Dokument-Nr. 9748

Erzberger, Matthias: L'a zione di Burian e il contegno dell'opinione pubblica e dei partiti in Germania, vor dem 26. September 1918

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La Nota con la quale il Governo di Vienna propone ai Governi di tutti i paesi belligeranti pourparlers confidenziali, non impegnativi, sui principi fondamentali della conclusione della pace, fu pubblicata il 15 del corrente mese nella stampa di Berlino. Alcuni giornali tedeschi avevano, alcuni giorni avanti, annunciata prossima l'azione austro-ungarica.
I primi comunicati dei giornali tedeschi fanno riconoscere che il passo austro-ungarico ha prodotto in Germania l'impressione che si tratti di un'offensiva diplomatica di sorpresa. In forma più o meno decisa i giornali rilevano essere il passo sorto esclusivamente dall'iniziativa del Governo di Vienna; che, però, una tale azione indipendente, non scuote menomamente la fiducia e la saldezza della fedeltà all'alleanza. Si rileva ancora che il passo, considerata la sua tendenza, incontra la simpatia delle ampie cerchia del popolo tedesco; molto più che il suo contenuto corrisponde alla dichiarazione fatta il 12 luglio a. c. dal Cancelliere. Alquanto scetticamente si giudicano, invece, le probabilità di riuscita, dato il momento male scelto.
Questi, a un dipresso, i commenti della stampa conservatrice e pangermanista, come di quella dei partiti della maggioranza. Ma, come sempre, è il tono che fa la musica: e pur con tutta la riservatezza che la stampa di destra si sforza di mantenere, trapela chiaro il pensiero dominante che il passo fatto non raccoglierà successo alcuno. La stampa
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dei partiti della maggioranza pone il punto di gravità del suo atteggiamento sulla simpatia che tributa alla tendenza a cui si ispira la Nota austro-ungarica. Ma anche essa non può fare a meno di domandare al conte Burian, come poteva egli ritenere adatto il momento attuale per una tale azione. L'ufficiosa "Norddeutsche Allgemeine Zeitung" ha riassunto mirabilmente l'atteggiamento della stampa tedesca con queste poche parole:
"L'eco che la Nota austro-ungarica ai Governi di tutte le Potenze, e resa ieri di pubblica ragione, ha avuto nella stampa tedesca, è una nuova prova che il nostro popolo è seriamente pronto alla pace come fu proclamato più volte. Ovunque si manifesta il fatto positivo che il passo intrapreso dalla nostra alleata incontra in Germania non solo pieno intendimento, ma corrisponde altresì allo spirito col quale abbiamo fin dal principio impegnato la comune lotta per il benessere futuro degli Imperi e popoli alleati. Se qua e là, in modo più o meno aperto, vengono espressi dubbi sulla buona riuscita del passo della nostra alleata, questi dubbi si debbono alle esperienze che tanto noi quanti i nostri alleati abbiamo fatte in tutti quei casi in cui tentammo di intavolare dei negoziati e di por termine alla guerra che annienta l'Europa, cercando la via dell'accomodamento. I dubbi espressi sono, dunque, più che giustificati. Ma questa giustificazione non muta nulla, come ben s'intende, alla prontezza del Governo tedesco di partecipare volentieri e senza indugi ai pourparlers che potessero adesso iniziarsi in seguito alla nuova azione dell'Austria-Ungheria."
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Proseguendo i commenti della stampa, fu avanzata la questione se il Governo tedesco avesse preso parte o meno all'azione austro-ungarica.
La medesima questione è stata messa in prima linea anche nella discussione dei partiti. Quando giunse a Berlino la Nota austro-ungarica i capi dei partiti della maggioranza del Reichstag erano occupati già da due giorni nelle discussioni sull'indirizzo generale della politica; era naturale, quindi, che le loro discussioni si concentrassero sulla Nota. Nei vari colloqui avuti col Cancelliere – anche i capi dei partiti della minoranza furono ricevuti – si vide che erano rappresentate le più disparate opinioni. V'era chi credeva che il passo austro-ungarico potesse, in qualche modo, avvicinare il mondo alla pace, e, al contrario, chi era persuaso che la Nota del conte Burian avrebbe avuto il solito risultato: il consueto rigetto da parte dell'Intesa, accompagnato da scherni e sghignazzi. Un giornale scrisse che non si era nascosto al Cancelliere un certo malcontento per avere egli tralasciato di fare alcun cenno ai partiti, qualche tempo prima della Nota di Burian. Questo rimprovero è ingiusto. La Nota austro-ungarica costituisce un passo dovuto all'iniziativa spontanea del Governo austro-ungarico e da nessuno influenzato nemmeno nei suoi particolari. Si può ammettere come certo, naturalmente, che il conte Burian e l'Imperatore Carlo abbiano informato il Segretario di Stato germanico agli Esteri, signor von Hintze, nella sua recente visita a Vienna, della loro intenzione di procedere ad un passo che potesse determinare l'inizio della conferenza per la pace, e lo abbiano anche invitato a parteciparvi. Ma il conte Hertling e il signor von Hintze non hanno preso parte
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all'azione, supponendo che un'iniziativa da parte delle Potenze centrali si sarebbe trovata esposta ad una falsa interpretazione, mentre il momento non sembrava bene scelto data la situazione militare al fronte occidentale. Per tutte queste ragioni vi era da ritenere che l'Intesa avrebbe fatto le finte d'ignorare il passo o l'avrebbe rigettato. Siffatti motivi furono presi a Vienna, naturalmente, nella dovuta considerazione. Se, ciò nonostante, il conte Burian ha intrapreso il passo, può darsi che a ciò l'abbiano determinato in prima linea motivi di politica interna, cioè a dire che il Governo austro-ungarico voleva dare al suo popolo una nuova prova dei suoi sforzi per addivenire alla pace. Certamente il rifiuto di partecipare al passo poteva far credere che il Governo tedesco fosse meno disposto alla pace; ed è proprio questo punto che, messo d'accordo con altri, occupa attualmente i partiti della maggioranza del Reichstag.
