Dokument-Nr. 19525

[Bea SJ, Augustin]: Relazione sulle associazioni di studenti
nei convitti teologici di Germania. Rom, 26. März 1928

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Le "Associazioni di Studenti" sulle quali si riferisce nelle relazioni di Tubinga, Breslavia, Bonna, secondo tutta la probabilità non si trovano soltanto nelle nominate città, ma anche in altre, p. e. a Bamberga, Paderborna, e forse anche a Münster e Würtzburg [sic]. La questione tocca dunque quasi tutta la Germania, e pare che non possa essere sciolta soltanto in alcuni convitti, ma che domandi una soluzione più generale.

I.  I danni delle Associazioni per i Teologi.
Chiunque conosce i caratteri della vita studentesca nelle Università tedesche, non può dubitare che l'appartenenza ad una tale associazione debba portare grandissimi danni alla formazione ascetica e scientifica dei futuri sacerdoti. Una vita interna, raccolta, dedicata al perfezionamento interno e alla mortificazione così necessaria ai futuri sacerdoti, ed allo studio profondo e solido delle sacre discipline, difficilmente è compatibile con tutti i divertimenti ed impegni connessi coll'appartenenza a queste associazioni destinate in primo luogo per futuri laici, non per sacerdoti. Che ci possano essere anche pericoli più gravi per la stessa moralità, facilmente si vede.
Il danno è tanto più grave, perché si tratta generalmente dei primi anni dello studio teologico, quando la vita interna e ascetica non è ancora consolidata. Perciò troppo spesso i giovani teologi, dopo 3-4 anni di studio teologico, arrivano nel "seminario" cioè alla imme-
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diata preparazione per il sacerdozio, privi della vita interna e delle virtù più fondamentali del sacerdote, e così, purtroppo, diventano sacerdoti, bensì zelanti e attivi, ma non profondamente pieni di spirito sacerdotale, di abnegazione, pietà, ubbidienza.
Considerata la fondamentale importanza della formazione ascetica ed interna, le su dette associazioni senza dubbio generalmente si devono dire dannose. Ma ci sono altre considerazioni che rendono più difficile una decisione.

