Dokument-Nr. 10009
[Erzberger, Matthias]: I commenti della stampa dei vari partiti sul ritiro di Bethmann Hollweg, 17. Juli 1917
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psiche tendente troppo
alla esagerata riflessione, alla indecisione e al temporeggiamento, sia negli ostacoli
esteriori, ha dovuto superare. Certamente, anche per questa stampa, il ritiro del
Cancelliere era divenuto alla fine inevitabile, per chiarire la situazione, e, specialmente,
per avvicinare la pace. Bethmann Hollweg era ormai disadatto a ciò fare, essendo troppo
gravato di politica guerriera. Comunque sia, il giudizio pronunciato sulla persona e sulla
politica di Bethmann Hollweg nella stampa dei partiti della maggioranza si avvicina ben più
alla verità storica del quadro che dell'ex-Cancelliere hanno fatto quei dell'estrema Destra;
i quali, tracciandone il ritratto, si son fatti annebbiare il sereno giudizio dalla gioia di
sapere che finalmente l'uomo era eliminato; quell'uomo che, agendo in senso diametralmente
opposto alle loro aspirazioni, rappresentava per essi una continua spina in un
occhio.Per cominciare coi commenti della Destra radicale, riporteremo anzitutto le osservazioni con cui la "Deutsche Tageszeitung" chiude la sua requisitoria contro Bethmann Hollweg. Si legge in essa fra l'altro: "Noi prenderemmo congedo senza rancore dal Cancelliere Bethmann Hollweg, se il numero degli insuccessi, delle occasioni perdute, delle rovine di valori tedeschi, – prima fra tutte a soffrirne grandemente è stata la vecchia Prussia, ed è stata sperperata una enorme somma di capitale monarchico – non si fosse ammassata in modo pauroso nella via nefasta da lui scelta." – Nel medesimo tono, all'incirca, scrive il "Berliner Local-Anzeiger" il quale dice fra l'altro: "Gli mancavano le qualità indispensabili a quegli
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uomini che si
son venuti a trovare sulle spalle il carico immane dell'altissimo ufficio nella tempesta
mondiale: soprattutto gli è mancata la facoltà di ponderare e di prevedere le conseguenze
dei suoi discorsi e delle sue decisioni fino ai loro minimi effetti. Così, gradatamente, si
è fatta largo l'impressione che il primo uomo di Stato nell'Impero tedesco non fosse più
degno di questo nome. Questa impressione è talmente cresciuta nel corso delle ultime
settimane, si è propagata in circoli così ampi, che dalla sua persona partiva ormai, si può
dire, un effetto paralizzante. Per toglier di mezzo questo effetto funesto non vi era altra
via che cambiar cancelliere." – In modo ancor più aspro la "Vossische Zeitung" di
solito bene orientata nei rapporti di politica estera, dichiara: "La sua personalità era più
che disadatta a far di lui un capo di Governo ed un uomo politico. Tutta quanta la
fisionomia bethmanniana diceva, a chiunque sapesse leggere nell'organismo umano, che quella
mobilità dello spirito, propria dell'uomo politico nato, non gli era stata data da madre
natura." – La conservatrice "Kreuz-Zeitung" si pronuncia come appresso: "I circoli
nazionali del nostro Paese trarranno un profondo respiro all'apprendere che stato rimosso
dal suo posto l'uomo che dal seggio più alto dello Stato ha guidato per 8 anni le sorti
della Prussia e della Germania con una rara somma di incapacità, e, diciamolo pure, di
disdetta. Le opinioni del signor Bethmann, in fondo molto liberali, si sono andate
sviluppando, d'anno in anno, sempre più verso Sinistra. L'affermazione di voler rimanere al
di sopra dei partiti non era ormai più, e 8v
da lungo tempo,
che una semplice finzione; in verità egli ha governato scientemente e intenzionalmente
contro qualsiasi corrente conservatrice. Egli non poteva più, ormai, rendere giustizia alle
pretese, storicamente basate, della Prussia, né al carattere speciale della medesima. Egli
non ha opposto nessuna resistenza all'assalto tendente al democratizzamento unitario
dell'Impero. Raramente il ritiro di un uomo di Stato è stato desiderato e determinato da
tutte le parti senza nessuna eccezione. " – La "Tägliche Rundschau" dopo una critica
spietata della politica interna ed esterna di Bethmann Hollweg, scrive:"Gli fu imposto un compito al quale egli era di troppo inferiore. La sua disgrazia è stata quella di non aver saputo riconoscere i limiti della sua forza. Egli ritenne malignità del mondo, quella che altro non era se non la sua limitatezza di vedute. Mentre la storia mondiale gli si avventava contro con marosi sempre più giganti, egli stava osservando come un mentore seccata. Da ultimo ha perduto il contegno e qualsiasi senso per la situazione reale."
