Dokument-Nr. 20123
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
Rom, 10. April 1926

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
Trattative concordatarie colla Prussia
Dopo lunghi indugi il Governo prussiano si è finalmente indotto ad iniziare le trattative per un nuovo Concordato colla S. Sede.
Il Sig. Ministro del Culto, Prof. Dr  Becker, volle inaugurarle con un pranzo ufficiale dato in mio onore la sera di Giovedì 25 Marzo p.p., al quale furono invitati, oltre il Consigliere della Nunziatura, vari Ministri di Prussia, Segretari di Stato, Direttori e Consiglieri ministeriali delle Sezioni interessate alle questioni concordatarie, Mons. Kaas, Deputato al Reichstag, il Dr  Heyer, Professore di diritto nell'Università di Breslavia, distaccato per le trattative anzidette, ecc.
Il Sabato seguente, 27 s.m., ebbe luogo dalle 11 antim. alle 12 ½ la prima conferenza, a cui, oltre l'umile sottoscritto,
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intervennero, da parte del Governo prussiano, il menzionato Ministro del Culto, il Segretario di Stato Dr  Lammers, il Direttore ministeriale Sig. Trendelenburg, ed il suddetto Prof. Heyer. Non essendosi potuto in essa esaurire tutta la materia, una seconda riunione fu tenuta il Mercoledì successivo, 31 s.m., dalle 11 antim. all'1 e ¼. Affinché all'E.V.R. riesca più chiaro l'andamento della discussione, non sarà forse superfluo di dipingere indicare brevemente il carattere dei Signori, che vi presero parte. Il Ministro del Culto, Professore per gli studi orientali nella Università di Berlino, sebbene nato di confessione protestante (in Francoforte sul Meno), è completamente areligioso ed appartiene al partito democratico; di forme cortesi e corrette, è colto, intelligente ed assai scaltro. Nella questione del Concordato, che egli afferma di essere [veramente] desideroso di condurre a fine, egli è mosso unicamente da necessità di ordine politico; durante la
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discussione si è mostrato abbastanza ragionevole ed oggettivo. - Il Segretario di Stato Dr  Lammers è cattolico sincero; nelle suaccennate discussioni egli prese raramente la parola, ma sempre in buon senso e per appoggiare il mio punto di vista; egli cerca di far valere gl'interessi della Chiesa nelle sedute interne del Ministero, preparatorie delle conferenze che hanno poi luogo col Rappresentante della S. Sede. - Legato ai circoli "evangelici" fanatici, e di intelligenza ristretta od almeno unilaterale è invece il Direttore ministeriale Trendelenburg, il quale parlò molto nelle discussioni e sempre per avanzare le proposte meno accettabili o per affermare che ai protestanti riuscirebbe intollerabile questa o quella disposizione a vantaggio dei cattolici. - Il Prof. Heyer, infine, mi era stato rappresentato come cattolico del tutto sicuro; pur troppo, però, sino ad ora, però, non ha dimostrato premura che per gl'interessi dello Stato ed ha appoggiato, in unione col Trendelenburg, varie delle anzidette inammissibili proposte.
