Dokument-Nr. 19182

Leiber SJ, Robert: Sulla proposta di espropriazione senza indennità delle Case principesche tedesche per un plebiscito e la cosidetta proposta di compromesso. [Berlin], vor dem 30. April 1926

1.
Il problema dei beni (in parte privati, in parte pubblici, in grande parte, riguardo al proprietario, di carattere incerto) delle Case principesche tedesche si è sciolto dopo la Rivoluzione nella maggior parte dei Paesi per accomodamenti tra il Paese e la corrispondente Casa principesca. Manca però ancora il regolamento fra altro nella Turingia (Unione repubblicana degli Stati già monarchici: Sachsen-Altenburg, Sachsen-Weimar-Eisenach, Sachsen-Gotha, Sachsen-Meinigen, Sachsen-Rudolfstadt, Sachsen-Sondershausen, Reuss ältere und jüngere Linie) e nel più grande e più preponderante Paese del Reich, nella Prussia.
Nella Prussia l'interna famiglia degli Hohenzollern conta 50 famiglie, la Casa reale più strettamente considerata un pò più di 30 membri. La loro sostanza fu sequestrata dopo la Rivoluzione. L'Imperatore ricevette però frattanto dal Governo Prussiano il ricavo di due beni stabili (Wilhelmstrasse 72 e 73) comprati dal fisco del Reich, 32 millioni Marchi-carta (a qual tempo non si dice), 24.000 fiorini olandesi dal tesoro di casa, grande parte dei mobili dai castelli reali (70-90 vagoni merci) e dal principio dell'anno 1924 una dotazione mensile di 50.000 Marchi-oro, che del resto – secondo quello che dice l'Imperatore stesso – egli avrebbe dovuto lasciare a di-
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sposizione della famiglia rimasta in Germania. Lui stesso dispone a Dorn momentaneamente ancora di un millione di Marchi-oro ("Tägliche Rundschau", Beilage "Dienst am Volk" Nr. 10 vom 7.III.). Il capitale in denaro degli Hohenzollern, 90 milioni alla fine della guerra, si è diminuito per causa della inflazione a 1,3 milione (Informazioni date dal deputato del Centro Dr. Schetter, membro della Commissione del Reichsauschuss per l'indennizzo delle Case principesche, alla seduta della Commissione provinciale del Centro Renano il 13 Aprile a Colonia: "Germania" Nr. 173 del 15 Aprile).
Un accomodamento tra la Prussia e gli Hohenzollern era già preparato nel 1920, quando il subbuglio del Kapp guastò tutto (informazione del Dr. Schetter l.c.). Un altro accomodamento fu proposto il 28 Febbraio 1924 dal Ministro delle Finanze prussiano Dr. von Richter, membro della "Deutsche Volkspartei", il quale aggiudicava agli Hohenzollern una serie di castelli e di prezioni [sic] beni stabili (Hausgrundstücke), l'intera sostanza della cassetta privata (Schatullvermögen), i fondi allodiali, il tesoro di casa (Hausschatz) con fondi accessori (Nebenfonds), diversi fidecommissi e fondi di appannaggio, inoltre 115.000 giornate di poderi, che avrebbero prodotto, secondo un cauto apprezzamento, un reddito annuale netto di 1 1/4 milione Marchi-oro (la "Tägliche Rundschau" l.c. dice 2-300.000 Marchi-oro.). La proposta del Dr. von Richter era basata sul puro diritto privato, senza riguardo agli interessi dello Stato.
Ma gli Hohenzollern respinsero sen'altro [sic] una tale soluzione. Pretesero, tra altre sostanze, 210.000 giornate di poderi, e, qualora dovessero rinunziare a fidecommissi della Corona, altre 190.000 giornate di poderi. Il reddito annuale netto ne sa-
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rebbe stato 5 3/4 milioni di Marchi-oro (La "Tägliche Rundschau" l.c. dice: 600.000 Marchi-oro). Inoltre lo Stato avrebbe dovuto comprare dagli Hohenzollern il Teatro di Corte ed i Musei, i quali non danno rendite, ma al contrario richiedono <vaste>1 aggiunte di denaro. (Le informazioni sulla proposta del Dr. von Richter si trovano nel "Demokratischen Zeitungsdienst" e sono riprodotto nel memoriale del Dr. Alfred Friedmann: Der Gesetzentwurf der Demokraten über die Fürstenabfindung. Ein Beitrag zum Schutz des Verfassungsrechts. Vertraulicher Brief gerichtet an das Reichsgeneralsekretariat der Deutschen Zentrumspartei. Nur als Manuskript gedruckt. Berlin 25. November 1925, pag. 24s.).
