Dokument-Nr. 6064
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 19. Dezember 1917

Regest
Die deutsche Öffentlichkeit verfolgte sehr aufmerksam den Schlagabtausch zwischen Berlin und London über die gescheiterten Versuche einer Friedensverhandlung vom September 1917. Die Zeitungen veröffentlichten ein Geheimtelegramm des russischen Geschäftsträgers in London vom 6. Oktober, das von der Bitte einer hohen deutschen Persönlichkeit an die spanische Regierung berichtet, Verhandlungen mit England zu vermitteln. Pacelli hält dieses Verhalten der Reichsregierung für inkorrekt, da sie zeitgleich am 24. September dem Heiligen Stuhl eine dilatorische, also negative Antwort gegeben hatte, weshalb er diese um Aufklärung bat. Nachdem erste Antworten ungenau waren, überbrachte nunmehr am Vortag der Mitarbeiter in der preußischen Gesandtschaft in Müchen Graf von Zech-Burkersroda die Erklärung, dass Deutschland die päpstlichen Vorschläge begrüßt habe, die Entente aber nicht auf diese eingegangen sei und sie so zum vorläufigen Scheitern verurteilt habe. Die Reichsregierung habe sich hingegen am 24. September unter bestimmten Bedingungen bereit erklärt, ihre Kriegsziele zu definieren, nämlich dass bei einem Austausch der Standpunkte ein Geist der Objektivität und des Respektes herrsche und dass die Entente ihre Kriegsziele revidiere, wie sie in der Antwort von Präsident Wilson festgelegt seien. Kein Staat dürfe als besiegt oder in seiner politischen oder moralischen Ehre verletzt aus den Verhandlungen hervorgehen. Ein weiterer Punkt, weswegen die Reichsregierung glaubte, zum gegenwärtigen Zeitpunkt nicht mit dem Nuntius in Friedensdiskussionen eintreten zu können, sei Artikel 15 des Londoner Vertrags gewesen, von dem sie sichere Informationen erhalten hatte. Die Reichsregierung wollte prüfen, ob das Telegramm des englischen Botschafters in Rom nur ein vorgetäuschtes Manöver gewesen sei; nachdem die Reichsregierung diese Vorbedingungen geklärt habe, wolle sie möglichst bald den Nuntius über ihre Friedensbedingungen informieren. Auf informelle Weise wollte Kühlmann also über einen Vertrauensmann, einen Spanier, die englischen Kriegsziele erkunden. An eine Vermittlung von Seiten Spaniens war nicht gedacht; dies scheine die spanische Regierung falsch aufgefasst zu haben. Kühlmann, der auf dem Weg nach Brest-Litowsk war, erklärte, noch immer zu seinem Antwortschreiben vom 24. September zu stehen, was Pacelli dem Heiligen Stuhl übermitteln möge.
Betreff
Tentativi per negoziati di pace nello scorso Settembre
Eminenza Reverendissima,
Colla più viva attenzione la pubblica opinione in Germania ha seguito la polemica fra Berlino e Londra circa i tentativi per negoziati di pace verificatisi nel Settembre scorso. Durante tale polemica, i giornali hanno riprodotto un telegramma segreto dell'Incaricato d'Affari di Russia a Londra in data del 6 Ottobre p. p., in cui si parlava di un passo fatto da un'altissima personalità di Berlino presso il Governo Spagnuolo, allo scopo di entrare in trattative coll'Inghilterra.
Confesso a Vostra Eminenza che tale notizia mi produsse penosa impressione, essendomi sembrato da parte del Governo Imperiale per lo meno scorretto che, mentre esso dava, nella lettera del Signor Cancelliere dell'Impero in
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data del 24 Settembre (da me trasmessa col mio rispettoso Rapporto N. 1603), alla Santa Sede una risposta dilatoria, per non dire sostanzialmente negativa, avesse iniziato invece quasi contemporaneamente trattative coll'Inghilterra per il tramite della Spagna. Perciò, secondo ebbi l'onore di annunziare già a Vostra Eminenza col mio cifrato N. 86, mi credetti in dovere di chiedere immediatemente al Governo Imperiale schiarimenti in proposito; il che feci per mezzo di questa Legazione di Prussia a Monaco.
