Dokument-Nr. 9005

[Erzberger, Matthias]: Il discorso del cancelliere, principe Massimiliano di Baden, e l'atteggiamento della stampa dei grandi partiti tedeschi, 07. Oktober 1918

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La seduta del Reichstag germanico del 5 ottobre, durata un'ora appena, rivestì un'importanza tale, sia per il significato della medesima sia per le dichiarazioni fatte, che può dirsi bene una delle più rare della storia della guerra. Giudicata dal di fuori, la seduta portò l'impronta delle altre grandi giornate del Reichstag. Il grande e maestoso edificio era attorniato da alcune centinaia di persone avide di respirare il primo soffio dei grandi avvenimenti che si svolgevano nell'interno. Dentro regnava una grande tensione, crescente di minuto in minuto e che cominciò a calmarsi sol quando il campanello presidenziale ebbe dato il segno che la seduta storica stava per cominciare. Le tribune erano piene stipate di spettatori compresi tutti della solennità del momento. I seggi del Consiglio federale e dei Governi confederati erano al completo. Dietro il Cancelliere, fra i Ministri, si trovavano i nuovi Segretari di Stato onorevoli Groeber, Erzberger, Scheidemann, Bauer. Il Cancelliere, Principe Massimiliano di Baden, apparve accompagnato dal nuovo Segretario di Stato agli Esteri, dottor Solf, sin qui Segretario all'ufficio delle colonie.
Il discorso del Cancelliere, atteso col massimo interesse da tutti, fu preceduto da un discorso del presidente del Reichstag. Questi inviò i saluti della patria alle truppe combattenti e doloranti al campo, espresse la riconoscenza dovuta all'opera del conte Hertling e presentò, quindi, il nuovo Cancelliere salutandolo a nome di tutti colle più calde e cordiali parole. Le parole del Presidente del Reichstag prepararono l'animo degli uditori al discorso di presentazione e programmatico del nuovo Cancelliere. Esse furono un'emanazione dello spirito che anima il nuovo
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Governo, e da esse si comprese subito come vecchi giri di pensiero fossero stati buttati definitivamente a mare.
Quando il Cancelliere si alzò al banco del Governo, la tensione era giunta al massimo diapason. Notevolissima per il nuovo corso politico, è la circostanza che, presentandosi per la prima volta alla rappresentanza del popolo, il Principe di Baden indossava un abito civile. Egli lesse il suo discorso, − il cui tenore era stato, come ben si comprende formulato in modo esatto − da uno scartafaccio; e lo lesse con voce tranquilla, calda, simpatica. Dalla prima all'ultima parola il discorso non mancò di produrre profondissima impressione, e sebbene fosse stato pronunziato con intonazione obiettiva, scevra di qualsiasi pathos fu fatto segno nei passi più importanti dagli applausi nutriti e reiterati della grande maggioranza del Reichstag. Si sentiva bene che quello non era un discorso ad hoc; non era un discorso che involveva soltanto un programma politico utile al paese sorto dalla situazione; ma che costituiva una professione di fede personale. Dato il contegno tenuto da egli sin qui dinanzi alle questioni di guerra e di pace, il Principe Massimiliano può ben dire a ragione di sé che il programma da lui sviluppato, qual Cancelliere, davanti al popolo tedesco, d'accordo colla maggioranza del Reichstag germanico, coi Governi alleati, coll'Imperatore e col Supremo Comando militare; che questo programma ha sempre coinciso coi suoi convincimenti manifestati fin dal primo giorno della guerra. Egli conferì importanza speciale alle sue parole osservando che fra i suoi collaboratori non ve n'è un solo che non abbia difeso il programma scelto oggi del nuovo Governo anche in tempi in cui massimamente rifulgeva la gloria delle armi tedesche; e lo
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abbia difeso come il fine di guerra e di pace più degno di esser perseguito.
