Dokument-Nr. 880

[Erzberger, Matthias]: L' Alsazia-Lorena ed il c attolicismo, vor dem 15. Januar 1918

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Indice.
Introduzione.
I. La scuola in Alsazia-Lorena.
II. La Chiesa in Alsazia-Lorena.
III. L'avvenire della popolazione cattolica in Alsazia-Lorena.
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Introduzione.
La pace di Francoforte, del 10 maggio 1871, assegnò al nuovo Impero germanico una parte di quel territorio che era stato strappato, in tempi d'impotenza politica e militare, al sacro romano Impero. Più di due secoli erano occorsi alla Francia per ridurlo in suo potere, a cominciare dalla città libera di Metz, nel 1552, sino ai piccoli avanzi del distretto del Reno superiore, nel 1795, e alla città di Mülhausen, alleata con la Svizzera, nel 1798. La seconda pace di Parigi del 1815 glielo aveva attribuito per l'ultima volta.
Il passaggio del territorio già francese al nuovo Impero germanico non avvenne senza scosse. Gli abitanti del paese dell'Impero appartenevano sì, in maggioranza, alla razza francese e alemanna, e nonostante tutti i tentativi di gallicizzamento, specie sotto Napoleone III, le masse popolari di lingua tedesca erano rimaste pure fedeli alla loro lingua materna. Ma la lunga appartenenza allo Stato unitario francese; l'efficacia della sua sviluppata civiltà; il servizio della gagliarda gioventù nell'esercito francese, specialmente sotto Napoleone I, avevano dato origine a vincoli che non potevano sciogliersi facilmente. Molte migliaia approfittarono della clausola del trattato di Francoforte concedente il diritto di opzione ed emigrarono, negli anni successivi, in Francia; molte migliaia tennero loro dietro più tardi. E furono proprio essi che mantennero e riaccesero nei rimasti la nostalgia dell'antica patria: furono proprio essi che in Francia si strin-
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sero insieme per rimuginare di continuo il ferro nella ferita della madre patria.
I primi anni dopo la conclusione della pace portaron seco, naturalmente, alcune durezze. La cura per la sicurezza della nuova provincia di frontiera rese indispensabili provvedimenti che dovevano riuscir gravosi. Inoltre, in Prussia e, in parte, anche negli altri Stati confederati infuriava allora il "Kulturkampf" e gli effetti se ne risentivano anche nell'Alsazia-Lorena, attraverso le leggi dell'Impero. Il "Kulturkampf" carpì al liberalismo del Governo alsaziano-lorenese del tempo disposizioni che turbarono lo stato delle cose nel campo ecclesiastico e intellettuale nel paese dell'Impero. Il Governo di Napoleone III aveva lasciato negli Alsaziano-Lorenesi, per quel che s'attiene alle condizioni politico-ecclesiastiche, un buon ricordo, sicché doppiamente doloroso doveva riuscir loro un peggioramento di queste condizioni per causa delle autorità tedesche.
Il merito di aver dimostrato più intelletto per l'anima popolare, e specialmente per il modo di pensare e di sentire della parte cattolica della popolazione, spetta al feldmaresciallo Edwin von Manteuffel che l'Imperatore Guglielmo I inviò a Strasburgo nel 1879 come primo luogotenente dell'Alsazia-Lorena. Anche gli sforzi del Governo per mettere il commercio su nuove strade hanno ottenuto plauso: le sue sollecitudini per l'agricoltura e la piccola industria sono state riconosciute, e l'imponente sviluppo della grande industria, sotto l'egida dell'Impero germanico, s'è imposto all'ammirazione generale: il popolo,
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però, si è avvezzato a stimare, soprattutto, l'ordine e la calma dominanti nel paese, il senso di sicurezza e di stabilità che prova nel potente pacifico Impero e, non da ultimo, l'alleanza sincera conclusa dallo Stato con la Chiesa in riconoscimento della libertà di coscienza e a difesa di beni ideali egualmente preziosi per la Chiesa e per lo Stato.
L'Alsazia-Lorena è un paese in massima parte cattolico (i cattolici sono il 76,22 % della popolazione). La percentuale maggiore è nel distretto della Lorena nel quale i cattolici sono l'85,64 %, nel distretto di Bolchen i cattolici sono anzi il 96,35 %. Tien dietro alla Lorena l'Alsazia superiore con l'83,73 %. Nell'Alsazia inferiore, in cui i cattolici sono sempre il 71,86 %, giace l'unica circoscrizione amministrativa alsaziano-lorenese in maggioranza protestante: il distretto di Zabern (Saverne) in cui i protestanti sono il 55,52 %.
La popolazione cattolica dell'Alsazia-Lorena è per lo più rimasta fedele alla sua Chiesa. Solo in pochi luoghi, dove si parla il francese, si nota, quantunque in misura ristretta, la tiepidezza religiosa d'oltre il confine, scarsa frequenza alla Chiesa e scarsa frequenza ai Sacramenti; lavoro domenicale; poco interesse per il decoro interno ed esterno della casa di dio; anticlericalismo nel campo politico. Ma proprio l'esempio di queste parrocchie alsaziano-lorenesi di confine, come delle parrocchie francesi limitrofe ha reso consapevoli i cattolici, e specialmente il clero, della fortuna toccata all'Alsazia-Lorena con la separazione dalla Francia. Unita con essa la sua
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popolazione sarebbe religiosamente decaduta, come la francese; le sue diocesi sarebbero state esposte alle stesse angherie e persecuzioni che le diocesi dell'antica patria.
Particolarmente al principio del ventesimo secolo simili confronti si sono imposti. In Francia, uno dopo l'altro, Waldeck-Rousseau, Combes e Briand idearono leggi per sopprimere le congregazioni religiose, per chiudere le scuole clericali, per scompaginare l'organamento ecclesiastico, per incamerare il patrimonio delle chiese e dei conventi, per gettare nella miseria parrocchie e clero. Furono quelli gli anni in cui nei cattolici dell'Alsazia si operò il più profondo distacco dalla Francia per rivolgersi con maggiore fiducia all'Impero germanico. I più efficaci germanizzatori dell'Alsazia-Lorena – si poté spesso udirlo ripetere – furono gli uomini di Stato e parlamentari francesi. Con la separazione dallo Stato della Chiesa in Francia si compì definitivamente il distacco religioso dell'Alsazia-Lorena dalla sua antica madrepatria. I due paesi sono adesso in stridente contrasto: in Francia le rovine di un'antica grandezza e prosperità, nel paese dell'Impero vita religiosa fiorente all'ombra dell'aquila tedesca. La scuola diretta secondo i principi religiosi e la Chiesa lavorante in libertà vi contribuiscono in egual parte, ma entrambe possono ciò solo perché la legge dà loro questa possibilità e concede loro la sua protezione. Che cosa diverrebbe di esse, che cosa della popolazione cattolica dell'Alsazia-Lorena, se il paese dell'Impero tornasse in dominio della Repubblica francese?
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I.
La scuola nell' Alsazia-Lorena .