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Il Sig. Ministro del Culto aprì le conferenze esponendo alcune considerazioni generali, le quali si trovano riprodotte nell'Appunto o Promemoria non impegnativo, che qui unito compio il dovere di rimettere all'E.V. insieme alla traduzione italiana (Allegati I e II). Detto Appunto fu redatto dal Ministero del Culto dietro mia preghiera e mi venne consegnato dal Signor Trendelenburg il giorno della mia partenza per Roma, 7 corrente. In esso si dipingono le gravissime e molteplici difficoltà, che ebbe il problema nella Prussia, in maggioranza protestante, offre il problema del Concordato e che derivano sia dalla situazione parlamentare, sia dalle circostanze di ordine nazionale (Polonia) e politicheo (tendenze separatiste dalla Prussia nell'Hannover e nella Renania), sia dalla opposizione dei circoli "evangelici". Pur non potendosi ammettere tutte le conclusioni, che vorrebbe trarne il Governo prussiano (così, ad esempio, nelle stesse conferenze feci chiaramente comprendere che sarebbe impossi-
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bile di far dipendere in misura tanto esagerata lo svolgimento ed il risultato delle trattative con la S. Sede dal beneplacito dei protestanti), occorre nondimeno, a mio subordinato avviso, riconoscere che le summenzionate difficoltà sono ben reali. Per il Rappresentante Pontificio se ne aggiunge poi una assai considerevole, cui mi sia permesso di accennare qui incidentemente. In Baviera la popolazione cattolica, il partito popolare bavarese, il clero, l'Episcopato e soprattutto l'eminente Arcivescovo di Monaco, Signor Cardinale von Faulhaber, (che appoggiava energicamente ed incondizionatamente ogni mio passo), mostravano un vivo interesse per la riuscita del Concordato. Lo stesso non può pur troppo affermarsi della Prussia, ove in generale - salvo naturalmente lodevoli eccezioni - domina finora sinora molta indifferenza al riguardo. Per l'ala sinistra del Centro, in cui si manifestano spesso assai singolari dottrine quasi modernistiche circa i rapporti fra Chiesa e Stato, un Concordato è cosa di altri
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tempi, non più rispondente alle concezioni moderne. secondo le quali la religione è affare piuttosto individuale. Il Centro medesimo, nel suo complesso, fautore per ragioni di politica estera ed interna (sociale) della coalizione coi partiti democratico e socialista,, e ripugnante ad una unione cogli elementi di destra, non rinunzierebbe certo a tale suo indirizzo per amore del Concordato. Che anzi lo stesso Episcopato sembra, almeno fino al presente, interessarsi ad esso scarsamente. Un Concordato infatti costituisce in primo luogo un aumento dell'ingerenza diretta della S. Sede nella rispettiva Nazione; ora invece i Vescovi della Prussia (a somiglianza dell'Arcivescovo di Friburgo - cfr. Rapporto N. 34767 del 6 Marzo u.s.) preferiscono - sempre salvo eccezioni - di essere essi stessi arbitri delle cose politico-religiose nelle loro diocesi ad esclusione di Roma, la quale, a loro opinione, non conosce le condizioni della Germania. Inoltre l'Episcopato desidera
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il mantenimento del diritto della elezione capitolare del dei Vescovi, che teme teme non sar prevede non sarà conservato in un futuro Concordato.
Checché sia di ciò, per terminare questo punto relativo alle considerazioni generali, non sarà forse inutile di rilevare come uno degli argomenti, che hanno maggiormente persuaso il Ministro del Culto della necessità del Concordato, è è stato fu il seguente: Pur premettendo che la questione non si è ancora presentata nei riguardi della Prussia, con cui sono in corso trattative, gli significai riservatamente che per altri Stati della Germania (ad esempio il Baden), i quali non hanno creduto di negoziare colla S. Sede, Questa ha dichiarato od intende di dichiarare come vigente il ius commune, non essendovi aggiungendo non esservi altra possibile soluzione. Ciò ha fatto impressione sul Dr  Becker, il quale per motivi politici ritiene un simile regolamento impossibile per la Prussia.
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Nel succitato appunto si dice di voler prescindere dalla forma, che avrà il futuro accordo fra la colla S. Sede. ed il Governo prussiano. Già altre volte ho avuto occasione di riferire all'E.V. intorno all'aspra opposizione, che incontra in Prussia in vasti circoli protestanti, e liberali e socialdemocratici anche il solo nome di Concordato. Corrispondentemente a tale mentalità il Dr  Becker, avendomi incontrato in un ricevimento dato dal Presidente del Consiglio dei Ministri prussiano la sera del 24 Febbraio c.a., mi accennò alla opportunità (a suo avviso) che la futura Convenzione abbia, come nel 1821, la forma di una Bolla da parte della S. Sede e di una legge da parte dello Stato. Dagli Atti delle trattative per la Bolla "De salute animarum", ed in particolar modo dalla lettera del grande Cardinale Consalvi al Principe Hardenberg del 12 Ottobre 1820, risulta che la S. Sede avrebbe anche allora voluto conchiudere un Concordato, ma dovette poi finire col cedere di fronte alla resistenza del Gabinetto prussiano. Dal canto
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mio risposi al Sig. Ministro esprimendo la mia meraviglia per una siffatta proposta, così poco rispondente al decoro ed al prestigio della S. Sede. Nelle anzidette cConferenze egli non toccò più direttamente questo punto; soltanto una volta alluse in modo incidentale, non più alla Bolla ed alla legge, ma ad uno scambio di Note. A mio subordinato parere, converrà per la dignità della S. Sede di tener fermo altresì a questo riguardo, massime dopo gl'irragionevoli clamori mossi dalla parte avversa.
