Dokument-Nr. 9001

Erzberger, Matthias: Il cancellierato del conte Hertling, la crisi governativa e i nuovi tempi., vor dem 04. Oktober 1918

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La crisi governativa, risolta in parte col ritiro del conte Hertling, non cominciò, come si potrebbe ritenere, poche settimane fa, ma all'inizio dello stesso cancellierato Hertling. Già le discussioni che ebbero luogo fra lui e i vari partiti prima della sua nomina, fecero sorgere la domanda se egli fosse davvero la forte personalità necessaria a governare la nave dell'Impero. I partiti avevano esposto allora alcuni punti che dovevano formare un programma in base al quale fosse possibile il lavoro fra il Cancelliere e i partiti della maggioranza. Esitando e avanzando ogni sorta di riserve, il Cancelliere si era posto infine sulla seguente piattaforma dopo che i partiti della maggioranza ebbero rinunciato ad alcune riforme interne e al regolamento della questione dell'Alsazia-Lorena che avrebbe dovuto esser dichiarata autonoma nell'ambito dell'Impero germanico. Il conte Hertling promise tuttavia, in quanto alla politica interna, di presentare una legge sulla Camera operaia e un disegno sull'abrogazione del § 153 del Regolamento arti e mestieri dell'Impero (questo paragrafo impone limitazioni alla libertà di coalizione); di far passare in Prussia il suffragio elettorale uguale e di mirare, nell'ambito della libertà di stampa e di riunione compromesse dallo stato d'assedio, all'ottenimento di condizioni meno severe che fosse possibile. In quanto alla politica estera il conte Hertling si impegnò alla risoluzione di pace del Reichstag del 19 luglio 1917 come era definitivamente fermato nella nota di risposta al Papa; e nel suo discorso programmatico al Reichstag il 29 novembre 1917 dichiarò di riconoscere in quanto alla politica estera il diritto di
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disporre di sé agli stati marginali dell'ex Impero russo.
Di tutte le sue promesse il conte Hertling ne ha concretate ben poche. Ben presto si vide che egli o aveva da superare ostacoli interni troppo forti o che era troppo debole per condurre a mèta la politica alla quale si era impegnato e che è la politica della maggioranza del Reichstag e del popolo germanico.
Il conte Hertling compì i 75 anni poche settimane fa. Egli non appartiene alle personalità politiche che si son mantenute fino ad avanzata età quella forza psichica di resistenza e di abnegazione necessaria per condurre a termine con occhio lungimirante e sicuro attraverso qualsiasi ostacolo il compito prefisso. Da tutto questo si spiega a sufficienza come ha potuto avvenire [sic] che energie più forti pur al di fuori del Governo responsabile, abbiano influenzato la politica in misura ben più grande di quello che esse stesse speravano e volevano. Oltre a ciò il conte Hertling è di opinioni ultra conservatrici. Data anche la sua grave età egli non possiede più quell'elasticità intellettuale che posseggono, invece, molti altri dei suoi stessi circoli e delle sue medesime opinioni, i quali hanno ceduto allo spirito dei tempi ed hanno accolto questo spirito in sé. Colla stessa perplessità con cui si decise, alfine, di accedere a certe riforme interne quando doveva essere nominato cancelliere, ha agito nel suo cancellierato quando si trattava dell'effettuazione delle medesime. Delle sue promesse relative all'abrogazione del paragrafo 153 del regolamento arti e mestieri dell'Impero, soltanto una piccolissima parte si è avverata.
