Dokument-Nr. 4227
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 26. Mai 1917
Schreiber (Textgenese)
TorricellaTorricella[Kein Betreff]
Giunto alla stazione di Chiasso, fui incontrato dall'ottimo Vescovo Amministratore Aplico di Lugano, Mgr. Bacciarini. Il Barone de Ritter il quale a mezzo di Mgr. de Skirmunt mi aveva inviato a Chiasso una cortesissima lettera per salutarmi e pregarmi di essere suo ospite al Palace Hôtel, era alla stazione di Lugano e con lui mi recai al detto albergo, ove trovavasi anche il Sig. Dr. Mühlberg, da cui pure ricevetti assai festosa accoglienza. Con ambedue i Ministri ebbi, com'è naturale, lunghe conversazioni. Al Sig. Ministro di Baviera comunicai confidenzialmente che il S. Padre erasi degnato mostrarsi favorevole alla promozione, desiderata dal R. Governo, di Mgr. Vescovo di Spira all'Arcivescovado di Monaco; del che egli si dichiarò soddisfatto in sommo grado.
Facendo poi cadere il discorso sulla questione della pace, domandai in modo incidentale, ad entrambi i Ministri separatamente se a loro parere l'Austria Ungheria sarebbe ora disposta a fare all'Italia le concessioni cui aveva acceduto nell'aprile-maggio 1915. Ma ambedue risposero in senso nettamente negativo, in particolar modo il Sig. de Mühlberg, il quale notò che "mai nella storia uno stato vincitore non aveva fatto concessioni territoriali." Visto ciò mi guardai dall'insistere con essi sull'argomento. – Lo stesso Sig. Ministro di Prussia mi disse di essere pienamente contento dell'atteggiamento della S. Sede, sebbene all'epoca dell'ultimo Concistoro e della cosidetta "settimana francese" avesse avuto delle apprensioni, facilmente spiegabili – continuò egli come per iscusarsi – in chi vive lontano da Roma, massime se si tien conto che la stampa dell'Intesa sfruttò quanto poté la cosa per far credere ad un mutamento di attitudine da parte della Santa Sede. Fu infine molto lieto di sentir da me ripetere una frase, che mentre ero in Roma, per ordine di V. E. scrissi all'Emo Sig. Card. de Hartmann, e cioè che Ella augurava alla Germania di avere tutti nemici come Lei.
Lasciai Lugano il seguente martedì ed avendo varie persone (fra le quali il noto Sig. Stockhammern, bavarese) domandato di vedermi, credetti più opportuno di vederli in un luogo tranquillo e solitario, quale è l'abbazia di Einsiedeln, anziché a Zurigo, centro attivissimo di spionaggio,
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ove sarei stato
facilmente oggetto di sgradevoli commenti, da parte soprattutto di corrispondenti della
stampa italiana come il Corriere della Sera ed il Secolo. In detta Abbazia
vidi mercoledì Mgr. Gerlach, al quale parlai del Suo processo: V. E. ha già
ricevuto da Mgr. Marchetti, che volle trovarsi anch'egli in quel giorno ad Einsiedeln,
notizie di quanto potei di lui conoscere circa il contenuto della lettera al
Sig. Stockhammern. Venne anche Mgr. Sapieha Vescovo di Cracovia, il quale era in quei
giorni in Svizzera. Egli mi confidò in grande segretezza che l'Imperatore d'Austria lo
avesse pregato di recarsi colà per vedere se vi fosse qualche cosa Da varie conversazioni avute durante il viaggio collo stesso Mgr. Sapieha, coll'Abate Primate von Stotzingen e con altri, ho potuto pure rilevare come qui i cattolici temono assai che l'iniziativa di un'azione per la pace rimanga ai socialisti e desiderano che il S. Padre con un atto solenne raccomandi l'unione e la cessazione degli odi fra i cattolici delle Nazioni belligeranti.
Dopo di ciò, chinato