Dokument-Nr. 10003

Discorso del Cancelliere Dr. Michaelis nella seduta della giunta del bilancio il 21 agosto 1917, 21. August 1917

Berlino, 21 agosto. Nella Giunta del Reichstag il Cancelliere dell'Impero ha fatto le seguenti dichiarazioni:
Chiamato a rivestir la carica di Cancelliere dell'Impero, il mio primo dovere in fatto di politica estera è stato anzitutto quello di mettermi in contatto cogli uomini di Governo degli Imperi nostri alleati. Colla Bulgaria e colla Turchia, purtroppo, ciò non ha potuto aver luogo, sin qui, altro che per iscritto. Con i dirigenti della Monarchia austro-ungarica ho potuto avere più volte uno scambio di pensieri; e, più precisamente, dapprima a Vienna, poi nel Gran Quartier Generale e ultimamente a Berlino, in occasione della visita del conte Czernin. Per proseguire nell'ulteriore lavoro da compiere noi ci siamo pôrti reciprocamente la mano, animati dalla più completa fiducia. L'alleanza è calda e inviolabile. Corrisponde, poi, allo strettissimo rapporto fra noi e i nostri alleati, l'aver deliberato di procedere continuamente allo scambio dei nostri pensieri.
In quanto ai nostri nemici il loro numero è cresciuto ancora di tre dal giorno dell'ultima seduta del Reichstag: il Siam, la Liberia e la Cina ci hanno dichiarato la guerra. Questi paesi non avevano, davvero, un solo motivo plausibile per entrare in inimicizia con noi,
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ed hanno agito esclusivamente sotto la pressione dell'Intesa e degli Stati Uniti dell'America del Nord, i quali ultimi sono influentissimi specie nelle Liberia e nella Cina. Noi non abbiamo lasciato in dubbio alcuno i tre nuovi nemici sul fatto che li avremo chiamati a suo tempo a render ragione dei danni inflitti, contrariamente al diritto internazionale, agli interessi tedeschi colà.
In quanto al rapporto che passa fra noi e i nostri alleati, esiste, a differenza dei nemici, la più completa unità di veduto, non solo politicamente ma anche riguardo a tutte le operazioni belliche. Noi dobbiamo, per questo, la nostra speciale riconoscenza al Supremo Comando. Alla unità nella condotta della guerra corrispondono i successi. Ho pregato il generale feldmarescallo von Hindenburg a volermi mandare una comunicazione sulla situazione militare presente, ed il Feldmaresciallo mi ha risposto col seguente telegramma:
"Niente prova l'effetto dei nostri sommergibili più dell'irretimento, a prezzo di atroci predite, con cui Inglesi e Francesi continuano i loro accaniti tentativi di batterci, militarmente, già in quest'anno, sul fronte occidentale. Impegnando grandissime mosse di uomini e di materiale, e dopo aver preseduto ai accuratissimi preparativi, gli Inglesi volevano, in breve tempo e per la seconda volta, ottenere, a tutti i costi, l'irruzione nelle nostre posizioni fiamminghe. Grandissime forze, anche quelle dei loro alleati erano, oltre a ciò, pronte, per far seguire all'irruzione lo sfondamento;
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e proseguire, quindi alla conquista delle coste fiamminghe e al'annientamento dei punti d'appoggio dei nostri subacquei. Tutt'e due le volte l'immensa assalto nemico si infranse, in mezzo alle più grandi perdite. Il nemico, nonostante facesse entrare in azione, senza il benché minimo riguardo, vere masse umane, non riuscì a sorpassare la zona di crateri stendentesi davanti alle nostre posizioni. – Per i medesimi motivi determinanti l'azione in Fiandra, anche presso Verdun furono iniziati ieri (20.8.) gli assalti dei Francesi su un lunghissimo tratto. La nostra controazione artiglieristica poté determinare qui un rilevante indugio nell'inizio degli assalti nemici. La fanteria tedesca, precedendo a fortunosi contrattacchi pure in piena battaglia d'artiglierie, ha mostrato ancora una volta il suo meravigliosa spirito offensiva. Anche qui non è riuscito ai Francesi altro che a prendere possesso di qualche pezzetto insignificante del campo di crateri pagandolo con perdite immense. – Questi nostri successi sono stati raggiunti grazie all'insuperato contegno delle nostre eroiche truppe e alle superiorità del comando. Anche gli assalti secondari nemici presso Lens, lungo l'Aisne, e nella Champagne occidentale, non portarono al nemico, nonostante facesse entrare in azione grandi masse umane, nessunissimo guadagno; e questo in virtù del modo di combattere più elastico e più intelligente delle nostre truppe. – Con piena fiducia noi possiamo attendere lo sviluppo degli ulteriori
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combattimenti nel fronte occidentale; combattimenti che potranno, sì, perdere allo superiorità numerica avversaria piccoli successi locali, ma che, in generale, non possono aver contraccolpo veruno sulla nostra favorevolissima situazione militare generale. – Nello scacchiere orientale le nostre truppe hanno riportato nuove vittorie tanto nell'attacco come nella difesa.
