Dokument-Nr. 1433

[Kein Betreff], 19. September 1918

Sono giunto qui proprio in un momento in cui, in seguito agli attentati Lenin-Uritzky, regna un vero terrore. Dappertutto denunziatori e spie. La vecchia scuola dello czarismo celebra sotto i presenti detentori del potere nuovi trionfi.
Un primo saggio l'ho avuto subito al mio ingresso in Pietroburgo.
Nel percorso dalla stazione alla mia abitazione venni fermato da un individuo che mi obbligò a seguirlo insieme con il mio compagno – rappresentante di una grande banca berlinese –, nel prossimo commissariato. Nel commissariato trovai circa una dozzina di straccioni rappresentanti l'autorità, guardie rosse e simili. Nel fondo, a minaccia, una mitragliatrice. Nonostante il nostro passaporto si pretese d'aprire il nostro bagaglio munito di sigilli ufficiali. Non volendo entrare in lunga discussione con quella gente, noi dichiarammo seccamente che se i sigilli venissero rotti con la violenza noi avremmo aperto tutto il bagaglio di Joffe, né sarebbe mancato, inoltre, il pericolo di complicazioni politiche. Queste parole parvero fare effetto. Ci si pregò di passare in un altro commissariato, nelle vicinanze, dove il codice non stampato dei bolscevichi doveva essere meglio inteso. Per recarci a questo secondo commissariato noi ci servimmo della nostra carrozza: il bolscevico datoci per guida dietro ad essa di corsa. Il nostro cocchiere vomitò un diluvio di imprecazioni sui furfanti, sui "servi del diavolo", come egli li chiamava e dimostrò doppio rispetto per i Tedeschi che potevano loro mostrare i denti. Nel secondo commissariato, sebbene fossero appena le otto del mattino, trovammo grande animazione. In una piccola anticamera una mezza dozzina di
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guardie rosse; in una stanza d'aspetto più grande un certo numero di uomini e donne del ceto borghese che dovevano essere interrogati dagli "alti" commissari e aspettavano.
La sala di ricevimento di questa commissione era una piccola stanza nella quale sedeva un simpatico giovane operaio. Come egli ci vide ci pregò di scusarlo un momento volendo recarsi a svegliare il suo compagno, giacché, a quel che parve, egli non sapeva come nel nostro caso dovesse condursi. E difatti, egli tornò, di lì a poco, con il compagno, e allora io raccontai brevemente quel che era accaduto e quel che poteva accadere. Entrambi esaminarono i nostri passaporti, ma non ci capirono un acca. Essi vollero sapere da noi che cosa succedesse nel mondo e noi li soddisfacemmo volentieri. Ci ascoltarono come ragazzi, poi ci strinsero la mano e ci lasciarono andare con mille scuse e i migliori auguri.
Davvero autentici ragazzi, facili a guidare e che sotto un buon regime potrebbero divenire utili cittadini, ma pericolosi come educatori, giacché manca loro qualunque scuola, qualunque esperienza delle cose del mondo.
Un gran rigore domina dagli attentati contro Lenin e Uritzky. Io deploro la morte di quest'ultimo che volentieri avrei veduto. I giudizi che in generale si sentono su di lui sono favorevoli. La borghesia è sbigottita e messa fuori della legge. Si strappano di notte le persone dal letto, si toglie loro ogni cosa. Molti sono stati uccisi, molti presi in ostaggio, moltissimi chiusi in prigione. Innocenti soffrono insieme a colpevoli. I bolscevichi fanno di tutto per domare la borghesia, senza pietà; colpiscono alla radice per distruggere la classe odiata. Le crudeltà del despotismo czaristico appariscono, al paragone, un gingillo, poiché mai si proposero la distruzione d'un'intera classe della popolazione. I bolscevichi sono indiscutibilmente padroni assoluti del potere ! Un sinistro potere! Essi spingono il proletariato
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nelle case abitate dai borghesi, perché se ne impossessi. Le abitazioni deserte o vuote sono risparmiate. Non avendo pane da distribuire i bolscevichi lasciano che il popolo si sazi rubando e saccheggiando.
Quanto ai viveri in generale, la situazione è assai cattiva. Pane e patate mancano quasi affatto. I ricchi possono aver tutto, ma naturalmente a prezzi favolosi. Noi paghiamo per una sottile fetta di cattivo pane circa 2 rubli, per un piccolo piatto di patate circa 12 rubli. A prezzi altissimi si può avere ogni cosa nei negozi strapieni di cibi di lusso. Le guardie rosse ricevono tutto in abbondanza, invece gli operai soffrono letteralmente la fame. Operai tipografi mi hanno dichiarato di non poter lavorare che la metà di prima: essi non possono star ritti, giacché hanno i piedi gonfi. Ma l'operaio tace: gli manca la forza e l'iniziativa!
