Betreff
Rapporti fra Chiesa e Stato nel Baden
Col mio rispettoso Rapporto N. 34632 del 19 Febbraio p.p. mi
feci un dovere di riferire all'E.V.R. circa un colloquio da me avuto col Sig. Trunk,
Presidente dello Stato del Baden, relativamente al ad
un nuovo ordinamento dei rapporti fra Chiesa e Stato.in quel Paese. Da esso avevo avuto l'impressione che non
f [era] impossibileche non era improbabile la conclusione di un Concordato, il quale
assicurasse in modo stabile e favorevole la situazione ecclesiastica in quel Paese.
Di
detto colloquio ebbe notiziasentore il Revmo Mons. Fritz, Arcivescovo di Friburgo, il quale
riuscì ad avere
per mezzo del summenzioper ad ottenerene
per una relazione – non so se del tutto esatta – per mezzo di
Mons. Schofer, Capo del partito del Centro nel Baden,(cui appartiene anche il summenzionato Presidente.) una relazione. In seguito a ciò il prelodato Arcivescovo mi scrisse
chiedendomi di avere conmeco
una una conferenza, che venne fissata edvenne infatti
venne fissata perebbe in realtà luogo ieri alle ore 11.
Mons. Fritz
cominciò col farmi una esposizione per oltre un'ora ed un quarto una detta
particolareggiata esposizione delle condizioni231v
politico-ecclesiastiche nel Baden. Parlò della Costituzione di
quello Stato, dei vari partiti politici,nel Landtag, dell'attuale Gabinetto,coalizione governativa, delle prestazioni finanziarie, del nuovo
progetto di legge sull'amministrazione dei beni ecclesiastici, della questione scolastica,
ecc., svolgendo più ampiamente quanto già egli aveva già in sostanza riferito in
altre occasioni, e soprattutto nella recente sua lettera del 30 Gennaio c.a., da me
trasmessa all'E.V. coll'ossequioso Rapporto N. 34579 del 9 Febbraio u.s.
Accennando all'idea della conclusione di un Concordato, egli lo disse senza senza ambagidesignò apertamentequasi
quasicome senza oggetto né scopo, ed anzi
piuttosto dannoso che utile. Tutto è regolato o sta per essere
regolato ottimamente grazie alle sue premure ed alle sue trattative colcon quel Governo., ad es. intorno all'anzidetto progetto di
legge Quanto alla questione scolastica è impossibile (affermò) di trattarneordinarla in un Concordato. Il discutere lei vari punti delle prestazioni finanziarie dello Stato alla Chiesa
metterebbe le medesime in
pericolo
dubbio solleverebbe pericolosi dibattiti e controversie. Del resto (egli aggiunse) Roma si lasciò ingannare nelle trattative che
precedettero, con questlele antiche Bolle di circoscrizione; con questo, in verità non troppo
riconoscente, rilievo ripagò
il menzionatoMons. Fritzegli ripagò le incessanti cure della S. Sede,
ed234r
in particolare del grande Cardinale Consalvi, per il bene
delle Chiese
del Rdella provinciadelle diocesi della provincia ecclesiastica del Reno superiore in
quella occasionequel difficile periodo. – Ad assicurare la libera amministrazione dei
beni ecclesiastici <(egli proseguì)> provvederà la legge, il cui progetto, da lui
negoziato col Governo, [e] che era trovavasi unito alla succitata lettera
del 30 Gennaio. FinalmenteInfineanche la provvista delle dio degli offici ecclesiastici ha
luogo attualmente in modo perfetto e l'Arcivescovo di Friburgo viene eletto dal Capitolo
senza ingerenze del Governomente, sempre a parere di Mons. Fritz, in modo perfetto:
il Governo non si ingerisce nella elezione dell'Arcivescovo, che viene fatta dal Capitolo;
il Decanato, i Canonicati ed i Vicariati nella Chiesa metropolitana vengonosono pacificamene e senza intervento
governativo conferiti a norma della Bolla Ad Dominici gregis custodiam
dell'11 Aprile 1827. Lo Stato ha rinunziato <pure> al patronato
delle parrocchie; Mons. Arcivescovo ha continuato <tuttavia> invece ad
ammettere (non so con <in virtù di> quale autorizzazione), sebbene con
cautele e riserve, la presentazione <da parte> di alcuni Principi<,> del
Baden,quantunque non consti, almeno con certe sia dubbiao
la il fondamento canonico del relativo giuspatronato. Mons. Fritz dimostrò in tutto il suo discorso mostrò
quasi di credersi quasiin certo modo (sit venia verbo) il Papa nella sua archidiocesi:
oltre queial Romano Pontefice èrimarrebbe, si può dire, soltanto perdi dare benedizioni, conferire croci ed decor altre
onorificenze, spedire nei modi d'uso le Bolle per la nomina dell'Arcivescovo, alla cui
elezione Egli non ha avutoavuto alcuna parte.