Base di tutto l'organismo scolastico è la scuola elementare. Nell'Alsazia-Lorena essa è quasi esclusivamente scuola comunale: maestri e maestre vengono però nominati dallo Stato. Di duemilanovecentosedici scuole elementari soltanto settantacinque sono istituti privati, le altre duemilaottocentoquarantuno sono scuole pubbliche.
Ben diverse sono le condizioni in Francia dove sino alla separazione della Chiesa dallo Stato esistettero accanto alle scuole pubbliche moltissime scuole cattoliche private e dove, anche adesso, molte ne esistono, almeno nella misura che, a tenore della legge Falloux, scuole private possono continuare ad esistere. Se i cattolici francesi compiono per le loro scuole private sacrifici degni di tanta ammirazione; se essi spendono ogni anno milioni per l'istruzione e l'educazione della loro gioventù, gli è perché le loro scuole di Stato sono aconfessionali e atee, che i loro maestri non si contentano solo della neutralità, ma attaccano e vituperano spesso Chiesa e religione. Né essi possono, in fondo, far altro, se non vogliono attirarsi il sospetto di clericalismo: meno che mai essi possono osare di adempire i loro doveri religiosi. Chi nel Comune dipende dallo Stato deve inviare i suoi figli a questa scuola di Stato: chi ha da rivolgere una domanda ad un'autorità, trova ascolto soltanto se, a voce e a fatti, si dimostra amico della scuola di Stato. Quali mali abbia
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prodotto questa istituzione, dal 1882, può valutarlo solo chi ha studiato sul luogo le condizioni francesi. La gioventù, a prescindere da poche province, è quasi interamente sottratta all'influenza dei parroci, e se prima l'esempio e l'insegnamento dei genitori potevano avere ancora il loro effetto, nella presente generazione anche di questo non è più traccia. Battesimi in ritardo e nessun battesimo; prime comunioni rare, nessuna frequenza alle chiese e ai Sacramenti: queste sono le conseguenze dolorose della scuola di Stato antireligiosa. Inoltre la criminalità giovanile aumenta in misura spaventevole.
Se nell'Alsazia-Lorena esistono così poche scuole elementari private la cosa si spiega con il fatto che le scuole elementari pubbliche non solo per principio ma anche realmente sono religiose anzi confessionali. Delle duemilaottocentoquarantuno scuole elementari pubbliche soltanto cinquantasette sono, nel riguardo confessionale, promiscue: le rimanenti duemilasettecentoottantaquattro sono confessionali e di esse quarantaquattro mosaiche, quattrocentoquattro protestanti, duemilatrecentotrentasei cattoliche. L'insegnamento religioso viene impartito secondo il programma governativo in tutte le scuole elementari anche nelle "simultanee". Nella scuola confessionale poi ad ogni lezione si dà principio e termine con la preghiera e i libri di lettura sono scelti con il debito riguardo. L'assistere la domenica al servizio divino e per i cattolici anche l'ascoltare la messa due volte la settimana è di precetto. Istruzione catechistica
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e frequenza ai Sacramenti sono appoggiate caldamente dalla scuola.
Naturalmente tutti i maestri e le maestre delle scuole elementari pubbliche cattoliche sono cattolici. Delle maestre la maggior parte è fornita, anzi, da congregazioni religiose: le suore insegnanti sono milletrecentosettantasei in confronto di milletrecentoventuno maestre laiche. Le suore insegnanti vengono preparate secondo il programma governativo in quattro case madri – della Divina Provvidenza in Rappoldsweiler; di Santa Cristiana in Metz; della Divina Provvidenza in Pelter; della Divina Provvidenza in San Giovanni di Bassel – e devono passare gli esami come le maestre laiche. Le quali, come i maestri, vengono preparate in scuole normali maschili e femminili confessionali e divise per sesso. Di fronte alla scuola di magistero protestante di Strasburgo esistono quattro scuole preparatorie cattoliche di maestri in Oberehnheim, Colmar, Metz e Pfalzburg; di fronte all'istituto preparatorio alla scuola normale protestante di Strasburgo-Neudorf esistono le scuole preparatorie cattoliche di Lauterburg, Colmar e St. Avold. Per le maestre vi è la scuola di magistero femminile protestante in Strasburgo e quella cattolica di Schlettstadt; inoltre quella di Château-Salins. In tutti questi istituti l'educazione è affatto religiosa; spesso gl'istituti cattolici sono diretti da sacerdoti. Ogni scuola ha un maestro incaricato principalmente dell'istruzione religiosa e quindi appartenente al corpo insegnante. La religione è materia di esame. Al primo e se-
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condo esame dei maestri assiste pure un commissario vescovile, sicché il diritto della "missio canonica" è in tal modo osservato.
I maestri e le maestre uscenti da queste scuole, come le suore munite di diploma governativo, esercitano la loro attività anche in altre scuole: nelle scuole elementari private, negli asili d'infanzia, nelle scuole di perfezionamento, nelle scuole medie, nelle scuole femminili superiori: i maestri, in parte, anche nelle scuole superiori maschili. In queste diverse scuole – nella misura che vi sono ammesse le donne – insegnano settecentoquarantuno suore e settecentotrenta maestre laiche, cosicché nelle scuole dell'Alsazia-Lorena le suore insegnanti sono duemilacentodiciassette. Le scuole medie femminili, le superiori e quelle con il programma del liceo prussiano sono quasi tutte in mano di suore, e per lo più congiunte a convitto: solo nelle maggiori città esistono scuole laiche simili nelle quali però, naturalmente, è dato alla religione, nel programma, il posto che le spetta.
L'istruzione popolare è, dunque, strettamente confessionale e conforme alle esigenze della Chiesa ed anche nei pochi casi dove le condizioni hanno imposto le scuole "simultanee" esiste libertà per l'istruzione religiosa e per l'inserzione di essa nel programma d'insegnamento. La gioventù che esce da queste scuole ha in sé la base sulla quale può edificare ancora e rimaner fedele alla patria e alla Chiesa.
La scuola inferiore richiede ogni anno da parte dello
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Stato una spesa di circa cinque milioni e mezzo di marchi che nel bilancio alsaziano-lorenese di settantacinque milioni rappresenta il 7 % delle spese.
Notevoli sono pure le somme impiegate per l'istruzione superiore: circa due milioni e mezzo di marchi. Nell'Alsazia-Lorena si fanno rientrare nella scuola di grado superiore solo i ginnasi, i proginnasi, gl'istituti tecnici e le scuole tecniche. A prescindere dai sei istituti ecclesiastici, tutti gli altri, circa trentasei, sono governativi.
Degli istituti ecclesiastici uno è protestante: il ginnasio protestante di Strasburgo; due appartengono al vescovo di Strasburgo: i ginnasi vescovili di Strasburgo e di Zillisheim; tre sono proprietà del vescovo di Metz: i ginnasi vescovili di Metz e Bitsch e la scuola di St. Arnulf di Metz (sino alla quarta ginnasiale inclusive). Da alcuni anni il ginnasio protestante di Strasburgo, come quelli cattolici di Strasburgo e Monteningen, ricevono un sussidio annuale dallo Stato.
