Dokument-Nr. 7190
Erzberger, Matthias: Il Segretario di Stato von Kühlmann parla nella Giunta principale del Reichstag sui negoziati di Brest-Litowsk, 31. Januar 1918
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Nel suo discorso tenuto davanti alla Giunta principale del
Reichstag il 25 gennaio, il Segretario di Stato agli Esteri, dottor von Kühlmann, fece
una relazione sui negoziati di pace svoltisi a Brest-Litowsk.Anzitutto e in brevi tratti, fece la storia della politica tedesca rappresentata a Brest-Litowsk e ne spiegò i caratteri fondamentali. Il Segretario di Stato si partì dal concetto difeso dagli organi della stampa tedesca, che, cioè, i plenipotenziari delle Potenze Centrali a Brest-Litowsk avessero fatto una politica di loro capriccio, tanto per corrispondere ai bisogni del momento. Questo concetto fu rigettato dal Segretario di Stato il quale osservò che l'origine della politica da lui rappresentata risale molto addietro ed è organicamente in rapporto colla creazione d'una Polonia autonoma. La politica che, per la Germania, fissò un interesse speciale negli Stati di confine occidentale dell'ex-Impero russo, Curlandia, Lituania e Polonia, fu tracciata – continuò il Segretario di Stato – una volta per sempre nella primavera del 1917 al tempo del Cancelliere Bethmann-Hollweg. Quando egli (Kühlmann) nel luglio 1917 salì al Segretariato di Stato degli Esteri, la politica tedesca riguardo alla Curlandia, Polonia e Lituania era già stabilita. Il conte Hertling dichiarò a suo tempo di esser pronto, in principio, ad entrare in negoziati colla Russia sulla base del radiotelegramma russo diretto a tutti i belligeranti, e oltre a ciò pronto ad accettare in quanto alla Polonia, alla Lituania e alla Curlandia la politica del diritto dei popoli di governarsi da se stessi. Per queste ragioni non si doveva dare un eccessivo valore, come spesso avviene
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nelle cose di Stato, all'iniziativa
personale e alla libertà dei negoziatori a Brest-Litowsìc, né, d'altra parte, valutare al
disotto del giusto la continuità della politica, le limitazioni e le condizioni prescritte
da quello che ormai era già stato fatto e creato.L'attività svolta a Brest-Litowsk dai plenipotenziari dovette essere suddivisa in due parti nettamente distinte. Secondo il radiotelegramma diretto "a tutte" le belligeranti, i negoziati colla Russia, si dovevano anzitutto tenere al tema della pace generale. La Russia legata dal suo passato Governo al patto di Londra, dovette per prima cosa proporre una pace generale, per poter reclamare libera mano per una pace separata, sol quando la prima proposta fosse stata rigettata dai suoi alleati. Per questo avemmo il termine di 10 giorni durante il quale le Potenze dell'Intesa avrebbero dovuto risolversi di entrare a far parte nella discussione di una pace generale. La Nota del 25 settembre doveva prender partito dinanzi alle proposte formulate dai Russi per una pace generale. Per non lasciar passare inutilmente il termine di 10 giorni, per disporre il lavoro preparatorio per i negoziati intesi ad una pace separata, i plenipotenziari delle Potenze Centrali si incontrarono il 26 decembre con quelli russi, per parlare, senza impegno veruno né da una parte né dall'altra, di una eventuale pace separata. In questi colloqui i russi avanzarono la questione dello sgombro e quella degli Stati occidentali ai confini. Entrambe le parti accettarono le formule su tali questioni, come base per i consigli futuri. In tal modo sorse la tanto discussa formula del 27 decembre, la quale, sebbene non sia un documento ufficiale, è stata messa in contrasto colla Nota del 25. I due documen-
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ti, però, non si contraddicono affatto, ma sono
sorti con logica e necessità assolute, dal discorso programmatico del Cancelliere, nel quale
questi dichiarò di esser pronto a discutere l'offerta russa e il principio dell'applicazione
del diritto di governarsi da sé agli Stati al confine occidentale della Russia. Il signor
von Kühlmann confrontò i due documenti a due sezioni d'anello che dicono perfettamente l'una coll'altra.La seconda fase dei negoziati, iniziata trascorso il termine dato all'Intesa, comprendeva la discussione dei punti di vista russi e delle Potenze Centrali fissati nella formula. In questa fase i plenipotenziari russi cambiarono completamente il loro contegno e l'atmosfera resultò del tutto diversa. Le relazioni personali passate fino a quel momento fra tutti i signori della delegazione russa e tutti i signori delle delegazioni delle Potenze Centrali (i plenipotenziari delle due parti si recavano, per esempio, a mangiare assieme) cessarono immediatamente dopo l'arrivo di Trotzki come capo della delegazione russa. I Russi si appartarono in modo radicalissimo e non lasciarono nemmeno che avessero luogo discussioni private. Sempre più si manifestò, da parte russa, la tendenza di raggiungere vantaggi tattici, conquistare punti che si prestavano benissimo per esser divulgati all'estero con fine agitatorio. L'intento di fare proposte pratiche per ottenere l'avvicinamento e resultati reali, venne, da quel momento, completamente a sparire da parte dei Russi.