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In quanto alla legge sulla Camera operaia non è uscita ancora dalle mani della Commissione del Reichstag, perché il Governo del conte Hertling non vuole soddisfare in molti punti importantissimi le richieste del Reichstag. Ma più manifesta di tutto la sua perplessità nella politica interna risulta dal suo contegno nella tormentata questione del suffragio elettorale prussiano. Il conte Hertling ha reiteratamente dichiarato che avrebbe condotto a porto il suffragio elettorale uguale promesso dal Re col suo messaggio del luglio; che, col diritto elettorale uguale, esso sarebbe rimasto o caduto. Si debbono riconoscere, è vero, molte difficoltà frapposte alla concretazione del suffragio stesso del partito conservatore e liberale nazionale di destra; tuttavia la mancanza di persuasione intima, rivelatasi attraverso le dichiarazioni dello stesso conte Hertling nella questione del suffragio uguale, ha rinsaldato nella loro resistenza gli avversari del suffragio e fatto nascere la sfiducia nei partigiani della riforma. La maggioranza conservatrice e liberale nazionale di destra della Dieta prussiana, ha rigettato non meno di 5 volte, a stragrande maggioranza, nelle varie letture, il diritto elettorale uguale. Alla Camera dei Signori − la prima Camera prussiana − il diritto elettorale uguale ha subito la medesima sorte. Invece di agire con forte mano e sciogliere immediatamente la Dieta prussiana dopo avere veduto che questa non aveva assolutamente voglia di concedere il diritto elettorale uguale, oppure di dare alla Prussia il tanto desiderato suffragio per mezzo di una legge votata dal Reichstag, il conte Hertling ha rimandato sempre alle calende greche lo scioglimento della Dieta, giustificandosi col dire che
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non aveva il diritto di frapporsi nell'andamento delle discussioni nella Dieta prussiana. Queste sue obbiezioni sono comprensibili e corrispondono perfettamente al trattamento costituzionale dei disegni di legge, ma niente affatto alle esigenze psicologiche dei tempi. E' passato un anno intiero, durante il quale il conte Hertling non ha fatto che sottoporre il carattere del popolo ad una inutile grave prova. Il conte Hertling ha saputo prender la parola nel giusto momento psicologico, e coll'abilità dell'eloquio calmare gli animi malcontenti per l'andamento della politica. Anche riguardo alla limitazione della censura e del diritto di riunione il conte Hertling non è riuscito ad ottenere che piccolezze. Può darsi che sieno state ordinate alcune misure più liberali, ma le autorità incaricate di prenderle in considerazione non se ne sono curate affatto, e così nessuno ha notato che sia subentrato un miglioramento al riguardo.
Questo capitolo dello stato d'assedio ci fa passare a quello della politica estera in quanto che entrambi i punti portano le impronte dello scacco riportato dall'iniziativa politica civile, di cui il conte Hertling porta la responsabilità. Occupando il seggio di cancelliere si era impegnato di prender la nota di risposta al Papa quale stella polare della politica di pace tedesca. Nei suoi ulteriori discorsi non mancò di ripeter sempre che la sua attitudine e le sue promesse di allora, erano tuttora impegnative per lui, con tutto ciò si è dovuto constatare che in nessun altro cancellierato son saltati fuori, durante la guerra, tanti fini annessionistici come durante il cancellierato Hertling. E' certo che non si deve né si può
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senz'altro identificare il modo di pensare di Hertling con questo stato di cose; ma tutto dice che, comunque, egli non ha ritenuto necessario fare passi corrispondenti per opporsi a che ciò avvenisse. Invece di praticare un'attivissima politica di pace il conte Hertling lasciò che accanto alla politica ufficiale dell'Impero si facesse largo anche una politica militare a parte, capace di deviare dal suo corso la politica ufficiale, non solo, ma di opporsi ad essa. Sorse così lo stato insostenibile di una politica doppia che doveva avere, tanto all'interno che all'estero, un effetto disorientante. Il popolo tedesco non possedeva più una direzione vera e propria; cosicché esso perdeva sempre più la fiducia nel Governo Hertling. L'elemento pacifista in quanto a politica estera veniva spinto sempre più in fondo; in forza di controcorrenti irresponsabili sorsero più volte contraddizioni enormi colle dichiarazioni del Governo. O il conte Hertling era troppo debole per opporre un contrappeso a tutte queste correnti laterali, oppure era persuaso che i soli avvenimenti militari avrebbero condotto alla pace. La sua passività politica ha avuto effetti disastrosi anche nella politica dell'alleanza, inquantoché la direzione della politica pacifista è passata all'Austria-Ungheria la quale ha saputo facilmente prevenire il conte Hertling.