Questi istituti ecclesiastici sono organati sul modello dei governativi e pareggiati interamente ad essi. Per esempio i ginnasi vescovili conferiscono nel passaggio alla prima liceale il diploma per il volontariato militare di un anno e sotto la presidenza del provveditore agli studi esaminano la maturità per l'ammissione alla scuola superiore. I vescovi nominano i maestri, per lo più sacerdoti, che, dopo aver frequentato l'Università, hanno superato l'esame di Stato, e li propongono all'Approvazione del Governo, un procedimento che non incontra difficoltà.
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Mentre i ginnasi ecclesiastici sono confessionali, le scuole superiori di Stato sono comuni a tutte le confessioni.
In alcuni luoghi esse sono in realtà confessionali e cioè della confessione degli abitanti. Nel programma delle scuole superiori rientra pure l'insegnamento della religione che viene impartito da un sacerdote il quale, negli istituti maggiori, fa sempre parte del corpo degli insegnanti, mentre nelle località minori viene scelto fra il clero della parrocchia. Il maestro di religione, aiutato in ciò dai suoi superiori scolastici, invigila sul servizio divino della domenica, sull'andata alla messa due volte la settimana, sulla confessione e Comunione in tempi determinati. Spesso nella cappella dell'istituto vien detta la messa e distribuita la Santa Comunione. La maggior parte dei sacerdoti cattolici ha compiuto gli studi nei ginnasi vescovili, tuttavia qualche teologo proviene dalle scuole di Stato. In Altkirch il ginnasio è frequentato dagli allievi della scuola della missione dei Padri Bianchi. In altre città esistono per gli scolari cattolici degli istituti governativi convitti vescovili che offrono loro buon alloggio e cure ed una educazione cristiana, per esempio in Colmar, in Metz e in Diedenhofen.
La serie degli studi è coronata dall'insegnamento nell'Università. Una delle prime sollecitudini del Governo germanico fu quella di fondare nella capitale del paese annesso una scuola superiore fornita di tutti i mezzi d'insegnamento moderni e nella quale insegnassero uomini di grido. Una parte delle spese se l'addossò l'Impero stesso che oggi ancora dà un sussidio annuale di
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quattrocentomila marchi. Il paese aggiunge a questa somma due milioni.
Per i teologi protestanti del paese venne istituita, sin dal principio, nella nuova Università, una facoltà: i teologi cattolici seguitarono a frequentare i seminari vescovili di Metz e di Strasburgo. Nel 1902 però riuscì al conte von Hertling, il presente Cancelliere dell'Impero, di condurre in porto le trattative fra il Governo germanico e la Curia di Roma tanto bene che nell'anno seguente fu potuta aprire, come sesta delle facoltà universitarie di Strasburgo, la facoltà teologica cattolica. Sicuramente il Governo considerò la nuova istituzione come un mezzo per fondere sempre più intimamente l'Alsazia-Lorena con l'Impero, ma costituì, nondimeno, un riconoscimento della scienza ecclesiastica il fatto della sua messa alla pari con le altre materie nell'Università del paese e, insieme, un riconoscimento del diritto della Chiesa il fatto che prima di istituire la facoltà in parola, venne chiesto il consenso della Curia e dichiarata necessaria la missio canonica nella nomina dei professori. Da allora i teologi della diocesi di Strasburgo seguono i corsi della facoltà teologica, pur continuando ad abitare nei seminari vescovili e a ricevere in essi l'istruzione spirituale. Prova della serietà scientifica e del nome intemerato della nuova facoltà teologica è il fatto che già due fra i suoi professori furono elevati alla dignità episcopale, e cioè il professor dottor Schäfer, vicario apostolico del Regno di Sassonia, e il professor dottor Faulhaber già vescovo di Speyer e oggi arcivescovo di Monaco di Baviera.
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L'istituzione della facoltà teologica cattolica nell'Università di Strasburgo è stata vantaggiosa pure agli altri alunni dell'Università. Infatti una cattedra di filosofia e una di storia venne riservata contemporaneamente a professori cattolici, di guisa che in questi due campi in cui più si riflettono le particolari tendenze personali è garantita la libertà degli studenti nella scelta dei corsi che meglio corrispondono al loro modo di pensare.
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II.
La Chiesa nell' Alsazia-Lorena .
Metz e Strasburgo sono antichissime sedi vescovili. Metz sino alla rivoluzione francese fece parte della provincia ecclesiastica di Treveri; Strasburgo di quella di Magonza. Nel riordinamento della circoscrizione ecclesiastica, al principio del secolo decimonono, le due sedi vennero entrambe sottoposte all'arcivescovo di Besançon. Dopo la guerra franco-tedesca, nel 1874, la Curia, d'accordo con il Governo dell'Impero e della Francia, mise fine a questo stato di cose e dichiarò i due vescovati immediatamente dipendenti, dalla Santa Sede.
Siccome nell'Impero germanico le faccende religiose sono di competenza della legislazione dei singoli Stati confederati, anche l'Alsazia-Lorena ha una sua condizione politico-ecclesiastica, la quale è fondata, in gran parte, sul concordato concluso il 10 settembre 1801 tra Papa Pio VII e il primo console Bonaparte. Al tempo stesso, però, sono in vigore anche gli articoli organici, aggiunti contro l'intenzione della Curia dal Governo francese al concordato e pubblicati insieme con esso l'8 aprile 1802. Inoltre i vari decreti dei Governi d'allora e posteriori. Le disposizioni in qualche modo svantaggiose per la Chiesa risalgono per lo più all'era francese.
Gli articoli 4 e 5 del concordato avevano concesso al primo console della Repubblica francese la nomina dei vescovi con la riserva della istituzione canonica al Papa.
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L'articolo 17 restringeva questo diritto ai successori cattolici de Bonaparte. Nel caso che uno dei suoi successori non fosse cattolico, si doveva regolare di nuovo la provvista delle sedi vescovili. Col passaggio dell'Alsazia-Lorena all'Impero germanico, si è avverato il caso previsto dall'articolo 17, tuttavia non ha avuto ancora luogo un nuovo accomodamento fra i due poteri. I vescovi tedeschi di Strasburgo e Metz sono stati nominati sin qui dall'Imperatore e confermati dal Papa, ma non sulla base del concordato, sì, invece, caso per caso, dopo speciali trattative.
E siccome, oltre gli articoli 16 e 17, anche gli altri articoli del concordato sono ancora in vigore, il Governo dell'Alsazia-Lorena ha, per l'articolo 10, pure il diritto di essere interrogato sulla nomina dei parroci e di dare o rifiutare il suo consenso. Questo obbligo di notificazione del vescovo si restringe tuttavia ai parroci propriamente detti, il vescovo può, invece, nominare liberamente cosiddetti parroci coadiutori (desservants) creati dal diritto politico-ecclesiastico francese e molto più numerosi. Inoltre anche la nomina dei vicari generali e dei canonici soggiace all'Approvazione del Governo. Ciascuna delle due diocesi ha due vicari generali e un capitolo del duomo di otto membri. Le parrocchie maggiori sono centocinquantadue; le minori milleduecento. Gli ecclesiastici delle due diocesi sono complessivamente duemilacentosei.