L'applauso tributato al Cancelliere quando dichiarò in modo netto ed esplicito da non lasciar nulla a desiderare che egli condivideva i princìpi fondamentali democratici e parlamentari, fu il segno dell'unità interna fra Governo e Parlamento. Ma quell'ovazione calorosa al Principe democratico, non era che la preparazione per il passo culminante del discorso; la comunicazione, cioè, che nella notte sul 5 ottobre un'offerta di pace aveva preso la via di Washington. Dalla dichiarazione del nuovo Cancelliere si lesse qualche cosa della sua intima personalità. Egli non si contentò di motivare politicamente quest'azione diplomatica, ma, coll'accento della più profonda persuasione, parlò a tal rapporto di un passo nella via della redenzione non solo per la Germania e i suoi alleati ma per il mondo intiero. Nell'ulteriore corso delle sue dichiarazioni rilevò, con parola specialmente vibrata, che egli si considerava un servo del popolo ed espresse il suo concetto sulla pace nel senso che fra gli obblighi nazionali ed internazionali egli non scorge, in quanto alla pace, differenza veruna. Per soffocare qualsiasi possibilità che la dichiarazione del nuovo Governo non sia l'espressione della volontà popolare, dopo il Cancelliere parlò il presidente del Reichstag, on. Fehrenbach, e dichiarò espressamente in nome del popolo tedesco e del Reichstag, la cui grande maggioranza è d'accordo col Governo nell'importante passo compiuto, che il popolo tedesco e il Reichstag approvano la proposta di pace a Wilson. Se si ripensa ai vari passi compiuti dal Governo tedesco per avviare negoziati di accomodamento cogli avversari, e al loro rigetto, non si può far a meno di dubitare che anche
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questo nuovo passo conduca all'intento voluto. Tuttavia occorre aggiungere che il nuovo tentativo vien fatto per la prima volta da un Governo nuovo; da un Governo popolare nel senso concreto ed astratto della parola, che ha esposto un nuovo programma il quale esclude qualsiasi equivoco sulla serietà della volontà tedesca di pace e di riconciliazione.
Dopo il discorso del Cancelliere il Reichstag si aggiornò per attendere l'effetto del passo e la risposta di Wilson riguardante l'armistizio e i negoziati di pace.
Il discorso del Cancelliere fu reso noto alla popolazione di Berlino la sera stessa del 5 ottobre. Il significato che la stampa aveva annettuto [sic] nei giorni precedenti al discorso, nonché le voci di un nuovo passo di pace del nuovo Governo, avevano talmente accresciuto l'interesse del pubblico, che i venditori delle edizioni straordinarie furono letteralmente presi d'assalto. La popolazione nelle strade rivelava un certo ottimismo relativamente alla pace, e quasi tutti opinavano che se la pace non viene adesso, è segno che l'Intesa vuole annientare il popolo tedesco e questo, allora, centuplicando le sue forze morali e materiali, combatterà fino all'ultimo respiro per la sua esistenza.
In quanto all'atteggiamento della stampa dei partiti, il fatto che il Cancelliere dell'Impero ha proceduto al passo anche d'accordo con "tutte le autorità competenti dell'Impero" non impedisce alla stampa pangermanistica di sfogare la sua amaritudine e di esporre le sue opinioni contrarie. Essa fa un quadro beffardo della seduta del Reichstag e mette in ridicolo le persone che formano il Governo democratico. Esprime i più grandi dubbi che la democratizzazione del Governo e il passo pacifista del medesimo abbiano a condurre alla pace. Ciò vien espresso in modo tutto speciale nella pan-
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germanista "Tägliche Rundschau" la quale, alla fine delle sue elucubrazioni esprime con aria di protezione il desiderio che il successo abbia a fugare qualsiasi dubbio. Lo sviluppo delle cose vien qualificato dal giornale come 'l'effetto logico della Risoluzione di pace del 19 luglio 1917 maturato dall'ultimo insuccesso delle armi tedesche e dalla diserzione di un alleato." Il giornale stesso chiamò a suo tempo la Risoluzione di pace del Reichstag "attestato di tradimento contro l'avvenire della Germania". Termina dicendo di voler attendere lo sviluppo delle cose, giacché la direzione dell'esercito ha aderito all'offerta di pace, e dichiara di non voler frapporre ostacoli all'unione del nuovo Governo. La "Deutsche Tageszeitung" pure pangermanista, parla di uno spirito delle volontarie rinunce e osserva che né la situazione militare né lo stato di cose in patria giustificano o scusano la preghiera di pace al nemico. Dice di voler essa pure una pace rapida; dubita però che la via scelta sia la giusta per giungere all'intento in un modo conciliabile coll'onore e cogli interessi vitali tedeschi. Allo stesso modo si esprimono anche i giornali di destra i quali parlano di umiliazione. In contrasto ad un tale atteggiamento trovasi la frazione conservatrice del Reichstag, la quale ha deliberato di aspettare la risposta degli avversari prima di passare al dibattito sull'offerta di pace. Il conte Westarp motiva la deliberazione della frazione, dichiarando nella "Kreuzzeitung"
"Una volta fatto il passo, il dovere verso la patria impone di fare tutto quello che possa assicurare al passo stesso il più favorevole successo".