Caratteristico per il modo col quale egli cercò e trovò appoggio nei concetti e nelle intenzioni dei circoli militari, fu anche il suo contegno riguardo all'ex segretario di Stato agli Esteri von Kuehlmann. Quando questi pronunciò a suo tempo le parole che la guerra non può esser condotta a termine soltanto colle armi, e le sue
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parole ebbero prodotto malcontento nel comando dell'esercito, il conte Hertling lo lasciò senz'altro cadere. La misura minima di previdenza nelle cose di Stato rivelata in quest'occasione dal conte Hertling doveva rivelarsi nuda e cruda e ben presto in seguito ai nuovi avvenimenti nello scacchiere occidentale. Anche la politica del conte Hertling era adattatissima ad accrescere la sfiducia contro la sua proclamazione del diritto dei popoli di disporre di sé. Sebbene la sua politica orientale fosse continuamente l'oggetto della più acerba opposizione da parte della maggioranza del Reichstag, sotto il cancellierato di Hertling non si è fatto molto nella Lituania, nella Curlandia, nella Livonia e nell'Estonia per creare la base per il diritto dei popoli di disporre di sé e per creare corpi parlamentari su larga base. L'amministrazione d'occupazione nelle mani dei militari aveva libertà piena e assoluta, dopo tutto il buono che aveva fatto, di provocare il pericolo che i popoli marginali divenissero scontenti e perdessero in parte le loro simpatie per la Germania.
La misura della sfiducia contro il conte Hertling e la sua politica − sfiducia che esistette fin dal principio − era dunque già colma quando venne il contraccolpo nello scacchiere occidentale, il cui ulteriore sviluppo la politica illusionistica del conte Hertling ha lasciato fosse illuminato di viva luce e le cui conseguenze, delle quali il conte Hertling è egualmente responsabile, hanno condotto la Germania nella grave crisi attuale. Per riepilogare: il conte Hertling ha seguito nella politica estera il programma di attendere gli avvenimenti militari, e di non concedere ad azioni politiche e a discorsi un influsso decisivo nel corso della storia. Nella politica
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interna ha esplicato troppa titubanza nel metter mano alle riforme necessarie; ha avuto paura di impegnarsi in una lotta aperta contro gli elementi reazionari e ha preferito puntar la sua carta sulla ragionevolezza degli avversari delle riforme, ingannandosi, come è evidente, sulla loro ostinatezza.
Dinanzi ad un tale andamento della politica estera ed interna, la stampa dei partiti della maggioranza non tralasciò, naturalmente, di far sentire in momenti opportuni la sua critica. Ma la stampa conservatrice e pangermanistica che difendeva il conte Hertling non mancò, ogni volta, di fare un gran rumore, ingiuriando i partiti della maggioranza, insinuando voler essi dar la scalata al potere, qualificando qualsiasi critica alla politica del Gabinetto Hertling, come una carica contro il Governo e contro il Supremo Comando, bollando il loro agire coll'epiteto "Krisenhunger" (fame di crisi). La conseguenza fu questa: che i partiti della maggioranza assunsero anzitutto un contegno di attesa dinanzi allo svolgersi degli avvenimenti politici e militari. Hanno cessato questo contegno d'aspettativa dinanzi al fatto del rovescio militare al fronte occidentale, il quale, in vero dire, non ha poi avuto nell'opinione pubblica tedesca quel contraccolpo di cui ha parlato il conte Hertling il 24 settembre nella Commissione principale. Il sentimento della forza militare del popolo germanico non si scuote tanto facilmente nel popolo anche in seguito a qualche insuccesso militare. La fiducia del popolo nel Governo, invece, stava per eclissarsi, e gli avvenimenti al fronte occidentale hanno avuto l'effetto psicologico ben comprensibile che ampi circoli del popolo erano ormai
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a cognizione del carattere passivo e illusionario della politica di Hertling. Il momentaneo influenzamento dell'opinione pubblica si deve, dunque, all'agire politico e non agli avvenimenti militari.