Verso la fine <del>2 1925 era preparato un nuovo accomodamento cogli Hohenzollern. Aggiudicò questo allo Stato 40 castelli con beni stabili ed annessi, e 100.000 giornate di poderi, in tutto incirca 686 milioni Marchi-oro, alla Casa principesca 7 castelli, 12 ville, 290.000 giornate di poderi e 30 milioni Marchi in contanti, in tutto 187 milioni Marchi. (Informazione del Dr. Schetter l.c.).
L'ammontare della sostanza intera richiesta dalle Case principesche in Germania sarebbe incirca quello che è stato incato [sic] dai comunisti, cioè 2,6 miliardi Marchi-oro (così il Dr. Schetter l.c.).
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2.
Il regolamento tra la Prussia e gli Hohenzollern preparato verso la fine dell'anno 1925, come ogni altro regolamento da farsi ancora tra un Paese e la corrispondente Casa principesca, furono contrariati per la proposta di legge del Partito Democratico e quella del Partito Socialista.
A norma della proposta di legge democratica (v. Allegato I.) la questione sarebbe da sciogliersi
1.) né dal Reich né per accomodamenti (Vergleiche), ma per leggi unilaterali dei Paesi, <ossia Stati particolari,>3 coll'esclusione della via di diritto.
2.) non necessariamente per una espropriazione senza indennità. Però, nel caso di espropriazione (o particolare o universale – cf. § 2), c'è di nuovo unilateralmente il Paese che determina se e quale indennità abbia da darsi. L'unica norma che si trova intorno a ciò nel § 4, sembra parimenti rispettare unilateralmente il diritto del Paese.
3.) Quanto alla valorizzazione (Aufwertung), per una legge restrittiva ed odiosa alle Case principesche (§ 5).
Si deve dunque dire, che questa soluzione sta in opposizione coi principi generali del diritto, perché essa costituisce l'una delle due parti, cioè il Paese, giudice nella lite, e sta in opposizione alla Costituzione del Reich, la quale assicura tanto l'uguaglianza di tutti i cittadini tedeschi quanto il diritto di proprietà privata (art. 109 e 153), ed ammette soltanto una espropriazione di oggetti, non di persone (art. 153).
Poco tempo dopo la proposta dei Democratici il Partito
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Socialista tentò una soluzione ancora molto più radicale per mezzo della proposta di espropriazione delle Case principesche senza indennità (cf. Allegato II.). Questa proposta di legge
1.) enunzia una illimitata espropriazione senza alcuna indennità.
2.) consegna la loro sostanza ai corrispondenti Paesi.
3.) impone ai Paesi di impiegare i beni confiscati al vantaggio dei danneggiati per la guerra e l'inflazione e dei piccoli contadini (parcellatura dei grandi poderi).
Non <vi è> è bisogna<o di>4 dire, che questa soluzione sta in aperta opposizione alla legge naturale e cristiana ed alla Costituzione del Reich, e sa infatti del bolscevismo.