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In un articolo speciale la "Kreuzzeitung" si congeda dai vecchi Prussiani. Scrive che essi accolsero con dignità e con fronte alta l'annientante colpo di spada della democrazia. Il nuovo regime si metterà all'opera per toglier di mezzo radicalmente il pensiero prussiano; quel pensiero che mise in sella la Germania. La più grande tragicità per i conservatori sta in questo: che mentre essi combattevano al fronte, dietro le loro spalle si faceva rovinare l'edificio per il quale essi esponevano la loro vita. La Prussia quale Stato non esiste più. Con tutto ciò e quanto gli uomini prussiani vogliono rimanere impavidi anche se il mondo democratico passa sopra di essi.
Tutti gli altri giornali dell'Impero salutano la trasformazione politica interna della Germania e prendono un atteggiamento più simpatico dinanzi all'offerta di pace del Governo tedesco. La "Norddeutsche Allgemeine Zeitung" dice che il democratizzamento delle istituzioni statali tedesche non è un prodotto della guerra. Già le basi create da Bismarck erano democratiche, mentre nei quasi 50 anni di sviluppo dell'Impero l'edificio sorto su quelle basi aveva in molte cose carattere e contenuto democratico. La cosa risolutiva nello sviluppo attuale è il rinnovamento dello spirito che ha promosso e ottenuto nuove riforme. Il democratizzamento del pensiero tedesco lascia la sua impronta sullo sviluppo tedesco, ed è divenuto, in ultima analisi, risolutivo per un mutamento di cose che si svolge anche nei concetti di guerra e di pace. La nota del Governo tedesco crea una nuova situazione anche per l'Intesa. L'invito a negoziare è partito da un Governo tedesco al quale non si può rimproverare certo l'incompetenza democratica senza che gli stessi popoli dell'Intesa non mettano a nudo le manovre dei loro Governi e domandino che sia messa fine alla commedia. Gli avvenimenti in Germania
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hanno concretato la più completa uniformità della linea politica interna ed estera dinanzi alla quale i paesi nemici non possono passare con una spallucciata, non foss'altro in considerazione della responsabilità che essi hanno davanti al nuovo Governo. In quanto alla Francia, essa si trova, se veduta dal lato pratico, dinanzi alla questione se potrà, andandole bene le cose, e sacrificando ancora un numero enorme di vite, riconquistare davvero la Francia del Nord e l'Alsazia-Lorena. Le province settentrionali le riottererebbe [sic] spontaneamente alla conclusione di pace; all'Alsazia-Lorena la Germania dà l'autonomia in seno alla Federazione, dimodoché potrebbe, conformemente ai suoi desideri, vivere libera e felice in un consesso di Stati al quale appartiene e per la sua natura e per la sua storia. Se Wilson sarà onestamente sincero di parlare anche al Governo francese di sacrifici che esso dovrà compiere per l'umanità e la felicità dei popoli, la nota della Germania potrebbe avere quella accoglienza in cui spera l'alto senso ideale di chi la inviò.
