Dokument-Nr. 8305

[Erzberger, Matthias]: Rivelazioni russe. I. Dal processo Suchomlinoff. II. Una conversazione telefonica del 31 luglio 1914, 13. September 1917

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Certamente la questione di sapere come e quando si potrà metter fine alla terribile guerra distruggitrice, è di gran lunga più importante, oggi, che non assodare quali sono i colpevoli che la scatenarono. Tuttavia, non si cessa un sol momento di discutere le colpevolezze; e, dalla parte dell'Intesa, si conclude ripetendo la vecchia canzoncina che addita la Germania come la sola rea. È una manovra conosciuta; ma non manca di far mèsse fra le turbe ignoranti. L'Intesa, che trasse, già dal principio della guerra, i più larghi e più insperati frutti da questa sua calunnia abilmente inscenata e divulgata in tutto il mondo in virtù dei cavi che trovavansi tutti nelle sue mani, corroborata a mezzo di giornali comprati o rimorchiati o intimiditi; l'Intesa non può decidersi a cedere il terreno alla verità che si fa strada anche da sé; e si attacca, come il naufrago ai rovi, a questo capitolo di propaganda che ha fatto sin qui tanto bene il suo gioco. Anche ultimamente Lloyd George dichiarò davanti ai delegati dei minatori esser egli per una pace di onorevoli accomodamenti e d'intesa, ma dover questa pace punire anzitutto i colpevoli e proteggere gli innocenti contro nuovi attacchi. Chi sono dunque i colpevoli? E da qual parte trovansi gli innocenti? Finché, come in questo caso, si considera la questione delle colpevolezze dal punto di vista della conformazione della pace, essa conserva il suo significato e non si può far altro che salutare con gioia qualsiasi fatto o circostanza che getti
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un fascio di luce sulla verità tanto abilmente nascosta fin qui da chi ha l'interesse di presentarsi come l'innocente agnello dall'ingordo lupo assaltato mentre tranquillamente si dissetava al ruscello.
Fatto nuovo, e potente fascio di luce piovuto sulla verità invano nascosta devesi considerare il processo contro l'ex-ministro della guerra russo Suchomlinoff, e più specialmente la deposizione del capo di Stato maggiore Januschkewic e dell'accusato stesso. Queste deposizioni e queste constatazioni sono del più grande significato storico. Esse illuminano i fatti svoltisi negli ultimi giorni precedenti lo scoppio della guerra, col risultato notevolissimo che i personaggi direttamente implicati non fanno altro che confermare completamente tutto quello che ebbe a comunicare il primo Libro bianco tedesco e il Cancelliere Bethmann Hollweg nel suo discorso del 4 agosto 1914 sulla mobilitazione generale segretamente ordinata dalla Russia.
Facciamo seguire una traduzione esatta del rapporto dettagliato sul processo Suchomlinoff, tolto dal "Nowoje Wremja" del 26 agosto a. c.
"Nell'audizione dei testimoni fu escusso l'ex-capo di Stato maggiore del Supremo comandante, Generale Januschkewic. Il difensore Sacherin domandò al teste se nel giorno della mobilitazione l'ex-Zar non gli aveva telefonato di rimandare la mobili-
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tazione o di sospenderla
. II teste rispose che questa telefonata aveva, infatti, avuto luogo, ma che si trattò soltanto di un cambiamento della mobilitazione generale in una parziale comprendente le sole quattro circoscrizioni sud-occidentali. A richiesta della difesa dovere il teste narrare dettagliatamente come si svolse la telefonata coll'ex-Zar e qual ne fu il contenuto, egli narra ampliamente delle circostanze che precedettero la dichiarazione di guerra:
"Dapprima fu deciso di dichiarare soltanto la mobilitazione parziale delle quattro circoscrizioni per incutere timore all'Austria-Ungheria; poi la questione fu decisa in altro luogo, e il 30 luglio, dopo che io ebbi fatto la mia relazione all'ex-Zar, questo sottoscrisse la mobilitazione generale. Insistendo sulla mobilitazione generale io dissi allora essere assolutamente necessario di mostrare un contegno fermissimo, non solo dinanzi all'Austria-Ungheria, ma anche dinanzi alla Germania, che l'Austria-Ungheria sorreggeva.