La proposta si era fatta nella forma di un "proposta di ammissione" ("Zulassungsantrag"). Se una tale proposta si presente al Ministero degli Interni del Reich sottoscritta da 5.000 cittadini che hanno diritto di votare, o dalla presidenza di una società, la quale conta almeno 100.000 membri che hanno diritto di votare e sostengono la detta proposta – quest'ultimo si verificò nel caso presente –, il Ministro deve iniziare il cosidetto "Volksbegehren" (richiesta del popolo), per il quale tutti i cittadini che hanno diritto di votare, possono chiedere, che la proposta di legge di cui si tratta, si sottoponga al plebiscito ("Volksentscheid"). Il "Volksbegehren" è pubblico, vuol dire: i partecipanti debbono indicare il nome, la professione e l'abitazione. Se un decimo di tutti quelli che hanno diritto di votare, partecipano al "Volksbegehren", il Governo del Reich è obbligato di presentare la proposta di legge, intorno alla quale si fece il "Volksbegehren", al Reichstag. Se il Reichstag accetta la proposta, l'intento plebi-
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scito è superfluo e perciò non ha luogo. Se però il Reichstag determina, interno all'oggetto di cui si tratta, una legge divergente dalla proposta del "Volksbegehren", il plebiscito deve decidere fra la legge emanata dal Reichstag e la proposta del "Volksbegehren" (Legge del Reich sul plebiscito del 27 Giugno 1921 = legge esecutiva degli articoli 73-76 della Costituzione del Reich: Reichsgesetzblatt 1921 Nr. 8186 pag. 790-796, 27.35.43.1,3; Costituzione art. 73,1; cf. più in giù pag. 16s.).
Il "Volksbegehren" è stato eseguito, e vi hanno partecipato non solamente 10% ma 31,8% = 12.523.939 di quelli che hanno diritto di votare: nella Sassonia 1.541.066 (popolazione totale 4.826.336), nella Prussia 7.553.631 (popolazione totale 37.309.502) nella Baviera 751.734 (popolazione totale 7.245.620), numeri caratteristici per la divergenza dei sentimenti nei diversi paesi (Germania Nr. 172 del 14 Aprile). A Berlino 53,4% di tutti quelli che hanno diritto di votare, parteciparono al "Volksbegehren" (Bayr. Kurier Nr. 87 del 28 Marzo).
Nella elezione per il Reichstag del 7 Dicembre 1924 le <i> voc<t>i5 dei Socialisti e dei Comunisti si6 ammontarono a 10.688.969. In conseguenza, se anche tutti i Socialisti e Comunisti che hanno diritto di votare, avessero partecipato al "Volksbegehren" – cosa che difficilmente si può supporre ed infatti non si suppone dalla stampa, perché si sa, che i partiti della sinistra vogliono risparmiare la loro piena forza ed energia per il plebiscito – rimarrebbero pure per gli altri Partiti ancora incirca due milioni di voci [sic].
Ed infatti si suppone, che la maggior parte dei Democratici ha votato nel "Volksbegehren".
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Al Centro, che conta 4,1 milioni di votanti, appartengono, secondo un calcolo congetturale, mezzo milione di quelli che hanno dato la voce al "Volksbegehren", e si distribuiscono approssimativamente nel modo seguente:
Prussia Orientale: nessuno
Slesia: pochissimi
Berlino: moltissimi (forse la maggioranza)
Westfalia-Nord: pochissimi
Westfalia-Sud: un pò più
Renania: un quarto di tutti i votanti del Partito (Coblenz e Düsseldorf-Est quasi nessuno).
Württemberg: pochissimi
Baden: la metà di tutti i votanti del partito
(Bayer. Kurier l.c.: articolo scritto oggettivamente).
Ai Partiti della destra: Deutsche Volkspartei e Deutsch-nationale Volkspartei si attribuiscono (secondo lo stesso articolo del Bayer. Kurier) parimenti un mezzo milione delle voci del "Volksbegehren". Berlino p.e. ha contribuito 272.000 voci di più delle voci dei Socialisti e Comunisti. In conseguenza, se nella città tutti gli uomini del Centro e del Partito Democratico, 162.000 in tutto, avessero votato – cosa che infatti non si è verificata – rimangono pure per la destra ancora 110.000 voci. Nei Collegi elettorali di Dresden-Bautzen, Leipzig e Chemnitz-Zwickau si debbono attribuire ai Partiti della destra almeno 220.000 voci. Anche nella Turingia debbono aver partecipato con una relativamente alta percentuale.