I vescovi, i vicari generali, gl'impiegati dell'amministrazione diocesana, i canonici, i parroci e i parroci coadiutori, come gli amministratori delle parrocchie e delle
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cappellanie, sono retribuiti dallo Stato. Invece buon numero di cappellani non ricevono dallo Stato che un sussidio. Già immediatamente dopo l'annessione dell'Alsazia-Lorena all'Impero germanico gli stipendi degli ecclesiastici, che sotto l'amministrazione francese erano magri, anzi addirittura insufficienti, vennero aumentati. E da allora questi stipendi sono stati più volte accresciuti, né fu sempre colpa del Governo se l'accrescimento non avvenne in misura maggiore.
Ad eccezione dei vescovi, che oltre un compenso per i loro viaggi di cresima, riscuotono, ancor oggi, lo stipendio di sedicimila marchi, tutti gli ecclesiastici hanno ottenuto un miglioramento economico con la legge del 15 novembre 1909. Per questa legge i vicari generali e i canonici hanno uno stipendio di 4.600 marchi; i parroci uno stipendio che va dai 2.100 ai 2.600; i parroci coadiutori uno stipendio che va dai 1.700 ai 2.100; i cappellani un sussidio variante dai 300 ai 600 marchi: per il resto del loro stipendio devono provvedere le fabbricerie o i Comuni. Ricompensi per la messa e diritti di stola non vengono conteggiati negli stipendi.
Sicuro, gli stipendi del clero alsaziano-lorenese non sono eguali a quelli del clero degli altri Stati germanici, tuttavia, in confronto di quelli di prima del 1871 e di quelli che vennero pagati in Francia sino alla rottura del concordato convien dirli lauti. I parroci di confine francesi hanno più volte, incontrandosi con i loro colleghi d'Alsazia-Lorena, chiamato felici questi colleghi non costretti a lottare con la miseria come i preti della
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figlia primogenita della Chiesa. Il contrasto è divenuto anche più stridente da quando la Repubblica francese, con la legge di separazione, ha soppresso senz'altro gli stipendi del clero, accordando solo in certi casi pensioni che, a loro volta, sono state in parte soppresse, in parte sono venute meno da se stesse o verranno presto meno. Il parroco francese, se non vuol morir di fame, deve esercitare, insieme con la cura d'anime, anche un mestiere o un commercio giacché i redditi da lasciti o doni delle parrocchie sono stati incamerati dal Governo, le offerte dei fedeli, a motivo della loro indifferenza religiosa, sono insignificanti e la cassa di sussidio vescovile non può venire loro in soccorso che in misura limitata. Nessuna meraviglia che molti genitori in Francia trattengano i loro figlioli dall'abbracciare una professione irta delle maggiori privazioni e fatiche, cosicché ogni anno il numero degli ecclesiastici scema.
Il bilancio dell'Alsazia-Lorena prevedeva già ogni anno una somma per il sussidio dei sacerdoti retribuiti dallo Stato divenuti inabili. La legge del 15 novembre 1909 è stata per questo riguardo riformatrice estendendo le disposizioni emanate per il pensionamento degli impiegati civili anche ai ministri di tutte le confessioni. Ogni ecclesiastico, che viene ora messo per necessità a riposo, se retribuito dallo Stato, ha diritto a pensione, purché abbia servito almeno per dieci anni. La pensione comincia con un terzo dello stipendio al quale sono aggiunti quattrocento marchi in corrispettivo del valore dell'abitazione di servizio e sale sino al tren-
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tesimo anno di servizio, per ogni anno, dell'1,60 % e quindi dell'1,120 % raggiungendo, coi quarant'anni di servizio, i tre quarti dello stipendio, aumentato del compenso per l'abitazione: la misura maggiore. Nella migliore ipotesi, dunque, la pensione di un parroco è di duemiladuecentocinquanta marchi, quella di un parroco coadiutore di milleottocentosettantacinque. Una cassa vescovile di soccorso provvede alle necessarie integrazioni di queste pensioni, come agli ecclesiastici non retribuiti dallo Stato, per esempio ai maestri degli istituti scolastici vescovili. Una pensione di Stato è accordata pure ai cappellani: siccome però il loro periodo di servizio è relativamente breve, tale pensione viene in Alsazia-Lorena riscossa assai di rado.
Come per il periodo di servizio e quello di riposo del clero è provveduto in misura non abbondante ma sufficiente, anche la condizione delle chiese parrocchiali deve definirsi generalmente buona. I redditi, che hanno per fonte lasciati pii, elemosine dei fedeli durante il servizio divino e il provento dell'affitto dei posti in chiesa, bastano per lo più a sopperire alle spese di culto ordinarie, anzi rendono possibili nuovi acquisti. Nei restauri o nelle nuove costruzioni viene in primo luogo la fabbriceria, quindi il Comune, al quale, dal tempo della grande rivoluzione, appartiene la chiesa, da ultimo lo Stato. L'ampliamento delle città e l'incremento dell'industria hanno reso necessarie nuove parrocchie o almeno nuove chiese: in entrambi i casi Comuni e Stato non hanno lesinato il danaro. Ed anche quando si trattò di ri-
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maneggiamenti edilizi o di oggetti dell'arredamento interno i consigli comunali non si sono mostrati avari e le loro spese sono state approvate quasi sempre dalle superiori autorità dello Stato. In Alsazia-Lorena sono poche le chiese che negli ultimi decenni non siano state, all'esterno e all'interno, abbellite. Di chiese così mal ridotte, come purtroppo se ne incontrano spesso in Francia, non se ne ha traccia nel paese dell'Impero.
Il bilancio dell'Alsazia-Lorena prevede per le spese del culto cattolico una somma annuale di tre milioni e mezzo di marchi. Nel 1881 erano ancora soltanto due milioni. I Comuni pagano inoltre alcune centinaia di migliaia per pigioni, mantenimento di chiese e abitazioni di parroci, per gli stipendi e i sussidi dei cappellani e per il pareggiamento del bilancio delle fabbricerie.
Alla cura colla quale il clero e i fedeli, appoggiati dallo Stato e dai Comuni, dimostrano per gli edifici sacri fa riscontro la vita religiosa nelle parrocchie. Sotto l'egida della legge domina piena libertà di manifestare dentro e fuori della casa di Dio la propria fede. La sola restrizione che ancora sussiste è il divieto delle pubbliche processioni in quelle città nelle quali ha sede un concistoro protestante, ma si spera che pure questo avanzo della dominazione francese, che risale al titolo III, articolo 45, degli "Articoli organici" sparisca dopo la guerra. Per la città di Metz fu già fatta un'eccezione nel 1907, in occasione del Congresso eucaristico internazionale, senza che la cosa abbia dato origine a lamenti di sorta.