II.  I vantaggi delle Associazioni.
1.  I vantaggi individuali (contatti personali, migliore formazione nelle buone maniere, nella eloquenza pratica) non sono tanto importanti e potrebbero essere compensati per una solida formazione negli stessi convitti.
2.  I vantaggi per la Chiesa. Data la difficile situazione della Chiesa in uno stato prevalentemente protestantico, i sacerdoti hanno bisogno di un efficace aiuto dalla parte del laicato, sia nei parlamenti, sia nelle organizzazioni sociali e religiose. Ormai il laicato è rappresentato quasi esclusivamente da personaggi che fanno parte delle associazioni studentesche. La più numerosa di queste, il così detto "C. V." (Cartell-Verband der kath. deutschen Studentenverbindungen) conta quasi 20.000 membri, le due altre più importanti 3.000 e 1.500. Così quasi 25.000 Universitari Cattolici fanno parte delle associazioni per gli studenti. Siccome questi membri di esse conservano anche dopo gli anni dello studio universitario un certo collegamento fra di loro e colle associazioni stesse (come ex-associati) le associazioni comprendono quasi tutto il laicato cattolico universitario e specialmente quelli che lavorano nella vita pubblica.
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In realtà, quasi tutti i parlamentari del Centro Cattolico, gli alti funzionari cattolici nel governo e nelle amministrazioni statali e comunali, i capi delle grandi organizzazioni politiche e sociali sono legati colle associazioni studentesche.
Così il clero in quasi tutte le questioni della vita pubblica, specialmente nella difesa dei diritti della Chiesa nei parlamenti, dipende dalla cooperazione degli "ex-associati" delle associazioni studentesche, e il disbrigo degli affari di questo genere si facilita molto per l'intervento e l'aiuto di questi laici ex-associati. Perciò la stessa Chiesa è soverchiamente interessata che le relazioni fra il clero e le associazioni siano buone e facili. Ora è evidente che l'appartenenza alla stessa associazione produce un'alleanza molto forte ed efficace fra gli associati, e se i teologi sono membri dell'associazione, per questa stessa relazione sono legati in stretta alleanza con i laici più autorevoli.
Dunque pare essere evidente che la Chiesa è molto interessata a una soluzione della questione che, salva la solida formazione sacerdotale, senza esporre a pericolo le facili relazioni del clero col laicato cattolico.
3.  I vantaggi per gli studenti laici. Senza dubbio in molti casi il buon esempio dei teologi, raccolti nella stessa associazione ha un'influenza molto salutare sui giovani studenti laici e aiuta la loro formazione a una vita sinceramente cattolica in maniera eccellente. Gli esempi di una tale influenza non sono rari, e gli stessi laici fanno l'elogio di un tale aiuto spirituale e religioso.
Non v'è dubbio che questo vantaggio è importante anche per la Chiesa stessa. Ma dall'altra parte bisogna aggiungere che un tale vantaggio dipende molto dallo spirito delle associazioni e da tutto l'ambiente. Può accadere, e purtroppo accade in realtà, anche il contrario
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cioè, che il laicato, vedendo i giovani teologi divertirsi alla maniera di tutti gli altri, perda la stima del sacerdote qua tale. Neppure sarebbe impossibile di esercitare un'influenza molto salutare sugli studenti laici in altre forme più elevate e meno pericolose. Così p. e. a Friburgo (ove non sono permesse le associazioni nel Convitto) i giovani teologi lavorano con molto zelo e grande successo nella Congregazione Mariana degli Universitari, nella "Associazione di S. Vincenzo a favore dei poveri", nel Sodalizio Piano. Hanno organizzato circoli apologetici ed ascetici per gli studenti laici, e esercitano un apostolato molto fecondo tra la scolaresca dell'Università. Non si può negare che questa maniera di aiutare la formazione religiosa dei giovani studenti è molto più degna dei futuri sacerdoti che la partecipazione ai convegni di birra, di fumo e di altri divertimenti almeno secolari, se non pericolosi.

III.  Le Difficoltà della situazione.
Oltre le difficoltà suaccennate, situate nei riguardi dovuti agli interessi della Chiesa in relazione col laicato, ci sono alcune altre che fanno ancora più difficile una soluzione.
1.) Moltissimi Vescovi, Canonici, Direttori dei Seminari e dei Convitti, altri personaggi autorevoli ecclesiastici, sono stati loro stessi membri delle associazioni, e perciò sono interessati al mantenimento dello stato tradizionale. Dunque sarà abbastanza difficile di indurli ad una cooperazione efficace per un cambiamento che credono dannoso per la Chiesa e per gli interessi del clero.
2). Essendo finora permesso ai teologi di alcune diocesi di passare due anni dello studio teologico fuori del convitto, anzi fuori della propria diocesi in un'altra Università, è quasi impossibile a tali teologi, considerata la vita studentesca nelle Università tedesche, di astenersi dall'ingresso in una associazione di studenti. Altrimenti
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starebbero quasi senza compagni, e forse il pericolo di perdere la vocazione sarebbe, almeno per taluni, più grande che i danni per la vita ascetica che prendono nelle associazioni. Ora, questi associati, ritornando dopo due anni nel convitto, hanno relazioni così fra di loro stessi come cogli studenti laici, e l'associazione si introduce quasi automaticamente nel convitto, e sarà difficile per ogni autorità ecclesiastica di impedire le conseguenze di un tale stato. Il permesso sopra indicato è fondato in parte nel fatto che i convitti dopo gli aumenti degli anni di studio teologico, sono diventati troppo stretti e non possono ricevere tutti i teologi, in parte si tratta di un'antica consuetudine. In ogni caso sarà difficile di sopprimerlo in maniera assoluta. Eppure si tratta di una questione importantissima per la formazione del clero. Se i teologi per due anni possono stare, contro le prescrizioni del Diritto Canonico, fuori del convitto, in case private, senza una sorveglianza efficace, in una città dove non sono conosciuti, tutto si può temere per la formazione e la vita di tali futuri sacerdoti. Benché si devano presentare al Superiore del Convitto teologico che si trova nella relativa città, non si può parlare di una efficace sorveglianza, come mi confessò sinceramente il Direttore di un Convitto.

