Dokument-Nr. 12993
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
[München], 12. September 1923

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
Sul Sac. Prof. Giuseppe Wittig
Più volte già (cfr. Rapporti N. 24192 del 26 Maggio 1922 e N. 26745 del 5 Marzo 1923) mi sono trovato già nella necessità di richiamare l'attenzione della S. Sede sugli scritti del Sac. Giuseppe Wittig, professore nella Facoltà teologica della Università di Breslavia, i quali pur troppo davano luogo a censura. Recentemente è apparso stato pubblicato dall'editore Diederichs di Jena un volume, intitolato: " (K irche und Wirklichkeit " – Ein katholisches Zeitbuch, che qui accluso compio il dovere di inviare all'E. V. ed il quale herausgegeben von Ernst Michel – Verlegt bei Eugen Diederichs in Jena 1923), in cui trovansi riprodotti due articoli del suddetto professore apparsi già nel periodico "Die Tat".
Nel primo di essi il Wittig tratta del "sacerdozio generale" (Das allgemeine Priestertum)". Dopo aver rilevato che il nome di "sacerdote" non fu da Cristo usato né per Sé né per i suoi discepoli , (pur non ne-
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gando che Egli abbia istituito il sacerdozio del nuovo testamento ), e che solo– pag. 24), e che solo indirettamente, attraverso il pensiero che il culto divino dell'Antico Testamento era ombra del Nuovo, si cominciò a ritener utile di rappresentar Cristo anche come Sacerdote (pag. 25), il Wittig viene a parlare ampiamente del sacerdozio di tutti i cristiani (allgemeines Priestertum), di cui è parola nella I Petr. 2,9 e nell'Apoc. I,6, e si studia di porlo nel massimo rilievo, attenuando nel maggior grado possibile la differenza fra esso ed il "sacerdozio d'ufficio" (Amtspriestertum). Tutta l'esposizione sembrami subordinatamente tale da poter produrre in menti di laici non versati nelle dottrine teologiche concetti falsi od equivoci. Non m'intrattengo poi di rilevare frasiparticolari di gusto dubdubbio, come, ad esempio, allorché, dopo aver riportato un passo di Tertulliano, egli osserva "trattarsi qui di una lotta circa il sacerdozio delle donne,
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quindi di un campo, in cui è sempre difficile ad un uomo di essere oggettivo" (pag. 31),ovvero allorché egli scrive: "Il sacerdote d'ufficio (Amtspriester) ha, come il laico, anch'egli il sacerdozio generale. Egli non è castrato (sic) in forza del suo ufficio, in guisa da non poter agire che religiosamente, nel senso stretto di questa parola. Egli ha tutti dii diritti di uomo ed i doveri di uomo…"
Nel secondo articolo (pag. 189-210) intitolato "Die Kirche als Auswirkung und Selbstverwirklichung der christlichen Seele" presenta un concetto della Chiesa, il quale a mala pena si distingue dalle teorie dei Protestanti. – Egli premette che ogni vera società deve procedere dall'anima dell'uomo, spontaneamente, senza influsso esteriore (1). Così anche la Chiesa è una società che sorta per natura sua dall'anima umana. (2), ed un tale processo fu necessario per interna necessità (3), di guisa che Cristo volle bensì una tale comunità, ma necessariamente, e non in modo spontaneo ed esplicito (4). Ne segue che:
1º) che 1º) la Chiesa è la stessa vita (5).
2º) L'anima è la misura della Chiesa (6).
3º) Non vi è nella Chiesa un magistero propriamente detto, ma lo spirito di Cristo opera vive nell'anima dei fedeli,
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e per essi si rivela, finché la comunità dei fedeli stessi dichiara per la bocca deisuoi Maestri come articolo di fede la cognizione nuovamente acquistata, emanante dalla eterna vita delleanime cristiana (1).
4º) Quindi il Papa non è propriamente Maestro autentico, ma piuttosto esemplare e norma oggettiva della verità. Nella sua anima vive la Chiesa non altrimenti che nelle anime dei fedeli. Egli ha la prerogativa che la Chiesa vive nella sua anima sotto la protezione e la garanzia di Dio, e l'ufficio di mostrare a tutti questa Chiesa, affinché le altre anime possano controllare, se non forse in esse la Chiesa sia guasta a causa di qualche umana torbidezza (2).
5º) L'organizzazione esterna della Chiesa è secondaria ed accessoria (3);rappresenta piuttosto una imitazione della Sinagoga e dell'Impero Romano (4).
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6) Gli storici hanno un concetto della Chiesa assolutamente umano, esterno, superficiale, e parlano della fondazione della Chiesae ne parlano come della fondazione di una società qualsiasi (1) Essiabbraccianodi tutto il processo vitale, che vien designato col nome di Chiesa, che le forme esterne; [e] non veggono che ess la Chiesa ha le sue radici nell'anima, essendo così e sono così colpevoli che l'anima non riconosce più nella Chiesa sé stessa, ma volontà e forme ad essa estranee. Che anzi di questo errore e di questa colpa partecipano pure i dogmatici, e gli apologeti, nonchénonché i politici ecclesiastici (2). Nessuna meraviglia perciò che, per qua quanto maggiori progressi fa l'apologetica, tanto minore è il numero delle conversioni (3). – Ai nostri tempi è scarsa la corrente della vita (4), e noi non possiamo far altro che attendere con intenso desiderio, che finché un flusso di vita divina scorra nuo-
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vamente nelle anime e da queste nella Chiesa e dalla Chiesa di nuovo nelle anime, sia che esso prorompa dall'anima di un Santo, sia che un Papa apra riapra porte [ora] chiuse (1).