La politica del conte Hertling ha incontrato un altro intoppo nel passo pacifista di Burian. Il momento dell'azione austriaca fu scelto male, perché proprio allora i Tedeschi avevano dovuto abbandonare una zona di terreno nello scacchiere occidentale. Il conte Hertling avrebbe potuto impedire quel passo, oppure, se proprio non gli fosse stato possibile, far sì che l'azione di pace fosse collettiva e, quindi, più efficace. In quel modo si destò l'impressione all'estero nemico che l'Austria-Ungheria andasse per la sua strada e che la solidità dell'alleanza fosse scossa. Dietro pressione dei partiti della maggioranza, il conte Hertling ha aderito almeno e completamente al passo di Burian colla sua risposta alla nota di questi.
Appunto il passo austriaco per la pace accresce la persuasione nei partiti della maggioranza che col sistema seguito sin qui del lasciar fare era impossibile andare avanti, e che è venuto il tempo di dare al Governo un aspetto ben diverso.
Compito principalissimo è quello di stringere in un fascio tutte le forze popolari, di formare un fronte compatto all'interno e di consolidare quello esterno che tien posto ai nemici. Questo fronte unitario non si potrà ottenere che componendo un Ministero sul quale la gran massa del popolo riponga fiducia completa ed intiera. La via è questa: parlamentarizzamento del Governo, cioè a
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dire occupazione dei vari dicasteri da parte di parlamentari oppure di uomini che godano la fiducia della maggioranza del Reichstag e quindi della maggioranza del popolo. Questi uomini debbono essere animati dalla ferma volontà di condurre a porto, conseguentemente agendo, la politica stabilita colla maggioranza del Reichstag, e difenderla contro qualsiasi attacco da qualunque parte esso venga. Gli uomini parlamentari chiamati a coprire alti uffici debbono, inoltre, conservare il loro carattere di deputati; non perdere cioè il loro contatto coi partiti. Il paragrafo 9 della Costituzione dell'Impero vietava sin qui che un membro del Governo fosse contemporaneamente membro del Reichstag.
I tre partiti della maggioranza si dichiararono pronti a partecipare al Governo, socialdemocrazia inclusa, la quale mostra con questa sua decisione di volersi addossare la sua parte di responsabilità nella politica dell'Impero. I socialisti hanno posto, però, le seguenti 6 condizioni.
1. Riconoscimento illimitato della risoluzione del Reichstag del 19 luglio 1917; Lega dei Popoli sulla base del tribunale arbitrario obbligatorio e disarmo generale.
2. Ristaurazione del Belgio; accomodamento per l'indennizzo e ristaurazione della Serbia e del Montenegro.
3. Non riconoscere come definitive le conclusioni di pace di Brest-Litwosk e di Bucarest.
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4. Autonomia dell' Alsazia-Lorena, scioglimento della dieta prussiana qualora il diritto elettorale uguale non venga accettato.
5. Unità d'azione nel Governo dell'Impero; esclusione di piccoli Governi suppletori irresponsabili; abrogazione dell'art. 9 della Costituzione dell'Impero.
6. Cessazione dello stato d'assedio.
Centro e partito popolare sono entrati in discussione col partito socialista per trattare le condizioni suesposte. Importante è costatare che principale condizione posta dai socialisti per la loro partecipazione al Governo è, oltre a ciò, il ritiro del conte Hertling.