Il democratico "Berliner Tageblatt" scrive che giammai, durante la guerra, si è udito in Germania un discorso simile dalla bocca di un uomo posto su alto seggio: giammai un discorso così onesto sollevantesi al disopra di qualsiasi gretteria. Nel discorso il Principe Massimiliano rivela idee universali che non vanno d'accordo coll'essenza della politica basata sulla forza. Il Principe Massimiliano è rappresentante della maggioranza del popolo tedesco; di quella maggioranza che non è andata mai in cerca di avventure guerresche e che è rimasta sempre buona, operosa, ammirevole
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nel soffrire. Se una parola onesta potesse oggi bandire le pazzie, Wilson dovrebbe sentirsi compreso dal puro amore che per il prossimo nutre il principe Massimiliano. Dovrebbe dirsi che una pace dopo l'annientamento porterebbe in trionfo lo sciovinismo nei paesi dell'Intesa e che, quindi, il proseguimento della guerra non può servire affatto ai suoi ideali. Questo dovrebbe fare Wilson. Invece la sua decisione è oggi per lo meno incerta. Per questa ragione non ci si debbono fare troppe speranze premature; ma, come il principe Massimiliano, attendere senza sgomento il risultato, qualunque esso sia. Tutta la Germania, o per lo meno quella Germania grande, buona e onesta che è imperitura, sente che il principe Massimiliano ha fatto quello che era suo giusto dovere e necessità di fare quale uomo e qual servo del suo popolo. Egli è davvero un rappresentante della Germania fedele alle tradizioni nobili ed intellettuali, è deplorevole che il principe Massimiliano non sia stato chiamato prima a rivestire la carica che copre oggi.
Il "Berliner Tageblatt" ha messo quindi le sue colonne a disposizione dei rappresentanti dei partiti della maggioranza perché vi facciano brevi dichiarazioni. Il deputato del Centro, barone von Rechenberg, scrive in un articolo intitolato "Il passo della pace":
"Sacrifici li ha compiuti ogni Tedesco durante la guerra; il soldato sui campi di battaglia, il cittadino in patria, la donna nella sua famiglia. Il nuovo Cancelliere germanico ha compiuto ugualmente un grave sacrificio allorché proclamò la decisione del suo Governo. Ma egli si è convinto che questo sacrificio era giustificato; e noi che condividiamo le sue opinioni, vogliamo esprimere la speranza che al suo
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sacrificio non sia negato il successo e che egli porti al popolo tedesco una pace desiderata ed accettabile".
Il Dr. Ludwig Haas, progressista e deputato al Reichstag, scrive fra l'altro, sotto il titolo "Umlernen" (Imparar da capo):
"Per quattr'anni il pensiero di una lega di popoli è stato ingiuriato e deriso. Oggi è dovere di ognuno di riflettere su questo problema e di imparare da capo. Noi dobbiamo superare l'egoismo statale dei vecchi tempi. Oggi si tratta di far rinascere la fede negli interessi comuni di tutta l'umanità. Se noi e gli altri creeremo la lega dei popoli rimanendo in questo spirito si avvererà l'insegnamento: 'Ciò che fa progredire l'umanità, giova ad ogni popolo'."
Il progressista Conrad Hausmann, pure deputato al Reichstag:
"Intanto staremo a vedere se l'avversario respingerà la mano del nuovo Cancelliere. Se lo farà i suoi secondi fini imperialistici saranno svelati davanti al mondo e alla storia. Allora tutta quanta la rappresentanza del popolo, il popolo intiero e l'esercito si serreranno attorno alla bandiera dell'Impero e trarranno da se stessi il massimo di forza, di ira, di amore di patria. Allora sarà a disposizione dell'Impero un
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Ministero della difesa nazionale. Il 5 ottobre 1918 ha compiuto qualche cosa di importante, ha acceso una fiamma dell'avvenire nel grigiore dei tempi presenti. Il coraggioso discorso ha infuso la speranza".
Anche il deputato socialista Wolfgang Heine prende la parola:
"Il principe Massimiliano di Baden ha parlato animato da profonda serietà morale. Dalle sue parole si è avuto il forte sentimento che non si tratti di opportunismo, ma di pura e semplice persuasione; non di un abito indossato per l'occasione, ma della sua convinzione sincera. Egli ha parlato della gravezza dei tempi col ritegno che è necessario, ma anche con bastante chiarezza. Che nessuno si inganni su questo, e credo che ora sia tutto in ordine perché possediamo un Governo democratico e abbiamo offerto la pace ai nemici. Noi avremo bisogno ancora di molta unità e compattezza prima che divenga realtà quello che il Cancelliere si è proposto; tanto all'interno come all'estero".