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I Sobborghi delle città e le città non sedi di un concistoro protestante, come i villaggi di campagna, possono ogni anno fare indisturbati diverse processioni. In Alsazia-Lorena è poi assolutamente inconcepibile che un impiegato patisca molestia da parte delle autorità perché cattolico o perché professa pubblicamente la sua fede. In tutti i rami dell'amministrazione sono cattolici praticanti che non si vergognano di partecipare alle pubbliche feste religiose. Allorché in Strasburgo (1905) e in Metz (1913) fu tenuta l'Assemblea generale dei cattolici della Germania, tutte le classi della popolazione, senz'eccezione, pure gl'impiegati, presero parte ai preparativi e all'Assemblea stessa, e così alle riunioni della Società di Goerres in Strasburgo (1913) e in Metz (1910), e al Congresso eucaristico di Metz (1907). Parimenti naturale è che maestri e maestre, nella pratica dei doveri religiosi, siano di buon esempio ai loro alunni. Le eccezioni sono rare. Molti maestri sono pure organisti e più di uno si tiene onorato di dare un figlio al clero o una figlia al convento. I figli di maestri sono assai numerosi tra gli ecclesiastici.
Considerata l'accurata educazione e istruzione impartita alla gioventù nelle scuole elementari cristiane e cattoliche è naturale che anche il popolo divenga e rimanga buono credente. La frequenza alle chiese è regolare; quella ai Sacramenti pure. Il zelo per l'abbellimento della casa di Dio, nelle grandi feste e nelle feste straordinarie, lodevolissimo. Quanto alle comunioni la dio-
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cesi di Strasburgo attinge la media dell'Impero germanico; Metz la supera. Le statistiche della criminalità registrano 925 condannati su 100.000 persone che abbiano raggiunto l'età della responsabilità penale, mentre nell'Impero germanico la cifra è di 1.194 e in Prussia di 1.210. Per ogni 100.000 abitanti si hanno nell'Impero germanico 22,3 suicidi. Nell'Alsazia-Lorena solo 15,2 in generale e solo 10,3 fra i cattolici.
La visita delle chiese e l'accostarsi ai Sacramenti non sono agevolati soltanto dal regolamento scolastico, che impone l'adempimento di questi doveri religiosi, ma altresì dal riposo domenicale vigente nel commercio, nell'industria, nei mestieri e nelle grandi aziende dello Stato, come le poste e le ferrovie. Non solamente sono lasciate libere le domeniche nella misura del possibile ma si cerca di far cessare, il sabato sera o la vigilia delle feste, prima del solito, il lavoro. Della possibilità e libertà di ascoltare la domenica la messa approfittano specialmente anche i molti impiegati delle poste, delle ferrovie e gl'impiegati delle officine delle ferrovie. Riempie il cuore di allegrezza vedere con quale sollecitudine soddisfino i loro obblighi religiosi. Essi rappresentano pure una buona parte degli elettori quando si tratta di difendere con la scheda la libertà religiosa dagli attacchi degli avversari.
In questa descrizione generale non vanno dimenticate le andate in chiesa dei soldati. Ogni domenica e giorno festivo i soldati si recano in gruppo alla chiesa. Nelle grandi città di guarnigione del paese dell'impero i
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soldati riempiono spesso le ampie navate della chiesa sino alle ultime file di banchi. Quindici cappellani militari, fra cui due cappellani maggiori (Strasburgo e Metz) e parecchi sacerdoti secolari in sott'ordine si occupano dell'assistenza spirituale dei soldati: essi soggiacciono tutti al vescovo di campo cattolico dell'esercito prussiano, dottor Heinrich Joeppen. Due volte all'anno, nella quaresima e ad Ognissanti, i soldati vengono condotti ai Sacramenti: molti si accostano anche più spesso al tribunale di penitenza e alla mensa eucaristica.
Nella loro ultima pastorale i vescovi tedeschi chiamano nobile frutto e nobile fiorita dell'albero della Chiesa gli ordini e le congregazioni religiose. Essi costituiscono i forti avanzati della Gerusalemme terrena: contro di essi vien fatto il primo impeto quando la Chiesa viene assalita. Dove essi godono libertà, si può parlare di libertà della Chiesa.
In Alsazia-Lorena gli ordini e le congregazioni religiose sono largamente rappresentati.
Quanto agli ordini maschili si hanno case di trappisti, francescani, cappuccini, redentoristi, oblati, sacerdoti dello Spirito Santo. Questi ordini religiosi si sono stabiliti, gli uni dopo gli altri, nell'Alsazia-Lorena, allorché il "Kulturkampf" venne meno e dal sorgere dell'Impero coloniale germanico trassero origine nuovi bisogni. Tutti insieme essi posseggono diciotto case in parte congiunte con scuole conventuali per l'educazione dei novizi. Francescani e cappuccini, redentoristi ed oblati
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aiutano nella cura d'anime, specialmente tenendo corsi di missione. I cappuccini di Königshofen, presso Strasburgo, estendono la loro attività anche nel vicino Baden, dove non sono ancora ammessi conventi di ordini religiosi maschili. Alla vita contemplativa connessa con l'opera manuale si dedicano i trappisti dell'abbazia dell'Oelenberg nell'Alsazia superiore, divenuta purtroppo vittima della guerra. I sacerdoti dello Spirito Santo e i Padri Bianchi sono stati accolti lietamente a cagione della loro importanza per le colonie.
I Fratelli ospitalieri della casa madre di Treveri, che si dedicano alla cura degli ammalati, hanno quattro case. I Fratelli delle scuole cristiane di S. Giovanni Battista de la Salle si dedicano all'istruzione della gioventù con una scuola ed un collegio d'educazione. I Fratelli della dottrina cristiana hanno sette istituti.
Molto più numerose sono le congregazioni religiose femminili e i loro membri. Circa settemila monache di circa trenta congregazioni diverse vivono in ottocentotrentadue monasteri. Il gran numero di monasteri si spiega col fatto che moltissime scuole femminili hanno per maestre suore e che molti villaggi si sono procurate suore per infermiere. Varie case madri, che si trovano in Alsazia-Lorena, contano centinaia di suore: Santa Cristiana di Metz 366; la congregazione della Divina Providenzia in Pelter 676; le suore di Niederbronn 745; le suore di San Giovanni di Bassel 837; le suore di Rappoldsweiler 1665. Esse insegnano parte in scuole superiori parte in scuole elementari, parte in asili di
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infanzia. Inoltre in scuole di perfezionamento, scuole di cucito, scuole di governo della casa e via di seguito.
