Dokument-Nr. 971

Le risposte dei Capipartito al discorso del Cancelliere, 12. Juli 1918

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On. Gröber (Centro): Le dichiarazioni del Cancelliere ci tranquillizzano. Gli avvenimenti che hanno portato alle dichiarazioni odierne avevano prodotto, infatti, una forte inquietudine generale. Un eminentissimo diplomatico ha abbandonato il suo ufficio; o, meglio, l'ha dovuto abbandonare. II signor Cancelliere ci ha detto che ciò è avvenuto per desiderio dello stesso signor von Kühlmann. Dopo il suo discorso del 24 giugno il Segretario di Stato si è persuaso che la sua posizione era divenuta insostenibile. Un diplomatico non deve tener discorsi che si prestano ad interpretazioni cosi varie. Il suo discorso del 24 giugno ha rappresentato il colmo: con quelle sue parole egli non [sic] riuscito a cattivarsi l'animo dei nemici ed ha scontentato gli amici. E allora il Segretario di Stato ha pensato che il meglio fosse di dare le sue dimissioni. Il mutamento di persona all'Ufficio degli Esteri è deplorevole, anche per l'impressione che desta all'estero. Il signor von Kühlmann non è una vittima della sua incapacità; poiché egli si è rivelato un abilissimo uomo di Stato e ci ha negoziato la pace colla Russia; coll'Oriente. – Il Cancelliere ha esposto senz'altro i suoi rapporti, nonché i suoi concetti ed i suoi piani. Egli ha detto che nulla vi è di cambiato al programma da egli stesso esposto al Reichstag nel novembre del 1917. Il Cancelliere ha mantenuto le sue promesse di allora: il disegno sulla soppressione del paragrafo 153 del Regolamento sulle Arti e Mestieri in tutto l'Impero, e migliori garanzie relative al diritto di coalizione, sono già stati votati. Il disegno di legge sulle Camere operaie è già pronto. Esso
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incontra alcune difficoltà, ma queste saranno certamente superate. Il progetto di legge per il diritto elettorale eguale in Prussia è già stato sottoposto alla Camera, e se questa non l'ha accettato non si deve per questo farne responsabile il Cancelliere. – Il Cancelliere non ha fatto che ripetere sempre di esser pronto alle pace. Me anche di questo non potremo mica esser noi sempre a parlarne! Se i nemici verranno con serie proposte di pace noi le sottoporremo a serio esame. Noi non possiamo rinunciare unilateralmente alle singole condizioni né unilateralmente legarci.
On. Scheidemann (Socialista): La dipartita di von Kühlmann ha prodotto all'interno e all'estero la peggiore impressione che immaginar si possa. Questa è una vittoria della politica di conquista e della forza. Secondo le dichiarazioni del Cancelliere tutto rimane allo stato di prima; ma allora perché non si è tenuto il Segretario di Stato von Kühlmann? Il suo discorso del 24 giugno non ha portato sorprese. Esso conteneva dichiarazioni del grande condottiero Moltke. Quel discorso non piacque a chi non vuole una pace d'accomodamento. Si è detto che il discorso ha prodotto una cattiva impressione fra le nostre truppe. Ma questo non sarebbe stato il caso se fosse stato riprodotto nella sua forma genuina. L'opinione espressa da von Kühlmann che la guerra non possa esser decisa colla sola forza delle armi non è piaciuta al Supremo Commando dell'esercito, le cui granate sono scoppiate subito e improvvisamente nella Conferenza berlinese della Stampa. Se si rimproverano ambiguità al discorso di von Kühlmann, allora bisogna dire che tutti i discorsi di tutti gli uomini di Stato sono ambigui. Io non posso ritener giusto che il congedo sia avvenuto improvvisamente e senza prender contatto col
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Reichstag, né che il Reichstag sia stato interrogato riguardo alla nomina del nuovo Segretario di Stato. Quando vennero il cancelliere von Hertling e il vicecancelliere von Payer si procedette in modo più corretto. L'indeciso contegno del Governo nella questione prussiana del diritto elettorale uguale lascia credere, inoltre, che la Germania sia un paese retto militarmente. A noi mancano dichiarazioni chiare, nette e capaci di una sola interpretazione, riguardo alla condotta della politica interna ed estera, specialmente relativamente al Belgio. Nella politica orientale non si è proceduto secondo i principi fondamentali esposti dal Cancelliere nel suo discorso del 29 novembre 1917. Come ci troveremmo meglio se si fosse proceduto, colà, corrispondentemente. Il Cancelliere si schiera dietro la risoluzione del Reichstag, ma l'agitazione del Partito della Patria e di altra gente rende impossibile agli avversari di avvicinarsi a noi.
