Dokument-Nr. 8651

Erzberger, Matthias: [Kein Betreff]. München, vor dem 25. Dezember 1917

Confidenziale
Il pensiero di una convenzione economica fra l'Inghilterra e la Germania, fu sviluppato anche nel 1914 a Parigi da un eminente diplomatico inglese con un signore tedesco che viveva colà. Il diplomatico inglese trovavasi in relazioni amichevolissime col signore tedesco e conosceva le sue buone connessioni coi circoli competenti germanici. Dinanzi al suo amico tedesco il diplomatico si era espresso anche negli anni 1911 e 1912 sulla politica inglese in generale, e sul piano di accerchiamento inglese contro la Germania in particolare, con una franchezza da destare la più alta meraviglia. Il signore tedesco, basandosi sulle comunicazioni del diplomatico inglese fattegli negli anni 1911 e 1912, aveva pubblicato nella stampa tedesca articoli ammonitori, il cui contenuto è stato, frattanto, confermato dal decorso degli avvenimenti. Di queste pubblicazioni, del resto, egli non fece mistero alcuno col suo amico inglese, e i rapporti amichevoli fra i due rimasero inalterati. Non è, quindi, escluso che le dichiarazioni del diplomatico inglese siano state fatte coll'intenzione di agire, già allora, nel senso di un accordo tedesco inglese.
Il diplomatico Inglese era d'opinione che la causa essenziale della tensione fra la Germania e l'Inghilterra fosse fondata su contrasti di interessi economici, e che le divergenze politiche passassero in seconda linea. Egli spiegò in modo molto persuasivo come il commercio e l'industria tedeschi minacciassero l'Inghilterra non solo nei mercati mondiali ma nella sua stessa casa. Assicurare l'Impero britannico mediante dazi di protezione contro tale minaccia, gli pareva irraggiungibile dato lo spirito di opposizione contro una tale misura insito nel popolo inglese. Persino un uomo di Stato dell'importanza di Chamberlain
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era inciampato in un tale tentativo. Oltre a ciò credeva che la decisione dei dazi protettivi non fosse fattibile per l'Inghilterra a causa della sua navigazione mondiale; anche perché questi dazi non avrebbero protetto l'Inghilterra nei mercati mondiali non inglesi. Gli articoli di fabbricazione erano in grandissima parte di origine tedesca non solo in molte piazze coloniali inglesi, ma nella stessa Inghilterra la produzione tedesca riusciva sempre più a soppiantare quella inglese.
Il diplomatico inglese scorgeva le cause di questo fatto soprattutto nella diligenza molto superiore della razza tedesca; quindi nell'eccellente istruzione tecnica goduta dai tedeschi occupati nelle industrie; nell'organamento sociale veramente esemplare degli operai tedeschi e, in generale, nella forza d'adattamento, nella energia e nella tenacia dell'industria germanica. Era quindi d'opinione che l'Inghilterra avrebbe dovuto, se non voleva perir lentamente colla pace, distruggere colla forza delle armi l'industria tedesca.
Coll'obiettività proprio dei politici inglesi, il nostro diplomatico non negava che il raggiungimento del suo scopo non sarebbe stato possibile senza grandi difficoltà. Egli era sicuro
1. che l'Inghilterra avrebbe perduto nell'industria tedesca uno dei migliori acquirenti delle sue materie prime coloniali;
2. che alla vita economica inglese sarebbero venuti a mancare moltissimi prodotti caratteristici dell'industria tedesca;
3. che l'industria inglese non sarebbe stata in grado di soddisfare da sola ai bisogni della vita economia mondiale e di impadronirsi delle piazze rimaste libere, eliminata che fosse l'industria germanica. Ammise che alla razza inglese mancasse la necessaria voglia di lavorare, e che l'Inghilterra non fosse in grado di procurarsi il numero necessario di impiegati e di operai abili per un'industria così estesa.
Era però d'opinione che tutti questi svantaggi sarebbero stati superati tutti dal pericolo che l'indisturbato ed ulteriore sviluppo
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della vita economica tedesca avrebbe rappresentato per la Gran Bret t agna [sic].
