Dokument-Nr. 2606

[Erzberger, Matthias]: La questione degli indennizzi ai prigionieri di guerra tedeschi in Rumania, discussa al Reichstag, vor dem 18. Juli 1918

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I prigionieri di guerra tedeschi in Rumenia hanno dovuto subire dolori inenarrabili. In seguito a questi dolori ed ai trattamenti brutali vi è stata una fortissima percentuale di morti. Delle tante testimonianze protocollate sui martiri dei disgraziati prigionieri, ci contentiamo di riprodurne soltanto due.
Protocollo.
Noi, sottoscritti ostaggi, non vogliamo riferire dei dolori da noi e dagli altri ostaggi sofferti, sebbene indescrivibili sieno [sic] stati i tormenti e, ad onta del denaro che possedevamo, di 317 ostaggi ne rimanessero in vita soli 83. I martiri sofferti dai prigionieri di guerra tedeschi ed austro-ungarici nel campo di concentrazione di Sipote gridan però talmente vendetta al cospetto di Dio che noi stessi commetteremmo una colpa se non li portassimo a conoscenza della autorità.
Dei 17 000 prigionieri ne rimasero soltanto in vita 4000; Austriaci, Ungheresi e circa 2 - 3000 Tedeschi. Tutti gli altri caddero vittime della brutalità rumena. A Sipote ogni nazione si trovava separata, e corrispondente ne era il trattamento.
Strano è che non gli Ungheresi, ma i Tedeschi fossero sottoposti a trattamento più duro. Per essi i Ru-
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meni non avevano una scintilla di compassione. I Tedeschi avevano per comandante un disertore ungherese, il tenente Popa Izata (reggimento Honved Na…) una iena in effigie umana. Armato di un nodoso randello si avventava sui disgraziati e li colpiva ogni giorno a sangue. Dei prigionieri che, come abbiam detto, erano circa 4000, ne rimasero in vita al massimo dai 200 ai 300. La maggior parte di essi morirono di tifo famelico, di febbri petecchiali e, non per ultimo, in seguito ai colpi di questa belva. Molti prigionieri furono uccisi dal freddo intenso. I prigionieri erano ricoverati in gruppi di 200 in caverne mancanti di luce e di aria. Per settimane e settimane 100 uomini non ricevettero altro che dai 14 ai 20 chilogrammi di farina di granturco avariata, più mezza cipolla.
Con questa farina cruda e avariata i Tedeschi non sapevano che fare, prima perché non conoscevano il modo di prepararla e poi perché non possedevano recipiente alcuno per cuocerla. E così essi furono costretti a mangiarla cruda a manciate come gli animali. In certi giorni vi furono fino a 300 decessi. Alcuni morivano alle latrine, altri rimanevano lungamente dissotterrati nelle capanne. Spesso i corpi dovettero essere tumulati ancor caldi, perché così ordinava il comandante. Si ebbero dei casi nei quali cani famelici divoravano i morti. Una volta che un prigioniero di guerra lanciò un pezzo di legno contro un cane che sta-
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va per azzannare un cadavere, fu sottoposto alla pena delle bastonate da parte del comandante che per
caso lo vide.
Dobbiano riferire ancora che, più volte, insieme ai morti furono buttati anche i vivi. Un soldato gettato nel monte dei cadaveri perché ritenuto morto, si riebbe durante la notte e ritornò carponi al suo quartiere. Questo soldato l'abbiamo lasciato a Sipote. Per punire soldati di altre nazionalità venivano chiusi nelle caverne dei Tedeschi. Nell'accampamento vi erano soltanto tre medici, ma
i medicamenti mancavano quasi del tutto. I prigionieri rimasti colà periranno certamente se non si porterà loro soccorso in tutta fretta.
Confermiamo quanto sopra sotto il vincolo del giuramento.
Bucarest, 28 dicembre 1917.
Martin Simon, direttore di Banca, possidente.
Csato Joseph, Notaro.
I signori Martin Simon e Csato Joseph hanno sottoscritto il protocollo in mia presenza.Firmato. Schleiffer,
ff. di ufficiale, e comandante.
Protocollo.
Insieme a me furono trasportati dalla stazione di concentramento Galatz a Ungureni (circa 20 chilometri a sudest di Dorohoi e Redin) internati
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tedeschi ed austro-ungarici in luridi carri bestiame. Il viaggio durò 15 giorni. Le vettovaglie per questi 15 giorni consistettero in due soli pani a testa. I prigionieri morivano letteralmente di fame. In singole stazioni vi si trovavano accatastate delle barbabietole. Qui si svolsero scene orribili per il possesso delle barbabietole crude, che furono divorate in un baleno. Numerosi casi di morte furono le conseguenze di quel cibo disadatto. I cadaveri furono buttati a terra alle stazioni. Spesso avvenne che i morti rimanessero da 2 a 3 giorni insieme ai vivi ammassellati nel vagone. Una fanciulla di 16 anni, il cui padre era morto in treno, fu violata da capo-convoglio, dinanzi al cadavere del suo padre. In condizioni compassionevoli tanto fisicamente che moralmente, giungemmo a Ungureni. Fino alla primavera, a. c., morivano, colpiti da malattie infettive, circa 900 dei 1700 internati.