Il Promemoria passa poi a discorrere brevemente di diversi punti speciali punti speciali, che furono toccati, in modo però sommario e non impegnativo ed a scopo di reciproca e non impegnativa informazione preliminare, nelle conferenze medesime, ed in primo luogo della provvista delle Sedi vescovili. I negoziatori prussiani insistettero sul sul principio dapprima colla massima energia per il mantenimento puro e semplice della elezione capitolare, aggiungendo
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che, a differenza della Baviera, tale era è in Prussia anche il desiderio dell'Episcopato. Non avendo io lasciato alcun dubbio sulla impossibilità di un favorevole accoglimento di siff siffatta richiesta da parte della S. Sede, cercarono di addivenire ad un compromesso. È interessante di notare che l'argomento, il quale riuscì su di essi più di ogni altro efficace, fu il seguente: che per il S. Padre trattasi in questa materia di una questione di coscienza. Così, prescindendo da qualche altro progetto subito scartato, proposero [gradatamente]: poiché ai negoziatori prussiani non piaceva di adottare il sistema del Concordato bavarese, propo i medesimi proposero successivamente (per (per tacere di qualche altro progetto subito scartato): lº) il metodo adottato seguito per la elezione del Vescovo di Treviri nel 1922. (cfr. Dispaccio N. 158 del 16 Febbraio d.a.) Da parte mia osservai essere esso stato concesso soltanto pro illa vice. 2º) che [sic] il Capitolo presenti alla S. Sede una lista, da cui Essa può cancellare i candidati men graditi. Risposi che ciò garantirebbe bensì la scelta di un buon Vescovo, ma non dell'ottimo secondo la coscienza di Sua Santità. Infine 3º) che il la S. Sede formi una terna ed il Capitolo elegga uno degli ecclesiastici in essa compresi. Questo
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sistema è riprodotto nel Promemoria, in cui tuttavia per la formazione della terna in parola la S. Sede sarebbe vincolata da una lista da presentarsi, dopo nella vacanza della Sede arcivescovile o vescovile, dal Capitolo, ovvero dal Capitolo e dall'Episcopato prussiano. La S. Sede dovrebbe poi inoltre previamente assicurarsi che il Governo prussiano non ha obbiezioni di ordine politico contro nessuno dei candidati inclusi nella terna. - Non ho bisogno di far qui notare l'importanza capitale di questo argomento, particolarmente in Germania, ove vi è tanto bisogno di Vescovi di spirito veramente romano e di soda e sana coltura filosofico-teologica, massime se si vuole ottenere la così necessaria riforma della formazione ed nella educazione del clero.
Quanto alla provvista dei Canonicati il Governo prussiano sarebbe pronto ad ammettere il sistema del Concordato bavarese (art. 14 § 2); vorrebbe tuttavia, per ciò che si riferisce alle Dignità, essere precedentemente interrogato
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se vi siano contro il candidato obbiezioni di ordine politico. Il Dr  Becker affermò che la nomina, ad esempio, del Preposto del Capitolo di Treviri ha una ben altra importanza politica che non quella del Preposto di Bamberga. La questione non fu ulteriormente discussa.