Ho creduto mio dovere di segnalare quanto sopra all'E. V. R., anche perché gli anzidetti ed altri simili scritti del Wittig, se incontrano senza dubbio l'aperta opposizione degli spiriti sani (cfr., ad esempio, la critica, pur non eccessivamente rigorosa, apparsa nel fascicolo di Agosto delle Stimmen der Zeit – 53. Jahrg. 11. Heft 105. Band –), trovano tuttavia, come suole accadere dagli scrittori superficiali, ma innovatori e di stile attraente, una larga schiera di ammiratori e seguaci. Sebbene, poi, non convenga attualmente, per non pregiudicare le trattative concordatarie, di procedere ora a pubbliche condanne di opere di professori delle Facoltà teologiche, (cfr. Dispaccio), giudicherà tutt tuttavia l'E. V. se non sia opportuno che il Wittig abbia almeno dal suo Ordinario, l'Emo Sig. Cardinale Bertram a quanto mi si riferisce dabuona fonte, abbastanza debole verso di lui, una seria ammonizioneod anche eventualmente la proibizione di stadare alla luce nuovi scritti senza previa rigorosa censura. È superfluo di aggiungere che il succitato volume, pub pubblicato da un editore protestante quale è il Diederichs, e contenente scritti estratti da una Rivista (Die Tat), non porta l'Imprimatur dell'Autorità ecclesiastica.
Chinato



[Fol. 24r] (1) "Willkür und Gewalt sind Sünden gegen die innersten Notwendigkeiten des Wesens…Gemeinschaften, die im Willen eines Einzelnen ihren ersten und einzigen Ursprung haben und nur durch irgendwelche Gewalt, Drohung oder Verheissung, sei es auch des ewigen Lebens – entstanden sind, haben im Grunde genommen mit der Seele nichts zu tun". (pag. 190).
(2) "Seit neunzehn Jahrhunderten glauben Millionen von Menschen daran, dass die Menschenseele ihr einst durch die Sünde verlorenes volles Leben und die Gesundheit ihres Wesens durch eine Wiedergeburt wiedererlangt hat… Und mit ihr war da eine neue Gemeinschaft! Und die neugeschaffenen Seelen bekannten sich zu ihr, gehörten ihr an, bildeten sie, sahen in ihr wieder die Quelle ihrer neuen Kraft, richteten ihr Leben nach ihr, gingen ganz in ihr auf und nannten sie mit einem Namen, der uns heute vielfach widerwärtig und seelenfremd geworden ist: Eccl esia; katholische Kirche" (pag. 192-193).
(3) "Sie (die Kirche) war da, wie selbstverständlich aus dem neuen Leben der Seele hervorgewachsen, das neue Leben selber darstellend und darbietend" (pag. 193).
(4) "Christi Gemeinschaftsbildung war Tätigkeit seiner Seele, eine gewollte, aber nicht eine willkürliche Tätigkeit. Er hätte nicht etwas anderes an Stelle der Kirche aus seinem Leben herauswachsen lassen können" (pag. 197).
(5) "Lauter Leben" (pag. 193).

(6) "Die Seele ist das innere Mass der Kirche. Die katholische Kirche hat es anerkannt, indem sie den Grundsatz aufstellt: Suprema lex est salus animarum. Unter salus animarum muss ich die durch Christus wiederhergestellte Gesundheit und Voll-Lebigkeit der Seele verstehen" (pag. 198).
[Fol.24 v] (1) "Sein Geist (Christi) ist das neue Leben, das in den umgeschaffenen Seelen der Christgläubigen lebt; aus ihnen heraus offenbart er sich und verkündet er, erst mit wenig Stimmen, dann mit immer mehr Stimmen; und wenn die Stimmen überzahlreich geworden sind auf der ganzen Erde, dann erklärt die Gemeinschaft der Christgläubigen durch den Mund ihres anerkannten Lehrers die neugewonnene Erkenntnis als Glaubenssatz. Weil diese Erkenntnis nicht von irgendwoher, sondern aus dem ewigen Leben der neugeschaffenen Seele kommt, das nichts anderes ist als das Leben Christi…" (pag. 200). Quindi i dogmi sono des rappresentati come "Folgerungen aus wahrem Erlebnis, das zwar in Schrift und Tradition tausend Beweise fand, aber keines Beweises bedurfte… Erlebnis im Sinne einer erkenntnissprudelnden, Glaubenserkenntnis gebenden Quelle" (pag. 209).