Partito da Peterhof mi presentai alla seduta del Consiglio dei ministri e consegnai l'ukase di mobilitazione firmato dall'ex-Zar; ma in quello stesso giorno verso le 11 della sera all'incirca, fui da questi chiamato al telefono. Egli mi domandò a che punto stava la mo-
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bilitazione generale, se non si poteva trovare il modo di evitarla, se era possibile ridurla ad una mobilitazione parziale contro la sola Austria. Risposi esser ciò straordinariamente difficile e minacciarci conseguenze catastrofiche. Aggiunsi che la mobilitazione generale era in corso e che 400.000 riservisti trovavansi già sotto le armi. L'ex-Zar mi dichiarò allora con grande precisione, aver egli ricevuto dall'imperatore Guglielmo un telegramma col quale questi impegnava la sua parola d'onore, garantendo che se la mobilitazione generale non fosse stata dichiarata, le relazioni fra Germania e Russia, sarebbero rimaste, come per lo addietro, amichevoli.
Dopo questo colloquio coll'ex-Zar mi recai da Sasonoff e lo persuasi dell'impossibilità di procedere all'annullamento della mobilitazione generale. Fu stabilito che la mattina seguente Sasonoff avrebbe parlato nuovamente collo Zar. Ci parlò infatti; e il giorno dopo alle ore 4 ½ pomeridiane ebbe luogo a Corte un consiglio al quale prendevano parte Sasonoff, Suchomlinoff ed io. In circa 10 minuti avevamo deciso che era assolutamente impossibile recedere dalla mobilitazione generale, e che arrestarla sarebbe stato disastroso per la Russia."
Escusso il teste che sopra, Suchomlinoff chiede
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di poterne completare le dichiarazioni. Egli parla in modo molto semplice, ha gesti alquanto teatrali e si batte spesso le mani sul petto.
"Nella notte del 30 luglio – dichiara – l'ex-Zar mi chiamò al telefono e mi impose di sospendere la mobilitazione. Si trattava di un ordine diretto, categorico, che non ammetteva replica. Ne rimasi sconcertato. La mobilitazione era già stata dichiarata ed arrestarla voleva dire esporsi ad una catastrofe. Che cosa dovevo fare? Sapevo della impossibilità di sospendere la mobilitazione per difficoltà tecniche. Se avessimo dato l'ordine di sospensione, sa Iddio che cosa sarebbe avvenuto in Russia; che bel pasticcio ne sarebbe saltato fuori. Mi sentivo morire al solo pensarci. Era scorsa appena mezz'ora dal mio colloquio collo Zar, che il telefono squillò di nuovo e Januschkewic mi disse aver lo Zar dichiarato ancora a lui che la mobilitazione doveva essere sospesa. "E che cosa gli ha risposto Lei?" – gli domandai. "Ho risposto, – replicò quegli – che è tecnicamente impossibile; ma lo Zar ha, ciò nonostante, insistito e ha ordinato che la mobilitazione sia sospesa. " Il generale Januschkewic mi domandò, quindi, che cosa avrebbe dovuto fare. Gli risposi: "Non ne faccia nulla!" A questo mio ordine trasse un sospiro di sollievo. La
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mattina seguente mentii collo Zar e gli dichiarai che la mobilitazione proseguiva soltanto nelle circoscrizioni dei territori sud-occidentali. In questo giorno stavo per perdere la ragione. Sapevo che la mobilitazione era in pieno corso e dell'impossibilità d'arrestarla. Per buona fortuna ci fu chi riuscì, in quel medesimo giorno, a far cambiare opinione allo Zar, ed io fui poi ringraziato per aver condotto la mobilitazione a buon porto. Caso contrario chissà da quanto tempo sarei in prigione."