Un largo campo di attività è aperto alle religiose dalla carità cristiana. Stato, provincia e comune hanno preso numerose suore in loro servizio: per le carceri, per i manicomi, gli ospizi, gli orfanotrofi, le cliniche e gli ospedali, gli ospizi per i poveri e gli ospizi d'infanzia. Anche nelle scuole normali governative tutto quanto è connesso con il governo della casa è affidato a suore. Molti ospedali appartenenti a congregazioni religiose femminili sono un modello per i loro impianti moderni, per la loro nettezza e le cure coscienziose apprestate agli ammalati. Una congregazione tutta speciale è quella dell'Amor materno, casa madre in Metz, fondata allo scopo di assistere le donne partorienti. All'istituto è connessa una scuola di levatrici riconosciuta e sussidiata dallo Stato. Grandi servigi rendono pure le Suore del Buon Pastore, che si prendono cura di ragazze perdute o in via di perdersi e le Piccole Suore dei poveri, che si prendono cura dei vecchi e delle vecchie sino alla morte. Fra le congregazioni femminili non mancano pure quelle di carattere contemplativo quali le Benedettine, le Carmelitane e le Suore della Visitazione. Esse sono le rappresentanti dell'antico ideale monastico con i suoi scopi rivolti più particolarmente alla vita religiosa interna.
Com'è naturale, tante istituzioni caritatevoli richiedono pure l'appoggio dei fedeli. Ma occorre dire che lo spirito religioso degli Alsaziano-
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Lorenesi dà in questo rispetto frutti molteplici è copiosi.
È noto che l'Alsazia-Lorena è alla testa di tutte le province quando si tratta di raccogliere somme per la propagazione della fede. Anche molte altre opere di missione trovano in Alsazia-Lorena valido appoggio. L'Alsazia-Lorena non dà a questi scopi solamente il suo danaro, ma anche i suoi figli e le sue figlie, che in gran numero lavorano nei paesi degli infedeli. Si aggiungano le molte offerte per altri scopi, come per i Luoghi Santi; per la missione interna; per gl'istituti vescovili; per le chiese povere; per l'obolo di San Pietro. Se si volessero calcolare le somme che ogni anno vengono spese per scopi religiosi di carità si arriverebbe a cifre incredibili.
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III.
L'avvenire della popolazione cattolica nell' Alsazia-Lorena .
Nel quadro della situazione ecclesiastica dell'Alsazia-Lorena le luci prevalgono di gran lunga alle ombre sicché può dirsi affatto consolante. L'alleanza fra Chiesa e Stato rinsalda sì l'autorità di quest'ultimo ma assicura pure incalcolabili vantaggi alla Chiesa. Protetta dalla legge, la Chiesa si è potuta sviluppare liberamente; l'educazione cristiana della gioventù nella scuola costituisce la base della cura d'anime del clero e l'aiuto finanziario dei Comuni, delle province e dello Stato toglie al clero ed al popolo ogni motivo di preoccuparsi del benessere della Chiesa. In tal guisa è cresciuta su una popolazione fedele alla Chiesa, morigerata e che si dimostra capace e pronta anche a compiere sacrifici personali e materiali. Sicurezza, ordine e stabilità dominano nell'Alsazia-Lorena, tanto nel campo dello Stato che in quello della Chiesa.
Che avverrebbe nel caso di un rivolgimento politico, nel caso che l' Alsazia-Lorena tornasse in possesso della Francia?
La popolazione dell'Alsazia-Lorena si compone di Alsaziano-Lorenesi originari del paese e di vecchi Tedeschi, immigrati dopo il 1870. Anche a prescindere dai militari, il numero degli emigrati ascende sempre ad oltre trecentomila di fronte a un milione e mez-
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zo di vecchi Alsaziano-Lorenesi. Di questi ultimi una piccola parte, circa duecentomila parlano il francese, mentre la grande maggioranza (un milione e trecentomila) parla il tedesco e fa parte della razza alemanna o franca. Se non si tien conto di un'insenatura nelle province di Saarburg e di Château-Salins, dove, dopo le devastazioni della guerra di trent'anni, Piccardi presero il posto della popolazione tedesca, da un millennio i confini linguistici sono, a un dipresso, i medesimi. La parte della popolazione dell'Alsazia-Lorena parlante il francese ha parlato la stessa lingua anche sotto il vecchio Impero germanico, e la parte che parla il tedesco ha curato e difeso la sua lingua materna pure sotto la dominazione della Francia. Di lingua francese sono un certo numero di villaggi nei Vosgi in Alsazia (circa cinquantamila abitanti) e la parte meridionale della Lorena (circa centocinquantamila abitanti). L'immigrazione ha avuto efficacia specialmente nella Lorena. Gli abitanti che parlano il francese sono ormai in maggioranza solo nel circondario di Château-Salins (66 %). Nei dintorni di Metz, dove prima del 1870 si parlava esclusivamente il francese, la media è scesa a 46; in Metz stessa a 21,1. Anche nei grandi centri industriali del circondario di Diedenhofen la maggioranza tedesca è forte.
Sebbene, come si vede, la parte della popolazione di lingua francese abbia costituito, sin dal principio, una frazione modesta, il Governo germanico l'ha trattata sempre con benevolenza. Sia nell'amministrazione (nella misura necessaria) che nella scuola fu ammessa sem-
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pre la lingua francese anche dopo che la frazione di abitanti parlante il francese, in conseguenza della immigrazione e della minora fecondità, come in conseguenza della immigrazione di famiglie vecchie tedesche sia divenuta sempre più piccola, sia discesa sino all'11 %.
In particolar modo è stata lasciata ogni libertà al clero per ciò che riguarda l'uso della lingua francese nelle prediche e nella istruzione catechistica. Anche durante la guerra questa libertà è stata rispettata e riconfermata con ordinanza vescovile dopo accordi presi con le autorità civili e militari. Nei villaggi esclusivamente francesi, sia sul pulpito che nell'istruzione catechistica, si parla soltanto il francese: invece nei Comuni misti si provvede equamente al bisogno delle due categorie di abitanti con il sistema del doppio servizio divino o del servizio divino con due prediche.
Il diritto della minoranza è stato dunque rispettato dal Governo perfino durante la guerra. Avverrebbe il medesimo se l'Alsazia-Lorena ridivenisse francese? Il Governo di Parigi avrebbe riguardo per la grande maggioranza degli abitanti di lingua tedesca, permetterebbe loro l'uso della lingua materna ereditaria nelle prediche e nelle istruzioni? No di certo.
Nei tempi in cui l'Alsazia-Lorena apparteneva ancora alla Francia fu fatto già il tentativo d'imporre agli abitanti di lingua tedesca la lingua francese; ad essi come ai Fiamminghi della Francia settentrionale, ai Bretoni e
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ai Baschi. Se il tentativo non riuscì lo si dovette alla mancanza della frequenza obbligatoria della scuola, sicché mancò la necessaria preparazione della gioventù al conseguimento dello scopo desideratissimo. Inoltre il clero delle due confessioni si oppose con tutte le forze alla introduzione del francese che, a suo avviso, avrebbe messo in pericolo l'istruzione della gioventù essendo la lingua del popolo francese il veicolo di tutte le malsane idee del secolo. E per il clero dovette aver riguardo Napoleone III, data l'instabilità del suo trono. Se la guerra franco-tedesca del 1870 non fosse scoppiata, i tentativi di gallicizzamento sarebbero stati continuati e avrebbero, probabilmente, avuto successo. Lo storico di questo movimento, il professore all'Università di Parigi Gaston May, nella prefazione del suo libro "La lutte pour le français en Lorraine avant 1870", uscito nel 1912, scrive infatti: "È fuori dubbio che se il destino ci avesse concesso ancora alcuni anni non vi sarebbe stato più in Lorena un abitante parlante il tedesco." Lo storico dà questo giudizio sui documenti che poté esaminare.