Vediamo ora brevemente con quali commenti la stampa dei partiti della maggioranza accompagna il ritiro di Bethmann Hollweg e come giudica la sua persona e la sua politica.
L'organo berlinese "Germania" (Centro) si parte dalla frase che Bethmann Hollweg pronunciò nel 1909 in un discorso sul bilancio; il primo discorso che egli, in carica di Cancelliere tenne dinanzi al Reichstag e che suonava cosi: "Nessuna nazione, a lungo andare, sopporta di essere tenuta a cuore sospeso per colpa di contese politiche di partito,
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inasprite in modo sensazionale. Ciò ucciderebbe,
alla fine, nel popolo, qualsiasi vita statale; qualsiasi fiducia nell'andamento interno e
considerazione all'estero". Queste parole dovevano stigmatizzare, a suo tempo, le lotte
politiche di partito scatenatesi pro e contro la grande riforma finanziaria e conseguenti
strascichi. La "Germania" dice che queste parole di Bethmann Hollweg si possono applicare
anche alle vivaci discussioni che hanno accompagnato in Germania la vita politica interna
durante la guerra; discussioni che si sono inasprite, non per colpa diretta dell'uomo; ma
indiretta, certamente, imperocché egli ha dimostrato la debolezza di non poterle eliminare.
"Nessuno potrà dire che al signor von Bethmann Hollweg sia mancata, nei riguardi del
mantenimento dell'unità interna, la piena conoscenza del suo dovere, siano mancati gli
sforzi onesti di compierlo, e persino successi. Chi ben conosce il meccanismo dei partiti
politici tedeschi deve anzi meravigliarsi come un solo uomo di Stato abbia saputo far tanto,
in questo rapporto. Se la orrenda guerra non fosse stata contemporaneamente di così lunga
durata, il signor von Bethmann Hollweg avrebbe potuto chiuderla con un magnifico gesto di
politica interna; un gesto che non sarebbe riuscito a certi altri. Se le circostanze di
fatto sono state più forti di un sol uomo, non si deve attribuirlo s sua colpa; tutt'al più
riconoscere che è stato perseguitato dalla fatalità. La via da lui percorsa, ben
difficilmente verrà segnata dalla storia come una via falsa; essa rimarrà, al contrario, la
via giusta anche in futuro in quanto alla sua direzione fondamentale, anche se non dovesse
più essere la via diritta della diagonale matematica, sebbene una linea spostata un po' più
da una parte, 9v
ma sulla quale venissero a trovanti, più che
fosse possibile, molti uomini di buona volontà." La "Germania" enumera i successi di
politica fra gli alleati dell'ex-Cancelliere, quindi prosegua: "Con ciò non vogliamo dire
che la politica di von Bethmann Hollweg sia libera da quelle perché che noi oggi
riconosciamo come veri errori. L'ex-Cancelliere sapeva esercitare verso se stesso una
critica bastante per comprendere che molte cose avrebbero dovuto e potuto andar
diversamente. Tutto considerato, anche l'avversario deve ammettere che non era la buona
volontà che gli mancava, ma tutt'al più la rapidità di decisione, spiegabile, se non del
tutto giustificabile, collastra ordinaria responsabilità del suo ufficio. Ripetiamo – e
questo e di nostro profondo convincimento – che gli avvenimenti sono stati più grandi e più
forti dell'uomo. Per questa ragione non si può muovere, in coscienza, al signor von
Bethmann, nessun rimprovero, se egli non e stato il superuomo gigante che i tempi avrebbero
richiesto, per essere da un sol uomo padroneggiati. Partendoci da questi pensieri si dovrà
cercare ancora di comprendere in qual modo il partito del Centro si indusse ieri a prendere
dinanzi al Cancelliere la posizione che prese, e di cui si è tanto parlato. Il Centro era di