On. Fischbeck (partito democratico progressista): Si è detto che la ragione delle dimissioni del von Kühlmann si debba al suo discorso del 24 giugno. Se ogni frase di quel discorso era abile e a proposito o no, non mi pare sia necessario aprire adesso un dibattito. La cattiva interpretazione fatta ad ogni singola parte del discorso è tutt'artificiosa. – L'oratore sottopone qui tutto il discorso ad una accurata disamina. – Il discorso – dice – non era destinato a scoraggiare il popolo e l'esercito; nessuno che l'abbia letto attentamente avrà potuto riportarne questa impressione. Trovo naturalissimo che il Governo e il Supremo Comando dell'esercito lavorino insieme e che quest'ultimo sia udito nelle importanti decisioni; ma non si può tollerare che un rappresentante dell'amministrazione dell'esercito sparli nella conferenza
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della stampa del Segretario di Stato, come è stato fatto nel caso von Kühlmann. Il comando dell'esercito dovrebbe procedere direttamente, e non pubblicamente, ad uno scambio di opinioni col Cancelliere e col Segretario di Stato. Noi vogliamo veder chiaro e sapere se il congedo di von Kühlmann si deve alle méne dei pangermanisti; se la sua dipartita costituisce una vittoria delle loro aspirazioni, ed altrettanto chiaramente vogliamo sapere se il suo successore è stato nominato per desiderio di questi circoli e nel senso della loro politica: questo perché non ne derivino danni politici all'interno e all'estero. Secondo il discorso del Cancelliere il mutamento di persona agli Esteri non inaugurerà un cambiamento di sistema. Se questo sarà il caso, noi ce ne rallegreremo, come ci rallegriamo delle dichiarazioni del Cancelliere relative alla sua fedeltà al vecchio programma del novembre 1917. Noi non facciamo la guerra per procedere a conquiste, ma per difenderci e per mantenerci la libertà economica e le possibilità di sviluppo nell'avvenire. Se gli avversari ci accorderanno ciò, la guerra non durerà nemmeno un'ora di più. Noi accogliamo con gioia le dichiarazioni del Cancelliere e siamo pronti a riconoscere che durante il Cancellierato del conte von Hertling è stato fatto molto nel campo della politica interna; sebbene il signor Scheidemann non sia di questo parere. Dal Governo attuale non si può pretendere lo svolgimento di un ampio programma socialdemocratico. Noi dobbiamo rimanere sul terreno del possibile. In quanto alle Camere del Lavoro, il Governo ha presentato il disegno di legge come lo domandavano i socialisti. Riguardo al diritto elettorale prussiano, poi, il Governo ha mantenuto la promessa di presentare il disegno di legge. Se la via seguita è stata sempre la giu-
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sta e se si ebbe sempre di mira una politica netta, questo è un altro paio di maniche. Noi prendiamo visione della rinnovata assicurazione del Cancelliere di voler impiegare qualsiasi mezzo per il leale adempimento della promessa sul diritto elettorale uguale. Secondo questa promessa noi dobbiamo attenderci che la dieta attuale sia sciolta qualora non corrisponda ai desideri del Governo. In quanto al resto, attenderemo che le parole di oggi sieno seguite dai fatti. Se il signor Cancelliere concreterà le sue promesse odierne, noi lo appoggeremo insieme al signor von Hintze, purché questi agisca nel senso della politica tracciataci. La questione personale viene in seconda linea. Ma noi dobbiamo opporre resistenza quando vediamo che il mutamento di persona indica un viraggio verso la riva pangermanista.
On. conte Westarp (conservatore): Comincia col costatare che contrariamente alle notizie della stampa secondo le quali il Vicecancelliere avrebbe avuto discussioni preliminari coi partiti della maggioranza sulla seduta odierna, – non si è affatto trattato col partito conservatore. I motivi comunicati oggi per le dimissioni del von Kühlmann sono, secondo l'oratore, persuasivi; le cause per l'infelice risultato del discorso tenuto dal Segretario di Stato il 24 giugno non si debbono tanto al contenuto del discorso quanto a quello che il Segretario di Stato ha tralasciato di dire. "Io non voglio parlare – prosegue testualmente l'oratore – dell'abilità del Segretario di Stato; io so soltanto che i miei amici non sono andati sempre d'accordo colla sua politica. Io non posso approvare, oggi come per lo passato, il programma di politica interna al quale il Cancelliere si è oggi nuovamente legato; io debbo deplorare in modo speciale che il suffragio prussiano
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e lo scioglimento della Dieta siano oggetto di discussione nel Reichstag. La risposta alla Nota del Papa mi è apparsa sempre ed esclusivamente come un atto diplomatico, ma non mi sembra adattata a servire di programma al Governo. Essa contiene – astrazion fatta del grave errore di riferirsi alla Risoluzione di pace – solo principi generali, la cui importanza sta solo nella concretazione singola. Che il Cancelliere sia pronto ad accedere a qualsiasi proposta veramente seria per entrare in negoziati di pace, quando i nostri nemici, contrariamente al contegno tenuto sin qui, si decidano a farlo, incontra, naturalmente, l'approvazione anche dei miei amici. Osserviamo soltanto che sarebbe più opportuno mantenere un più grande ritegno, nella reiterata proclamazione di questa prontezza, la quale è, ormai, ben nota ai nostri nemici." Dopo aver contestato che la persona del signor von Hintze sia stata messa avanti dai pangermanisti, continua: "Né io, né i miei amici l'abbiamo certamente spinto innanzi. Quello che il Cancelliere ha detto sulla sua nomina e sulla sua posizione è costituzionale, corretto e da approvarsi. I miei amici non hanno pregiudizi né buoni né cattivi dinanzi al nuovo Segretario di Stato, ed aspetteranno la sua politica. Esprimo il nostro desiderio che il signor von Hintze mantenga stretto rapporto di assoluta fiducia col Supremo Comando dell'esercito; rapporto al quale in modo consolante il Cancelliere ha posto il massimo valore in più passi del suo discorso. Desideriamo che la politica del nuovo Segretario di Stato porti l'impronta di una viva coscienza della forza che il nostro popolo ha mostrato colle sue incomparabili gesta, e approfitti con ferma decisione dei successi delle nostre vittorie per assicurare e rinforzare la posizione della Germania.
Empfohlene Zitierweise
Anlage vom 12. Juli 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 971, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/971. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 02.03.2011.