Se si domanda, perché la partecipazione al "Volksbegehren" dei Partiti della<i> media<zzo> e della destra sia stata così forte, si deve ancora premettere, che in tutti quei Partiti si era data la parola
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d'ordine di astenersi dal "Volksbegehren". Ciò si capisce da parte della Deutsche Volkspartei e della Deutsch-Nationale Volkspartei. Vale però perimenti per il Partito Democratico. Quando [sic] al Centro, la Frazione del Partito nel Reichstag aveva proclamato, che la legge di cui si tratta nel "Volksbegehren", sta in opposizione insolubile alla Costituzione del Reich, e che per ciò gli uomini del Partito dovrebbero assolutamente tralasciare di parteciparvi. La decisione del "Reichsausschuss der Deutschen Zentrumspartei" del 28 Marzo approvò senza restrizione il concetto della Frazione ed aggiun se, "che in questo difficile problema si deve trovare una soluzione, la quale d'<a>7 una parte rispetta<i>8 pienamente l'impoverimento generale del popolo tedesco e l'obbligo di tutti i connazionali di portar uniti le conseguenze della guerra perduta, d'altra parte ha <abbia>9 riguardo alla difesa della proprietà privata assicurata nella Costituzione ed ai principi cristiani. Il Reichsauschuss è convinto, che la Frazione mirerà con ogni energia ad effettuare al più presto possibile una soluzione corrispondente ad ambedue i bisogni" (Berliner Tageblatt Nr. 149 del 29 Marzo). Nel Baden il Prelato Dr. Schofer, Capo del Centro, aveva espressamente dato la parola d'ordine contro la partecipazione al "Volksbegehren".
Da parte delle autorità ecclesiastiche si erano pronunziati contro il "Volksbegehren" i Vescovi di Rottenburg, Würzburg e Passau. Mons. von  Keppler di Rottenburg diede una dichiarazione generale in cui dice, che noi cattolici non possiamo partecipare ad una così indegna azione. Quello di Würzburg si pronunziò intorno all'argomento in un quaresimale dicendo: "Se anche venissero angeli dal Cielo, e se venissero sacerdoti e Padri e dichiarassero, che sia a norma della morale cristiana cattolica di espropriare senza indennità i principi – ciò non è il vangelo di
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di [sic] Cristo" (Warmia Nr. 78 del 4 Aprile). Il Vescovo di Passau ha dato la seguente decisione <dichiarazione>10 autoritativa:
"In qualità di custode autorizzato m'incombe il dovere di dichiarare con ogni energia, che la partecipiazione a questo 'Volksbegehren' causa una colpa, anzi una colpa grave contro il settimo comandamento di Dio, se la partecipazione è premeditata. L'esecuzione di una tale richiesta sarebbe il primo passo verso l'abolizione generale della proprietà ed aprirebbe la via alla spogliazione delle chiese, delle istituzioni e fondazioni ecclesiastiche, come all'espropriazione arbitraria di ogni possesso privato, specialmente del cittadino e contadino. In forza della mia autorità vescovile proibisco perciò espressamente ogni partecipazione a questo 'Volksbegehren' ed ogni aiuto delle tendenze che si riferiscono a questo scopo, ed aspetto da tutti i fedeli cattolici della mia diocesi che non daranno la loro sottoscrizione a quest'azione o, se l'avessero data senza riflettere, la ritireranno" (Germania Nr. 123 del 14 Marzo).
È comune alle tre ammonizioni vescovili, che danno una norma negativa, diretta contro l'espropriazione senza alcun compenso – senza toccare la questione positiva, quanto cioè si debba aggiudicare alle Case principesche.