Dichiaro quanto sopra sotto il vincolo del giuramento.
Bucarest, 28 dicembre 1917.
Firmato: A. Schanzer.
Ho fatto le medesime identiche eperienze in un altro trasporto.
Firmato: Dr. Schrenk.
I signori ing. Schanzer e dottor Schrenk hanno sottoscritto in mia presenza.
Firmato: Schleiffer,
f.f. di ufficiale e comandante.
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Già alla prima lettura del trattato di pace tedesco-rumeno si parlò al Reichstag del crudele trattamento inflitto ai Tedesch [sic] prigionieri di guerra, di cui molti morirono, molti furono daneggiati [sic] per sempre nella loro salute; e si domandò unanimamente [sic] che si procedesse in ogni caso alla punizione dei colpevoli. Durante la discussione del trattato addizionale politico-giuridico del 27 giugno, anche la Commissione principale del Reichstag si occupò dettag1iatamente della questione.
Il direttore ministeria1e, dottore Kriege, rappresentante dell'ufficio degli Esteri, disse che gli attacchi rivolti contro il vecchio Governo rumeno eran purtroppo giustificati e che le sofferenze dei nostri prigionieri in Rumenia domandavano assolutamente piena e completa espiazione. Tutto è stato disposto perché l'espiazione avvenga. Il Governo tedesco è completamente d'accordo col Governo rumeno attuale su questo: che il Governo rumeno è obbligato, seconando l'articolo 6x del trattato politico-giuridico tedesco-rumeno addizionale del trattato di pace, a rispondere a tutte le conseguenze del cattivo trattamento. Qualsiasi danno dovuto al colpevole procedere o alle [sic] incuria di organi rumeni durante la prigionia o a causa del trasporto dei prigionieri in Russia, deve essere risarcito. In caso di morte è la famiglia che ha il diritto di esigere pieno indennizzo.
Naturalmente il rifacimento dei danni non toglie
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di mezzo il torto inflitto, e bisogna, quindi, procedere alla severa punizione dei colpevoli. Questo punto di vista vien condiviso completamente dal Governo rumeno; i1 quale ha rimosso dal loro ufficio molti impiegati ed ufficiali, e ha iniziato e mandato a termine un processo penale contro altri colpevoli. Il Governo rumeno è pronto a procedere severamente anche in altri casi che gli vengano comunicati, ed ha insediato a tal uopo una Commissione speciale. La consegna dei colpevoli alla Germania domandata da alcuni deputati, non condurrebbe allo scopo voluto, perché si tratta di atti punibili commessi da stranieri all'estero: atti che potrebbero essere perseguiti in Germania solo a certe ben determinate premesse nel caso attuale non esistenti.
Del resto le cifre divenute in parte di dominio pubblico riguardo ai nostri prigionieri, sono grandemente esagerate. I Tedeschi caduti prigionieri dei Rumeni vanno dai 4000 ai 4500; e di Questi 1000 sono morti e circa 1500 ci hanno rimesso la salute. Molti casi di morte si debbono a malattie infettive le quali non hanno risparmiato la stessa popolazione rumena nella Moldavia ed hanno fatto numerose vittime nell'armata russa.
I prigionieri o le loro famiglie doverbbero [sic] far valere i loro diritti davanti alla Commissione internazionale prevista all'Articolo 71, e domandare
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rifusione di danni in base al Trattato addizionale. Il Governo è pronto a risparmiare loro qualsiasi difficoltà e qualsiasi pena ed incaricare in loro nome avvocati di riunire tutti i documenti necessari e di patrocinare le loro domande davanti alla Commissione. Forse è anche possibile ottenere il pagamento di una somma in blocco come rifusione di tutti i danni. Naturalmente cogli indennizzi da pagarsi da parte rumena non si estinguerebbero i diritti dei prigionieri o delle loro famiglie dinanzi al Fisco; ma questi diritti continuerebbero ad esistere pienamente.
L'on. Dr. Pfleger (Centro) avrebbe desiderato che le giuste cifre sui prigionieri di guerra tedeschi in Rumenia fossero state pubblicate prima, perché così si sarebbe evitato che false cifre divenissero di dominio pubblico. Le prescrizioni sull'indennizzo da versarsi ai feriti e ai parenti da parte della Rumenia, dovrebbero essere pubblicate per tranquillità delle famiglie dei morti, dei prigionieri, ed anche per dare una certa soddisfazione all'esercito. Nella distribuzione delle somme bisognerebbe prendere anzitutto in considerazione quei casi di padri di famiglia sottoposti a un cattivo trattamento durante la prigionia e che ne hanno riportato gravi danni o la morte.