In quanto all'atteggiamento degli altri partiti della maggioranza dinanzi alle richieste dei socialisti, si deve osservare quanto appresso, almeno per quel che riguarda il Centro: Il conte Hertling aveva perduto la fiducia anche di una gran parte della frazione del Centro. Il fatto che il conte Hertling era stato nel passato membro del partito del Centro e presidente della frazione del Reichstag poneva, come ben si capisce, ostacoli alla libertà d'azione della frazione stessa, dinanzi al Cancelliere. Il quale ha sempre occupato un gran posto nel partito del Centro, anche se la sua personalità non ha assunto mai l'importanza che pretendono i suoi amici. E' naturale che, quale professore d'università, aristocratico per giunta, capo della frazione, presidente dei Ministri in Baviera ed oggi Cancelliere dell'Impero, godeva d'una certa fama dentro e fuori del partito. Egli era, insomma, un ornamento del Centro, sebbene il merito gli venisse più
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dal suo grado e dall'alta posizione che dai servigi realmente prestati al Partito. Se il Centro avesse propugnato apertamente il suo allontanamento, i membri del partito nelle campagne non avrebbero compreso un tal passo essendo ad essi ignote le vere ragioni. Assai probabilmente si sarebbero alzate molte voci a dire che la partecipazione del Centro all'allontanamento del conte Hertling dal Governo costituiva una mancanza d'onore del partito e di riguardo verso il vecchio conte. La via scelta dal Centro è stata dunque questa: non sbalzare il conte Hertling, ma nemmeno appoggiarlo. La frazione del Centro ha esposto, quindi, il suo atteggiamento nella cauta dichiarazione che non avrebbe partecipato a nessuna azione diretta contro il conte Hertling. L'essenza negativa di siffatta dichiarazione è troppo evidente; essa non parla assolutamente di appoggiarlo. Dopo le ultime prove della sua politica nessuna frazione che giudicasse la cosa al di sopra della sua persona poteva più appoggiarlo. Il discorso tenuto dal Cancelliere il 24 settembre nella Commissione principale del Reichstag fu oltremodo fiacco e nient'affatto corrispondente alle esigenze dell'ora. Questo fatto fu riconosciuto da tutta quanta la stampa ad eccezione di quella conservatrice e pangermanista; persino nella stampa della destra risultò evidente la disperata ed intima lotta fra il riconoscere il vero stato di cose e la tendenza a voler salvare il conte Hertling. Anche l'azione bulgara ha mostrato che il Cancelliere era inferiore al suo compito, senza considerare che il suo Governo non ha saputo prima ed impedire poi un tal passo. Se anche alcuni membri della frazione del Centro erano disposti a sostenere il Cancelliere; la situazione creata dalla
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questione bulgara domandava a gran voce una nuova e forte personalità; domandava che il Governo fosse riformato e rinnovato nel capo e nei membri. Il partito progressista era, insieme ai socialisti, per il ritiro di Hertling, e il Centro, mentre lasciava a questi due partiti l'iniziativa, voleva risparmiare al conte il dolore che il suo proprio partito mettesse mano a rovesciarlo. Il 29 del mese i partiti della maggioranza tennero una seduta interfrazionale il cui resultato fu partecipato al Cancelliere prima della sua partenza per il gran quartiere generale, per mezzo del presidente del Reichstag, on. Fehrenbach, già membro del Centro; risultato che decise a mettere a disposizione del sovrano il suo portafoglio. Ciò è avvenuto, e l'Imperatore ha accettato le dimissioni di Hertling.
Prima di parlare brevemente sulla situazione resultatane, ancora poche parole sulla materia obbiettiva di discussione dei partiti della maggioranza e sul contegno dei nazionali liberali. Nei negoziati dei partiti della maggioranza si trattava anzitutto dell'abrogazione del § 9 della Costituzione dell'Impero. Domandano questa abrogazione i socialisti, il partito democratico progressista e la maggior parte della frazione del Centro. Se una parte della frazione del Centro si dichiarò dapprima contraria all'abrogazione di questo paragrafo, grave ostacolo per la concretazione del parlamentarizzamento, lo si è dovuto al fatto che il conte Hertling era nemico dichiarato dell'abrogazione. Caduto il Cancelliere è presumibile che qualsiasi scrupolo sia sparito dalla maggioranza del partito del Centro. Del resto anche i liberali-
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nazionali vogliono l'abrogazione. Nei colloqui fra i partiti della maggioranza si discute, inoltre, dell'autonomia dell'Alsazia-Lorena. Anche in siffatta questione si ritiene che la caduta di Hertling, avversario dichiarato dell'autonomia, abbia spianata la via. I partiti della maggioranza faranno dell'autonomia dell'Alsazia-Lorena un punto programmatico della nuova piattaforma.