opinione che le forze di quest'uno, diminuite come erano dalla tempesta dei tempi e delle
circostanze, specialmente politiche di partito, non avrebbero più bastato per l'ultimo e
grande lavoro: la conclusione della pace. Perciò ottenere abbiamo bisogno di nuove forze, i
fresche forze, e di libera pista; non tanto per l'uomo che se ne va, quanto per riguardo
alle circostanze rivelatesi col procedere della guerra." 10r
La "Kölnische Volkszeitung" (Centro) dice che Bethmann, nonostante tutte le sue debolezze, possedeva un forte e singolare carattere, e un sentimento di responsabilità spiccato, anzi esagerato, e che troppo gli gravava le spalle. Questo sentimento di responsabilità diminuiva grandemente la sua forza di decisione. "Bethmann, si accostava a qualsiasi compito politico, animato da un'altissima serietà morale. Dopo la politica un po' teatrale di Bülow, la maniera di Bethmann apparve al popolo tedesco ed anche al Reichstag, tranquilla, seria, improntata da un senso intimo di responsabilità, come una vera rivelazione della vita politica. Un grande idealismo traspariva dai discorsi di Bethmann, ed in questo idealismo egli confidava forse assai più che non nelle stesse circostanze reali. Soltanto a causa del suo idealismo, e ostacolato dal suo troppo grande sentimento di responsabilità, Bethmann raccolse insuccessi anche quando risultò animato dalla migliore volontà. Gli mancava precisamente quello che è indispensabile a chi maneggia la politica estera; l'intendimento, cioè, della cruda politica reale; quell'intendimento che avrebbe dovuto invece controllare i suoi concetti idealistici. Bethmann si studiava di esaminare, ovunque, con occhio obbiettivo. Esaminava lungamente e non unilateralmente; appunto perciò prima di giungere alla decisione, questa non si trovava più, nella maggior parte dei casi, nell'ambito delle sue libere azioni, ma appariva quale concessione forzata. Questa irresolutezza, questo temporeggiare al cospetto della responsabilità, ha defraudato l'ex-Cancelliere di tutti i suoi successi. Bisogna tuttavia riconoscere che quando aveva preso una determinazione,
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possedevo carattere bastante per
difenderla; e lo stesso dicasi delle promesse fatte, che manteneva anche se influssi grandi
e potenti vi si opponevano. Pensiamo alla riforma elettorale e alla legge sui Gesuiti, a
queste due vecchie aspirazioni dal Centro. Bülow promise molto, e raramente mantenne qualche
cosa; Bethmann ha raramente promesso, ma le sue promesse sono stata mantenute, anche se con
esitazione, anche se sospinta e pressato a mantenerle. Noi ringraziamo Bethmann per aver
avuto il coraggio, seppur dopo tanto esitare, di abrogare una delle più odiose leggi
eccezionali contro i cattolici tedeschi: la legge sui Gesuiti. Questo gesto di Bethmann non
sarà da noi mai abbastanza pregiato. Noi altri del Centro ci siamo trovati dinanzi a lui in
opposizione, specialmente riguardo al suo contegno dinanzi all'estero nemico nei riguardi
della politica estera. Egli, sia pure nella buona intenzione di tener compatti tutti gli
strati del popolo tedesco per render possibile la difesa contro tanti nemici, ha tirato su
il socialismo, allevandolo come nessun altre uomo di Stato ha fatto mai sotto di lui, e
proprio durante la guerra mondiale, i partiti si sono dilaniati come raramente avvenne anche
un tempo di pace. In tutto ciò si scorgono gli estremi di una grande tragicità, perché
Bethmann Hollweg era davvero mosso dall'onesta volontà di unire tutti i partiti del Paese.