Se nonostante le ammonizioni menzionate una relativamente grande parte della media <dei partiti di mezzo>11 e della destra (dei cattolici approssimativamente 2 1/2%) hanno partecipato al "Volksbegehren", ne si debonno cercar<n>e12 i motivi nella ottusione delle coscienze riguardo al settimo comandamento in seguito agli immensi spostamenti di fortune per la guerra ed il dopo guerra, nell'agitazione e nelle pretese esorbitanti delle Case principesche, specialmente degli Hohenzollern, e ciò in un popolo scontentissimo per le proprie
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perdite di fortuna. L'ultima ragione è stata decisiva. Si poteva aspettare e si aspettava, che i principi rinunziassero spontaneamente ad una parte dei loro beni, parte corrispondente all'impoverimento generale. Sa<Av>rebbero così prevenuti ad <evitato>13 una proposta di legge come quella dei Socialisti, perché i capi stessi del Partito Socialista rifuggivano un pò dal pensiero di espropriazione senza compenso (cf. Vorwärts 10. Febbr.). Il contrario si è fatto, anzi non piccola parte delle pretese degli Hohenzollern è malfondata o semplicemente infondata anche dal punto di vista del nudo diritto privato (comunicazione privata di una alta impiegata versata nella materia). Si vuol <afferma> anche sapere14, che le ricchezze delle Case principesche dovessero per <in>15 parte servire alla propaganda monarchica. L'irritazione da ciò nata è grande e pericolosa. Essa si può caratterizzare colle seguente parole: "Noi abbiamo perduto quasi tutto per la guerra, la pace e l'inflazione. I principi vogliono riavere tutto fino all'ultimo centesimo, come se non si fosse avuta la guerra. Questo è ingiusto." (Dr. Alfred Friedmann, Der Kompromissantrag "Schulte u. Gen." und das "Volksbegehren". Offener Brief an Herrn Redakteur Paul Löbe, Präsident des Reichstags, (9. Febr. 1926, Berlin 1926, Selbstverlag, 2. Auflage S. 24).
Quella irritazione era ed è ancora padrone dell'opinione pubblica. Nel Centro le direttive dei Capi (Frazione ecc.) sono venute un pò tardi. La stampa del Partito, almeno quella dell'ala sinistra, ha indirettamente fatto un pò di propaganda per il "Volksbegehren" (cf. Articoli simili a quelli che si allegano nella supplica diretta al S. Padre). Anzi, alcuni centrali locali del Partito hanno dato una parola d'ordine divergente da quella della centrale suprema. Così la centrale di München-Gladbach [sic]: "La presidenza del Partito nel Reich non si è ancora decisa riguardo al 'Volksbegehren'.
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Perciò è lasciato al libero arbitrio dei singoli votanti d'iscriversi nelle liste". E la centrale di Berlino: "Raccomandiamo perciò, secondo libero arbitrio (nach freier Willensentschliessung), l'inscrizione nelle liste per il 'Volksbegehren'". ("Germania" N. 114). Il Presidente del Partito del Centro berlinese, Sig. Kellermann, dichiarò il 28 Marzo nella seduta del "Reichsausschuss der Zentrumspartei", che i delegati del Centro berlinese sarebbero stati forzati (überrannt) dai Windthorstbündler. Nella Baviera la partecipazione al "Volksbegehren" fu tanto esigua, perché l'accomodamento tra lo Stato e la Casa Wittelsbach è gia fatto, e ciò rispettando pienamente la presente condizione sociale e gli interessi dello Stato (Il Ministro Stützel in un discorso fatto a Traunstein il 28 Febbraio. "Bayr. Kurier" Nr. 64 del 5 Marzo). Da fonte attendibile sento anche, che infatti non pochi cattolici, pur rifiutando l'espropriazione senza compenso come immorale, hanno partecipato al "Volksbegehren", coll'espresso pensiero di non decidersi nello stesso – in opposizione al "Volksentscheid" – per quella espropriazione, ma di dare così una ferma monizione contro le esorbitanti pretese delle Case principesche ed i loro difensori <per aprire una via al compromesso, perché la destra cede soltanto alla paura del plebiscito.16
