorale uguale, dev'essere un serio avvenimento per il Centro. Tutto quello che si poteva fare per scongiurare gli effetti radicali del diritto elettorale uguale sulla posizione della Chiesa e del Cattolicismo è stato fatto coll'accettazione delle mozioni sulle garanzie presentate dal Centro. Solo se sarà profondamente radicato nel popolo, il Centro potrà, anche in avvenire, tutelare con successo gli interessi della Chiesa e del Cattolicismo. Verrebbesi invece a trovar come sospeso in aria se passasse nel campo degli elementi reazionari, dietro ai quali trovasi solo una minoranza del popolo (non bisogna lasciarsi ingannare dal continuo gridare ed agitarsi che questi circoli fanno per darsi maggiore importanza). Del resto, come abbiamo già detto nella relazione precedente, il Centro al Reichstag costituisce la miglior garanzia per la tutela degli interessi cattolici in Germania.
Che tutta quanta la stampa politica della Germania – eccezion fatta, s'intende, dei fogli dei conservatori pangermanisti e siderurgici, – sia indignata per il risultato delle votazioni sul diritto elettorale uguale, implicanti mancanza di considerazione verso lo stesso Governo, si può facilmente comprendere, dati i sentimenti che, sul martoriato problema, nutre la grande maggioranza del popolo prussiano.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], Il disegno di legge sul diritto elettorale uguale in quarta lettura nella Dieta prussiana vom 14. Juni 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 8007, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/8007. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 02.03.2011.