"La bramosia di creare vi terrà tutti uniti" aveva detto Bethmann ai partiti nel suo primo
discorso. Orbene: proprio questo impulso di fare, li ha invece uniti oggi per rovesciare
Bethmann, essendosi questo Cancelliere rivelato insufficente a rappresentare, colla debita
forza, gli interessi del popolo 11r
tedesco dinanzi ai nostri
nemici, e risultato come un ostacolo per la grande opera della pace."La "KöInische Zeitung" (liberale nazionale), emette un giudizio obbiettivo sull'opera di Bethmann Hollweg e richiama l'attenzione sul fatto che egli, quando entrò in carica, raccolse e si caricò sulle spalle una eredità spinosa, tanto nella politica interna quanto in quella estera. I partiti borghesi giostravano, l'un contro l'altro armati; nella politica estera l'accerchiamento era ormai già avvenuto. La sua mancanza di popolarità durante la guerra venne spiegata col fatto che gli mancava la capacità necessaria per destare entusiasmi. "Quel seguire una politica che non servisse alla causa, che non originasse dalla persuasione, ma che cercasse soltanto l'applauso delle masse, non andava d'accordo col suo senso onesto e sincere. Un altro motivo che gli tolse la simpatia degli ampi strati popolari fu il suo indeciso modo di procedere nella guerra subacquea illimitata. "Noi dovremmo esser riconoscenti al signor von Bethmann per aver fatto iniziare la guerra subacquea illimitata in un tempo in cui si riteneva assolutamente sicura la sua efficacia e si credeva di potersi addossare tutte le conseguenze che ne sarebbero derivate. Oggi si può dire che il modo cauto con cui l'ex-Cancelliere prese le sue decisioni durante la guerra era dettato da un criterio e da una previsione che, allora, soltanto poche persone condividevano, ma che oggi vengono gradatamente compresi da un sempre crescente numero di persone. Con ciò non è detta che il signor von Bethmann abbia
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avuto sempre, in guerra, quei
gesti felici che gli avremmo desiderato. Soprattutto non gli è riuscito di risolvere durante
le ostilità il problema grandissimo quale è quello di spezzare il cerchio degli avversari.
Ci siamo ritrovati, invece, a vedere un firmatario della vecchia triplice alleanza fare una
piroetta e passare, armi e bagaglio, dalla parte del nemico; e anche dei neutrali, prima la
Rumenia unita da trattati alla Germania e più tardi anche l'America, schierarsi a fianca dei
nostri avversari. Ma se anche noi allibriamo questo risultato della politica bellica
bethmanniana, dobbiamo tuttavia considerare che mancano a noi, suoi contemporanei, le basi
per pronunciare un giudizio, per dire con sicurezza se gli avvenimenti erano o non erano
irrevocabili, o se furono determinati dalla colpa dell'uomo di Stato responsabile. Anche
questo giudizio deve, dunque,essere lasciato alla storia." Per la politica estera – e in
questo senso la "Kölnische Zeitung" compendia il suo giudizio sulla politica estera dell'
ex-Cancelliere – Bethmann Hollweg non era l'uomo di Stato adatto per tener testa allo
sviluppo delle cose. I suoi meriti nel campo della politica interna durante la guerra
vengono riconosciuti. L'unione di tutti i partiti nell'agosto del 1914 non sarebbe stata
così duratura e fortunosa se Bethmann Hollweg, sin dal principio della guerra, non fosse
stato d'opinione che il popolo dovesse, in base alle esperienze della guerra mondiale,
partecipare in più forte misura all'amministrazione dello Stato, che noi dovessimo
modernizzare il meccanismo interno della nostra vita statale. Proprio in questi giorni noi
ci ritroviamo a vedere la realizzazione 12r
del programma
contenente le riforme di Bethmann; e, bisogna confessarlo, non manca di una grande tragicità
il fatto che l'uomo il gitale si è acquistato i più grandi meriti per la divulgazione di
citali idee, debba abbandonare il suo ufficio in un tempo in cui si procede alla
realizzazione delle idee stesse. Comunque l'eredità che il signor von Bethmann lascia al suo
successore e al suo popolo, è meritevole della elaborazione e collaborazione dei migliori; e
sarebbe nera ingratitudine se il popolo germanico dimenticasse, nel suo malcontento, il
grande merito che bisogna riconoscere in Bethmann Hollweg per aver egli iniziato il nuovo
orientamento e guadagnate la democrazia sociale al pensiero dello Stato. " Sui motivi che
hanno determinato le dimissioni del Cancelliere, la "Kölnische Zeitung" dice, compendiando:
"La sorte tragica di questo statista sta tutta qui; che i suoi sforzi, intesi onestamente a
unire tutte le correnti positive e ad essere imparziali nel miglior senso della parola, lo
han privato, a poco a poco, dello stuolo dei suoi accoliti potenti e risoluti di superare
insieme a lui qualsiasi difficoltà; in modo che, alla fine, il dubbio si era impossessato di
tutti. La conformazione del suo spirito era tale che non prendeva una decisione altro che
dopo una lunga e coscienziosa scelta fra le varie vie possibili. Ne conseguiva che nella
maggior parte dei casi arrivava troppo tardi, o prendeva una mezza misura in momenti in cui
era necessaria un'azione rapidissima. Eclettico e oltremodo intellettuale si trovò troppo
spesso davanti a necessità sulle quali avrebbe raccolto maggiori successi se avesse
posseduto, invece uno spirito unilaterale, ma di pronta decisione.