Per ciò che concerne una nuova circoscrizione delle diocesi, - argomento, sul quale evitai di pronunziarmi, non conoscendo abbastanza la mente della S. Sede al riguardo -, il Governo prussiano distinse fra la parte orientale e la occidentale della Germania. Nella prima viene soprattutto in considerazione la vasta diocesi di Breslavia, il cui Vescovo pro tempore in virtù della Bolla "De salute animarum" ha anche l'amministrazione [ein Wort unlesbar] della Marca del Brandeburgo e della Pomerania. I negoziatori prussiani affermarono colla massima risolutezza che gli "evangelici" (i quali considerano quei territori come loro dominio esclusivo) non tollererebbero mai che nuove diocesi cattoliche vengano ivi erette. Specialmente insopportabile riuscirebbe poi loro che si
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riprendessero (come è avvenuto nel 1921 per Meissen in Sassonia) gli antichi nomi delle diocesi, ivi esistenti prima della Riforma.
Non mancai di far rilevare la inammissibilità di una così eccessiva ingerenza da parte dei protestanti; ma vi è da attendersi su questo punto forte resistenza, sebbene si possa sperare di ottenere almeno una maggiore autonomia da Breslavia nel governo ecclesiastico delle regioni anzidette ed una miglior sistemazione dell'Amministrazione Apostolica di Tütz. Il Governo di prussiano desidererebbe poi che all'Ordinario di Breslavia, pur senza avere Suffraganei, fosse conferito, quasi per compensarlo delle perdite di territorio subite recentemente, il titolo arcivescovile. - Per la parte occidentale ess il Governo medesimo sembra <invece> meno restio, ad ammettere la erezione di nuove diocesi. , ad esempio dioc <Sedi vescovili.>
Circa la dotazione delle diocesi, i negoziatori prussiano dovettero riconoscere che le Bolle di circoscrizione fissano la medesima in beni e fondi stabili; però contro la loro asserzione, doversi l'inadempi-
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mento di tale disposizione spiegare colla impossibilità della sua esecuzione, risposi che, come risulta dalle testimonianze storiche ed anche dalla dal recentissimao lavoro del Müssener (Die finanziellen Ansprüche der katholischen Kirche an den preussichen Staat auf Grund der Bulle "De salute animarum" vom 16.  Juli 1821 ), pag. 127 e seg.) esso fu causato, almeno in la gran parte, da mancanza di buona volontà. Il Governo prussiano comprese infatti che una simile dotazione avrebbe reso la Chiesa indipendente dal punto di vista finanziario, sottraendola così dall'influenza dello Stato e cercò quindi, nonostante le ripetute premure dell'Autorità ecclesiastica, di eludere l'impegno preso, sostituendolo col sostituire al medesimo pagamento di una rendita annua dalle casse dello Stato. Ora il Promemoria propone la definitiva rinunzia alla dotazione in beni stabili, che dice per motivi di politica finanziaria e generale
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inattuabile, e l'introduzione di un sistema più moderno, quale sarebbe, ad esempio, la equiparazione, sotto il rapporto dello stipendio, dei vari uffici ecclesiastici (Vescovi, Dignità, Canonici, ecc.) ad altrettante classi di funzionari dello Stato. Non vi è dubbio che tale metodo, vigente anche in Baviera, avrebbe il vantaggio di assicurare automaticamente nelle eventuali oscillazioni della valuta la permanenza di un conveniente assegno; è certo altresì che ogni tentativo di condurre ad effetto la dotazione in beni stabili nelle presenti condizioni politico-sociali darebbe luogo alle più clamorose agitazioni e proteste (come ha testé dimostrato l'analoga vertenza circa la proprietà degli antichi Sovrani della Germania) con grave danno della Chiesa e e sarebbe perciò praticamente vano e dannoso; sembrami sembrami tuttavia che converrebbe, converrebbe, per ogni futura evenienza, procurare di mantenere, come nel Concordato con la Baviera, almeno teoricamente quel diritto, pur non reclamandone per un tempo determinato l'attuazione.