Il signor von Kühlmann passò, quindi, a lumeggiare le probabilità dell'imminente proseguimento dei negoziati a Brest-Litowsk. Anzitutto richiamò l'attenzione sullo stato di cose in Russia, rilevando la grande differenza fra la
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Russia dello Zar e quella odierna. La Russia dello Zar
era, ormai da anni, talmente impregnata di elementi rivoluzionari che la guerra non fu per
la Russia che una via d'uscita, decisa per stornare, con una grande guerra contro l'Estero,
la tensione di tutti gli scontenti. L'unità dell'Impero dello Zar, mantenuta con grandissima
fatica, è crollata in virtù delle sconfitte che hanno fatto della guerra scelta dalla Russia
un vero fallimento. I singoli popoli della Russia, nient'affatto assorbiti dalla Russia
stessa in tant'anni di schiavitù, si sono separati; il mastodontico Impero comincia a
decomporsi in un numero di Repubbliche nazionali (Finlandia, Ucraina, le Repubbliche nella
Crimea e nel Caucaso, la grande repubblica intorno a Pietroburgo). Alla dinamite
nazionalistica si aggiungono elementi sociali con germi di decomposizione; e questi elementi
sciolgono i singoli corpi nazionalistici separati nelle loro varie parti secondarie. Questo
lo si può constatare in Finlandia, dove la Repubblica vien minata dagli intrighi
bolscevistici; inoltre nell'Ucraina dove si hanno gli stessi avvenimenti. Tutto il corpo
della Russia è passato allo stato di fermentazione, e tutto fa prevedere che questo processo
di decomposizione abbia a durare molto tempo.Con tutto ciò e quanto i negoziati di pace colla Finlandia ed anche colla Ucraina hanno probabilità di successo.
Le divergenze colla delegazione bolscevistica riguardavano principalmente i particolari sul modo di dare ai popoli il diritto di governarsi da sé. Questo diritto non è una scoperta del tutto moderna, ma fu applicato già nel 1866 da Bismarck in un paragrafo della pace di Praga allo Schleswig-Holstein. Per procedere, però, alla sua effettuazione,
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non vi è né un diritto europeo né un
diritto consuetudinario. Esso dovrà ricevere forma definitiva basandosi su quello fin qui
esistente. Ma i Russi domandano che, in quanto agli Stati ai confini orientali tedeschi,
venga completamente messo da parte quello che esisteva sin qui, per edificare poi in aria. A
ragione il signor von Kühlmann domanda ai Russi da quale legittimazione essi fan derivare il
diritto di creare qualche cosa nell'aria; e dove è specificato e detto che cosa di buono si
debba mettere sul vuoto. Nessuno può dire qual sarebbe la vera ed unica ricetta per gli
Stati che sopra, politicamente atrofizzati per colpa del dominio dello Zar. Ciò che ancora
esiste deve servir di base all'ulteriore costruzione per poter dir, così, con pura coscienza
dopo il lento sviluppo su base storica sarà compiuta. Questa è veramente l'espressione della
stragrande maggioranza del popolo. La storia ci insegna che la volontà nazionale di un
popolo vien formata ed espressa all'inizio – quando lo sviluppo nazionale trovasi, per così
dire, nell'età della sua fanciullezza – da un piccolo numero di uomini eminenti per
intelletto; di capi ardenti di patriottismo. La grande massa del popolo li segue lentamente.