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Il più alto problema dell'arte di Stato, la sintesi,
gravava troppo questo statista. Così doveva sorgere contro di lui, foggiata al fuoco della
condotta della guerra politica, una corrente avversa, la quale rinforzava i nemici di
Bethmann Hollweg indicando loro quanto funeste erano le conseguenze del tentennare e
vacillare continuo, e che ha finito collo spazzarlo via dal suo posto. Il tempo, al quale
offrì intelletto, nobile ed alto sentire, sviluppatiselo sentimento del proprio dovere; il
tempo, nel quale cercava una via d'uscita dalle sue tante difficoltà per mezzo di un
compromesso, chiedeva a gran voce un uomo di forza e di volontà. Anch'egli possedeva queste
due eminenti virtù, ma non nella misura da avere una stragrande maggioranza che nell'ultima
fase della guerra lo sostenesse, compatta e risoluta. Così avvenne che egli, tre giorni dopo
il decreto sul suffragio universale, dovesse vergare le sue dimissioni. Oggi ognuno sente la
tragicità del quinto Cancelliere, il quale ha voluto tutto il bene possibile e immaginabile
per la sua patria e che ha raggiunto tanti risultati pregevoli sui quali il suo successore
dovrò continuare ad edificare."Un altro giornale liberale nazionale, il "Berliner Börsenkurier" scrive: "La fatalità del signor von Bethmann consisteva in questo: che egli aveva molti nemici e non sapeva il modo di crearsi gli amici che al momento opportuno avrebbero potuto appoggiarlo: compatti e risoluti. La politica del Cancelliere davanti ai partiti è stata tale da dover proprio dire che egli si è meritata la sorte che l'ha
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colto. La politica delle messe promesse, delle
affermazioni non chiare e del suo rimandar le cose in un'epoca futura, non piacque gran che,
nemmeno in tempo di pace. In tempo di guerra, poi, nel quale più che mai il principio
politico viene a trovarsi in giuoco, era divenuta insostenibile. Specialmente ad una
imprescindibile necessità il signor von Bethmann seppe raramente corrispondere; alla
necessità della chiarezza, universalmente richiesta. Il rimprovero dell'ambiguità non gli si
può risparmiare davvero. Le dichiarazioni degli uomini di Stato sono state sempre, è vero,
soggetto di interpretazioni diverse, talvolta opposte e persino contradicentesi, a secondo
dei desideri animanti i vari interpretatori; ma nessun uomo di Stato, crediamo, ha avuto la
sfortuna del signor von Bethmann. Nessuno ha mai veduto chiaro, a tutt'oggi, negli scopi di
guerra del Cancelliere. Dopo ogni suo discorso nel Parlamento era un arzigogolio [sic] e un
camminare tastoni di tutti per indovinare il senso delle sue parole. Non contraddiceva mai
nessuno: appunto per questo non riusciva mai a fugare dagli animi le nebbie del dubbio e
dell'incertezza. Al suo grande attaccamento per la poca chiarezza deve la spietata carica a
fondo venutagli da due parti e per due motivi diversi."L'organo democratico "Berliner Tageblatt" in un articolo che parla del ritiro del Cancelliere, presenta i suoi commenti nella forma di una rettifica delle critiche della stampa pangermanista. Il giornale scrive: "La "Deutsche Tageszeitung" opina che noi abbiamo tentato ieri sera, ancora
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una volta, di sostenere il signor
von Bethmann Hollweg. Non e vero. Noi abbiamo detto che l'effetto del cambiamento del
cancelliere dipende dalla soluzione della questione in quanto alla successione. La
"Kreuzzeitung" dice che noi abbiamo difeso il signor von Bethmann Hollweg contro qualsiasi
attacco nel campo della politica estera. Anche questo non è vero. Noi abbiamo escluso
completamente la sua politica prima dello scoppio della guerra, e, in quanto alla sua