Calcolava straordinaria la forza di resistenza militare della nazione tedesca, e sapeva bene che una guerra d'annientamento contro la Germania avrebbe fatto sanguinare l'Inghilterra molto più di quello che non fosse avvenuto a tempo delle guerre napoleoniche. Ma anche gli alleati continentali dell'Inghilterra avrebbero sofferto non poco in una tal guerra, e questo gli sembrava favorevole per il suo paese, perché la loro debolezza avrebbe rappresentato contemporaneamente l'egemonia britannica sugli alleati. Soppesato il pro e il contro il nostro politico era dunque per la guerra; e disse che la Gran Brettagna, agendo di conseguenza, avrebbe potuto raggiungere il suo intento solo se colla guerra avesse realmente e radicalmente distrutto la vita economica tedesca; o se, per lo meno, l'avesse fiaccata per una lunga fila di anni.
Sapeva ancora che un conflitto di tali dimensioni avrebbe rinforzato le nazioni fuori d'Europa – soprattutto gli Stati Uniti d'America – a spese degli Stati europei, Inghilterra compresa. E si espresse press'a poco così: "Quando mediante la guerra sarà assicurata l'egemonia inglese in Europa, e, cioè, nella forma che tutti gli Stati europei saranno venuti a trovarsi direttamente o indirettamente sotto la dipendenza della Gran Brettagna, allora la resa dei conti anche con un'America arricchita e divenuta forte sarà per noi un compito assai più facile che non l'imminente guerra europea".
Riferendosi alle difficoltà di una guerra d'annientamento contro la Germania – difficoltà riconosciute dallo stesso diplomatico inglese – il signore tedesco discusse più volte amichevolmente con lui, per vedere se in un'intesa fra la Gran Brettagna e la Germania si scorgesse il mezzo adatto per evitare una lotta così catastrofica. L'inglese gli obbiettava sempre che nessun accomodamento politico, di qualunque genere esso fosse stato, avrebbe potuto toglier di mezzo la minaccia tedesca sull'Inghilterra. Riteneva, quindi, qualsiasi tentativo in questo senso destinato a fallire. A sua volta espose
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al signore tedesco, in più colloqui e dopo matura riflessione, i seguenti pensieri:
"Ci sarebbe – disse – il mezzo di pervenire ad una via di uscita del tutto soddisfacente, e appianare il contrasto di interessi esistente. La Germania dovrebbe permett ere l'investimento di capitali i nglesi nelle sue industrie, e più precisamente per un terzo o per la metà di tutti i capitali tedeschi che lavorano nella sua propria industria. Un modo per poter far questo si troverebbe certamente. I capitali tedeschi venuti così a trovarsi liberi dovrebbero essere investiti corrispondentemente in imprese inglesi, e soprattutto in quelle che procurano all'industria tedesca materie prime indispensabili. Allora l'Inghilterra, proprio in senso diametralmente opposto allo stato di cose attuale, avrebbe il massimo interesse che la Germania sviluppasse indisturbata le sue industrie. Arrivati ad una tale soluzione l'Inghilterra sarebbe al caso di garantire alla Germania, scarseggiante di colonie, completa uguaglianza di diritti nelle colonie inglesi, e toglierebbe di mezzo così uno dei principali ostacoli che attraversano lo sviluppo dell'industria tedesca.
Teoreticamente il diplomatico inglese riteneva questa via praticabilissima. Con un accomodamento nel senso di quello proposto da lui, nessuna delle due nazioni sarebbe venuta a trovarsi in qualsiasi rapporto di dipendenza coll'altra. Analogamente a due grandi officine industriali che, tolta di mezzo la loro reciproca concorrenza accomunando i loro interessi, crescono entrambi di importanza, così Germania ed Inghilterra parificando in modo così fondamentale i loro interessi aumenterebbero entrambe la loro forza e sviluppo economici. Oltre a ciò esse potrebbero, unite, dettare a tutto il mondo la loro legge, sia politicamente sia economicamente. Nei due Stati subentrerebbe, in tal modo, uno stato di straordinaria rinascita economica.
Praticamente però, considerava una tal via appena accessibile, e ne addiceva le ragioni. Il popolo tedesco – diceva – si sarebbe adattato solo a malincuore ad un tale accordo per quanto van-
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taggiosissimo per la Germania. Il popolo tedesco tasserebbe molto al di sotto del suo valore l'arma economica che gli verrebbe data in corrispettivo; e questo perché i successi ottenuti nel periodo di Bismarck e la sua ascensione economica gli danno il senso di grande sicurezza. Non lo riteneva, per questo, maturo abbastanza per accedere ad un tale ordine di idee come quello da lui sviluppato. Al contrario egli era d'opinione che il popolo inglese avrebbe approvato subito un tale accordo. Il diplomatico inglese si spinse fino ad affermare che la effettuazione del pensiero da lui esposto avrebbe avuto la forza di interrompere immediatamente anche una guerra già scoppiata.