Tale giudizio è confermato dall'andamento delle cose nelle altre province della Francia d'altra lingua. Che in una scuola della Bretagna o della Fiandra o del paese dei Baschi la lingua della popolazione sia quella dell'insegnamento o faccia parte del programma scolastico, è affatto inconcepibile. Perfino nel santuario della Chiesa si è intruso il Governo francese proibendo sotto pena di sospensione dallo stipendio la predica in lingua diversa dalla francese. Allorché dopo la separazione
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della Chiesa dallo Stato alcuni sacerdoti, confidando nella conseguita libertà, predicarono nella lingua dei loro fedeli, il Governo soppresse loro la scarsa pensione ad essi rilasciata dalla legge di separazione.
La Francia si considera uno Stato unitario nel quale non sono ammissibili eccezioni. Il sentimento regionale, del carattere speciale delle varie popolazioni possibile nell'Impero germanico, con i suoi ventisei Stati, è sconosciuto in Francia. Province custodi delle tradizioni non esistono più. I dipartimenti hanno preso il posto del vecchio ordinamento. Questa trasformazione è stata compiuta interamente di proposito. Quindi anche l'Alsazia-Lorena, se venisse annessa alla Francia, dovrebbe divenire un suo dipartimento e partecipare in tutto e per tutto alla vita unitaria della Repubblica. Essa dovrebbe rinunziare alla lingua materna tedesca non solamente nella scuola ma anche nella chiesa. Ricomincerebbero i guai di prima del 1870 e ben più forti, giacché prima del 1870 dominava ancora, per lo meno, lo spirito dell'Impero. La Repubblica atea intraprenderebbe senza riguardo alcuno la lotta contro la lingua tedesca e la condurrebbe a termine con ogni mezzo.
Ufficiali francesi penetrati al principio della guerra in territorio tedesco non lasciarono nei loro colloqui con i parroci dell'Alsazia-Lorena alcun dubbio che col passaggio del paese alla Francia si doveva contare con l'immediata applicazione della legge francese
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sulla separazione dello Stato dalla Chiesa.
Le conseguenze d'una simile applicazione può immaginarseli solo chi è in grado di paragonare il presente rigoglio della vita ecclesiastica nell'Alsazia-Lorena con le rovine che di essa rimarrebbero. Nella loro pastorale collettiva del 1 novembre 1917 i vescovi tedeschi hanno ammonito dal lasciarsi abbagliare dall'idea della separazione dello Stato dalla Chiesa dichiarando: "Anche se non è detto che una legge tedesca di separazione debba avere di necessità intenzioni antireligiose, come, per esempio, la francese, essa rappresenterebbe tuttavia una tale intrusione nella vita della Chiesa cattolica che tutti i cattolici avrebbero il sacro dovere di impedirla ad ogni costo. Insegnamento e istituti d'istruzione, a cominciare dalla scuola elementare sino alle facoltà teologiche delle nostre Università; conclusione di matrimoni e separazioni; istruzione e mantenimento del clero; posizione della gerarchia ecclesiastica; diritti e possessi degli ordini e congregazioni religiose; patrimonio ecclesiastico; concorso dello Stato per scopi e istituti religiosi, tutto sarebbe, d' un colpo, sconvolto. Contrariamente ai rapporti storici e giuridicamente garantiti subentrerebbero rapporti unilaterali a svantaggio della Chiesa, di quella Chiesa che ha apportato alla nostra patria non solo le benedizioni del cristianesimo ma altresì i primi germi della cultura e della civiltà." E, si badi bene, i vescovi suppongono che si tratti di una separazione leale, senza le odiosità colle quali furono applicate
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e sono ancora applicate le leggi in Francia. Che avverrebbe se i governanti francesi applicassero la se parazione nell' Alsazia-Lorena ? Innanzi tutto un buon numero di preti e di seminaristi maturi per il servizio militare sarebbe subito arruolato e costretto a combattere al fronte. Mentre in Germania la legge dell'8 febbraio 1890 ha dispensato i teologi cattolici da ogni servizio militare in tempo di pace e dal servire in guerra con le armi, se così desiderano, i sacerdoti francesi sono messi interamente alla pari con gli altri cittadini. Essi devono non solo servire con le armi ma anche fare tutte le esercitazioni posteriori e, in guerra, prender posto al fronte, partecipare, a dispetto delle disposizioni canoniche, allo spargimento di sangue. Migliaia di essi sono caduti così sul campo di battaglia lasciando vuoti spaventevoli nel clero.
I parroci dovrebbero abbandonare le loro parrocchie e cercare ricovero altrove, né potrebbero fare assegnamento sull'aiuto dei Comuni, ai quali è vietato ogni appoggio finanziario alla Chiesa. Ogni stipendio da parte dello Stato naturalmente sparirebbe. I sacerdoti anziani potrebbero sperare di ricevere ancora, per alcuni anni, un'esigua pensione, ma guai a provocare lo sdegno dei pezzi grossi, per esempio, predicando in tedesco ai loro parrocchiani parlanti questa lingua: il sussidio dello Stato sarebbe loro tolto sino all'ultimo centesimo.
Sui proventi della sua chiesa il parroco non potrebbe
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neppure più contare, giacché i capitali delle donazioni sarebbero sequestrati e assegnati ai Comuni per scopi laici. Ciò che gli antenati lasciarono a sussidio del parroco, per sopperire alle spese per il culto e, non da ultimo, per la pace della propria anima, verrebbe stornato tutto dal suo scopo. Al parroco rimarrebbero soltanto le chiese con le loro suppellettili, ma senza i redditi e un sicuro avvenire.
Ad ogni restauro il povero parroco dovrebbe provvedere da se stesso ed anche se a costo di inaudita fatica gli riuscisse di raccogliere le somme necessarie, il consiglio comunale potrebbe impedire sempre l'esecuzione dei lavori, chiudere la chiesa per il pericolo che crolli e rendere così impossibile nel luogo la celebrazione del servizio divino. Né queste sono mere fantasie. Lo stesso Maurice Barrès ha tracciato alla Camera francese un quadro desolante delle tristi condizioni in cui si trovano tante chiese francesi e dei provvedimenti odiosi emanati dai sindaci e dai consigli comunali. Il suo libro sopra "lo strazio delle chiese della Francia" ci dà un saggio di ciò che sarebbero per patire le nostre chiese se un Governo francese subentrasse al germanico.