politica svolta durante le ostilità, noi lo abbiamo appoggiato, – questo è vero -nella
questione americana che ci sembrava, di una portata specialmente importante. Se il
Cancelliere oggi cade, non avviene per i gravi errori da esso commessi, ma per tutto quel
buono che egli ha, per lo meno, voluto, e che – purtroppo! – non è riuscito a realizzare per
mancanza di sufficiente coerenza. Basta vedere, infatti, in quali giornali è stato, con
maggiore accanimento, domandato il suo sfratto. Coloro che parlavano nella stampa a cuor
leggero dell'intervento dell'America, che ritenevano escluso il prolungamento della guerra a
causa dell'America, fanno dell'ex-Cancelliere il capro espiatorio, e questo perché egli ha
ceduto ai loro clamori. I conservatori e i siderurgici non possono perdonargli gli sforzi
fatti per introdurre in Prussia il suffragio universale. Egli forse avrebbe potuto reggersi
se avesse avuto la forza di iniziare coraggiosamente e rapidamente ti parlamentarizzamento
nell'Impero, e tutte le altre riforme annesse e connesse; se avesse saputa stringersi
attorno al popolo ed i partiti con un programma largo e grandioso. Ma questa forza,
purtroppo, non la possedeva." Continuando dal punto di vista
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della mancanza di energia e del tentennamento di
Bethmann Hollweg, il "Berliner Tageblatt" si richiama, in un altro suo articolo, ad
un'espressione dello storico Schmoller, che chiamò una volta il Bethmann un nuovo Fabio
Cunctator, e dice: "Le parole dello storico Schmoller si sono, a paco a poco, avverate.
Bethmann Hollweg era animato, è vero, dalla migliore volontà di iniziare il nuovo
ordinamento della politica interna, ma non trovava mai la via per cominciare. Egli
sopravvalutava gli ostacoli ed è caduto perché la sua politica del tenere a bada, del
tentennamento, della indecisione, giunse ad un punto che, oramai, non v'era più alcuna via
d'uscita. Anche il signor Bethmann aveva fatto suo l'imperativo categorico del dovere,
enunciato una volta dal filosofo Kant; ma non basta aver soltanto voluto il meglio. Questo
può, semmai, bastare nel rapporto che passa fra uomo e uomo; ma nella politica vale soltanto
il meglio che non solo si è voluto ma che si è fatto. Ed e proprio questo che non ha fatto
il signor von Bethmann Hollweg, il quale ne è rimasto debitore al popolo tedesco. Quando –
ohimè, troppo tardi! – volle cominciare, cadde, e non è certo questa l'ora propizia per
indagare quali siano stati gli ultimi motivi personali che hanno determinato la sua
caduta."Anche l'organo socialista "Vorwärts" scorge i motivi per la situazione divenuta insostenibile di Bethmann Hollweg, nella sua politica di compromesso, oscura e piena di contraddizioni. Scrive: "Il signor von Bethmann non era ancora un uomo di Stato compiuto, quando si addossò l'alto
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ufficio, ma era in via
di evoluzione. II suo spirito si spogliò, adagio, adagio, dalle sette corazze del suo senso
statale conservatore. Quello che doveva esser concesso, doveva staccarlo prima a se stesso,
e siccome lo sviluppo esterno andava avanti a passi più rapidi dello sviluppo della sua
psiche, occorreva addirittura strapparglielo. Ne derivo uno stato di cose tormentoso che
valse a indebolire la sua posizione dinanzi agli avversari della sua politica estera. Si
vide allora obbligato a fare ad essi delle, concessioni e si ingolfò sempre più in una
posizione scabrosa. Il resultate: mezze misure, ambiguità, contradizioni stridenti fra la
parola e i fatti, e finalmente la crisi. Quel che oggi frana non è la politica di Bethmann
Hollweg, ma un sistema; e Bethmann deve precipitare con esso, perché non ha saputo liberarsi