Queste dichiarazioni del diplomatico inglese vengono a rivestire, dopo tre anni e mezzo di guerra, un significato ben più grande di quello che avevano in tempo di pace allorché furono fatte. Alla diplomazia inglese è riuscito di determinare la guerra mondiale sotto una costellazione ben più favorevole alla Gran Brettagna che non alle Potenze Centrali. Oltre a ciò l'Inghilterra ha saputo talmente ingrandire, durante le ostilità, la coalizione contro la Germania, che, se anche questa o quella Potenza dovesse staccarsi, la coalizione rimarrebbe sempre superiore a quella degli Imperi Centrali, non foss'altro data la schiacciante superiorità del numero. Si consideri ancora che la diplomazia inglese ha saputo considerevolmente aumentare il suo influsso sulla politica interna ed estera delle sue alleate durante la guerra. Essa ha incatenato a sé in ciascuno Stato alleato e in modo quasi indissolubile la maggioranza dei politici eminenti, e si è assicurata dappertutto la stampa. Anche se la imperiosa forza degli avvenimenti bellici dovesse spezzare questo influsso inglese in qualche Stato alleato dell'Inghilterra, esso rimarrà sempre intatto in quelli che come gli Stati Uniti d'America, ben difficilmente potranno essere costretti colla forza delle armi. Bisogna considerare inoltre che, se anche alla Germania riuscisse colle armi di costringere il continente ad una pace che le desse l'incontrastata superiorità sul continente stesso, non sarebbe tuttavia in grado di rinunciare, a lungo andare, alle materie prime dell'Impero britannico e alle possibilità di smercio nell'Impero stesso. L'Inghilterra,
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invece, anche in caso di completa vittoria della Germania sul continente potrebbe sempre, mediante misture economiche, rendere oltremodo arduo alla Germania l'accesso del mercati mondiali.
Dopo aver preso in considerazione tutto quanto sopra, bisogna riflettere a questo: quali verrebbero ad essere, nella situazione attuale, le conseguenze di un tale accomodamento per l'Inghilterra e per la Germania.
In verità un accordo come quello proposto, sarebbe oggi per la Gran Bret t agna, sempre più vantaggioso che qualsiasi altra soluzione della guerra. Anche ammettendo, per dannata ipotesi, che all'Inghilterra dovesse riuscire di conseguire il suo intento bellico nel senso espresso dal diplomatico inglese, perderebbe, sempre per confessione dello stesso diplomatico, anzitutto un formidabile acquirente delle sue materie prime coloniali e poi non sarebbe in grado, come è stato detto, di occupare essa stessa il posto lasciato vuoto, nella vita economica mondiale, dall'industria tedesca. E nemmeno l'Inghilterra potrà mai sperare di poter investire una parte rilevante del suo denaro nell'industria americana. La quale ha guadagnato troppo dalla guerra e troppo rinforzato i suoi capitali per esser disposta a permettere che capitale straniero entri a far parte delle industrie americane, floride e che garantiscono un'alta e sicura rendita. Al contrario, l'Inghilterra, partecipando in misura larga all'industria tedesca, verrebbe a guadagnar tanto come in nessuna altra parte del mondo; molto più che, se effettuata la proposta del diplomatico inglese, le rimarrebbe sempre l'industria tedesca quale acquirente dei suoi prodotti greggi coloniali.
Si aggiunga a tutto ciò che l'Inghilterra verrebbe ad esser certa di una grandissima ed immediata prosperità dell'industria tedesca, alla quale parteciperebbe da parte sua, se questa industria potesse, subito dopo la conclusione della pace, rifornirsi di materie prime dall'Impero britannico e dai suoi mercati mondiali.
