Dokument-Nr. 2164
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 14. Januar 1918

Regest
Nachdem ein hochstehender Deutscher Pacelli Informationen über die unmenschliche Behandlung italienischer Kriegsgefangenen in Gießen hatte zukommen lassen, wandte er sich an den deutschen Kriegsminister, der ihm nunmehr folgende Mitteilung machte: Von den im November 1917 nach Gießen wegen ansteckender Krankheiten transportierten 31.000 Italienern seien 1.100 in Quarantäne geblieben, der Rest in andere Lager verlegt worden. In den Tagen zwischen Gefangennahme und Transport habe es aufgrund der außerordentlichen Überbelegung eine ungerechte und verworrene, später aber regulierte Verproviantierung gegeben; der Zugtransport dauerte dann zwischen 12 und 14 Tagen in unbeheizten Wagen. Im Gießener Lager haben die Gefangenen ausreichende Ernährung erhalten und es gab keine Sterbefälle wegen Unterernährung oder Misshandlung. Nur einige Süditaliener hatten Schwierigkeiten, dem rauen Klima zu widerstehen. In Gießen befinden sich 1.105 Italiener, davon 187 Kranke. Insgesamt seien 22 Italiener gestorben; 18 an Lungenentzündung, zwei an Typhus, einer an Bauchfellentzündung und einer an Lungentuberkulose.
Betreff
Per i prigionieri italiani del campo di Giessen
Eminenza Reverendissima,
Da un altolocato personaggio tedesco erano pervenute a questa Nunziatura, per via indiretta, le seguenti notizie confidenziali intorno ai prigionieri italiani del campo di Giessen.
"I prigionieri italiani in Giessen soffrono orribilmente la fame. Molti arrivano a Giessen così ammalati e sfiniti da non potersi reggere in piedi. Trasportati per 10 o 14 giorni in treni non riscaldati, pigiati nei vagoni "Wie das liebe Vieh" – senza mai avere un cibo caldo, essi sono trattati come le bestie. Molti di quei poveri disgraziati sono morti in seguito alle privazioni ed alla fame, altri giacciono in quel campo gravemente ammalati e forse solo un nutrimento più sostanzioso li potrebbe salvare."
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In seguito a tali informazioni mi rivolsi immediatamente e colle più premurose raccomandazioni al Ministero della Guerra in Berlino, il quale ora mi fa pervenire in proposito la seguente comunicazione che ho l'onore di riprodurre qui appresso all'Eminenza Vostra Reverendissima, tradotta dal tedesco:
"Secondo le dichiarazioni pervenute a questo Ministero dalle autorità competenti, ecco come stanno le cose: Nel mese di Novembre u. s. vennero condotti nell'accampamento di osservazione per malattie epidemiche di Giessen 31.000 prigionieri di guerra italiani, 1.100 dei quali vi si trovano oggi ancora in quarantena. I rimanenti sono stati ripartiti in altri campi.
Il trasporto, secondo il racconto dei soldati di scorta e dei prigionieri stessi, avvenne nel modo che segue:
Dopo la cattura trascorsero, di solito, sei giorni prima che i prigionieri venissero trasportati via. In questi sei giorni, per l'ammassamento straordinario, la sorveglianza fece difetto, sicché pure nel vettovagliamento si ebbe un certo disordine. Molti prigionieri ricevettero più volte nello stesso giorno vitto in abbondanza; altri invece dovettero aspettare più a
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lungo. Iniziato, però, il trasporto, il vettovagliamento procedette con ogni regolarità. I prigionieri ebbero ogni giorno rancio caldo e rancio freddo. I carri ferroviari non furono riscaldati. In ogni carro vennero caricati in media 50 uomini, in casi eccezionali anche 60. I prigionieri giunsero qui tra i dodici ed i quattordici giorni dopo la loro cattura. Gli strapazzi dei primi giorni e del viaggio erano visibili nei loro volti, all'arrivo; tuttavia, apparivano in generale di buon umore. Gli effetti del vettovagliamento in parte insufficiente dei primi giorni non erano ancora scomparsi in quei prigionieri che lo avevano patito, sicché essi mangiarono avidamente tutto quanto fu loro presentato. Più volte si dovette intervenire per impedire che mangiando cose nocive, come, per esempio, le rape e i cavoli nuovi crudi delle parti dell'accampamento coltivate, contraessero malattie.
La direzione dell'accampamento ha somministrato ai prigionieri vitto in quantità sufficiente. Oltre il nutrimento regolamentare, si diedero agli Italiani tutti i viveri sopravanzanti agli altri prigionieri. Molti prigionieri delle altre nazioni, che ricevono in copia, dalla patria, doni di commestibili, rinunziarono in tutto o in parte al loro rancio, di guisa che i viveri eccedettero sempre il bisogno.
Non è vero che molti prigionieri siano qui giunti in condizioni tali da renderli incapaci di marciare. Si tratta
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solo di pochissimi casi, che dato il numero superiore a 30.000, non rappresenta nulla di strano. Decessi per nutrizione insufficiente e cattivo trattamento non si sono avverati. Fra i prigionieri dell'Italia meridionale molti si dimostrarono non atti a resistere all'inclemenza del nostro clima, alcuni si ammalarono, qualcuno venne a morte per effetto di polmonite, ma ciò non può recare sorpresa.
Nell'accampamento di Giessen, compresa l'infermeria, si trovano 1.105 Italiani, dei quali giacciono ammalati nell'infermeria 138 e nel campo 49 = 187.
Sono morti 22 Italiani, e cioè di polmonite 18, di tifo 2, di peritonite 1, di tubercolosi polmonare 1."
Chinato al bacio della Sacra Porpora, con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di confermarmi
di Vostra Eminenza Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 14. Januar 1918, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 2164, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/2164. Letzter Zugriff am: 29.03.2024.
Online seit 17.06.2011, letzte Änderung am 29.09.2014.