Offensive avversario in massa si son infrante dappertutto con gravi perdite. I nostri eserciti, invece, son riusciti a sorpassare le posizioni nemiche; e, procedendo di vittoria in vittoria, ed atterrare una gran parte dell'esercito russo. Ampi territori della nostra fedele alleata sono stati riconquistati.
Se anche ora condizione imprescindibile aumentare nei campi di battaglia, contro la superiorità numerica avversaria, gli sforzi, i contingenti e, quindi, anche le perdite, non si deve perciò dimenticare l'opera da compiersi ogni giorno e ogni ora anche nei fronti più calmi. Una vigilanza che tiene continuamente i nervi in tensione, e l'aumentato lavoro in posizioni estesissimo, richiedono anche colà l'adempimento, scrupolosamente fedele, del proprio dovere, di una gran parte del nostro esercito. – Tutte le privazioni e rinunce nelle abitudini della vita ordinaria vengono così sopportate virilmente, spontaneamente e volentieri, anche nel quarto anno di guerra; e ovunque si compiranno ancora geste eroiche nella
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ferma convinzione di giungere alla vittoria.
Nella penisola balcanica e in Asia truppe tedesche combattono fianco a fianco con i nostri fedeli e valorosi alleati bulgari e turchi. Anche lontano della patria esse sanno tenere buona e fedele guardia.
Uno sguardo su tutti quanti i fronti dà per resultato che noi, al principio del quarto anno di guerra, ci troviamo in una posizione militare tanto vantaggiosa da poter dire che non è mai stata vantaggiosa come lo è presentemente."
Ai successi in terra corrispondono anche i successi in mare. Secondo gli ultimi rapporti già pubblicati noi affondammo nel mese di luglio ben 811.000 tonnellate natanti. Considerando questi resultati dalla nostra parte e gli insuccessi del nemico, appare incomprensibile come nella parte avversa non si sia scorta, fin qui, nemmeno la traccia di un pensiero di pace, per tacer di una pace, che includa delle rinunce. Io potei provare ultimamente, con comunicazioni sull'accordo segreto franco-russo, quali ampi intenti bellici si era posti la Francia; e come l'Inghilterra appoggiava le bramosie galliche sulla terra germanica. Uno di questi giorni un membro del Gabinetto britannico dichiarò che non si avrebbe la pace finché l'armata tedesca non fosse stata ricacciata sulla riva destro del Reno.
Io sono adesso in grado di accennare pure ad
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altri accordi stipulati dei nostri nemici rispetto ai loro scopi di guerra. Qualche cosa di ciò la Commissione venne già a conoscerlo in altre occasioni. Seguirò l'ordine cronologico. Il 7 settembre 1914 la coalizione avversaria decise di conchiudere la pace soltanto in comune. Il 4 marzo 1915 la Russia espose le pretese che avrebbe accampato nelle conclusione della pace e alle quali l'Inghilterra diede il suo consenso con una nota del 12 marzo e la Francia con una nota del 12 aprile del medesimo anno. Esse furono le seguenti: Alla Russia saranno assegnati questi territori: Costantinopoli con la sponda europea degli Stretti; la parte meridionale della Tracia sino alla linea Enos-Midia; le isole col Mar di Marmara; le isole di Imbro et Tenedo e, nell'Asia Minore, la penisola fra il Mar Nero, il Bosforo e il Golfo d'Ismid sino al fiume Sacaria all'est.