Richiamato il testimone Januschkewic, narra interessantissimi particolari di valore storico sul giorno che precedette la proclamazione della mobilitazione:
"Il 29 luglio, quando ebbe luogo la decisione sulla mobilitazione, ma questa non era stata ancora proclamata, l'ex-Zar mi incaricò di dire all'ambasciatore tedesco che la mobilitazione della Russia non rappresentava un atto ostile verso la Germania, e di assicurarlo che la Russia voleva mantenere rapporti amichevoli colla Germania. Misi subito al giorno Sasonoff di questo incarico. Il ministro aveva scarsa stima di quell'ambasciatore tedesco e mi consigliò di parlare piuttosto coll'addetto militare tedesco. Questi, da me chiamato, si recò allo Stato maggiore. Prima egli veniva sempre in uniforme in certe ore determinate e parlava sempre russo. Questa volta,
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invece, mi fece aspettare un'ora intera; era vestito in borghese e parlava soltanto francese. Gli dissi che la Russia non aveva alcuna intenzione aggressiva dinanzi alla Germania. Il maggiore mi rispose che, purtroppo, la mobilitazione della Russia era cominciata. Quando l'addetto militare mi ebbe dichiarato con una straordinaria sicurezza che aveva a questo riguardo notizie esattissime, gli diedi la parola d'onore del capo di Stato maggiore, che in quel momento, ossia ore 3 pomeridiane del 29 luglio, la mobilitazione non era stata ancora dichiarata. Mi ricordo di tutti i dettagli di questo importantissimo momento. Il maggiore non mi credette. Gli offrii di dargli assicurazione per iscritto, ma egli cortesemente rifiutò. Mi ritenni autorizzato a dargli una tale dichiarazione scritta perché la mobilitazione, in quel momento, non era, in realtà, stata ancora ordinata. Non lo era, dico, ma l'ukase che la ordinava era, già firmato, nella mia tasca."
Secondo il rapporto della "Birshewija Wjedomosti" del 26 agosto 1917, Januschkewic, riferendosi al suo colloquio telefonico collo Zar, disse:
"Supplicai Sua Maestà di non far arrestare la mobilitazione generale; ma la parola d'onore data allo Zar dall'Imperatore Guglielmo, vinse."
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Dopo la deposizione di Suchomlinoff, questi vien messo a fronte del generale Januschkewic, e si svolge il seguente dialogo:
Suchomlinoff: "Che cosa rispose Lei allo Zar, al suo ordine di annullare la mobilitazione?"
Januschkewic: "Gli risposi che era tecnicamente impossibile; che non c'era da pensarci nemmeno."
Suchomlinoff: "E che rispose lo Zar?"
Januschkewic: "Lo Zar ordinò: 'Ciò malgrado faccia interrompere subito la mobilitazione!'
Januschkewic rimase talmente sbigottito a quest'ordine, che domandò al Ministro della Guerra che cosa avrebbe dovuto fare:
Suchomlinoff: "E io gli risposi: Non ne faccia nulla."
Questa risposta voleva dire: "la mobilitazione può tranquillamente proseguire."
Suchomlinoff aggiunse ancora che il generale Januschkewic lo aveva calorosamente ringraziato per la risposta. Suchomlinoff continuò quindi:
"Colla mia risposta mi sono, in verità, addossato una responsabilità enorme. Per essa io potevo essere il colpevole dello scoppio della guerra colla Germania. Al solo pensarci mi
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sentivo svanire la ragione
."