Anche la "Vossische Zeitung" (liberale) scrive che in questi ultimi giorni non si è operata una riforma apparente, ma una vera trasformazione che garantisce uno stato di progresso durevole per l'Impero tedesco. Colla nota a Wilson la sorte della Germania vien riposta nelle mani del Presidente americano. Dipenderà dalla sua decisione se la Germania avrà la pace in epoca a un dipresso determinabile, o seppure
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dovrà armarsi per combattere l'ultima lotta. Il giornale è tuttavia d'opinione che un'offerta di pace non costituisca un'azione politica, ma che divenga tale solo dopo la sua motivazione. Aderire alla pace di diritto è, in prima linea, un riconoscimento etico che diviene politico solo in forza dei suoi mezzi. Invece di proclamare l'autonomia dell'Alsazia-Lorena, il Cancelliere avrebbe dovuto dire piuttosto di esser pronto a negoziare direttamente colla Francia su questo punto. Allo stesso modo avrebbe dovuto parlare di un accomodamento diretto colla Russia relativamente ai paesi marginali in oriente. Anche relativamente alla lega dei popoli sarebbe stato più opportuno esprimere più chiaramente le idee della politica tedesca. Invece di rimettersi a Wilson, i politici tedeschi avrebbero dovuto produrre nuove idee. (La "Vossische Zeitung" va propagando da molto tempo il programma dell'unione continentale. Desidera a tale scopo una discussione diretta colla Francia e colla Russia, e domanda sia tralasciata la politica praticata sin qui degli Stati marginali dinanzi alla Russia).
La democratica "Frankfurter Zeitung" qualifica il passo del principe Massimiliano come ardito e capace di esser male interpretato, data la situazione attuale nello scacchiere occidentale, tuttavia è il passo che logicamente risulta dal carattere del nuovo Governo. Il cancelliere ha riconosciuto suo improrogabile dovere di metter fine alla guerra, e ciò manifesta colla sua nota a Wilson. Non vi è, infatti, nulla di più urgente e di più grande che di concludere la pace per ricostruire tutto quello che è stato distrutto. Se il passo risulterà vano, al fronte e in paesi si saprà che non dipende dal Governo tedesco se la pace non viene ancora. La prosecuzione della lotta costerà sacrifici orribili tanto alla Germania quanto all'Intesa, e annienterà com-
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pletamente anche gli ultimi resti della civiltà umana.
Sta nelle mani di Wilson di provocare una tale atroce sorte o di scongiurarla. La nota del Governo tedesco è stata dettata dall'idealismo che anima il Cancelliere e che questi ammette esistere anche nel presidente americano. Essa e la risposta che avrà, determineranno la sorte dell'umanità.
Il giornale termina esprimendo il desiderio che il 5 ottobre 1918 abbia iniziato un avvenire per la Germania e per il mondo.
Il socialista "Vorwärts" scrive che se la tendenza, fra i cui propugnatori appartiene anche il nuovo Cancelliere, avesse avuto nelle mani il timone dello Stato fin dal principio, prevedibilmente la guerra avrebbe potuto esser terminata già prima, quando la situazione militare era ottima. Riferendosi al nocciolo del discorso il giornale opina che una effettuazione del programma mondiale americano, leale e animato da spirito veramente democratico, non possa giammai ridondare a svantaggio ma a vantaggio per il popolo tedesco. Contemporaneamente il "Vorwärts" raccomanda agli operai di mantenere l'ordine e la disciplina fino all'ultimo.
Nella guerra − dice − è come nello sciopero; non si ritorna all'officina finché non sia raggiunto un accordo fra i rappresentanti delle due parti, e si evita di ritornare al lavoro a gruppi sciolti. Ai Russi è mancata la forza morale per ciò fare; questa è stata la loro fatalità, e dal loro errore l'operaio tedesco deve trarre utili insegnamenti. Se nel ceto operaio tedesco venisse a mancare la disciplina, ciò non farebbe che rinsaldare l'imperialismo dell'Intesa.