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Nella Riguardo alla questione della scuola, il Governo, in omaggio alla massima, ritenuta intangibile, che essa è affare esclusivo dello Stato, avrebbe voluto eliminarla completamente dalla nuova convenzione. Non mancai tuttavia di opporre a tale tendenza la dichiarazione, che potei, in occasione della vacanza della Sede vescovile di Treviri, strappare al Ministero prussiano (cfr. Rapporto N. 22938 del 9 Gennaio 1922 - Alleg. II), relativamente alla [ein Wort unlesbar] inclusione del e che la quale prometteva l'inclusione del lato religioso della questione scolastica nel Concordato. Se quindi la S. Sede insisterà nel suo punto di vista, il Governo, per quanto ciò possa riuscirgli duro, dovrà consentire a toccare questo argomento - e ciò parmi già per la mentalità prussiana una enorme concessione di principio -, naturalmente però in modo generale e sommario, senza le particolareggiate disposizioni, che contiene il Concordato bavarese.
Riguardo alla formazione del clero ricordai ai negoziatori prussiani che vige
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pur tuttora in materia un'antica legge dell'11 Maggio 1873 e chiesi che cosa il Governo pensasse di farl fare per abrogarla od quanto almeno modificarla. Il Sig. Ministro del Culto opinò che, per quanto si riferisce ai parroci, lo Stato potrebbe procedere anche unilateralmente; siccome infatti i pagamenti ai medesimi sono da esso ritenuti come facoltativi, basterebbe che la relativa legge ponesse come condizione per il diritto la concessione dell' all'assegno il compimento di determinati studi. Pur facendo le mie riserve circa tale questo modo di vedere, osservai che, in ogni caso, ciò un tale procedimento non sarebbe applicabile ai Vescovi, ai Canonici, ecc., i cui onorari sono dovuti dallo Stato in forza delle fissati nelle Bolle di circoscrizione, giacché - aggiunsi con manifesta meraviglia e quasi scandalo del Sig. Trendelenburg - la S. Sede non si riterrebbe legata da leggi unilaterali dello Stato e si dichiarerebbe assolutamente libera da ogni vincolo. Il Dr  Becker ammise quindi
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la necessità di chiarire questo punto, ma, essendomi io allora richiamato alle corrispondenti disposizioni del Concordato bavarese, si affacciò dal più volte nominato Direttore ministeriale Sig. Trendelenburg, appoggiato dal Prof. Heyer, la pretesa, - cui si allude pure nel Promemoria, - che anche quegli alunni, i quali compio frequentano i Pontifici Istituti in Roma, debbano compiere una parte dei loro studi nelle scuole della Germania, pretesa che io qualificai come, a mio parere, del tutto inammissibile. Del resto nulla di ciò si diceva nella Nota del Sig. Ministro del Culto, Sig. Bölitz, del 28 Aprile 1922 (cfr. Rapporto N. 24192 del 26 Maggio s.a.), la quale riconosceva espressamente la piena equivalenza degli studi fatti negli Istituti teologici di Roma. - Inoltre, poiché nell'articolo concernente la formazione futura del clero si farà menzione delle Facoltà teologiche nelle Università dello Stato, richiamai l'attenzione del Sig. Ministro (il quale dovette riconoscere la fondatezza di una simile richiesta) sul bisogno che a riguardo delle medesime siano date alla S. Sede le indispensabili garanzie.
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Nelle conferenze furono toccati altresì alcuni altri punti, dei quali il Promemoria non fa parola. Così dai negoziatori prussiani fu avanzata l'idea che i Vescovi della Prussia emettessero un giuramento simile a quello contemplato nel Concordato con la Polonia (Articolo XII), mentre da parte mia chiesi che venisse regolata a norma del diritto canonico la questione del patronato dello Stato sulle parrocchie e fosse garantita la situazione degli Ordini e delle Congregazioni religiose.
Dopo di ciò altro non mi resta se non d'implorare le venerate istruzioni dell'E.V. per il proseguimento dei negoziati, mentre, chinato
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 10. April 1926, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 20123, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/20123. Letzter Zugriff am: 24.11.2024.
Online seit 29.01.2018.