I liberali-nazionali, avversari sin qui dei partiti della maggioranza, hanno compiuto una completa conversione. Mentre essi han difeso sin qui fini di guerra annessionistici ed erano gli esponenti della politica militare, dopo il discorso del Vice-cancelliere von Payer a Stoccarda del 12 settembre − nel quale von Payer proclamò lo status quo ante bellum in Occidente per la pace e rilevò l'accordo del Supremo Comando su questo punto −, si sono uniti ai partiti della maggioranza. Ciò venne espresso in una deliberazione programmatica della frazione liberale-nazionale al Reichstag, la quale altro non significa che l'abbandono di qualsiasi programma annessionistico difeso sin qui dai liberali-nazionali. Se questa deliberazione si confronta col programma socialista, si vede che essa si accorda con questo in molti punti, anche se nei particolari risultano piccole diversità e se il programma liberale-nazionale lascia aperte questioni che i socialisti invece circoscrivono esattamente: per esempio quella dell'Alsazia-Lorena. E' notevole che anche i liberali-nazionali domandino che le conclusioni di pace in Oriente non costituiscano nessun ostacolo alla pace mondiale. I partiti della maggioranza, prima di accogliere i liberali-nazionali nel blocco hanno posto questo patto: Riconosci-
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mento senza riserve della Risoluzione di pace del Reichstag.
Che l'Imperatore tien conto delle esigenze dei tempi, risulta dal tenore della seguente lettera autografa diretta al Conte:
Vostra Eccellenza mi ha dichiarato che crede di non essere più nella situazione per poter rimanere alla testa del Governo. Io debbo ascoltare i motivi da V. E. espostimi, e rinunciare a malincuore alla di Lei ulteriore collaborazione. Ella può esser sicuro della riconoscenza per i sacrifici compiuti coll'accettare in tempi gravi l'ufficio di Cancellierato, e per i servigi da V. E. prestati.
Desidero che il popolo germanico collabori alla sorte della patria in modo più efficace che per lo addietro. E' quindi mio desiderio che uomini portati dalla fiducia del popolo, partecipino in larga misura ai diritti e ai doveri del Governo.
Prego V. E. di compiere l'opera continuando nel disbrigo degli affari ed avviando le misure da me volute, fino a che non avrò nominato il suo successore. Attendo le di Lei proposte al riguardo.
Dal Gran Quartier generale, 30 settembre 1918
Guglielmo, I. e R.
Al dottor conte von Hertling.
L'intento dei partiti della maggioranza è quello di formare il Governo e di creare una piattaforma comune perché Governo e rappresentanza popolare possano lavorare insieme. Il segretario di Stato von Hintze che, al pari del Cancelliere, ha rimesso il suo portafoglio
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all' Imperatore, è stato incaricato da questo di trattare coi capi-partito quale fiduciario della Corona. I punti più essenziali della piattaforma per il Governo e la rappresentanza popolare sono i seguenti:
1. Riconoscimento senza riserve della Risoluzione di pace del Reichstag del 19 luglio 1917.
2. Dichiarazione di esser pronti ad aderire ad una lega dei popoli.
3. Ristaurazione del Belgio.
4. Autonomia dell'Alsazia-Lorena.
5. Abrogazione dell'art. 9, secondo capoverso della costituzione dell'Impero.
6. Diritto elettorale uguale in Prussia da concretarsi nel più breve tempo possibile.
Niente è stato sin qui risolto in quanto alla questione delle persone per i vari dicasteri. Il parlamentarizzamento non si limiterà ai soli dicasteri dell'Impero, ma si estenderà anche ai Ministeri di Stato prussiani. I socialisti entreranno a far parte del Governo insieme al Centro e al partito popolare. Se anche i liberali-nazionali vi parteciperanno, non si sa ancora.
Tutta la stampa dei partiti della maggioranza saluta il nuovo ordinamento delle cose ormai avviato, e soprattutto si rallegra che l'Imperatore abbia dichiarato di voler un sistema nuovo nel quale il Governo sia la vera espressione della volontà popolare.
Empfohlene Zitierweise
Erzberger, Matthias, Il cancellierato del conte Hertling, la crisi governativa e i nuovi tempi. vom vor dem 04. Oktober 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 9001, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/9001. Letzter Zugriff am: 20.04.2024.
Online seit 13.07.2011.