La "Kölnische Zeitung", liberale nazionale di destra, fa notare che il programma del principe Massimiliano non combacia in ogni punto colle domande di Wilson e raccomanda di esser preparati a questo: che anche se Wilson non rigetta
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l'offerta, forse avanzerà nuove obbiezioni o anche nuove condizioni. Alla questione di quale sarebbe il contegno del Governo democratico e della maggioranza del popolo tedesco dinanzi alle presunte nuove obbiezioni e condizioni, il giornale risponde come appresso:
"La risposta a questa domanda dovrà basarsi da una parte sulla considerazione delle possibilità militari che ci rimangono, e dall'altra parte sulle necessità militari. Nel discorso del principe Massimiliano il Supremo Comando non vien citato nemmeno con una sola parola; ma il Cancelliere asserisce che tutta quanta la trasformazione politica ha incontrato il suo assenso. La presenza del feldmaresciallo a Berlino durante i giorni critici ci assicura che questa è la verità. Da noi è difficile trovare un sol tedesco che si sia mutato fino al punto da non sembrargli l'unità incondizionata fra la direzione politica e quella militare la condizione sine qua non che sola renda possibile l'assoggettamento alla sorte prospettataci. Se, dunque, messo alla prova, l'idealismo di Wilson si rivela come un paravento dietro al quale si nasconda l'artificio, la perfidia, la brama di potenza e la ferma volontà di annientarci, allora noi, dopo l'umiliazione che questa nuova offerta di pace impone al nostro orgoglio nazionale, ci dovremo rivolgere e appoggiare al nostro militarismo che ha difeso per tanto tempo la Germania ed ha impedito che la nostra patria ridivenisse come un tempo il teatro delle contese di popoli stranieri. Allora, come ha detto anche il principe Massimiliano, noi dovremo raddoppiare le nostre forze perché avremo
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da combattere la lotta per la nostra esistenza nazionale; la lotta finale per la vita e per la morte".
(La "Kölnische Zeitung" si inganna dicendo che il programma del nuovo Cancelliere non si accorda con tutti i punti delle richieste di Wilson. L'ufficiosa "Norddeutsche Allgemeine Zeitung" ha protestato contro il concetto del giornale di Colonia colla seguente notificazione:
"La 'Kölnische Zeitung' crede di scorgere certe differenze fra il programma dei partiti della maggioranza e il programma del presidente Wilson. Davanti a questo concetto non si potrà mai sufficientemente insistere sul fatto che il Governo tedesco e la maggioranza del Reichstag hanno accettato tutto quanto il programma di Wilson senza limitazioni e senza riserve qual base per la pace)."
Anche la 'Berliner Börsenzeitung' (liberale nazionale di sinistra) riconosce che le parole pronunciate dal Cancelliere gli sono sgorgate dal cuore. Egli ha aderito pubblicamente al sistema di Governo parlamentare nell'Impero tedesco. È il primo Cancelliere che ha parlato ad una rappresentanza popolare dalla cui fiducia dipende lui e i suoi ministri. Nel nuovo sistema sta la verità e, quindi, la fiducia. Il Governo riuscirà così ad imporsi ed a radicarsi saldamente nel popolo tedesco. Esso è divenuto una istituzione stabile, indivisibile coll'esistenza dello Stato tedesco. Il giornale saluta specialmente la nomina del deputato Erzberger a segretario di Stato senza portafogli. Dato il netto atteggiamento
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tenuto dall'on. Erzberger nelle questioni più importanti durante tutta la guerra sarebbe stato un errore il non avere chiamato adesso al Governo. È vero che l'on. Erzberger ha tanti nemici nel paese, e se il fatto che egli ha avuto ragione colla sua politica varrà a farne tacere molti per ora, è certo però che non gli voteranno la loro simpatia. Per ragioni ben ponderate non è stato formato un Governo di coalizione, ma un Governo basato sulla maggioranza. Ora, in questo Governo non può mancare l'uomo che dinanzi al suo grande partito ha difeso, più impavido di qualsiasi altro, quei fini di politica interna ed estera che oggi il Governo ha incluso nel suo programma.