Fin qui la relazione dei giornali russi sulle deposizioni giudiziarie di Suchomlinoff e di Januschkewic. Specialmente la confessione di quest'ultimo, ha squarciato dinanzi a tutto il mondo il velo dietro il quale venivano tenuti nascosti gli avvenimenti di Pietroburgo precedenti lo scoppio della guerra russo-tedesca e quindi quella mondiale. Secondo la confessione che sopra, già la mattina del 29 luglio 1914 l'ordine di mobilitazione generale, era già stato sottoscritto. Tutto ciò risulta chiaramente dall'ultima deposizione del generale Januschkewic, nella quale si è riferito al noto colloquio svoltosi fra l'addetto militare tedesco, maggiore von Eggeling, e il capo di Stato Maggiore Januschkewic. Questi confessa che alle 3 pomeridiane del 28 luglio aveva già in tasca, debitamente firmato dallo Zar, il decreto di mobilitazione. Di questo fatto essenzialissimo egli si guarda bene, però, di farne comunicazione all'addetto militare tedesco; impegnando, anzi, la sua parola d'onore, lo assicura in modo categorico che in quel momento non era stato ordine alcuno di mobilitazione, allo intento evidentissimo di trarlo nel più volgare inganno. E perché l'inganno potesse operarsi con maggior facilità nell'addetto militare germanico, quel galantuomo di Januschkewic ha il cinismo di offrire persino un'assicurazione scritta, giocando perfidamente e diabolicamente sulla circostanza che, in verità, l'ordine di mobilitazione non era stato ancora impartito ma si trovava in tasca sua. Dalla deposizione di Suchomlinoff risulta egualmente che il colloquio tele-
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fonico fra lui e Januschkewic, col quale fu ordinata la sospensione della mobilitazione generale, ebbe luogo nella notte sul 30, cioè a dire il 29 luglio. Dunque, l'abboccamento collo Zar, nel quale Suchomlinoff difendeva il punto di vista di una pronta mobilitazione, deve avere avuto luogo prima di questo tempo, presumibilmente la mattina del 29 luglio. L'ordine dello Zar la sera del 29 luglio verso le 11, si riferiva alla sospensione o al cambiamento della mobilitazione parziale. Con grandissima probabilità la Russia non ordinò mai una mobilitazione parziale, ma, già fin dal principio, una mobilitazione generale di tutte quante le sue forze di terra e di mare, facendo contemporaneamente tutti i suoi sforzi ed esercitando tutte le sue male arti per far credere ad una mobilitazione parziale.
È chiaro che i due compari Suchomlinoff e Januschkewic si decisero a ridersi dell'ordine perentorio dello Zar nel timore che, eseguendolo e arrestando la mobilitazione, non si sarebbe venuti alla tanto bramata guerra. E il giorno dopo, ossia il 30 luglio, presentandosi al Sovrano gli mentirono in faccia, ed ebbero il cinismo di sostenere che la mobilitazione andava avanti soltanto nelle circoscrizioni sud-occidentali, mentre sapevano che era in pieno corso in tutto l'Impero, proprio secondo il loro desiderio. In quello stesso giorno, 30 luglio, Sasonoff fu prescelto perché facesse cambiare idea allo Zar. Gli riuscì infatti; ed ecco che si ebbe allora la proclamazione ufficiale di quella mobilitazione generale che, in verità, era ormai in corso da lungo tempo.
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E così non evvi [sic] il benché menomo [sic] dubbio che la Russia ha voluto la guerra, e che era risoluta di venire, a qualsiasi costo, all'atroce macello. È stato il partito militare russo che lo ha scatenato (non il "militarismo prussiano") contro la volontà dello stesso Zar, il quale, grazie ai continui sforzi dell'Imperatore tedesco, continuati con abnegazione fino all'ultimo istante, si era fermamente convinto che la Germania non voleva la guerra. Lo Zar si è scaricato così in gran parte della colpa attribuitagli; tuttavia i fatti dimostrano che in quei momenti tanto critici egli non era assolutamente all'altezza della situazione. Animato da buona volontà, ma di carattere debole e vacillante, non aveva in mano le redini del Governo. Fatto segno ad inganni ed a menzogne, egli era l'arnese docile privo di qualsiasi volontà, nelle mani del partito militare russo che intrigava ininterrottamente pur di giungere alla guerra; tanto docile e passivo che nello stesso 30 luglio alle ore 1,20 pomeridiane, telegrafò all'Imperatore tedesco sulla mobilitazione generale della Russia (quella mobilitazione la quale, secondo un ukase dello stesso Zar in data 1912, avrebbe dovuto significare contemporaneamente "guerra alla Germania" X) che le misure militari russe decise erano state prese esclusivamente per motivi di difesa contro i preparativi dell'Austria-Ungheria. Più labili di memoria di così, davvero, non si
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può essere. Lo Zar dimenticava semplicemente il suo ukase qui sopra citato! La Russia che preparava febbrilmente ed effettivamente la guerra offensiva non soltanto contro l'Austria-Ungheria ma anche contro la Germania, cercò di ingannare e di tenere a bada la Germania con false assicurazioni corroborate da una mentita parola d'onore, e questo per guadagnare tempo e per poter dislocare e ammassare ai confini le proprie truppe. Suchomlinoff agiva a quel modo perché si sentiva le spalle assicurate dai Governi francese ed inglese. Notissime sono le sue relazioni cogli sciovinisti francesi. Al tempo dell'elezione del nuovo presidente egli fu mandato a Parigi per intrigare più che fosse possibile affinché avesse luogo l'elezione dell'uomo che gli sembrava il più adatto per scatenare una guerra offensiva russo-francese contro la Germania, il signor Poincaré. In quel tempo Suchomlinoff fece a Parigi una dichiarazione sulla forza offensiva dell'armata russa e sui cambiamenti dei piani di mobilitazione; dichiarazione che, poco prima della guerra, ripeté in tono spavaldo e provocante in vari articoli nella "Birshewija Wjedomosti". In quanto poi all'influsso inglese esercitato a Pietroburgo durante i critici giorni del 29 e del 30 luglio, dai telegrammi dei corrispondenti da Pietroburgo dell'Agenzia Reuter e dal rapporto dell'incaricato d'affari belga L'Escaille, risulta che la certezza dell'appoggio inglese rinforzò straordinariamente i governanti russi nella loro decisione di volere la guerra ad ogni costo.