Non si può negare, che l'affare, visto da parte dei cattolici e del Centro, ha fatto in certo modo l'impressione di incertezza presso le autorità (almeno nel principio dell'azione) e di mancanza di unione fiduciale tra i Capi e la massa dei seguaci, sempre però tenendo fermo che tutt'al più 12% del Centro hanno votato nel "Volksbegehren". Caratteristico per quella incertezza è la risposta data dal Vescovo di Regensburg alla domanda, se sia <stato>17 lecito il partecipare al "Volksbegehren": "In tutte le azioni, così scrisse Mons. Henle, è decisiva la soggettiva coscienza <soggettiva>. Il giudizio però sta presso Iddio". ("Bei allen Handlungen kommt es auf den Gewissensstand-
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punkt an. Das Urteil aber steht bei Gott". La notizia si trovò prima nel "Berliner Tageblatt" del 15 Aprile, poi nella "Germania" Nr. 184 del 21 Aprile. Il Segretario del Vescovo, interpellato dalla "Katholische Korrespondenz", ha risposto, che la direttiva era data all individuale domanda, se la partecipazione al "Volksbegehren" sia stata lecita, che in conseguenza si trattava della coscienza soggettiva, non della moralità oggettiva dell'azione. Con tutto ciò la risposta del Vescovo sembrava al pubblico un pò strana.) Nella decisione<ichiarazione>18 del Vescovo di Passau si desidera - secondo quello che mi si dice - il riguardo alla irritazione certamente non ingiusta del popolo per la vaste pretese dei Principi. Una dichiarazione comune dei Vescovi, basata sul principio della equità verso le Case principesche ed i bisogni statali ed esprimendo<te> 19 piena intelligenza per la condizione sociale presente (nel senso della proclamazione del "Reichsausschuss der Deutschen Zentrumspartei" – cfr. pag. 8) avrebbe avuto20 ed avrebbe, al parere di molti, buon effetto. L'espressione di piena intelligenza per l'impoverimento generale – se è possibile coll'aggiunta, che le Case principesche stesse avrebbero dovuto avere molto più riguardo alla miseria del popolo – sarebbe in una tale dichiarazione assolutamente necessaria, altrimenti produrrebbe nei Partiti della sinistra e nella grande massa dei cattolici effetto sfavorevole (così Mons. Kaas).
3.
Per prevenire la vittoria della sinistra, 5 deputati della media, dal gremio del "Reichsausschuss" per l'indennizo dei Principi, hanno presentato un'altra soluzione della questione, il cosidetto "compromesso" (cfr. Allegato III ed i tre memoriali del Dr. Alfred Friedmann:
1) Der Gesetzentwurf der Demokraten über die "Fürstenabfindung".
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Ein Beitrag zum Schutz des Verfassungsrechts. Vertraulicher Brief, gerichtet an das Reichsgeneralsekretariat der Deutschen Zentrumspartei. Nur als Manuskript gedruckt. Berlin, 25. November 1925.
2) Fürsten "Abfindung" und Zuständigkeitsfrage? Ein Rechtsgutachten. Berlin – Leipzig 1926, Walter de Gruyter & Co. Das Gutachten ist datiert: 6. Jan. 1926.
3) Der Kompromissantrag "Schulte und Genossen" und das "Volksbegehren". Offener Brief gerichtet an Herrn Redakteur Paul Löbe, Präsident des Reichstags, 9. Februar 1926 – Berlin 1926. Selbstverlag. – 2. Auflage.)
Intorno ai principi su cui il compromesso è basato, notano i suoi autori:
§ 1. 1. Essendo i Paesi parte nella lite, il giudice sopra le parti deve essere il Reich.
2. Il tribunale speciale, per mezzo del quale il Reich agisce, è giustificato nella singolarità del caso. Questo è di carattere pubblico-privato, e si tratta di trasplantare [sic] le Case principesche, la cui antica condizione economica aveva senso soltanto nella monarchia, da questa alla repubblica. A tale scopo le norme dei tribunali ordinari non sono sufficienti.
§ 5. 1. Il principio, a norma di cui si distingue le proprietà privata dalla pubblica, è l'origine della medesima.
2. Però, in molti casi è impossibile di decidere tra proprietà privata e pubblica, perché essa risale in tempi, dove riguardo al Principe non si distingueva del tutto la proprietà privata dalla pubblica: perciò si forma la massa di controversia.