Non meglio che ai parroci andrebbe ai vescovi. Espulsi dai loro palazzi, privati dello stipendio dello Stato e di tutti i loro redditi, essi dovrebbero cercarsi un nuovo tetto, trovare per sé, per i loro impiegati d'amministrazione, per il loro capitolo il danaro sufficiente a tirare avanti, alla peggio. Essi dovrebbero, inoltre,
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cercare altri edifici per i seminari, che naturalmente sarebbero presi dallo Stato; sostituire le pie donazioni che sin qui resero possibile a più di un povero ragazzo di divenir sacerdote. Naturalmente anche la facoltà teologica cattolica sparirebbe subito dal novero delle facoltà dell'Università di Strasburgo, giacché la Repubblica francese non riconosce la teologia come scienza.
E dovrebbero sparire pure i molti ordini e le molte congregazioni che sin qui poterono svolgere tranquillamente la loro pacifica attività. I non riconosciuti non hanno alcun diritto di esistere, quindi anche nessun diritto di possedere: la loro proprietà è proprietà dello Stato. I riconosciuti, e, naturalmente, a fortiori, i non riconosciuti, non possono insegnare e devono chiudere le loro scuole. Migliaia di suore dovrebbero emigrare all'estero, dove spesso non hanno alcun convento; ad altre migliaia non rimarrebbe che secolarizzarsi e scegliersi un'altra occupazione senza spesso riuscirvi e sottrarsi alla miseria.
Il paese che diè vita a tante professioni sacerdotali diverrebbe, in avvenire, un suolo sterile, dove si offre al sacerdote un avvenire tutto miseria e privazioni, preoccupazione e incertezza, le vocazioni vengono presto meno. Non si può far rimprovero ai genitori se riflettono due volte prima di compiere un tale sacrificio, molto più se difettano le agevolezze finanziarie colle quali si poté compiere sin qui lo studio della teologia. Già
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adesso le società di missioni in Francia si lamentano della mancanza di novizi non potendo tener più scuole per la preparazione dei missionari. Lo stesso accadrebbe nell'Alsazia-Lorena dove vennero istruiti sin qui tanti missionari. E come potrebbero trovare nuove forze le congregazioni femminili impedite di lavorare, di guadagnarsi il pane?
Sarebbero molti, molti milioni che la Chiesa perderebbe nell' Alsazia-Lorena . Innanzi tutto gli edifici e i fondi rustici appartenenti ai vescovi e ai conventi come pure i patrimoni dei lasciti pii. In secondo luogo gl'immobili che appartengono sì allo Stato e ai Comuni ma che vennero lasciati all'amministrazione diocesana o al clero delle parrocchie per scopi religiosi e ai quali si dovrebbe trovare un surrogato. Infine l'ingente capitale i cui redditi sono rappresentati dal bilancio annuale di tre milioni e mezzo per il culto dello Stato e dai sussidi delle province e dei Comuni. In verità una spogliazione della Chiesa senza riscontro! Impossibile che i fedeli possano, con donativi e assegni regolari, rimediarvi.
È chiaro che la secolarizzazione voluta dallo Stato francese con la separazione di Stato e Chiesa deve colpire, e non per ultima, la scuola. Egli spera, infatti, d'impregnare così la popolazione con le sue idee e di allontanarla dalla Chiesa.
Allorché l'Alsazia-Lorena fu ritolta alla Francia
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non esisteva ancora in essa istruzione obbligatoria. La legge Falloux permetteva ogni genere di scuola privata, anche quella di congregazioni religiose. La scuola di Stato era confessionale e religiosa. Dalla legge scolastica con la quale Jules Ferry, nel 1882, introdusse l'obbligo di frequenza alla scuola e dalle leggi più recenti sulle scuole delle congregazioni religiose, la situazione si è radicalmente trasformata in Francia. Gli Alsaziano-Lorenesi, cosi attaccati alla loro Chiesa, crederebbero di sognare, se vedessero improvvisamente tutto l'organismo della loro scuola spogliato interamente dello spirito cristiano e impregnato invece dello spirito dell'incredulità e dell'ateismo.
Più nessuna facoltà teologica cattolica nell'Università; nessun maestro di religione e nessun insegnamento di religione nelle scuole superio ri maschili e femminili; nessuna monaca nelle scuol e elementari pubbliche; nessuna scuola privata di suore; nessuna separazione di scuole normali maschili e femminili e delle scuole elementari secondo le confessioni. Nella scuola elementare nessun posto più per l' elemen-
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to spirituale o per la religione, ma, dappertutto, una pretesa neutralità il cui carattere è stato svelato a sufficienza dalle descrizioni di giornali e riviste francesi e da numerosi processi. Scuole private per queste masse di scolari non si potrebbero aprire, né molti genitori avrebbero il coraggio o la possibilità di non inviare i loro figlioli alla scuola di Stato atea.
Quale generazione venga cresciuta in tali scuole lo ha dimostrato la storia del popolo francese negli ultimi decenni . Da principio resistenza, poi lascia ricorrere, poi accordo con le idee predominanti. Insegnamento catechistico e servizio divino, confessioni e comunioni ne risentirebbero ben presto. Col tempo le chiese deperirebbero non solo materialmente, per mancanza di danaro e di buona volontà, ma anche per ciò che riguarda la frequenza dei fedeli. Un giorno io visitai una povera chiesa francese di villaggio. Unica persona in essa il parroco, inginocchiato sull'ultimo scalino dell'altare egli pregava e cantava, celebrava la sua funzione solo, giacché nessuno voleva assistervi. Pure la domenica non poteva celebrare alcuna messa solenne perché il maestro non aveva il permesso di cantare e nessun altro voleva sostituirlo, la messa bassa gli veniva servita, di dietro la balaustra, da una
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monaca giacché nessuno nel villaggio gli voleva concedere il suo ragazzo. La domenica visitavano ancora la chiesa pochi ragazzi e poche vecchie, ma anche costoro non soddisfacevano tutti il precetto pasquale. Un quadro tristissimo, che certo non va generalizzato, ma che è possibile se la scuola e il Comune vengono abbandonati nelle mani di persone ostili alla religione.
Si deve arrivare a ciò nell'Alsazia-Lorena? Dobbiamo noi preti alsaziano-lorenesi essere testimoni di ciò?
Può essere nell'interesse dei cattolici dell' Alsazia-Lorena e della Chiesa cattolica che il paese del Reno perda la sua calma e sicurezza presente e divenga teatro esso pure di quei fatti dolorosi che hanno conturbato profondamente i cuori dei fedeli francesi e raggiunto un colmo che deve essere definito uno dei più tristi della Chiesa mondiale? Chiunque abbia ancora in petto un cuore cattolico non può desiderare davvero un tale rivolgimento. Egli non può avere che un desiderio: che la Chiesa cattolica possa seguitare a godere nell' Alsazia-Lorena , sotto la protezione dell'Impero germanico, quella libertà di cui adesso gode, conservarsi in quel fiore cui adesso è giunta.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], L' Alsazia-Lorena ed il c attolicismo vom vor dem 15. Januar 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 880, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/880. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 17.06.2011.