I fatti venuti alla luce nel processo Sucho-
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mlinoff rappresentano la confessione della colpevolezza russa; e sono di una tale chiarezza ed importanza che maggiore era impossibile attendersela. I socialisti francesi hanno domandato che si chiarisca la questione delle colpevolezze; essi vogliono sapere chi è che ha scatenato la terribile guerra mondiale. Ebbene: il loro desiderio è stato appagato ancor più presto di quello che essi stessi speravano.
La "Vossische Zeitung" dell'11 settembre è poi in grado di pubblicare un altro documento oltremodo importantissimo, per la decisione della questione, chi fu che mosse il primo e fatale passo nell'apertura delle ostilità 1 russo-tedesche e quindi della guerra mondiale. Il documento è stato favorito alla "Vossische Zeitung" dal generale prussiano Hell, e contiene interessantissime annotazioni di quest'ultimo.
Quando scoppiò la guerra il generale Hell era capo dello Stato maggiore del XX corpo d'armata a Allenstein; un corpo d'armata, dunque, che aveva stanza proprio di faccia ai confini russi. È quindi comprensibilissimo che il generale Hell abbia avuto parte immediata agli emozionantissimi avvenimenti svoltisi negli ultimi giorni del luglio 1914. Il 31 luglio 1914 egli fu chiamato telefonicamente da Berlino, e più precisamente dal capo di Stato maggiore von Moltke. Il dialogo che il generale Hell si notò e chiosò con osservazioni, forma il contenuto del
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documento consegnato alla "Vossische Zeitung" perché lo renda di pubblica ragione. E che si tratta di un documento vero e proprio, ce lo dice anzitutto il contenuto, quindi la personalità di chi lo ha consegnato. Esso comprova che il partito militare in Russia aveva messo la gran macchina della guerra in moto già da molto tempo prima che la Germania decidesse la sua mobilitazione.
Ecco il colloquio telefonico:
Generale Moltke: "Ha Lei, che si trova ai confini, l'impressione che la Russia mobiliti?"
Generale Hell: "Si; già da molti giorni ho questa impressione."
Generale Moltke: "Da che trae le sue impressioni?"
Generale Hell: "Il confine è ermeticamente chiuso. Nessun individuo può passarlo. Oltre a ciò bruciano da ieri i corpi di guardia di frontiera e si dice che a Mlawa abbiano già affisso gli ordini rossi di mobilitazione."
Generale Moltke: "Perché non si è ancora procurato uno di questi ordini?"
Generale Hell: "Facciamo di tutto per procurarcelo, ma lo sbarramento dei confini non ce l'ha reso possibile fin qui."
Generale Moltke: "Mi procuri in ogni modo uno di questi avvisi rossi; io debbo avere la certezza se davvero si mobilita in Russia contro di noi. Prima io non posso
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ottenere l'ordine di mobilitazione da parte nostra."
Generale Hell: "Vostra Eccellenza può esser sicuro che i Russi mobilitano."