Dopoché il Governo dei bolscevichi ha dato al popolo la pace con la Germania, esso deve mantenere ancora la sua seconda promessa: il pane! Sino a tanto che il Governo non avrà pane satollerà il popolo con progromi contro la borghesia. Come lo Czar, che pure desiderò il meglio al suo popolo, mai scese nelle profondità, così i governanti odierni non sanno quale effetto abbia il loro agire. Essi non possono più aggirarsi liberamente in mezzo al popolo: le guardie rosse, come un tempo i cosacchi lo Czar, devono accompagnarli di continuo. Essi si mantengono al potere con il terrore. In Mosca cacciano tutti i borghesi dalle loro abitazioni verso la periferia della città, ma come già sopra accennati, pure in Pietroburgo, dove, al contrario che a Mosca, v'è una eccedenza di abitazioni, questo metodo è legge e chi penetra nelle abitazioni ruba e saccheggia. Nei pochi giornali che si pubblicano capita sì, talvolta di leggere che un saccheggiatore è stato fucilato per ordine dell'autorità, ma tali notizie sono date soprattutto per
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fare effetto al di fuori.
La stampa è interamente imbavagliata. Solo in Pietroburgo e in Mosca escono alcuni giornali, organi ufficiosi: altrimenti nulla. I giornali tedeschi si possono avere, ma non il "Berliner Tageblatt" e il "Vorwärts"…
A Berlino si vive meglio che qui e il signor Joffe ha ragione di fare ogni sacrificio per la consolidazione del potere. Ci hanno inviato un uomo di grande disinvoltura. Nel palazzo di Unter den Linden rilucono le pareti sontuosamente tappezzate, riluce il pavimento polito a specchio: dappertutto una profusione di cristalli, sete e velluti – dappertutto lusso borghese. Gente furba questa che ci mostra in tal luce i rappresentanti del bolscevismo! La lealtà, che è tutt'altra, non ci si è voluta mostrare affinché non sfuggissimo il bolscevismo come la peste.
Come tutti parlano qui diversamente che in Berlino! In Berlino proteste e messaggi cortesi: qui invece! … Ella conosce già l'ultima nota di Cicerin ai rappresentanti dei neutrali: impertinente e avveduta! I discorsi di Radek! Io spero di parlare in Mosca a questo signore. Dev'essere una vera persona diabolica! Ciò che è destinato a fare effetto sui popoli, deve uscire dalla sua penna. Di noi egli dice che preferisce fra tutti i militari, che sarebbero i nostri bolscevichi, perché agiscono infischiandosi degli incerti e dei timidi.
La speranza di tutti, eccettuati coloro che hanno adesso il loro quarto d'ora di fortuna, è l'Intesa. Tutti seguono con ansia gli avvenimenti sul teatro della guerra russo, sperano nel Giappone e credono fermamente che entro un anno le cose saranno cambiate radicalmente.1 (Secondo giornali siberiani, i Giapponesi si sarebbero già uniti al principio d'agosto con le truppe siberiano-cèco-slovacche). Essi non hanno più alcuna energia e i bolscevichi si sono accorti pienamente di essere una forza indomabile sino a tanto che riescano ad avere dalla loro il proletariato. Il Governo dei
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bolscevichi rafforza la sua potenza con la distruzione, la rimozione di tutti gli ostacoli con i mezzi più violenti. I borghesi, nei loro decreti, sono i vampiri; e i socialisti rivoluzionari, i loro avversari politici in generale, sono i controrivoluzionari.
Che accadrà se una volta le cose muteranno davvero?
Quanto più peggiora la nostra situazione nell'Ovest, tanto più contenti sono i bolscevichi. Essi non lo manifestano chiaramente nei loro giornali. Noi dobbiamo venire sempre più a patti con loro, sentire sempre più il loro... alito. Il disinvolto ambasciatore in Berlino dice, naturalmente, tutto il contrario. Noi non dobbiamo patire alcuna sconfitta: questo è il desiderio del Governo bolscevico, dice egli. Gli torna opportuno parlare così e così egli parla a noi Tedeschi. Tutti mirano alla rivoluzione mondiale : una volta che questa sia scoppiata, i bolscevichi, sono salvi ! 2 Frattanto essi devono fare ogni sforzo per mantenersi a galla, pure a costo che venga distrutto di più di quanto non sia già stato.
Naturalmente la vita economica, alla cui riedificazione i bolscevichi volevano dedicarsi, ristagna. Io ho osservato che operai vengono inviati da qui nell'interno a lavorare sulle strade ferrate e nelle officine di esse. Qua e là qualche fabbrica lavora, specie di quelle che hanno maggiore importanza per la vita economica. Probabilmente Krassin ha il dito in questa organizzazione.