Tale considerazione ci induce a considerare i vantaggi che, da parte sua, la Germania trarrebbe dall'accordo che sopra. L'industria tedesca si può dire che sia rimasta quasi intatta. Se, come abbiamo det-
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to, grazie ad una convenzione economica coll'Inghilterra le fossero aperti, subito dopo la conclusione della pace, i mercati mondiali delle materie prime, e questi mercati le fossero accessibili per lo smercio dei suoi fabbricati, l'industria tedesca raggiungerebbe ben presto uno stato di floridezza veramente straordinario. Si pensi che tutto il mondo è veramente affamato, dopo tre anni e mezzo di guerra, di articoli di fabbricazione per l'uso privato. Per corrispondere a questi bisogni verrebbe in prima linea l'industria tedesca, purché rifornita sufficientemente di materie prime, considerato che l'industria della Francia del Nord, della Russia, dell'Italia e del Belgio han sofferto, in parte, molto gravemente. Il bisogno di riempire le lacune nelle consistenze degli articoli fabbricati destinati al consumo privato, assicurerebbero, quindi, per anni e anni, all'industria tedesca, uno straordinario grado d'occupazione e quindi straordinari guadagni.
Il capitale tedesco che verrebbe a trovarsi libero dopo l'accordo e che, secondo la proposta del diplomatico inglese, dovrebbe essere investito in modo speciale in imprese inglesi di materie gregge delle colonie, verrebbe a partecipare inoltre ai grandi guadagni che queste imprese getteranno subito dopo la guerra dato l'impellente bisogno di materie prime. Questo afflusso di altissimi e straordinari guadagni faciliterebbe grandemente alla Germania l'arduo compito di far fronte al gravame di tasse causato dalla guerra, mentre la rinascita della vita economica procurerebbe al ceto operaio favorevoli condizioni di vita.
Gli operai hanno tutto l'interesse che l'Industria guadagni. Un'industria rovinata non può garantire agli operai un lavoro economico ben rimunerato. È possibile pagare alte mercedi solo quando l'industria acquista sufficientemente ed ha, nonostante i pagamenti, forti margini di guadagno. Anche lo Stato può creare per i suoi operai le basi materiali per il loro benessere, sol quando al popolo affluiscono nuove ricchezze e la nazione è in grado di produrre nuovi valori. Nemmeno la migliore organizzazione sociale di questo mondo può dare agli operai più di quello che lo Stato possiede.
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Uno Stato impoverito non sarà mai in grado di iniziare e di mandare a compimento riforme sociali.
Il ceto operaio della Germania avrebbe interesse che la proposta del diplomatico inglese si effettuasse, anche perché eviterebbe così che il blocco dell'Intesa procedesse alla guerra economica dopo la guerra. Bisogna osservare ancora che, una volta d'accordo coll'Inghilterra, si potrebbe por mano ed effettuare più facilmente riforme; come, per esempio, la libertà agli operai nel pomeriggio del sabato, e l'orario massimo di lavoro. Questo quando l'industria tedesca – s'intende – potesse guadagnar tanto da creare le basi materiali necessarie alle riforme suddette. Al contrario una conclusione di pace sfavorevole per la vita economica tedesca, renderebbe enormemente più ardui gli sforzi intesi al benessere degli operai.
Bisogna pensare, infine, che l'industria tedesca è occupata oggi, per la maggior parte, nella fabbricazione di munizioni e di altro materiale bellico. Quando alla fine della guerra quest'occupazione verrà a mancare, quando saranno negate alla Germania le materie gregge, e i mercati mondiali le rimarranno chiusi, allora seguirà un contraccolpo che renderà quasi impossibile l'occupazione delle masse operaie ritornate dal campo.
Una effettuazione della proposta del diplomatico inglese, invece, involverebbe contemporaneamente in sé la conseguenza di una conclusione di pace politicamente favorevolissima per la Germania. Quando l'Inghilterra partecipasse all'industria tedesca, avrebbe il massimo interesse che a questa rimanesse non solo il bacino minerario della Lorena e le fabbriche di potassio dell'Alsazia, ma che ottenesse ancora le sorgenti petrolifere rumene e tutte le possibilità industriali e di smercio nei territori d'occupazione in Russia.
Oltre a ciò, il corso della guerra mondiale ha aumentato per l'Inghilterra i motivi per addivenire alla conclusione di una comunanza di interessi economici colla Germania. Motivi determinati non solo da considerazioni di carattere puramente economico, come vedremo appresso.