Generale Moltke: "Vuole Ella assumersi la responsabilità per questa sua affermazione?"
Generale Hell: "Posso farlo per intima persuasione."
Nelle annotazioni del generale Hell si legge quindi:
Il colloquio ebbe luogo la mattina alle ore 7. Due ore più tardi si presentò a me il capitano di cavalleria Koestring, del 5. reggimento corazzieri. Giungeva in quel momento ad Allenstein da Mosca. Egli confermò la mia opinione e mi disse che da più giorni convogli pieni di soldati partivano per la frontiera, e che egli aveva potuto rientrare in Germania con grandissima fatica approfittando dell'ultimo treno lasciato passare oltre i confini. Questa deposizione fu da me notificata a Berlino. Mi fu risposto che Sua Eccellenza von Moltke si trovava a colloquio coll'Imperatore. Pregai allora che la deposizione del capitano di cavalleria Koestring fosse comunicata subito al Castello. Soltanto nel pomeriggio inoltrato giunse, non l'ordine di mobilitazione, ma l'ordine del minacciante pericolo di guerra.
Fin qui le annotazioni del generale Hell. All'estero si sono sbizzarriti più o meno nel voler presentare lo scoppio della guerra come se un partito di
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guerrafondai in Germania abbia voluto la guerra e sia riuscito a sopraffare gli elementi pacifici del Governo. Si noti, invece, quale e quanta cautela lo Stato maggiore tedesco svolse prima di decidere la mobilitazione. Per quanto, con ogni probabilità, il 30 luglio ed anche il giorno innanzi siano giunte a Berlino in via ufficiale notizie abbastanza autentiche; sulla mobilitazione russa ormai in pieno svolgimento, pure questo non bastò ancora al coscienzioso Capo di Stato maggiore germanico per addossarsi la responsabilità di una mobilitazione tedesca. Ed ecco che telefona al capo dello Stato maggiore del XX corpo d'armata di stanza ai confini ed apprende che dal 30 luglio bruciano i corpi di guardia alla frontiera, che i confini sono ermeticamente chiusi e che a Mlawa sono stati affissi avvisi rossi ordinanti la mobilitazione generale. Incarica allora il generale Hell di procurargli quest'ordine di mobilitazione dicendogli: "Io debbo avere la certezza che realmente si mobilita contro di noi. Prima non mi sarà possibile ottenere l'ordine di mobilitazione." La successiva e incondizionata assicurazione del generale Hell che la Russia effettivamente mobilita; un susseguente rapporto che da più giorni convogli di soldati vengono incanalati verso la frontiera; tutto ciò non basta ancora per dichiarare la mobilitazione. Verso il pomeriggio inoltrato giunge la sola dichiarazione dell'"imminente pericolo di guerra" che non significa ancora mobilitazione.
Lo storico colloquio telefonico è una prova
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che la Germania non ha mobilitato né troppo presto né con leggerezza. Si tengano presenti le seguenti date:
29 luglio – In Russia viene ordinata la mobilitazione.
31 luglio di sera – Dichiarazione in Germania dell'"imminente pericolo di guerra".
1o agosto ore 3,40 pomeridiane – Mobilitazione generale in Francia.
1o agosto ore pomeridiane – Truppe russe attraversano i confini tedeschi.
1o agosto ore 5 pomeridiane – Mobilitazione generale in Germania.
A ragione un articolo della "Vossische Zeitung" termina con queste parole: La Germania si attaccava alla pace e la Russia la infranse.
13. 9. 1917.
[Fol. 10r] X) Il 15 novembre 1916 il Cancelliere germanico rese di pubblica ragione un ordine russo di mobilitazione generale in data 30 settembre 1912, il cui passo più importante suonava così: "Sua Maestà lo Zar ordina che l'annuncio della mobilitazione abbia significato contemporaneo di guerra contro la Germania." (Confrontasi la nostra relazione del febbraio 1917).
1Hds. unterstrichen und am linken Seitenrand markiert, vermutlich vom Empfänger.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], Rivelazioni russe. I.Dal processo Suchomlinoff. II.Una conversazione telefonica del 31luglio1914 vom 13. September 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 8305, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/8305. Letzter Zugriff am: 18.04.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 24.10.2013.