È un fatto indubbio che certi elementi hanno, sia per censo, sia per istruzione e
tradizione, una straordinaria influenza su questi paesi e furono considerati sin qui come
autorizzati a parlare in nome dei paesi stessi. I Consigli di questi paesi hanno ormai
espresso la loro opinione, e le Potenze Centrali domandano che di quest'opinione sia tenuta,
per lo meno, una considerazione presuntiva. Ma la questione non è di decisiva importanza. Si
tratta anzitutto di questo: che i negoziatori tedeschi si accordino col signor Trotzki sulle
modalità della votazione finale; la questione del
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rattere presuntivo delle votazioni che hanno avuto luogo
sin qui può rimanere allora aperta. I negoziatori russi potrebbero rimaner fedeli al loro
punto di vista e quelli tedeschi al loro; ciò non cambierebbe nulla al risultato definitivo.
Una riunione deliberativa su larga base, è una forma molto più adattata del
referendum. I negoziatori russi erano prima di questa opinione, ma poi l'hanno
mutata, comunque il signor von Kühlmann non crede che i negoziati abbiano a fallire per una
tale questione.Il Segretario di Stato agli Esteri parlò quindi delle difficoltà che incontrano i negoziati. Richiamò l'attenzione sul novum consistente in questo: che non soltanto le relazioni delle sedute vengono rese in pubblica ragione, ma che ogni singolo colloquio, anche se confidenziale, viene stenografato e, senza che nemmeno l'oratore abbia l'occasione di riveder lo stenogramma, divulgato in tutto l'orbe. Richiamò l'attenzione sulla necessità del ritegno della stampa e delle singole opinioni mentre i plenipotenziari trovansi in grave lotta politica cogli attuali nemici. Dedicò, quindi, alcune parole alla questione della rappresentanza del Supremo Comando dell'esercito nella delegazione della pace. Le conclusioni di pace passate furono, generalmente, brevi e decise con un solo avversario. Autorità militari, statisti responsabili e la Corona, vennero a trovarsi generalmente in un luogo, spesso persino sotto il medesimo tetto, e potevano discutere sul da farsi in qualsiasi ora della giornata. La situazione attuale è profondamente diversa. Oggi è risultata la necessità di negoziare la pace in una lontana fortezza della Russia mentre in occidente infuria la guerra, la quale domanda per sé tutta la forza del Supremo Co-
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mando dell'esercito. Questi
negoziati non possono essere condotti a termine senza che il Supremo Comando dell'esercito
sia almeno rappresentato da un suo plenipotenziario. Le questioni militari e politiche si
presentano quasi sempre unite, e se per risolverle si dovesse ricorrere soltanto al
telegrafo o al telefono, i negoziati sarebbero resi così difficili da dirsi assolutamente
impossibili. Per queste ragioni è assolutamente necessario uno stretto e continuo contatto
con un fiduciario del Supremo Comando; ed è altresì necessario che questo fiduciario
partecipi ai negoziati. Il rappresentante del Supremo Comando può prendere parte al
dibattito solo se d'accordo col direttore politico; ciò che fa rimanere inalterata la
responsabilità spettante alla direzione politica.In quanto alle prospettive per il futuro, il Segretario di Stato espresse la speranza che si addivenga presto ad una conclusione di pace con la Finlandia e l'Ucraina. In quanto al Governo di Pietroburgo dipende per la maggior parte dalla volontà di Trotzki e di Lenin, che si venga alla conclusione della pace. Il Segretario di Stato invitò i deputati a persuadersi che il Cancelliere e lui non hanno altro desiderio né altra bramosia che quella di dare al popolo tedesco la pace in Oriente. La conclusione di pace coll'Ucraina renderebbe impossibile che anche la Rumenia si potesse tenere più oltre lontana dal desiderio di pace delle Potenze
Centrali.