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È vero che, stando ai resultati dalla guerra subacquea ottenuti sin qui, e nonostante gli evidenti successi di questa, non sembra sicuro se si potrà costringere l'Inghilterra a cedere in questa guerra mediante l'arma del sommergibile. Il numero dei sommergibili tedeschi non sembra sufficiente, a raggiungere l'intento, almeno in un tempo limitato. Ma l'Inghilterra deve però dirsi, che la Germania costruirebbe durante la pace un numero così grande di subacquei da paralizzare in breve tempo in una guerra futura la vita economica della Gran Brettagna. Prescrizioni contro la costruzione di sommergibili stabilite eventualmente nel trattato di pace non basterebbero a togliere di mezzo per l'Inghilterra una minaccia così grave. La storia ci ha insegnato che siffatte limitazioni possono essere facilmente eluse, come riuscì a Scharnhorst di eludere le limitazioni sugli armamenti dell'armata prussiana fissate da Napoleone nella pace di Tilsit. Non essendo stata, a tutt'oggi, scoperta un'arma antisommergibile veramente efficace, l'Inghilterra non può positivamente allibrare fra le sue speranze la scoperta di una tale arma. E come la Germania, così anche qualche altra Potenza non troppo distante dall'Inghilterra, potrebbe, in tempo di pace, costruire un numero illimitato di sommergibili. Il pericolo di affamamento della Gran Brettagna, grave oggi ed efficacissimo in un'epoca più remota, costringe l'Inghilterra a concluder la pace che metterà fine alla guerra presente in modo da garantirsi l'avvenire contro un siffatto pericolo.
Orbene: la sicurezza necessaria l'Inghilterra non potrà trovarla altro che contraendo un'alleanza saldissima con una Potenza continentale militarmente forte. Questa Potenza continentale dev'essere così forte da poter frustrare col solo peso delle sue armate il tentativo di una terza Potenza continentale inteso a paralizzare 1'Inghilterra mediante sommergibili. La garanzia che una Potenza continentale alleata dell'Inghilterra possa, in caso di necessità, prender le armi per la difesa della Gran Brettagna, si può aver soltanto quando la comunanza degli interessi fra l'Inghilterra e questa Potenza continentale fosse
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completa. La forza della Germania è grande abbastanza per offrire all'Inghilterra una tale garanzia. La forza della Francia lo potrebbe soltanto quando questa nazione potesse raggiungere nella guerra attuale il Reno, e acquistarsi in futuro una superiorità militare sulla Germania. Se, quindi, l'Inghilterra non può finire la guerra con una convenzione salda colla Germania, deve fare tutti i suoi sforzi perché la Francia venga a avere alla conclusione dalla pace una superiorità militare sulla Germania. L'Inghilterra può sperare di rendere quasi indissolubile la sua unione colla Francia grazie alle saldissime relazioni inglesi colla politica francese e la stampa. Ma una tale unione anglo-francese non sarebbe sicura come un'unione anglo-tedesca basata sulla comunanza di interessi economici. All'industria francese manca la forza di concorrenza necessaria al capitale inglese; quella forza che possiede invece l'industria tedesca. La Francia, da parte sua, non potrà esser legata all'Impero inglese come la Germania, la quale ha un imperioso bisogno di materie prime. L'Inghilterra unendosi alla Germania avrebbe non solo un maggiore vantaggio economico che non unendosi alla Francia, ma procederebbe politicamente in modo più sicuro. Se una tale unione anglo-tedesca non riuscirà, l'Inghilterra verrà a trovarsi nella situazione forzosa di combattere la Germania fino agli estremi. E mentre prima la combatteva a cagione della sua superiorità economica, oggi alle ragioni economiche vi si sono aggiunte quelle politiche ancor più imperiose. Se la Gran Brettagna non potrà, come abbiamo detto, terminare la guerra con una alleanza economica e quindi anche politica colla Germania, allora dovrà pagare gli aiuti americani e giapponesi ad un prezzo la cui altezza sarà stabilita dagli stessi interessi vitali dell'Inghilterra.