Stabilita questa base, nel 1915 e nel 1916 si continuò a trattare. Durante queste trattative la Russia chiese ed ottenne l'Armenia, Trebisonda e il Kurdistan. La Francia si attribuì la Siria, con Adana e Mersina, e il retroterra settentrionale sino a Sivas e Carput. L'Inghilterra si riservò la Mesopotamia. Per il rimanente della Turchia d'Asia fu decisa la partizione in una sfera d'interessi inglese ed in una francese; per la Palestina una specie di internalizzazione. Quanto agli altri territori abitati da Turchi e da Arabi, compresa l'Arabia propriamente detta e i luoghi santi dell'Islam, essi dovevano costituire una confederazione di Stati a sé sotto l'alta sovranità dell'Inghilterra.
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Allorché poi l'Italia intervenne nella guerra e chiese la sua parte di bottino, si intavolarono nuove trattative che di sicuro non ebbero per oggetto rinunzie. Ma anche su ciò noi verremo, credo, a sapere qualche cosa di più preciso, che non tarderemo a pubblicare.
Dati questi scopi di guerra così esagerati dei nemici, si comprende che il signor Balfour, recentemente, abbia dichiarato di non ritenere opportuna una diffusa dichiarazione sulla politica di guerra del Governo. Tale è, dunque, il terreno che oggi ci si presenta, se consideriamo la possibilità di una conclusione della pace.
Si comprende pure che, date il contegno dei nostri nemici, nella stampa tedesca si sostenga l'avviso non essere per noi possibile tornar fuori con una nuova offerta di pace. Opportunamente, per esempio, il "Vorwärts" del 19 corrente, scrive:
"In nessun periodo della guerra è stato così chiaro che un prolungamento è inevitabile e che la colpa di esso va attribuito, unicamente ed esclusivamente, ai nostri nemici. Alla mano tesa ad offrire la pace si è risposto col pugno violento del pugilatore. In questo momento non vi è che una possibilità: difendere la nostra pelle."
Io penso che queste parole esprimono il sentimento generale del nostro popolo.
Stando le cose così come ho loro descritto, è sopraggiunta la manifestazione del Papa per la pace. Il
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contenuto della nota pontificia è, suppongo, a tutti noto. Il pensiero fondamentale della Nota mostra evidente l'impronta della individualità del Papa e corrisponde alle Sue missioni quale Capo supremo della Chiesa Cattolica. Il Papa, esponendo le sue idee, insiste soprattutto sulla necessità che al posto della forza o delle armi subentri il diritto scritto e la legge morale. Su questa base Egli svolge le sue proposte intorno all'arbitrato e al disarmo e tutte le altre conseguenze per il tempo dopo la conclusione della pace.
Per quel che s'attiene al contenuto materiale della Nota, io non posso manifestare definitivamente e specificatamente il mio giudizio prima d'essermi messo d'accordo coi nostri alleati. Io non posso esprimermi che in modo generico:
In primo luogo io smentisco la voce che la decisione del Papa sia stata influenzata dalle Potenze centrali. Io dichiaro che la Nota del Papa alle Potenze belligeranti, quale è stata resa nota dalla stampa, ha tratto origine dalla determinazione spontanea del Capo supremo della Chiesa cattolica.
In secondo luogo, sebbene mi riserbi di prendere su ogni punto partito, io posso dire sin d'ora che corrisponde al nostro contegno più volte manifestato e alla nostra politica del 12 decembre 1916 l'accogliere simpaticamente ogni sincero tentativo di insinuare nella sciagura della guerra il pensiero della pace e che noi salutiamo in modo speciale il
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passo del Papa ispirato, suppongo, da schietto desiderio di giustizia e d'imparzialità. Io affermo, insomma, che:
1. La nota non è stata suggerita da noi, ma è dovuta alla spontanea iniziativa del Papa.
2. Noi accogliamo con simpatia gli sforzi del Papa per metter fine alla guerra dei popoli con una pace duratura.
3. Quanto alla risposta noi ci siamo messi in relazione coi nostri alleati, ma lo scambio di vedute non è ancora terminato.
Di più sui punti concreti della Nota del Papa io non posso, per ora, dire. Io son pronto, però, a mettermi in contatto colla Giunta, in una forma da stabilirsi, per le trattative che seguiranno sino alla consegna della risposta. Io spero che questo lavoro in comune ci avvicinerà allo scopo desiderato da noi tutti in cuore: una pace onorevole per la patria.
Empfohlene Zitierweise
Anlage vom 21. August 1917, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 10003, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/10003. Letzter Zugriff am: 28.11.2024.
Online seit 24.03.2010.