Dokument-Nr. 8560

[Erzberger, Matthias]: La manifestazione alla Sorbona di Parigi il 1 marzo 1918, vor dem 16. März 1918

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Non è un segreto per nessuno che pure moltissimi francesi siano stanchi della guerra e non sappiano capacitarsi della necessità di continuarla per la riconquista dell'Alsazia-Lorena. Secondo informazioni attendibili serpeggiano, specie nell'esercito francese, gravi dubbi sulla fondatezza di questo scopo di guerra, dubbi che traggono la loro origine dalle truppe che occupano una parte dell'Alsazia. La campagna che si combatte dalla stampa francese per soffocarli ne è la prova più convincente. È pure noto che l'affermazione del Cancelliere che la "disannessione" dell'Alsazia-Lorena ebbe già luogo nel 1871 ha avuto un grande effetto non solamente in Francia, ma in Inghilterra e in America. I giornali francesi scongiurarono gli alleati di non dare ascolto all'affermazione del conte von Hertling e tentarono con ogni mezzo di far diga alle incertezze propagantisi sulla legittimità delle pretese francesi sull'Alsazia-Lorena. La forma vaga onde gli uomini di Stato inglesi manifestarono il loro avviso sull'ardente desiderio del Governo francese destò in tutta la Francia preoccupazioni aperte o segrete. Per tutte queste ragioni sembrò al Governo francese venuto il momento opportuno di riconfermare, con una solenne dimostrazione, la legittimità del suo scopo di guerra e la necessità della continuazione della lotta per questo scopo quasi a strappare tutta la Francia e i suoi alleati dalle spire del dubbio e del timore. A tal fine, sotto il patronato degli uomini politici più in vista e dei fautori più intransigenti della rivincita, fu inscenata la grande dimostrazione nella Sorbona.
Il Governo francese approfittò dell'anniversario della protesta degli Alsaziano-lorenesi in Bordeaux nel 1871.
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Fa meraviglia vedere il Governo francese trarre da questa protesta un argomento per la sua pretesa sull'Alsazia-Lorena. Il signor Pichon dimentica di dire che il 1 marzo, oltre che della protesta degli Alsaziano-lorenesi, è altresì il giorno in cui l'assemblea nazionale francese, non curandosi di quella protesta, abbandonò l'Alsazia-Lorena al suo destino. La Francia, in questo giorno, senza badare ai desideri degli Alsaziano-lorenesi, approvò, con 546 contro 107 voti, i preliminari di pace con la Germania, sicché se qualcuno, dagli avvenimenti del 1 marzo potrebbe togliere argomento di lagnanza, questi dovrebbe essere non la Francia, che in questo giorno abbandonò in piena regola gli Alsaziano-lorenesi, per cedere poi regolarmente l'Alsazia-Lorena alla Germania, nel trattato di Francoforte, ma, tutt'al più, gli Alsaziano-lorenesi, e contro la Francia, che antepose il proprio vantaggio al loro desiderio. A ragione, quindi, vien fatto di domandarsi: – Come mai la Francia ha pensato, adesso, di giovarsi della protesta degli Alsaziano-lorenesi rivolta contro la Francia per legittimare le sue pretese sull'Alsazia-Lorena? È difficile non rispondere: – Perché l'imperialismo del Governo vuole riavere l'Alsazia-Lorena ad ogni costo. Il signor Pichon si guarda bene dal ricordare che la rappresentanza legale dell'Alsazia-Lorena, il Landtag, come i consigli provinciali e distrettuali, hanno, ripetute volte, durante questa guerra, dichiarato apertamente che l'Alsazia-Lorena vuole attuare la sua missione politica e civile come membro dell'Impero germanico. La protesta di Bordeaux è una protesta di morti. Queste dichiarazioni, invece, sono di cittadini dell'Alsazia-Lorena viventi.
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E come la giornata del 1 marzo fu male scelta per la manifestazione in parola, così vien fatto di domandarsi che cosa significhino le due rivelazioni, che gl'impresari avevano riservata per essa, nei riguardi dell'Alsazia-Lorena.
La prima rivelazione di Pichon consiste in una lettera di Guglielmo I del 26 ottobre 1870 alla ex-imperatrice Eugenia del seguente tenore:
"Dopoché la Germania ha compiuto sacrifici straordinari per la sua difesa, vuole avere garanzie di trovarsi, in una guerra futura, in condizioni migliori per respingere l'attacco con il quale dobbiamo contare appena la Francia si sarà riavuta e avrà ottenuto alleati. Fu esclusivamente questa riflessione e non il desiderio di aumentare il territorio della mia patria, già abbastanza grande, che mi costrinse ad insistere su cessioni territoriali che hanno solamente lo scopo di spostare la zona d'operazioni dell'esercito francese che in avvenire ci attaccherà."