I rapporti fra Germania ed Austria-Ungheria formano la base fondamentale e la pietra angolare della diplomazia delle Potenze Centrali. L'Austria-Ungheria nelle lotte e nei negoziati diplomatici è sempre rimasta lealmente fedele
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a fianco della Germania e vi rimarrà pure lealmente anche
in avvenire. Il Segretario di Stato disse, marcando le parole, che non avrebbe mai steso la
mano ad una politica che in qualsivoglia modo avrebbe potuto allentare fra la Germania e
l'Austria-Ungheria la stretta e sacra fratellanza d'armi, la cordiale amicizia e la comune
civiltà.Il Segretario di Stato chiuse il suo discorso con un appello alla stampa di contribuire a che all'estero si sappia che la maggioranza del Reichstag appoggia compatta la politica del Governo.
Alla fine del grande dibattito politico nella Giunta principale del Reichstag, il Segretario di Stato prese ancora una volta la parola.
Rivolto al conte Westarp, – che, nella sua qualità di oratore dei conservatori, aveva rimproverato ai plenipotenziari di Brest-Litowsk di non difendere il punto di vista delle annessioni e difeso la presa di possesso in base ai successi militari ottenuti, – il signor von Kühlmann obiettò acutamente che la difesa di un siffatto punto di vista era, sin dal principio, impossibile per l'attuale Governo dell'Impero, dati i suoi principì e tutto il suo passato. La via che la politica del Governo percorre, è ben ponderata; è l'unica via nella quale si possono accordare i principì del Governo in modo armonico e completo. Il Segretario di Stato diede, così, una ripulsa decisa e non ambigua ai seguaci della politica basata sulla forza.
Passando a rispondere al deputato von Gamp, il Segretario di Stato confermò che le condizioni di pace in Oriente furono discusse, fin dall'inizio dei negoziati, anche
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col Supremo Comando dell'esercito; e
dalla discussione non risultò alcuna notevole diversità di opinione.Passando alle osservazioni del deputato Ledebour, il Segretario di Stato dichiarò che la Repubblica della Rada ucraina a Kieff è stata riconosciuta quale Repubblica indipendente tanto dai Bolscevichi come dalle Potenze Centrali. Da quel momento la rappresentanza di questa Repubblica ai negoziati di pace era ammissibile dal punto di vista internazionale. Finché i Bolscevichi sperarono che la deputazione ucraina Rada si presentasse per portare ad essi un aiuto diplomatico, non opposero difficoltà; ma quando videro che gli Ucraini se ne andavano per la loro via, intenti ai loro scopi nazionali ucraini, si ebbe allora un voltafaccia e i Bolscevichi cominciarono a protestare contro la libera attività diplomatica dell'Ucraina.
Le Potenze Centrali eran pronte per principio di ammettere ancora rappresentanti della Polonia, della Lituania e della Curlandia. Pretendevano soltanto che Trotzki si mettesse dal punto di vista, logico e inevitabile, di ammettere ai negoziati anche rappresentanti dei corpi statali ormai esistenti. Ma Trotzki, appena intese le prime battute, diede subito il controvapore. Non le Potenze Centrali, ma la delegazione russa è colpevole che una tale questione non sia ancora risolta. Quando la delegazione russa condividerà il punto di vista che si tratta di rappresentanti di corpi statali con volontà propria, allora le Potenze Centrali riprenderanno in mano la questione per trattarla praticamente.
Riferendosi alle parole del deputato David – che il corpo rappresentativa della Lituania, per la cui composi-
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zione la Germania è
completamente responsabile, sia l'unico corvo rappresentativo composto davvero con
intendimenti onesti e ragionevoli; e che in verità esiste una rappresentanza del popolo
lituano con tutti i suoi strati e tutte le sue correnti – il Segretario di Stato pregò
l'on. David a confidare che le autorità tedesche avrebbero lavorato anche altrove in
quel senso e su quelle basi da prendersi in considerazione per la composizione del corpo
rappresentativo lituano.La Germania non ha l'intenzione di aspettare assolutamente fino alla fine della guerra, per procedere all'allargamento degli altri corpi rappresentativi esistenti. Il Segretario di Stato promette di gettare sulla bilancia tutta la sua influenza per fare fin d'ora tutto il suo possibile, conclusa che sia la pace colla Russia e nei limiti conciliabili colle necessità militari, perché questo allargamento venga effettuato anche durante la guerra.