§§ 6-8. I riguardi che si debbono avere nella distribuzione, sono
1. l'uguaglianza civile dei membri delle Case principe-
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sche con tutti gli altri cittadini tedeschi (Costituzione art. 109 e 153), e la condizione sociale e storica delle Case principesche, le quale richiede un accomodamento degno. <(Infatti gli Hohenzollern riceverebbero per il compromesso 70-80 milioni M. oro in contanti e fondi stabili.)21
2. D'altra parte i bisogni dello Stato ed il bene pubblico. Né il sentimento soggettivo di diritto e giustizia nel popolo, né il bene pubblico oggettivo tollerano di adempiere tutte le pretese dei Principi. Così p.e. l'esistenza stessa della Turingia sarebbe messa in pericolo, se là si sciogliesse la questione a norma del nudo diritto civile. Il terreno di Sachsen-Sondershausen sarebbe esclusivamente proprietà del già regnante Principe. In tutto i Principi di Turingia fanno 25 processi contro lo Stato.
Si deve specialmente avere riguardo all'impoverimento generale.
Non si tratta solamente di una questione del diritto privato, ma si tratta di dare alle Case principesche quella condizione economica e sociale22 che è conciliabile colla nuova forma repubblicana del Reich e dei Paesi e colla misera situazione economica presente.
Per ciò si aggiunge agli altri principî quello di equità. La questione deve essere sciolta per accomodamenti equi (Billigkeitsausgleiche"). Sullo stesso principio di equità sono infatti basati anche tutti gli altri accomodamenti già conclusi tra Paesi i Principi, appunto in Baviera.
Friedmann, Der Kompromissantrag "Schulte und Genossen" pag. 20 si esprime così: "Unbeschadet der Zivilität und Freiheit soll jedes einzelne Mitglied aufhören Fürstenfamilienmitglied zu sein und Bürger zu werden, die Familie selbst jedoch sollte von dem Fürstengut in der Auseinandersetzung mit dem Staate an ihn so viel abgeben, wie es die freistaatliche Idee und die staatliche Leistungsfähigkeit erfordert, auf der anderen Seite so viel aber für ihre Mitglieder behalten, dass
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ihnen unter Berücksichtigung der allgemeinen wirtschaftlichen Lage des Volkes eine "würdige", d.h. dem Geschichtlichen angemessene Lebenshaltung ermöglicht wird".
Espropriazioni parziali, anche senza compenso da ciò risultanti sarebbero giustificate
1.) dinanzi alla Costituzione del Reich. L'articolo 153,2 dice: "Eine Enteignung kann nur zum Wohle der Allgemeinheit und auf gesetzlicher Grundlage vorgenommen werden. Sie erfolgt gegen angemessene Entschädigung, soweit nicht ein Reichsgesetz etwas anderes bestimmt. Wegen der Höhe der Entschädigung ist im Streitfalle der Rechtsweg bei den ordentlichen Gerichten offen zu halten, soweit Reichsgesetze nichts anderes bestimmen. Enteignung durch das Reich gegenüber Ländern, Gemeinden und gemeinnützigen Verbänden kann nur gegen Entschädigung erfolgen."
2.) Dinanzi alla morale cattolica: anche secondo questa il diritto di proprietà privata non è assoluto, ma limitato per il bene pubblico. Il benessere universale (das allgemeine Wohl) è la fonte, da cui procede la dimostrazione per il diritto di proprietà privata. Dove il possesso di singoli lede la giustizia universale e mette in pericolo il bene pubblico, non è ingiusto, anzi può essere obbligatorio di limitarlo. Ora, nel caso presente
a) d'una parte una soluzione non secondo le regole dell'equità, ma e norma del nudo concetto di proprietà assoluta, sembra alla grande maggioranza del popolo tedesco semplicemente ingiusta.
b) d'altra parte il compromesso sembra l'unica uscita per preservare il Reich da una crisi pericolosa dello Stato.
Né si dica, che come i Principi, così anche la Chiesa possa essere espropriata. La situazione è ben diversa. L'espropriazione parziale e moderata del compromesso è giustificata per il bene pub-
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blico e la nuova condizione sociale, ora puramente civile, delle Case principesche. La Chiesa al contrario ha compatito tutte le sciagure economiche, e serve coi suoi mezzi materiali immensamente al bene pubblico, come nei tempi passati, così anche oggi. I suoi impieghi non si sono diminuiti, ma anzi aumentati.