(2) "In der Seele des Papstes lebt die Kirche, aber nicht anders, als sie in unserer Seele lebt. Er hat nach seiner eigenen Lehre nur den Vorzug, dass die Kirche in seiner Seele unter garantierendem Schutze Gottes lebt, und das Amt, diese Kirche allen zu zeigen, damit die anderen Seelen kontrollieren können, ob nicht in ihnen durch irgendwelche menschliche Trübungen die Kirche verderbt ist" (pag. 202).
(3) "Indem er (Christus) das neue Leben begründet, begründet er die Kirche. Aus dem neuen Leben heraus, aus den neugeschaffenen Seelen heraus, organisierte sie sich. Wenn man von einem Akt der Kirchengründung spricht, darf man nur an solche Vorgänge aus der christlichen, d. h. zu vollem Leben neugeschaffenen Seele denken. Sonst beginge man eine Geschichtsfälschung" (pag. 195).
(4) "Die von ihm (Christus) neugeschaffenen, 'wiedergeborenen' Seelen erkannten sogleich die Gemeinschaft mit seiner Seele und untereinander. Wie sahen sie diese Gemeinschaft oder wie dachten sie sich ihre Gestaltung? Sie sahen und dachten zunächst eine in Glaube und Hoffnung und Leb Liebe verbundene Iüngerschaft. Als sie mit dem neuen Gedanken erfüllt wurden, die ganze Welt für diese Gemeinschaft zu gewinnen, hatten sie zwei grosse Vorbilder – mehr als Vorbilder, nämlich erlebte Gemeinschaftsbilder, in denen ihre Seelen ganz und gar lebten: die Gottesgemeinschaft des jüdischen Volkes und das Weltreich der Römer. Es ist gar nicht anders denkbar, als dass die Stiftung Christi in diese beiden Bilder hineinwuchs, und dass sie, als sie wegen ihrer Überfülle den Rahmen sprengte, darüber hinauswuchs und zunächst, oder auch für lange Zeit noch, die Ähnlichkeit des Gestaltens an sich trug…" (pag. 197).
[Fol. 25r] (1) "Wenn die Historiker von der Gründung der Kirche sprechen, so reden sie echt menschlich, äusserlich und oberflächlich. Sie reden davon wie von der Gründung irgendeines Vereins" (pag. 195). – "Eine Kirchengründung nach der Auffassung der Historiker und Juristen … wollte Christus nicht" (pag. 196). – "Die Juristen und Historiker sind oft im Innersten ärgerlich [gewesen] darüber, dass sie in den schriftlichen Dokumenten aus der Zeit dieses ersten werdenden neuen Lebens und seiner Gemeinschaftsbildung so wenig juristisch Geprägtes, Greifbares zum Beweis oder Gegenbeweis finden. Was man damals schrieb, war gar nicht dazu angetan, um Beweise oder Gegenbeweise zu liefern, sondern nur, um das neue Leben weiterzugeben … ob Christus eine [ap] Kirche gründen wollte, ob, wann und in welcher Weise er sie gegründet hat, darüber flutet das altchristliche Leben hinweg…" (pag. 194).
(2) "Die Historiker erfassen von dem ganzen Lebensprozess, der mit dem Namen Kirche bezeichnet werden kann, immer nur die äusseren Formen und werden darum nie recht klug aus der Kirche. Sie sehen nicht die Verwurzelung der Kirche in der Seele. Sie begreifen nicht, dass die Seelen ein neues Leben empfangen haben und führen die Kirche auf Formen des alten Lebens zurück. Sie bereiten eine Fremdheit zwischen der Seele und der Kirche… Sie sind mitschuld, dass die Seele in der Kirche nicht mehr sich selbst erkennt, sondern fremde Willkür, fremde Form. Diesen Fehler und diese Mitschuld teilen mit den Historikern auch die Dogmatiker und Apologeten, auch die Kirchenpolitiker, wenn sie irgendein Ziel verfolgen oder an irgendwelcher Einrichtung festhalten, die selbst eine voll christliche Seele als ausserhalb ihres neuen Lebens stehen erkennen muss" (pag. 197-198).
(3) "Die Konversionen in den mittleren Jahrzehnten des abgelaufenen Jahrhunderts so wunderbar zahlreich, nahmen mit den Fortschritten der Apologetik ab" (pag. 210).
(4) "Vielleicht waren die letzten fünfzig Jahre eine Periode schwächeren Lebensstromes…" (pag. 210).
[Fol. 25v] (1) "Da ist auch gar keine Hoffnung, bis wieder einmal eine neue Flut göttlichen Lebens in die Seelen strömt und von diesen in die Kirche und von der Kirche wieder in die Seelen, sei es, dass sie hervorbricht aus der Seele eines Heiligen, sei es, dass ein Papst wieder einmal verschlossene Türen öffnet. Wir können nichts tun als warten. Das ist der Zweck alles Arbeitens und Schreibens, das Warten sehnsüchtig und inhaltsreich zu machen" (pag. 206).
23r, hds. von unbekannter Hand links oberhalb der Betreffzeile vermerkt: "C".
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 12. September 1923, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 12993, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/12993. Letzter Zugriff am: 15.01.2025.
Online seit 24.10.2013, letzte Änderung am 29.09.2014.