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L'on. von Graefe (conservatore) ritiene urgentemente necessario il dibattito pubblico sul tema dell'espiazione e degli indennizzi per i trattamenti inflitti ai nostri prigionieri, non solo per diminuire la grande agitazione del popolo tedesco, ma perché serva d'avvertimento agli altri paesi dell'Intesa. Naturalmente, egli nutre certi dubbi che il testo delle prescrizioni contrattuali abbia a bastare per assicurare ai colpevoli la punizione da parte dei tribunali rumeni, quando non esistano assicurazioni recise da parte del Governo rumeno.
L'on. Erzberger (Centro) si richiama alla grande dirficoltà di comprovare in ogni singolo caso la colpevolezza di organi rumeni, ogni volta che la prova debba servire a giustificare l'indennizzo richiesto. Trova molto migliore che il Governo rumeno paghi una somma tanto, colla quale poi la Germania garantirebbe gli indennizzi a chi di ragione.
Il colonello [sic] von Fransecki, rappresentante del Ministro della Guerra rileva che una parte dei danni subiti dai prigionieri si debbono alla mancanza di cure da parte dei Rumeni durante la loro ritirata precipitosa, la quale costò ai Rumeni stessi gravi perdite, dovute a malattie epidemiche, ecc. E' vero altresì che si sono avuti anche casi di brutale malvagità e di cattivo trattamento. Venuto a cognizione di questi casi il Ministero della Guerra inviò immediatamente delegati neutrali fidati in Rumenia, perché procedessero ad un'inchie-
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sta. Il Governo rumeno trattò questi delegati in modo arrendevole, ed a richiesta di essi destituì e punì i comandanti di quei campi di concentrazione nei quali erano avvenut [sic] crudeltà. Il numero dei Tedeschi prigionieri di guerra in Rumenia non si può precisare ancora. Le indicazioni variano: la cifra massima comunicataci sarebbe di 4300. Una Commissione di ufficiali tedeschi e rumeni è all'opera per constatare quanti prigionieri di guerra possiamo aver avuto in Rumenia, e per assodare se alcuni sono stati trattenuti nella Moldavia. Le associazioni 1ocali della Croce Rossa dovrebbero invitare pubblicamente ad annunciarsi quelle famiglie i cui appartenenti sono caduti prigionieri in Rumenia.
L'on. Warmuth (frazione tedesca) dubita che i tribunali rumeni abbiano a punire i colpevoli come si meritano. Si sarebbe dovuto includere nel trattato che soltanto noi abbiamo il diritto di giudicare i colpevoli. Il pensiero del pagamento d'una somma in blocco merita esser preso in considerazione.
L'on. Dr. Haas (partito democratico progressista), pienamente d'accordo che i colpevoli siano puniti. Se li punissimo noi, il popolo ne farebbe dei martiri; se li punirà il suo Governo, rimarranno quel che sono: dei vigliacchi. Se insisteremo nella punizione questa avrà i suoi buoni effetti anche all'estero, ove sono stati commessi eguali delitti.
L'on. Noske (socialista) non ha nulla da obbiettare che il Governo rumeno indennizzi i prigionieri di guerra o le loro famiglie; fa però osservare che que-
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sti soccorsi speciali agli invalidi
di guerra o alle loro famiglie possono destare il malcontento in tutti coloro che hanno egualmente sofferto nella loro prigionia in Francia e in Russia, ciò che condurrebbe, infine, alla necessità di accordare a tutti indennizzi più grandi.
L'on. barone von Richthofen (liberale nazionale) avrebbe desiderato che si fosse proceduto prima alla pubblicazione ufficiale delle cifre dei prigionieri di guerra in Rumenia, perché così si sarebbe risparmiata al pubblico una grande inquietudine. Per quanto questo capitolo sia triste, pure le dichiarazioni del direttore mnisteriale Dr. Kriege e del colonello [sic] von Fransecki avranno, in certo qual modo, azione tranquillizzante.
xL'articolo 6 dice: La Rumenia risarcirà ai Tedeschi tutti i danni patiti nel suo territorio per misure militari di una delle Potenze belligeranti.
1L'articolo 7 dice: Per accertare i danni da risarcirsi in conformità dell'articolo 6 si adunerà in Budapest appena avvenuta la ratificazione del trattato di pace, una commissione composta per un terzo di rappresentanti dell'altra e per un terzo di membri neutrali. Del-
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la designazione dei membri neutrali, fra cui il presidente, sarà pregato il Presidente del Consiglio federale svizzero.La Commisione determina i criteri direttive per le sue decisioni, pubblica anche il regolamento necessario all'adempimento dei suoi compiti e le disposizioni sul procedimento da seguire. Le sue decisioni sono prese in sottocommissioni composte da un rappresentante di ciascuna delle parti e da un presidente neutrale. Le somme stabilite dalle sottocommissioni devono essere pagate entro un mese dalla determinazione.
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], La questione degli indennizzi ai prigionieri di guerra tedeschi in Rumania, discussa al Reichstag vom vor dem 18. Juli 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 2606, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/2606. Letzter Zugriff am: 24.11.2024.
Online seit 02.03.2011.