Gli altri paragrafi del compromesso mirano a contribuire alle due parti (il Paese e la casa principesca) ed ad eventuali terzi convenienti diritti materiali e giudiziari.
4.
Da parte dei cattolici, si è formalmente decisa contro il compromesso l'unione di nobili cattolici renano-westfalici (Der Rheinisch-Westfälische Verein katholischer Edelleute). L'Assemblea generale ordinaria tenutasi a Münster il 19 Marzo 1926 si è dichiarata nel modo seguente: "La nobilità [sic] cattolica renano-westfalica riconosce come nel progetto di legge del "Volksbegehren", così in decisioni essenziali del progetto del compromesso una indubitata e grave offesa contro il 7. e 10. comandamento e contro i fondamenti dell'ordine giuridico umano". Considerano la questione esclusivamente some questione di diritto privato, ed il diritto di proprietà come assoluto.
Il Partito tedesco-nazionale rifiuta il compromesso. Faranno lo stesso verosimilmente anche i cattolici nel medesimo. Però è da notare, che lo stesso Prof. Dr. Otto Fischer – Breslau – dice del problema dell'accomodamento tra i Principi e gli Stati, che "anche al benevolo offre difficoltà d'ogni genere" (Warmia del 14 Marzo).
La situazione momentanea si può delineare brevemente nel modo seguente:
1.) Il progetto di legge dei Socialisti e Comunisti non sarà
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accettato dal Reichstag. Si farà dunque il plebiscito in ogni caso (cfr. pag. 5s.). Se nel medesimo la maggioranza assoluta di quelli che hanno diritto di votare, cioè 20 milioni, votano per il progetto socialista, l'espropriazione senza compenso si farà (cfr. § 21,3 della legge sul plebiscito e Costituzione del Reich art. 76,1,4). Bisogna proporre al popolo prima del plebiscito una soluzione equa. Altrimenti è <forse>23 da temere, che i 7 1/2 milioni di voci mancanti ancora al progetto socialista si trovino, essendo l'irritazione grande ed il plebiscito – in opposizione al "Volksbegehren" – segreto (6 della legge summenzionata).
2.) Il compromesso è l'estremo che da parte delle Case principesche si può sperare. Se si trova la maggioranza richiesta nel Reichtag [sic] (forse si richiedono 2/3 delle voci presenti, le quali da parte loro debbono essere 2/3 del numero assoluto dei deputati, perché secondo il parere del Governo si tratta di un mutamento della Costituzione), sarà verosimilmente presentata al plebiscito insieme col progetto socialista. In tal caso si potrebbe sperare, che la maggioranza voterà per il compromesso. Ciò nonostante si rifiuta dalle medesime Case principesche e dalla destra (ala destra della "Volkspartei" e la "Deutschnat. Volkspartei"). Anzi sembra oggi che non c'è più speranza di trovare il numero di voci richiesto per il compromesso.
3.) In queste circostanze i Democratici hanno presentato un progetto di mutamento della proposta socialista. Secondo questo si fa l'espropriazione senza compenso, ma sarà lasciato al parere dei Paesi, di dare ai Principi per via di grazia ("auf dem Gnadenweg") una rendita annuale. Il progetto dovrebbe essere presentato al plebiscito insieme colla proposta socialista. Da fonte attendibile si sente, che i Socialisti saranno d'accordo. Non sarà troppo difficile di guadagnare gran parte del popolo a questa soluzione.
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20"Una dichiarazione ... avrebbe avuto" hds. in roter Farbe am linken Seitenrand angestrichen, vermutlich vom Empfänger.
21Hds. eingefügt von Leiber.
22An dieser Stelle am linken Seitenrand hds. von unbekannter Hand notiert: "!".
23Hds. eingefügt von Leiber.
Empfohlene Zitierweise
Leiber SJ, Robert, Sulla proposta di espropriazione senza indennità delle Case principesche tedesche per un plebiscito e la cosidetta proposta di compromesso, [Berlin] vom vor dem 30. April 1926, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 19182, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/19182. Letzter Zugriff am: 27.11.2024.
Online seit 29.01.2018.