Io non ho visto ancora Krassin, ma voglio visitarlo in Mosca. In una seduta del Comitato esecutivo dicesi che egli abbia parlato sul trattato addizionale. Più di quanto è stato ottenuto non fu possibile di ottenere, avrebbe egli detto: tuttavia molto di vantaggioso per la Russia fu conseguito, sebbene a prezzo di straordinaria tenacia e pazienza. L'assemblea di circa duecento persone si dichiarò quasi all'unanimità soddisfatta delle sue dichiarazioni. Solo due presenti, fra cui Archangelsky, furono d'avviso contrario.
E verosimile che i rigorosi decreti degli ultimi tempi concernenti requisizioni siano di Krassin. Per afferrare quanto è ancora
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nel paese e che si tiene nascosto e, assicurate le provviste necessarie per il proprio consumo, poter cedere a noi il rimanente. Qui, però, si dice che i Tedeschi non riceveranno nulla, o almeno non molto. Si manderà per le lunghe l'adempimento del trattato e la Germania abbozzerà, giacché, si dice, noi ci siamo dati in mano ai bolscevichi. Naturalmente in tutti i ceti ostili ai bolscevichi si è indignati contro di noi, perché abbiamo rafforzato la loro potenza e fatto fallire l'opposizione. Noi siamo i responsabili d'ogni sciagura e adesso siamo prigionieri del diavolo, che ci tiene al suo laccio invisibile.
Politici sereni attendono un cambiamento solo dall'Intesa, ma essi temono l'Inghilterra non meno di noi, giacché vogliono avere una propria casa, non padroni stranieri. La pace generale, ossia la pace delle Potenze centrali coll'Intesa, potrebbe, opinano essi, condurre forse ad una comune azione utile alla Russia e al mondo. Essi dubitano, però, che il mondo, sino a quel punto, sarà già troppo inquinato dal bolscevismo, onde nuovi grandi ostacoli. Ma, in fondo, per tutti gli avversari dell'odierno Governo, ogni mezzo è buono che possa provocare la sua caduta, da qualunque parte venga. I socialisti e i vecchi rivoluzionari sono condannati a morte! I possidenti alla distruzione!
Sachse al quale io ho qui parlato, spera nel sorgere di una nuova borghesia dalla parte più sana della democrazia e della classe agricola. Il contadino è divenuto proprietario e come tale è nemico del bolscevismo. Egli arreda adesso la sua casa al modo borghese. I suoi ragazzi imparano il pianoforte. Egli ha uno scaffale per i libri e una cassetta, che durante la guerra ha riempito d'oro. A questa nuova borghesia si devono rivolgere gli occhi e gli orecchi! Ciò che rimane ancora del vecchio ceto borghese si unirebbe volentieri al nuovo. (Sachse è ancor sempre un filantropo e un idealista.)
I bolscevichi, però estendono il loro potere e lo consolidano
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con avvedutezza. Ora essi si occupano assai seriamente della mobilitazione. Essi mobilitano i loro seguaci come guardia rossa, e i borghesi per i servizi ausiliari. Industriali, finanzieri, avvocati, medici, ingegneri ecc. tutti costoro, appartengono al terzo e al quarto stato. Essi vengono aggregati nelle caserme alle masse di operai per fare ciò che prima veniva fatto dall'infimo proletariato. Ieri si dice che sia partita una schiera di questi disgraziati per scavare trincee. Quando Joffe mi disse che una nuova guerra tra la Germania e la Russia era da attendersi in dieci o quindici giorni, egli deve aver pensato forse alla rivendicazione della borghesia che ha patito la massima delusione per il fatto della nostra pace con i bolscevichi. I borghesi non l'avrebbero mai creduto!
Questa borghesia rammollita, che non conosceva più se non il piacere, non pensò mai che la giustizia punitrice poteva un giorno raggiungerla. Noi dovevamo essere i suoi difensori, i guardiani dei capitali accumulati!
Ma, come dice Sachse, noi dobbiamo mantenere aperti occhi ed orecchi, giacché la Russia non è perduta. I bolscevichi vogliono la rivoluzione nel mondo ed essi hanno già, a suo avviso, la Germania nelle loro unghie. Le loro idee hanno molto di buono, ma l'applicazione di esse, come avviene in Russia, dovrebbe dar molto da pensare agli Stati della vecchia Europa.
1Am linken Seitenrand von „La speranza di tutti…" bis „…cambiate radicalmente." hds. markiert, vermutlich vom Empfänger.
2Am linken Seitenrand von „Tutti mirano alla…" bis „…sono salvi!" hds. markiert, vermutlich vom Empfänger.
Empfohlene Zitierweise
Anlage vom 19. September 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 1433, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/1433. Letzter Zugriff am: 23.04.2024.
Online seit 17.06.2011.