Le prime risposte avute per lo stesso tramite furono, però, talmente vaghe e confuse, che io pregai cortesemente per una più precisa dichiarazione. Ed infatti stamane il Signor Conte von Zech, Segretario della suddetta Legazione (trovandosi il Ministro Signor von Treutler infermo) è venuto alla Nunziatura e mi ha comunicato da parte del Governo Imperiale quanto compio il dovere di riferire senza indugio e con ogni esattezza qui appresso all'Eminenza Vostra:
Come è già ben noto, il Governo Imperiale accolse l'Appello Pontificio per la pace con viva soddisfazione e sincera simpatia, ed in conformità di ciò nella sua risposta aderì ai principi proposti da Sua Santità e che dovevano servire di base per ulteriori negoziati. Se l'Intesa avesse assunto un atteggiamento ugualmente conciliante, avrebbe assai accelerata e promossa l'opera Pontificia di pace; invece essa non si
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è degnata di rispondere alla Lettera del Santo Padre ed in tal modo, se non ha fatto naufragare la di Lui azione, l'ha, tuttavia, almeno arrestata. Il telegramma, consegnato dal Ministro Inglese presso la Santa Sede e comunicato al Governo Imperiale dal Nunzio Apostolico di Monaco con lettera del 30 Agosto, era concepito in maniera assai vaga; esso conteneva soltanto affermazioni negative unilaterali, ma nessuna domanda diretta. Malgrado ciò, nella sua lettera di risposta del 24 Settembre l'allora Cancelliere dell'Impero dichiarò che il Governo di Berlino era per parte sua pronto in massima a precisare gli scopi di guerra, comprese le questioni riguardanti il Belgio; tuttavia ciò non avrebbe potuto effettuarsi, se non dopoché fossero rimaste chiarite alcune condizioni preliminari. Nella lettera stessa erano indicate due condizioni essenziali. La prima era la sicurezza che nello scambio di vedute predominerebbe quello spirito di oggettività e di rispetto verso il punto di vista dell'avversario, di cui l'attitudine di Sua Santità aveva offerto un così luminoso esempio e che il Governo Imperiale mostrava di avere. La seconda era la revisione dei fini di guerra, che l'Intesa aveva manifestato nella risposta del Presidente Wilson alla Nota. Le conversazioni intorno alla pace sarebbero state possibili soltanto, se si fosse posto come base che nessuna delle due Parti è vinta e che nessuna deve esigere dall'altra, nell'ordine morale o politico, cose che l'onore di un
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popolo, anche se vinto, non potrebbe tollerare.
A queste due condizioni deve tuttavia aggiungersi un punto, su sui il Governo Imperiale non credette a suo tempo di poter entrare in discussione col Nunzio Apostolico. Da una fonte, la quale, sebbene segreta, fornisce tuttavia generalmente sicure informazioni, era stata data al Governo la notizia che l'Intesa aveva conchiuso un accordo, in virtù del quale per riguardo all'Italia la Santa Sede doveva essere esclusa dalle trattative di pace. Il Governo quindi aveva naturalmente interesse a conoscere con certezza, se il telegramma del Ministro d'Inghilterra in Roma – alle cui dichiarazioni, secondo la lettera del Nunzio, si era associato il Governo Francese, (perciò non anche altri Stati) – non dovesse forse essere riguardato come una finta manovra.
Voleva dunque il Governo Imperiale innanzi tutto chiarire queste varie condizioni preliminari, per poi informare il Nunzio (come è detto in fine della surricordata lettera del 24 Settembre), in un tempo (si sperava) non troppo lontano, circa le intenzioni e le necessarie richieste del Governo Imperiale, particolarmente riguardo al Belgio.
Allo scopo di ottenere tale chiarezza intorno alle disposizioni ed alle vedute del Governo Inglese, il Signor von Kühlmann, Segretario di Stato per gli Affari Esteri si valse di una via allora offertaglisi. Egli commise cioè ad uno spe-
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rimentato ed abile uomo di fiducia, perfetto conoscitore della situazione e delle persone in Inghilterra, e che si era dichiarato già a ciò disposto, di fare al riguardo, in modo non ufficiale, un prudente sondage. Il Governo Spagnuolo non fu da lui né direttamente né indirettamente sollecitato al detto fine, e molto meno ancora per una mediazione. Tuttavia, contro il desiderio del Segretario di Stato e anche dell'uomo di fiducia in discorso, sembra che da parte del Governo Spagnuolo la cosa sia stata interpretata in modo non corrispondente alle vedute del Governo di Berlino. Il Segretario di Stato fa sapere confidenzialmente al Nunzio Apostolico che il suo uomo di fiducia è uno spagnuolo; ma per motivi di discrezione e di lealtà non può comunicare il di lui nome.
Il Signor Conte von Zech ha aggiunto infine che il Signor von Kühlmann mi pregava di partecipare quanto sopra alla Santa Sede e particolarmente di far osservare in proposito che egli, ora come prima, rimane pienamente sul terreno della lettera del 24 Settembre. Il Signor Segretario di Stato è partito iersera per il Gran Quartiere Generale e deve poi recarsi a Brest-Litowsk per intraprendere colà le trattative di pace.
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Se avesse avuto più tempo a sua disposizione, sarebbe venuto egli stesso a Monaco per farmi personalmente le surriferite comunicazioni.
Dopo di ciò, chinato al bacio della Sacra Porpora con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1"ausdrücklichen" durchgestrichen.
2"im ... ausgeführten" mit Hds. Pacellis eingefügt.
3"im ... Telegramm" durchgestrichen.
4"(Schadloshaltung)" durchgestrichen.
5"Seine … fort" durchgestrichen.
6"Sei … Eminenz" hds. eingefügt von Pacelli.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 19. Dezember 1917, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 6064, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/6064. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 24.03.2010, letzte Änderung am 01.02.2022.