Dokument-Nr. 11169
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
Berlin, 18. Juni 1924

Regest
Pacelli teilt mit, dass er mit Reichskanzler Marx in Berlin vertraulich über mögliche Verhandlungen mit der belgischen Regierung zur Lösung der Frage des Zwangskurses Mark - Belgischer Franc sprach. Nach dessen Kenntnisstand intervenierte der Heilige Stuhl bereits in dieser Angelegenheit, woraufhin das Auswärtige Amt dem deutschen Botschafter beim Heiligen Stuhl von Bergen am 2. Juni 1924 eine entsprechende Stellungnahme des Deutschen Reichs mitteilte. Der Nuntius geht davon aus, dass Gasparri darüber informiert ist. Laut den deutschen Finanzfachmännern Franz Schroeder und Carl Bergmann, die bereits 1921 und 1922 mit Brüssel verhandelt hatten, besteht keine rechtliche Verpflichtung zu einer deutschen Rückerstattung, auch nicht durch den Versailler Friedensvertrag. Ein Entgegenkommen in dieser Frage würde Marx zufolge in Großbritannien und Frankreich einen falschen Anschein erwecken, da Deutschland immer betonte, dass die Reparationszahlungen seine wirtschaftlichen Kapazitäten übersteigen würden. Der Reichskanzler erklärte, dass man auf deutscher Seite davon ausgegangen sei, dass Belgien seine Forderungen aufgegeben habe, denn der belgische Finanzexperte Émile Francqui wies auf das besagte Thema im Laufe der Verhandlungen um die Reparationszahlungen nicht hin. Obwohl die deutsche Haltung somit eindeutig war, wollte Pacelli die Möglichkeit für eine Intervention des Heiligen Stuhls zu einem günstigeren Zeitpunkt aufrecht erhalten. Deshalb verwies er auf die moralische Verpflichtung Deutschlands zur Rückerstattung, was Marx anerkannte. Der Nuntius machte auch deutlich, dass sich aus einer Rückerstattung Vorteile für Deutschland bei den Reparationszahlungen ergeben könnten. Marx gestand zu, dass der Heilige Stuhl sein Vermittlungsangebot erneuern könne, sobald die Verhandlungen auf Expertenebene im August oder September des Jahres abgeschlossen sein werden.
Betreff
Sulla questione del rimborso dei marchi al Belgio
Eminenza Reverendissima,
Mi pervenne regolarmente il venerato Dispaccio dell'Eminenza Vostra Reverendissima N. 31160 in data del 2 corrente, relativo alla questione del rimborso dei marchi al Belgio.
Giunto a Berlino la mattina del 13 corrente, mi recai subito dal Sig.  Cancelliere del Reich , affine di trattare la cosa innanzi tutto con lui in modo strettamente riservato e confidenziale ed investigare in tal guisa, se e come fosse possibile di fare un passo nel senso desiderato dal Governo belga. Esposi al Sig. Marx con ogni cura lo stato della questione e cercai di dimostrargli i vantaggi, i quali, sia nei negoziati per le riparazioni (come aveva dichiarato a Vostra Eminenza cotesto Sig.  Ambasciatore del Belgio), che sotto l'aspetto politico, sarebbero ridondati alla Germania nel caso di una favorevole soluzione della incresciosa con-
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troversia. Il Sig. Marx mostrò di apprezzare tali argomenti; aggiunse però che egli non conosceva la vertenza e mi promise quindi che avrebbe assunto con ogni discrezione e prudenza le necessarie informazioni.
Nel pomeriggio di ieri, infatti, il Sig. Cancelliere mi ha messo al corrente dell'affare. Ha cominciato col dirmi che la S. Sede, dietro domanda (come qui si crede) di Mons.  Nunzio Apostolico del Belgio, si era già prima rivolta al Governo germanico per mezzo dell'Ambasciatore Sig.  von Bergen, cui il Ministero degli Esteri aveva inviato sin <sin>1 dal 2 corrente ampie e dettagliate istruzioni, nelle quali era consegnato il punto di vista della Germania. Poiché l'Eminenza Vostra avrà già senza dubbio avuto notizia delle medesime dal sullodato Ambasciatore, mi astengo dal darne qui relazione. Il Sig. Marx ha avuto inoltre occasione di parlare in questi giorni direttamente anche coi Signori Bergmann e Schröder, i quali come è noto all'Eminenza Vostra, negoziarono sull'argomento in Bruxelles negli anni 1921 e 1922. Il Governo del Reich ritiene che non ha alcuna obbligazione giuridica al rimborso anzidetto, il quale non fu ammesso nemmeno dell'Intesa [sic] nella Conferenza della pace, e stima che una concessione in questo punto al Belgio non solo non gioverebbe più alla Germania nelle trattative per le riparazioni, ora che il piano degli esperti ha regolato l'intiero complesso dei pagamenti, ma che anzi le nuocerebbe nei ri-
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guardi dell'Inghilterra e della Francia, in quanto che produrrebbe sfavorevole impressione, se la Germania, la quale afferma che i pagamenti ad essa imposti sorpassano la sua capacità economica, accettasse invece un altro grave peso non compreso nel trattato di pace. L'interesse quindi, che essa poteva un tempo avere al riguardo, e che indusse il Sig.  Erzberger a firmare la prima Convenzione, non ratificata però dal Parlamento, è ora svanito. Il Ministero degli Esteri di Berlino stima quindi impossibile di riprendere attualmente le trattative circa la questione in discorso. Il Sig. Cancelliere ha infine aggiunto che lo stesso Governo belga sembra di aver abbandonato le sue richieste in materia, giacché durante tutte le recenti trattative circa le riparazioni il rappresentante del Belgio, Sig.  Franchi [sic], non ha fatto menomamente parola di questo argomento.
Sebbene in tal guisa l'attitudine del Governo del Reich sembrasse già definitivamente fissata colle suddette istruzioni al Sig. von Bergen, ho voluto nondimeno tentare di ottenere che rimanesse aperta la via ad un'azione della S. Sede in momento più favorevole. Ho fatto perciò rilevare al Sig. Cancelliere come, sebbene la Germania ritenga di non avere un obbligo giuridico per il rimborso dei marchi, non incluso nel trattato di pace, rimane pur sempre almeno una obbligazione morale e di onore; il che il Sig. Marx ha pienamente riconosciuto. Ho quindi soggiunto che, quand'anche la Ger-
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mania creda di non poter più sperare, con una concessione nella presente materia, vantaggi nel regolamento delle riparazioni, ha pur tuttavia sempre il massimo interesse di avere per l'avvenire colla vicina Nazione belga buone relazioni, al che contribuirebbe essenzialmente la soluzione di una controversia, cui il Belgio senza dubbio dà sempre grande importanza, come prova il passo stesso testé compiuto presso la S. Sede. Anche ciò ha finito coll'ammettere il Sig. Cancelliere, il quale mi ha detto che, dopoché la questione del piano degli esperti sarà definitivamente e formalmente conchiusa (vale a dire, a quanto può prevedersi, nell'Agosto o Settembre prossimo), potrà riprendersi la discussione del rimborso dei marchi, e nulla osterebbe allora a che la S. Sede interponesse i Suoi buoni uffici al riguardo.
Nel riferire quanto sopra all'Eminenza Vostra m'inchino umilmente al bacio della Sacra Porpora e con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
Di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Pacelli Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1Hds. gestrichen und eingefügt, vermutlich von Pacelli.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 18. Juni 1924, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 11169, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/11169. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 18.09.2015, letzte Änderung am 25.02.2019.