Dobbiamo aggiungere a quanto sopra che l'unione della Germania coll'Inghilterra sarebbe vantaggiosissima anche per il fatto che la Francia verrebbe a dipendere completamente da una tale alleanza. Bisogna tornar continuamente ad insistere sul fatto che l'Inghilterra può soltanto concludere la pace colla Germania quando saranno tolte di mezzo,
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almeno in linea di principio, le cause essenziali della lotta fra le due nazioni, cioè a dire i contrasti dei loro interessi economici. Se l'Inghilterra, ciò che non è probabile, concludesse, senza aver prima stretto una convenzione in questo senso, una pace colla Germania che lasciasse a questa anche la sola possibilità di una rinascita, si verrebbe a trovare dopo un certo numero di anni, data la grande resistenza della razza tedesca e la sua indiscutibile diligenza, nuovamente minacciata nel suo nervo vitale, come è stato il caso prima di questa guerra. Il Governo inglese dovrà ben dirsi che non può riuscirgli ogni volta di mettere insieme contro la Germania una coalizione forte come questa volta. Dovrebbe dunque, costrettavi dalla ineluttabilità degli eventi, approfittare della coalizione attuale contro la Germania fino alla distruzione di quest'ultima; sempre che, come abbiam detto, non le dovesse riuscire di eliminare il contrasto economico tedesco-inglese.
In rapporto a quanto sopra non si deve dimenticare la questione russa; e questo diciamo perché molti opinano che ceduto che abbia la Russia, la guerra europea sia giunta al suo termine.
A questo proposito bisogna considerare quanto appresso: anche se dovesse giungere ad una conclusione di pace coll'attuale Governo revoluzionario russo, la Russia sarà tormentata per lungo tempo da rivolgimenti interni. Nessuno può prevedere la fine degli sconvolgimenti, nello sterminato impero russo. Questi sconvolgimenti impediranno per lungo tempo in Russia la produzione delle materie prime e renderanno il mercato russo non accessibile all'acquisto di merci tedesche. Oltre a ciò la Germania si vedrà costretta, data la situazione precaria in Russia, a tenere ai confini russi sufficienti nerbi di truppe, imperocché non vi può essere ancora garanzia di accordi coi malsicuri governanti russi. Occorre dunque mettere in guardia tutti coloro che da una pace separata fra Russia e Germania – una pace che rappresenterebbe indubbiamente un grande alleggerimento – traggono conclusioni troppo azzardate. Non è affatto escluso che riesca alla diplomazia inglese di attirare
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ancor una volta nella sua orbita i capi del movimento russo. Se anche all'Inghilterra non riuscirà di creare un'armata russa con una forza offensiva rinnovellata, gli intrighi inglesi, sempre possibili in Russia, posson tuttavia mantenere colà una stato latente di disordine interno che, in questo caso, ridonderebbe a favore delle intenzioni politiche dell'Inghilterra.
Il signore tedesco al quale il diplomatico inglese a Parigi aveva spiegato il suo pensiero di una convenzione economica tedesco-inglese, ne tenne parola nell'estate del 1914 con un influentissimo politico tedesco.
Questi, a sua volta, discusse l'argomento nell'estate 1917 con uno statista inglese incontrato in un paese neutrale, e nel suo colloquio ha avuto l'impressione che l'Inghilterra sarebbe pronta anche oggi a metter fine alla guerra mondiale sulla base di una comunità di interessi economici tedesco-inglesi. Deve sorprendere il fatto che, nel tempo in cui ebbe luogo il colloquio fra il politico tedesco e lo statista inglese, il tono della stampa britannica fu per un certo tempo più arrendevole e meno ostile alla Germania.
E, infine, non si può fare a meno di tener presente che, se la Germania e l'Inghilterra rimanessero superiori ad una terza Potenza o ad un'eventuale coalizione di Potenze anche dopo un certo disarmo regolato dai bisogni economici dei popoli, si potrebbe tranquillamente discutere anche la questione del disarmo in certi limiti ragionevoli.
Nel caso si decida di far capire all'Inghilterra che la Germania è pronta a concludere una convenzione nel senso qui sopra spiegato, l'Inghilterra, certamente, non avrà l'interesse di andarsi a confidare con un terzo. La Gran Brettagna sa benissimo che le sue alleate, venute una volta a cognizione delle favorevoli probabilità di un accordo anglo-tedesco, temerebbero continuamente che l'Inghilterra battesse la nuova via. Tenendo parola alle alleate dell'accenno tedesco, non farebbe che scuotere la fiducia che le Potenze dell'Intesa ripongono
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nell'Inghilterra. Davanti ad esse, dunque, dovrebbe assolutamente tacere.