V.  Suggerimenti per una soluzione.
Essendo così complicata la questione, non oserei di proporre una soluzione assoluta; ma pure mi sia permesso di suggerire alcune idee che potrebbero essere utili per maturare la situazione.
1). Anzitutto pare desiderabile di accertarsi esattamente sulla portata delle misure da prendere e di domandare informazioni molto accurate su tutti i Convitti e Seminari della Germania e Baviera,
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tanto sulla esistenza delle associazioni nei suddetti Istituti quanto sul numero dei teologi appartenenti ad esse. Queste informazioni si dovrebbero prendere per mezzo delle LL. Ecc. i Nunzi Apostolici a Berlino e a Monaco, non però dai Vescovi o dalle Curie Vescovili (per la ragione indicata sub III.1.), ma (sub secreto) da altri personaggi degni di fiducia e ben istruiti sulla situazione.
2) Non pare che si possa procedere contro l'uno o l'altro convitto solo, ma piuttosto che si dovrebbe prendere una misura generale obbligatoria per tutti i convitti e seminari della Germania e Baviera.
3. Nel caso che si venisse a tale misura, pare necessario di ingiungere ai Vescovi di incaricare persone molto autorevoli e fedeli della promulgazione ed esecuzione delle misure nei convitti e seminari, e di riferire alla S. Congregazione dei Seminari e delle Università sulla esecuzione. Le dette persone dovrebbero addurre tutti i motivi della vita sacerdotale ed apostolica per convincere i teologi che si tratta di una misura necessaria per il bene della Chiesa e di loro stessi, non di una arbitraria restrizione della libertà finora avuta.
4. Considerato e ponderato tutto, non pare che i vantaggi delle associazioni siano tanto grandi, che si dovesse tollerare il pericolo per la vita interna dei futuri sacerdoti, e perciò che si potrebbe procedere alla proibizione delle associazioni, ma a condizione che i contatti dei futuri sacerdoti col laicato non fossero totalmente tolti, ma regolati in una maniera che guarentisce i vantaggi indicati sub II, 2 e 3. L'esempio di Friburgo potrebbe dare qualche suggerimento.
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5). Inoltre pare essere necessario di indurre i Vescovi che quanto prima provvedessero convitti abbastanza ampi per prendere tutti i teologi della diocesi. Intanto, se alcuni devono stare ancora fuori del convitto, bisognerebbe insistere che abitassero in una casa di religiosi o in un altro Istituto religioso, in case private soltanto coll'autorizzazione del proprio Ordinario e dell'Ordinario del luogo, sotto la sorveglianza di un sacerdote zelante e prudente.
6). Date le speciali difficoltà dei convitti di Bonna, sui quali parla una delle relazioni e che, anche secondo le mie informazioni avute altronde, sono molto serie, si potrebbe considerare se non fosse indicata una Visitazione Apostolica di quei convitti, fatta da un ecclesiastico di lingua tedesca e ben pratico della situazione, senza essere però della stessa diocesi di Colonia. Trattandosi di 340 teologi, futuri pastori delle anime, la questione pare essere molto grave, anzi ancora più grave perché l'influenza pure della Facoltà Teologica dell'Università di Bonna non è sempre troppo favorevole.
Empfohlene Zitierweise
[Bea SJ, Augustin], Relazione sulle associazioni di studentinei convitti teologici di Germania, Rom vom 26. März 1928, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 19525, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/19525. Letzter Zugriff am: 11.10.2024.
Online seit 20.01.2020.