La seconda rivelazione di Pichon si riferisce alla istruzione del Cancelliere von Bethmann-Hollweg all'ambasciatore di Germania a Parigi, von Schoen, di domandare al Governo francese se intendeva di rimaner neutrale in una guerra russo-tedesca. A tale istruzione era aggiunto questo periodo:
"Se, come non è da ritenersi, il Governo francese afferma di voler rimaner neutrale, Vostra Eccellenza dichiari al Governo francese, che noi, come pegno della sua neutralità, dobbiamo esigere le fortezze di Toul e Verdun, che occuperemo e restituiremo appena terminata la guerra con la Russia."
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Questa seconda rivelazione – per parlare anzitutto di essa, – non ha proprio nulla che vedere con l'Alsazia-Lorena. Ma pure considerata in sé nulla essa contiene che metta in nuova luce il rapporto della Germania con lo scatenamento della guerra. La dichiarazione non ha avuto alcuna efficacia sul corso degli eventi, poiché il signor von Schoen non ebbe alcun modo di farla. Il Governo francese non promise mai, in realtà, di mantenersi neutrale: alla domanda rivoltagli in proposito dalla Germania rispose che la Francia avrebbe fatto ciò che riteneva più utile nel suo interesse. Questa risposta tolse all'ambasciatore germanico ogni motivo di fare la dichiarazione. Il Governo francese non ne ebbe punto conoscenza, gli avvenimenti non ne vennero in nessun modo influiti. Le deliberazioni del Governo francese d'allora furono prese affatto indipendentemente da essa. Per il giudizio della volontà di guerra della Francia nelle giornate decisive, essa non ha, quindi, alcuna importanza. Il signor Pichon lo sa benissimo, ma nondimeno egli la rivela gabellandola come una conferma delle mire politiche della Germania.
Qual è la verità? L'alleanza franco-russa era nota in tutto il mondo ed anche il Governo germanico ne doveva tener conto. Anche il Governo germanico non aveva alcun dubbio che in una guerra fra la Germania e la Russia, la Francia non sarebbe rimasta inerte. Il Governo francese, già il 29 luglio, prima, dunque, che l'ambasciatore von Schoen gli domandasse quale condotta intendesse tenere, aveva fatto sapere a Pietrogrado di esser pronto a prestare aiuto con le armi, si era, quindi, deciso per la guerra. La Germania, per non lasciare, anche formalmente, nulla d'intentato che giovasse a localizzare il conflitto russo-
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tedesco, rivolse alla Francia la domanda di mantenersi neutrale. Ma la Germania doveva contare pure con la possibilità che la Francia, allo scopo di aspettare il momento più favorevole per intervenire, quello, per esempio, di una grave sconfitta degli eserciti tedeschi per effetto della stragrande superiorità numerica dei Russi, facesse dapprima una dichiarazione di neutralità per poi piombare, venuto il momento, alle sue spalle. Se il Governo francese avesse fatta una simile dichiarazione, la Germania, considerata la condizione delle cose, avrebbe dovuto accoglierla con la massima diffidenza. Chi abbia presenti i casi dell'Italia e della Rumenia lo ammetterà senz'altro. Il corso degli eventi ha dimostrato come sarebbe stato leggero da parte della Germania, qualora la Francia si fosse dichiarata neutrale, appagarsi di questa dichiarazione e sguarnire di truppe il confine occidentale. Lo stesso signor Pichon che alla Sorbona escluse indignato la possibilità che la Francia avesse piantato in asso la sua alleata russa, non fare onore alla sua firma sotto il trattato d'alleanza, ne è pure conferma, data la ferma decisione del Governo francese di fare, ad ogni costo, causa comune con la Russia, una dichiarazione di neutralità della Francia avrebbe avuto per la Germania un valore reale solo a patto di ricevere dalla Francia garanzie per la sua neutralità. Che lo sgombero di Toul e di Verdun, le più potenti piazzeforti alle spalle della Germania, avrebbe rappresentato questa necessaria garanzia, lo ha dimostrato la parte importante avuta da queste fortezze nella guerra. Ma, come abbiam detto, la Germania non ebbe bisogno di fare questa richiesta, giacché la Francia si ricusò subito, senz'altro, a mantenersi neutrale. Del resto, la domanda
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non rappresenta nulla di straordinario a meno che dal Governo germanico non si esiga una ingenuità sconfinata ed una piena cecità circa le condizioni reali a danno del proprio paese. Che il Governo germanico sarebbe stato disposto ad esaminare pure altre vie da quelle accennate nella istruzione all'ambasciatore von Schoen, non eseguita, si ricava dal fatto che il 1 agosto, avendo sir Edward Grey domandato all'ambasciatore germanico se nel caso che la Francia si mantenesse neutrale la Germania sarebbesi obbligata a non attaccarla e avendo l'ambasciatore trasmesso questa domanda a Berlino, il Governo germanico si dichiarò subito pronto a rispettare la neutralità della Francia purché l'Inghilterra se ne facesse garante con la sua forza militare. Purtroppo questa proposta si dimostrò il giorno stesso un malinteso e fu chiaro che la Francia non voleva sapere della neutralità, perché non rientrava nei disegni dell'Intesa, e che pure l'Inghilterra non intendeva muover dito per ottenerla. Questa la verità, che la tardiva rivelazione del signor Pichon non può mutare.