dalle sue tenaglie."La democratica "Frankfurter Zeitung" vede con dolore il signor Bethmann Hollweg abbandonare il suo ufficio, ma anch'essa riconosce come egli mancasse di quelle qualità che nella guerra mondiale sono specialmente necessarie in un cancelliere. Questo giornale scrive fra l'altro: "Non è necessario dire che, appunto il Cancelliere ora dimessosi, ha fatto tutto il possibile, nella misura della sua forza, per evitare la guerra. Questa sua forza non e che una parte di tutto quanto il carattere dell'uomo di Stato, che è poi quello di un patriota onesto, operosissimo e innamorato del proprio paese di cui sinceramente voleva il bene migliore. Il signor von Bethmann Hollweg ha provato di possedere sempre il massimo intendimento per le pretese dei tempi;
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non appena queste furono rappresentate e pronunciate
dai rappresentanti della volontà popolare. Egli e, in tutta la sua essenza un conservatore,
ma non un reazionario. Per questo la Sinistra lo ha sostenuto. Molto probabilmente non
sarebbe stato giammai il Cancelliere ideale della Democrazia; ma egli era molto migliore di
quello che, alle condizioni esistenti, avrebbero potuto sperar di trovarlo i circoli
popolari progressisti. Rimarrà egli, anche in futuro, il migliore dei cancellieri? In questo
grave momento non possiamo fare a meno di esprimere liberamente tutto il nostro pensiero e
affermare che il signor von Bethmann Hollweg ci sembrava soffrisse penuria di quella
qualità, oggi più necessaria di qualsiasi altra: la qualità del condottiero. Secondo
un'espressione scherzevole, il condottiero è quegli che va dietro a tutti gli altri. Orbene;
questo scherzo, sarebbe, se applicato all'ex-Cancelliere, maligno ed ingiusto. Vero e però,
che secondo l'impressione di molti, e non soltanto dei suoi denigratori pangermanisti, fa
difetto di quella durezza, di quella chiarezza d'intenti e mancanza di riguardi per
chicchessia, che deve assolutamente possedere il condottiero politico di un grande popolo
che navighi in mezzo ad una grave tempesta. "Riassumendo tutte le voci della stampa, si costata che il ritiro di Bethmann Hollweg è stato riconosciuto necessario e richiesto da tutte le parti quale conseguenza naturale dello sviluppo delle cose. Notevole è, tuttavia, che i motivi tendenti ad un medesimo fine sono vari, e, in parte, contraddittori. I circoli conservatori e pangermanisti volevano il ritiro di Bethmann Hollweg perché la sua politica estera sem-
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brava ad essi tutta sbagliata, soprattutto
mancante della necessaria forza, mentre la sua politica interna cedeva alle urgenti pretese
dei nuovi tempi. Al Centro le forge dell'ex-Cancelliere non sembravano più valide a
preparare la pace; per il Liberalismo e il Socialismo le riforme procedevano a passo troppo
lento, e il suo contegno, relativo ai fini di guerra non aveva buttato giù sufficientemente
i riguardi verso i pangermanisti e i loro desideri. Dappertutto, però, siamo davanti ad una
critica generale, più o meno aspra, contro la mancanza di decisione, i tentennamenti e gli
indugi della politica del Cancelliere; mentre le cause di questi effetti vengono attribuite
più alla personalità del Cancelliere che non alle gravissime difficoltà che egli ha
incontrato nella sua via. Da questa situazione di sfiducia generale contro la direzione
futura degli affari di Stato nelle mani di Bethmann Hollweg, contro la sua impotenza a
determinare una pronta pace, sembrò ai partiti e allo stesso Cancelliere – visto lo sviluppo
preso dagli avvenimenti – non esservi altra via, se la crisi non doveva rimanere permanente,
che le dimissioni del Cancelliere per far posto ad un altro uomo, verso il quale i partiti
accedessero in un rapporto di rinnovellata fiducia.