Dopo di aver
pazientemente ascoltato la interminabile ed in gran parte inutile esposizione di Mons.
Fritz, mi vidi nella ben penosa necessità di richiamarlo
cortesemente ad una più chiara visione della limitatadeilla limitatiapoteripotestàvescovilie e dei234v
superiori diritti della S. Sede. Pur riconoscendo volentieri i vantaggi ottenuti,Ddissi che l'attuale
questionela presente vertenza è una questione di principio, che oltrepassa di
gran lunga i limiti del confini del Baden, come apparisce anche dalla recentissima
Lettera di Sua Santità all'E.V. intorno alla legislazione ecclesiastica in Italia; che il
regolamento dei rapporti fra Chiesa e Stato è di esclusiva competenza della S. Sede;
che, a mio umile avviso, la conclusione di un Concordato col Baden sarebbe ben possibile,
adoperando la dovuta circospezione e le necessarie cautele nella formulazione dei relativi
articoli; che anzi se sarà il Baden è lo Stato in Germania, dopo la Baviera, ove tale
possibilità è maggiore, per essere il Centro il partito numericamente più forte in quel
Landtag, quantunque (come, in del resto, anche il partito popolare
bavarese) non abbia la maggioranza assoluta. Aggiunsi che, se, malgrado ciò,nondimeno, il Governo (avrei dovuto dire più est esattamente:
l'Arcivescovo) non intende di concludere un Concordato, non rimane
altra soluzione se non che la S. Sede
rimarrebbe resterebbe alla S. Sede, come mi constava anche da
<anche> altresì da istruzioni recentissime <testé
pervenutemi> (cfr. cifrato N. 12 del 17 Febbraio p.p.), se non
didichiariare vigente per la provvista degli offici ecclesiastici
nell'Archidiocesi di232r
Friburgo il diritto comune.
Anche Mons. Fritz non ha potuto negare che ciò nontale provvedimento non metterebbe in serio pericol pericolo
le prestazioni finanziarie dello Stato; il che conferma che ciò sembrami confermare
che i timori, da lui ripetutamentepiù volte espressi al riguardo, e ripetuti nella istanza indirizzata
al S. Padre in data del 2 Dicembre 1925, non erano se non un puro pretesto per
ottenere dalla S. Sede il mantenimento del diritto della elezione capitolare
dell'Arcivescovo e dell'antico modo di provvista del Decanato, dei Canonicati e dei
Vicariati.
Mons. Fritz replicò che, trattandosi di argomento assai grave, desiderava di
riflettervi ancora alla cosa e che avrebbeinvierebbe poi inviato al
S. Padre un Esposto,sulla materia, di cui mi incomunicherebbetrasmetterebbecopia;.Mi ringraziò infine delle comunicazioni fattegli e concluse - conludendo
e concluse- malmalgrado tutto - che si sarebbe sottomesso al giudizio
della S. Sede.
Chinato
231r, oben mittig hds. von unbekannter Hand,
vermutlich von einem Nuntiaturangestellten, notiert: "C".
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 06. März 1926, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 20119, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/20119. Letzter Zugriff am: 24.11.2024.