Quanto all'altra rivelazione, cioè alla lettera di Guglielmo I all'Imperatrice Eugenia, nota, del resto, dal 1911, al pubblico tedesco, sembra che Pichon speculi sulla ignoranza dei suoi connazionali sulle ragioni che spinsero la Germania ad annettersi l'Alsazia-Lorena. È vero, la Germania scese, nel 1870, in campo, provocata dalla Francia, e non per raggiungere scopi nazionalistici. Vinta che ebbe la guerra, Bismarck prese in considerazione per il suo programma di pace solo necessità strategiche. Per lui si trattò soprattutto di ottenere fra la Germania e la Francia un confine capace d'infrenare la tradizionale aggressività della Francia. Le sue esperienze storiche con la Francia
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confortavano il popolo tedesco a supporre che i Francesi, se rimanessero in possesso di Metz e di Strasburgo, cercherebbero presto di prendersi la rivincita della disfatta. Per rendere più difficile un attacco della Francia, Bismarck insistette sulla cessione di queste fortezze per mettere così al sicuro il confine tedesco. Ma Metz e Strasburgo avevano fatto già parte della Germania, sicché, provvedendo ad una migliore sicurezza della frontiera, si ottenne anche il ricupero, di vecchi territori tedeschi. La nuova linea di frontiera venne difatto spostata solo nella misura conciliabile col principio di nazionalità. Nulla avrebbe potuto impedire i Tedeschi di segnare molto più addentro nella Francia il nuovo confine (Toul e Verdun furono già un tempo città tedesche), ma in realtà vennero annessi solo i territori i quali per lingua, civiltà e origine avevano un carattere prettamente tedesco. Nel 1871, nell'Alsazia-Lorena, ricuperata dalla Germania, il 70 % della popolazione parlava tedesco. Frattanto gli abitanti parlanti tedesco sono diventati il 90 %. Il paese ha compiuta la sua riunione con la madre patria e in 45 anni di appartenenza all'Impero germanico ha dimessa la vernice acquistata nel tempo della dominazione francese. Quindi i Francesi non hanno oggi, come non ebbero nel 1871, ragione di reclamare gli Alsaziano-lorenesi come loro connazionali. Tutto il popolo tedesco si compiacque, nel 1871, della liberazione dell'antico territorio tedesco, né vale oppure che questa liberazione fu ottenuta soprattutto perché si volle meglio assicurare il confine verso la Francia. Pichon tenta di scoprire una contraddizione e di affermare che l'assicurazione del confine tedesco esclude il fatto della liberazione. Sennonché i motivi della incorpora-
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zione dell'Alsazia-Lorena sono noti a tutto il mondo: ognuno sa che si trattò di un fatto unico, nel quale ogni causa movente implicò l'altra. Molto più importante è che l'Alsazia-Lorena, nel suo intimo, è tedesca e che nel 1871 essa venne difatto liberata dal giogo francese. Se, dunque, il signor Pichon, pubblicando la lettera di Guglielmo I, pensò di mettere i fatti noti a tutti in una nuova luce, ha ricorso ad un mezzo la cui inidoneità si può solo spiegare con la disperazione di mantenere a galla il pericolante scopo di guerra alsaziano-lorenese. Sarebbe strano che anche il popolo francese non lo comprendesse.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], La manifestazione alla Sorbona di Parigi il 1 marzo 1918 vom vor dem 16. März 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 8560, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/8560. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 17.06.2011.