Nel corso della storia il popolo inglese ha provato di praticare la sua politica senza amore, sì, ma anche senza odio. Anche questa volta, dunque, si farà guidare, dinanzi alle possibilità suesposte, soltanto dal calcolo puro ed obbiettivo dei suoi interessi. Se dovesse esser possibile accordar gli interessi della nazione tedesca con quelli del popolo inglese, anche il popolo tedesco esaminerà i suoi interessi con fredda e pura obbiettività a da questa si farà guidare.
Proposta I.
Il Governo Imperiale tedesco e il Governo Reale britannico stringono la seguente convenzione economica per assicurare una pace durevole:
Articolo 1.
Scopo della convenzione è quello di determinare nei due Stati una durevole e reciproca cooperazione economica nell'industria e nel commercio; in prima linea mediante la partecipazione reciproca e contemporanea di capitale in singole imprese o in gruppi di imprese nei due Stati, e nelle loro colonie, ove queste sottostiano all'amministrazione e giurisdizione tedesca o inglese, che entrano a far parte di questa convenzione. La partecipazione reciproca di capitali dovrà mirare a raggiungere il 40%.
Articolo 2.
Il raggiungimento dell'intento che i contraenti si propongono coll'articolo 1 dovrà esser ottenuto:
1.) mediante accordi volontari fra le singole imprese e gruppi di imprese nei due Stati e nelle loro Colonie, ove queste sottostiano all'amministrazione e giurisdizione immediata tedesca o inglese, o che entrino a far parte di questa convenzione;
2.) mediante tribunali arbitrali formati in seno ai gruppi
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dell'industria e del commercio, qualora questi accordi volontari non si potessero effettuare nei due Stati contraenti e nelle loro Colonie nella misura voluta e entro il termine di sei mesi;
3.) la via della legislazione ordinaria di ognuno dei due paesi per l'esecuzione delle sentenze emesse dai tribunali arbitrali di che al numero 2.).
4.) Se in uno dei due Stati non si potesse addivenire alla votazione di una legge necessaria di che al numero 3.) deciderà definitivamente il tribunale arbitrale internazionale dell'Aia e la sua sentenza avrà forza di legge in ognuno dei due Stati.
Articolo 3.
Se un'associazione di imprese riconosciuta dal Governo di uno dei due paesi reclama di partecipare ad un'associazione simile dell'altro Stato, il Governo dell'altro Stato sarà obbligato a nominare un'associazione nel suo paese colla quale dovranno essere iniziate subito le trattative per il raggiungimento dello scopo di che all'articolo 1.
Articolo 4.
L'accordo raggiunto in via d'intesa volontaria fra singole imprese o associazioni di imprese verrà inserito da ognuno dei due Governi in apposito registro, mentre i Governi stessi vigileranno che 1'accordo venga effettuato.
Articolo 5.
Se dopo sei mesi a partire dal giorno in cui fu avanzata domanda non si è addivenuti ad un accordo, si procederà alla formazione di un tribunale arbitrale formato di cinque persone, ossia due per ogni gruppo, più un presidente eletto dal tribunale stesso. Se è impossibile procedere alla scelta del presidente, questi sarà nominato dal Tribunale internazionale dell'Aia. Nella gestione di questa competenza giudiziaria vigeranno le prescrizioni del tribunale d'arbitrato internazionale.
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Articolo 6.
Le sentente del Tribunale d'arbitrato saranno impegnative per le due associazioni. Se dalla sentenza del tribunale d'arbitrato dovesse resultare la necessità di una legge in uno dei due paesi, il Governo si impegnerà di dar forza di legge alla sentenza del tribunale per mezzo della legislazione ordinaria.
Articolo 7 .
Se nonostante gli sforzi dei Governi dei due paesi non si viene alla votazione della legge necessaria dopo sei mesi dalla sentenza del tribunale, tutto quanto il materiale sarà sottoposto al tribunale permanente internazionale dell'Aia. La sentenza del medesimo avrà per i due paesi forza di legge.
Articolo 8.
Per tutti gli accordi volontari (Articolo 4), formazione di tribunale d'arbitrato (Articolo 6) e disposizioni legislative (Articolo 7) sarà tenuto in ognuno dei due paesi un registro tedesco-inglese, mentre i Governi di ogni Stato vigileranno per mezzo di un commissario speciale che l'accordo venga effettuato.
Empfohlene Zitierweise
Erzberger, Matthias, [Kein Betreff], München vom vor dem 25. Dezember 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 8651, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/8651. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
Online seit 24.03.2010.