Dokument-Nr. 10770
Gasparri, Pietro an Pacelli, Eugenio
Vatikan, 02. Juni 1924
Regest
Gasparri informiert, dass der belgische Botschafter beim Heiligen Stuhl Eugène-Napoléon Beyens um eine Intervention für die Lösung der Frage des Zwangskurses Mark - Belgischer Franc bat. Dieser war während der deutschen Besatzung Belgiens während des Ersten Weltkriegs eingeführt worden, wird allerdings von deutscher Seite aus weiterhin aufrechterhalten, gerade hinsichtlich der Rückerstattung von Kapitalerträgen des belgischen Staats in deutscher Währung. Belgien sieht dadurch die Konventionen des internationalen Rechts verletzt. Gasparri weist Pacelli an, zu klären, ob sich der Heilige Stuhl bei der deutschen Regierung in diesem Sinn verwenden soll und ob diese sich zu Verhandlungen mit der belgischen Regierung bereitfinden würde.[Kein Betreff]
La S. V. Ill.ma e Rev.ma ricorderà come, durante la guerra europea, la Germania, dopo aver invaso il Belgio, imponesse a questa nazione il corso forzoso del marco, ritirando dalla circolazione i franchi belgi. Nel 1918, quando i tedeschi furono costretti a lasciare il Belgio, il governo belga ritirò, a sua volta, tutti i marchi, sostituendoli di nuovo con il franco e valutando ciascun marco a un franco e venticinque centesimi. Quasi subito, il Governo belga iniziò trattative con quello germanico per cedere ad esso tutti marchi ritirati dalla circolazione ed ottenere in cambio un'equa somma di danaro. Sembra, anzi, che Erzberger firmasse a questo riguardo una speciale convenzione con il Belgio. Sul valore e sull'ampiezza di questa convenzione molto si è discusso tra Belgio e Germania: ma, lasciando da parte qualsiasi apprezzamento in merito, il certo si è che attualmente il governo belga si trova in possesso dei marchi su ricordati senza aver po-
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tuto
giungere ad un accordo con le autorità tedesche.Per affrettare la fine di questo increscioso stato di cose, il governo belga si è rivolto alla Santa Sede pregandola di voler interporre i suoi buoni uffici presso il governo tedesco.
Le autorità belghe fanno notare, anzi tutto, come la presente tristissima condizione è, in ultima analisi, dovuta al corso forzoso del marco, imposto dalla Germania al Belgio con una misura che certo non era conforme ai dettami del diritto internazionale.
Il Belgio dichiara, inoltre, che non esige dalla Germania il compenso dell'intera somma da lui sborsata all'atto del ritiro dei marchi nel 1918 e che ammonterebbe a più di sei miliardi di franchi belgi: e ciò perché il governo belga riconosce che una parte della valuta tedesca in suo possesso è dovuta ad una infiltrazione di marchi che alcuni, non ostanti le severe misure prese in contrario, riuscirono a far entrare nel Belgio, mentre il governo compiva la su descritta operazione di cambio. In conseguenza il governo del Belgio si contenterebbe di una somma minore da convenirsi in apposite trattative.
È fuor di dubbio che, se la Germania accogliesse una simile pro-
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posta si farebbe un
gran passo verso la desiderata pacificazione degli animi tra i cittadini dei due paesi.
Prova di ciò se ne avrebbe anche nelle trattative per le riparazioni,
nelle quali (secondo quanto mi ha dichiarato questo Signor Tenendo presente quanto le ho esposto, interesso la S. V. a voler, con la sua ben nota prudenza, investigare se sia il caso, da parte della Santa Sede di fare al riguardo un qualche passo presso il governo tedesco e, qualora Ella lo ritenga possibile ed opportuno, può senz'altro, a nome della Santa Sede, appoggiare le su ricordate proposte del governo belga. Per maggior chiarimento, le rimetto, qui, unita, copia di un appunto consegnatomi da questo Signor Ambasciatore del Belgio.
Profitto dell'occasione per raffermarmi con sensi di distinta e sincera stima
di V. S. Ill.ma e Rev.ma
Servitore
P. C. Gasparri
1↑Hds. gestrichen und eingefügt, vermutlich
vom Verfasser.