Di giornali del Centro siamo in possesso, all'ora presente, dei commenti della "Germania" e della "Kölnische Volkszeitung".
Quest'ultimo giornale − fortemente infetto sin qui di pangermanismo, e noto per la sua lotta contro i seguaci di una politica di accomodamento nel proprio partito, specialmente contro l'on. Erzberger, − scrive che l'offerta di pace porta l'approvazione del Reichstag germanico, e che è stata consigliata e approvata dal Supremo Comando dell'Esercito, dall'Imperatore, dal Governo e da tutta la rappresentanza popolare. Non è soltanto un passo diplomatico, ma l'invocazione di tutto il popolo tedesco di una pace onorevole che metta fine all'orribile carneficina. Il popolo germanico inizia l'era nuova invitando gli altri popoli alla pace. Se l'Intesa rigetterà quest'offerta di pace, non risponderà soltanto al Governo o a qualche diplomatico ma al popolo tedesco. Se la risposta non dovesse esser costituita da altro che dalla solita indegna gazzarra predicante odio e annientamento, allora
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l'Intesa riconoscerà − come nel 1813 nelle guerre di liberazione − quali energie si nascondono nel popolo germanico combattente per la sua esistenza. La Germania è ancora forte ma desiderosa e pronta alla pace. I capi dell'Intesa hanno in mano la possibilità di fare del popolo tedesco in breve tempo, col mezzo di una pace onorevole, un amico e un vicino pacifico ed operoso, o di spingere questa stirpe immortale alla disperata lotta finale se proclameranno nuovamente la loro irremovibile decisione di annientamento. Il popolo tedesco vuol cominciare colla pace mondiale la nuova epoca del suo sviluppo interno; imperocché intende di approfondire ed ampliare le nuove istituzioni nell'edificio politico interno della Germania. L'Intesa ha coniato la parola della pace democratica. Il popolo tedesco vuole concretarla col suo nuovo Governo e colla sua nuova offerta di pace.
Anche la "Germania" rileva che la trasformazione non è esteriore, ma profonda e durevole. Il principe Massimiliano ha chiamato intorno a se i capi dei partiti della maggioranza partendosi dal punto di vista che la volontà della indubbia maggioranza del popolo tedesco debba una buona volta farsi valere. Nel suo programma, che è poi quello del Paese, egli rimane incrollabile, indipendentemente da qualsiasi situazione bellica, per intima persuasione sempre manifestata, sul terreno della pace basato sul diritto. La nota a Wilson si deve intendere come sorta da questo spirito. Tutto quanto il popolo germanico è in attesa della risposta del Presidente americano, pieno di speranza ma anche di coraggio. Il concetto tedesco della pace basata sul diritto è onesto e saldissimo. Solo una cosa manca perché il mondo riconquisti la felicità e la tranquillità: che gli intendimenti della parte avversaria siano egualmente sinceri. Il giornale termina esprimendo il desiderio che i prossimi giorni esaudiscano quest'ultima speranza del
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mondo.
Gettato questo breve sguardo sull'atteggiamento dei quattro grandi partiti tedeschi nei quali trovasi organizzata politicamente la stragrande maggioranza del popolo tedesco, si viene a scorgere il seguente quadro:
Il popolo tedesco approva il passo del suo Governo popolare di nuova formazione; considera l'offerta di pace come la sua propria ed è anche pronto ad addossarsi la sua parte di sacrificio per la pacificazione del mondo; − quel sacrificio che ogni popolo dovrà compiere perché la pace divenga un fatto compiuto. La Germania dimostra di far sul serio in quanto che essa si assoggetta ad accettare il programma di Wilson quale base di negoziati. Se Wilson rigetta l'offerta dei popoli delle Potenze centrali o pone nuove condizioni che equivalgano ad una loro umiliazione, il popolo tedesco è pronto ad impegnare tutte le sue forze e tutta la sua sostanza per il mantenimento dell'esistenza nazionale.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], Il discorso del cancelliere, principe Massimiliano di Baden, e l'atteggiamento della stampa dei grandi partiti tedeschi vom 07. Oktober 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 9005, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/9005. Letzter Zugriff am: 28.03.2024.
Online seit 02.03.2011.