Le caratteristiche del momento politico attuale sono: vivaci e numerose discussioni politiche in seno ai partiti, fra i partiti della maggioranza, nonché fra i partiti e il Governo. Nella pausa parlamentare estiva, oltre ad avvenimenti politici come la conclusione dei trattati addizionali tedesco-russi, lo sviluppo delle cose in Russia, la questione del trono finlandese ecc., si sono avuti gli avvenimenti militari al fronte occidentale; oltre a ciò la questione del diritto elettorale in Prussia non è stata ancora risolta nell'unico senso possibile. Tutto ciò doveva indurre, naturalmente, i partiti della maggioranza a porre avanti l'influenza della rappresentanza popolare. Essi domandarono la convocazione della commissione principale del Reichstag, e
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dello stesso Reichstag in seduta plenaria. Nei colloqui fra i vari partiti della maggioranza si trattava di assodare con tutta sicurezza che la politica del Governo dell'Impero nelle più importanti questioni della politica interna ed estera si accorda con le vedute della maggioranza del Reichstag. Anche il discorso del vicecancelliere von Payer a Stoccarda si è prestato in quest'ultimo tempo per agitare un siffatto argomento. Il signor von Payer dichiarò in questo suo discorso lo status quo ante per l'Occidente fra le condizioni di pace tedesche, e disse fra l'altro che il Belgio sarebbe stato restituito "senza aggravi e senza riserve", purché vi fosse stata la certezza che nessuna altra Potenza sollevasse sul Belgio pretese privilegiate. Per l'Occidente, invece, il vicecancelliere disse che le paci concluse avevano carattere definitivo. Ora, questo carattere di stabilizzazione in Occidente trovasi, in certo qual modo, in contrasto con la nota di Burian, e molti si dicono che sarebbe stato preferibile procedere di conserva anche in questo punto.
Fra i partiti della maggioranza è quasi generale il desiderio che rapidamente e risolutamente si addivenga ad un accordo del Governo con la maggioranza del Reichstag per discutere il necessario nella politica estera ed interna, soprattutto per fissare il programma di pace.
In quanto ai partiti della maggioranza del Reichstag, lo sviluppo delle cose ha dato completa ragione al passo fatto da essi nel luglio 1917 e consacrato nella risoluzione di pace. I partiti della maggioranza vogliono quindi continuare e sviluppare la politica su questa via. Oltre a ciò domandano che sia conferita al Reichstag un'importanza più ampia e più efficace sull'andamento degli affari politici interni ed esteri, soprattutto all'intento di conferire una
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più grande continuità alla politica dell'Impero. Si domanda un ulteriore ampliamento del regime parlamentare iniziato col gabinetto Hertling. Si suggerisce che nuovi parlamentari vengano chiamati al Governo e già si fanno i nomi dei deputati Erzberger e Scheidemann. La tendenza al parlamentarizzamento ha, naturalmente, provocato di nuovo le ire degli avversari dei partiti della maggioranza, i conservatori e i pangermanisti, i quali, se erano stati indotti a far la voce piccola, dispongono tuttavia di forze vitali sufficienti per farsi sentire appunto in un caso come questo. Sennonché gli avvenimenti di quest'ultimo tempo hanno determinato un importante spostamento delle forze a favore della maggioranza del Reichstag. Questo spostamento è evidente; e ancor più chiaro lo mostra il fatto sintomatico che il partito liberale-nazionale, il quale si era schierato dalla parte dei conservatori per mezzo del suo capo Stresemann, cerca oggi di procedere insieme ai partiti della maggioranza in quanto alla partecipazione alla conferenza fra le frazioni, nella quale i partiti della maggioranza deliberano i loro passi collettivi. Questo fatto ha, naturalmente determinato la sfiducia della stampa conservatrice contro i liberali-nazionali. Approvando il discorso del vicecancelliere von Payer la frazione liberale-nazionale al Reichstag ha rinnegato, in certo qual modo, le sue precedenti deliberazioni. Ma i partiti della maggioranza, prima di ammettere il partito liberale-nazionale alle sedute fra le frazioni, domandano da questo, qual condizione, che dichiari esplicitamente di porsi senza riserve alcune, sul punto di vista della risoluzione di pace del 19 luglio. I partiti della maggioranza
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insistono incondizionatamente sulla risoluzione che costituisce il legame fra di essi, e non vogliono abbandonare le basi della loro politica. Dipende, dunque, esclusivamente dai liberali-nazionali se vogliono o no partecipare ad una più grande piattaforma comune dei fini di guerra di una grande maggioranza del Reichstag.
Tutto questo sviluppo delle cose non è stato prodotto, certo, dall'azione di Burian: essa vi ha impresso soltanto un movimento più veloce. La Commissione principale del Reichstag, convocata per il 24 del mese, ci fa sperare che tutte le questioni di carattere interno ed estero veranno chiarite.
Empfohlene Zitierweise
Erzberger, Matthias, L'a zione di Burian e il contegno dell'opinione pubblica e dei partiti in Germania vom vor dem 26. September 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 9748, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/9748. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 02.03.2011.