Al deputato Naumann, che aveva detto agire i Bolscevichi in buona fede, il Segretario di Stato rispose ripetendo una parola detta da Trotzki stesso nella discussione: "Il nostro Governo non si basa ad altro che sulla forza". I Bolscevichi – continuò il Segretario di Stato – si appoggiano esclusivamente sulla forza brutale. I loro argomenti sono i cannoni e le mitragliatrici. Diversità d'opinioni fra loro e altre correnti vengono tolte di mezzo nel modo più radicale e più soddisfacente; colla soppressione, cioè, dell'avversario. I Bolscevichi predicano bene, ma, in pratica, razzolano ben diversamente. Essi hanno riconosciuto solennemente la Repubblica finlandese, ma quando si tratta di mandare rappresentanti oppongono grandi difficoltà.
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La soldatesca bolscevica ha inaugurato in Finlandia il dominio della violenza, peggiore di quello che vigeva ai tempi dello Zar. La principale preparazione all'Assemblea Costituente, annunciata con grande pompa dai Bolscevichi, fu che due incrociatori si piazzassero davanti al Palazzo della Tauride e spianassero verso le finestre del palazzo i loro cannoni pronti a far fuoco. Visto che un tale argomento non operava l'effetto voluto, i membri della Costituente furono rimandati a casa in mezzo alle baionette.
In quanto alla soluzione della questione polacca, i preliminari fra la Germania e l'Austria-Ungheria sono stati iniziati da molti mesi ma non son giunti ad uno stato da poter dare notizie precise. Quello che il conte Czernin ha detto della Polonia, può esser detto ancora per la Curlandia e la Lituania. La Germania nutre la medesima fiducia verso la forza d'attrazione del grande e libero Stato tedesco su questi popoli, e la politica tedesca non ricorrerà giammai, in nessun caso, a grette pressioni poliziesche o a simili mezzi, i quali, secondo l'opinione del Segretario di Stato, ottengono tutto l'opposto di quello che egli desidera; cioè un rapporto libero, sincero ed amichevole fra la Germanio e questi popoli.
Al pari che coll'Austria-Ungheria, la Germania si manterrà compatta, nei negoziati di pace e sempre, anche colla Turchia e la Bulgaria.
Il Segretario di Stato non ha opinione assolutamente ottimista sulla volontà di pace di Trotzki. Egli non vuol negare, è vero, qualsiasi volontà di pace, ma ha motivo di temere che i Bolscevisti facciano un'altra politica che molto si discosta da quella mirante ad una franca ed onesta conclu-
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sione della pace; una politica, cioè, di carattere
social-rivoluzionario contro – come dicono i Bolscevichi – i "Governi borghesi delle Potenze
Centrali".Il Segretario di Stato conclude dicendo che la seria volontà di pace che trova la sua più alta espressione nel Governo tedesco, indurrà i negoziatori tedeschi a proseguire anche in avvenire con grande obiettività e pazienza per quella via che deve condurre ad una pace ragionevole ed onorata. Egli ha avuto l'impressione, e questa impressione esprime con riconoscenza, che il dibattito nel Reichstag abbia dato ai plenipotenziari di pace una base più forte e più larga di quel che non fosse prima il caso.
Che il Segretario di Stato von Kühlmann si ebbe realmente l'approvazione per la sua politica da parte della Giunta principale del Reichstag, risulta dalle seguenti parole che il Presidente della Giunta principale, l'on. Fehrenbach, deputato del Centro, pronunciò infine della seduta:
"Il Segretario di Stato deve essersi convinto dal risultato delle nostre discussioni che la grande maggioranza del Reichstag approva vivamente i suoi sforzi per la pace. Egli può essere specialmente persuaso che la stretta unione coll'Austria-Ungheria da lui proclamata incontra la nostra piena approvazione. Il signor von Kühlmann ha detto che la più seria volontà di pace trova la sua più alta espressione nella politica tedesca. Il conte Czernin ha espresso il medesimo pensiero in quanto alla politica austro-ungarese. La concordanza con questi scopi dei loro Governi è risultata chiaramente ed esattamente dai negoziati delle delegazioni e dal dibattito nella nostra Giunta. Che questa volontà raggiunga il successo e la speran-
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za si concreti, è il desiderio di tutti noi.
(Vivissimi applausi).