Dokument-Nr. 4212

[Erzberger, Matthias]: La preparazione della guerra mondiale. Dall'Archivio del Ministero degli Esteri russi, vor dem 23. Mai 1918

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Quando dopo lo scoppio della seconda rivoluzione russa il Governo bolscevico si decise di giustificare il mutamento di rotta della politica estera pubblicando documenti tolti dagli archivi segreti russi, il mondo politico fu testimone meravigliato di questa inconsueta sorgente storica la quale in circostanze ordinarie avrebbe dovuto schiudersi soltanto alla generazione futura. La Germania e le sue alleate non avevano da attendersi altro, da tali pubblicazioni, che un fiotto di luce sulla verità – che, cioè, gli Imperi centrali erano stati costretti contro la loro volontà a snudare la spada – mentre l'Intesa aveva da temere sopratutto si svelassero i suoi veri fini di guerra i quali, fissati in parte prima dello scoppio della conflagrazione, in parte durante lo svolgersi della medesima, dovevano provare al mondo che le giustificazioni dell'Intesa date in pasto al pubblico e miranti a battezzare la loro lotta come la lotta per il diritto, la libertà e l'umanità, non rappresentavano altro che il mantello di una politica avida d'imperialismo. Per quanto il Governo bolscevico si sia distanziato ben presto e non poco dal suo originario desiderio di verità, e non abbia mantenuto tutto ciò che aveva promesso, tuttavia le sue pubblicazioni offrirono un ricco e importantissimo materiale; il quale unito ai documenti trovati negli archivi belgi, fornì l'anello probatorio e definitivo della colpevolezza dell'Intesa alla guerra mondiale nonché le prove irrefutabili che i trattati di guerra conclusi dalle Potenze dell'Intesa tra di sé e con la Rumenia, assolutamente non corrispondevano al principio scoperto solo più tardi, della pace senza annessioni e senza indennità. E così le comunicazioni sulla parte rappre-
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sentata dall'exministro della guerra Suchomlinoff nello scoppio della conflagrazione, la pubblicazione dei trattati coll'Italia e la Rumenia, le convenzioni su Costantinopoli, i Dardanelli e sulla spartizione dell'Asia minore, nonché la conferma dell'accordo segreto russo-francese sul confine del Reno, son divenute basi, materiale, ed elementi più che sufficienti per giudicare, alla stregua dei fatti e documenti incontrovertibili, la storia politica e diplomatica della guerra. L'efficacia di siffatti documenti è, ancor oggi, influenzata non poco dallo stato d'animo dei popoli dell'Intesa; anche se indubbiamente il giudizio del mondo sulla distribuzione morale delle parti è oggi ben diversa che non prima dell'apertura degli archivi russi.
L'opera iniziata dal Governo bolscevico vien continuata dall'organo di Massimo Gorki, il "Nowaja Shisnij" il quale ha pubblicato il protocollo di una seduta segreta che ebbe luogo a Pietroburgo il 2 febbraio 1914 – cioè a dire 5 mesi prima dello scoppio della guerra – sotto la presidenza dell'allora Ministro degli Esteri Sasonoff ed alla quale assistettero consiglieri responsabili dei Ministeri della guerra e della marina. Riportiamo più avanti in questo nostro rapporto la traduzione esatta in italiano del processo verbale della seduta che sopra. I coadunati discussero esclusivamente la elaborazione di un particolareggiato piano militare per procedere alla conquista di Costantinopoli e degli stretti di mare, i quali, come aveva osservato il signor Sasonoff all'inizio della seduta, dovevano essere considerati come il primo e più importante compito della Russia qualora la situazione internazionale avesse permesso l'entrata in guerra della Russia contro la Turchia. Ora, naturalmente, non è affatto una co-
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sa nuova che la politica russa, dopo la sua disgraziata diversione nell'Asia orientale, mirasse con tutta la sua energia a Costantinopoli, tuttavia dal protocollo di questa seduta due cose spiccano con speciale e notevole chiarezza; queste: i giudici russi della situazione internazionale erano già venuti alla conclusione verso la fine del 1913 che il conseguimento del loro scopo trovavasi, come suol dirsi, alla porta coi sassi, e che la cornice storica entro la quale si sarebbe compiuta la conquista di Costantinopoli non sarebbe stata una guerra russo-turca, come nei tentativi passati, ma la guerra europea nella costellazione che assunse nell'agosto 1914. Già nel novembre 1913 Sasonoff aveva presentato allo Zar un memorandum nel quale esponeva l'urgenza di preparativi militari per poter procedere ad un'azione rapidissima ed energica contro Costantinopoli, ed ottenuto la più completa approvazione delle sue proposte da parte del sovrano russo.
Nella seduta del 21 febbraio 1914 evidentemente due correnti d'opinione vennero a trovarsi in contrasto: la prima opinava che, nel caso di una guerra europea, la sorte di Costantinopoli e degli Stretti sarebbe stata decisa nello scacchiere occidentale, cioè nella lotta contro la Germania e 1'Austria-Ungheria; i membri militari della conferenza domandavano quindi il concentramento di tutte le forze combattenti nel confine occidentale. L'altra corrente, la quale era formata precipuamente da periti di marina, domandava operazioni simultanee nel fronte occidentale e contro Costantinopoli, affinché già sin dal principio della guerra la questione dei Dardanelli fosse soluta nel senso russo e quindi già pregiudicata nei susseguenti negoziati di pace. I dibattiti sulle possibilità
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militari diedero per risultato che la seconda opinione avrebbe avuto solo possibilità di concretazione se si fossero immediatemente iniziati preparativi ampi e dettagliati militari e tecnici per un rapido sbarco al Bosforo. Ciò condusse alla formazione di 16 richieste concrete, compendiate alla fine del protocollo; richieste che, approvate dallo Zar, ebbero per effetto l'immediato inizio dei preparativi, i quali si trovavano in pieno sviluppo quando la guerra scoppiò. Oggi che si conoscono le fasi di questi preparativi si deve ammettere che se la guerra fosse scoppiata un sei mesi più tardi, la Russia, procedendo con una marcia concentrica dal Caucaso e nei Dardanelli, avrebbe potuto benissimo soffocare
la Turchia prendendola alla sprovvista. Il concetto che le revolverate di Sarajewo sieno state sparate troppo presto per i piani russi, corrisponde a verità. Mentre dal contenuto militare-politico del protocollo chiara spicca la prova che la politica russa, procedendo ad ampi armamenti, si preparava ad una grande e prossima conflagrazione europea, dalle dichiarazioni politiche di Sasonoff risulta con eguale chiarezza che dinanzi agli occhi dei dirigenti della politica russa si prospettava l'esatto quadro diplomatico di una guerra europea. Si considerava cosa sicura che la Serbia non avrebbe potuto essere più adoperata, come nella guerra balcanica, quale ariete russo contro la Turchia; ma che, questa volta, tutta quanta l'armata serba si sarebbe dedicata alla lotta contro l'Austria-Ungheria. Anche la parte della Rumenia in una guerra mondiale fu giudicata allora da Sasonoff nel senso che la Rumenia, ad onta della sua alleanza, non avrebbe rivolto le armi contro la Russia; e in quanto al contegno che avrebbe assunto l'Italia sembrava che si nutris-
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sero dubbi a Pietroburgo. La naturalezza colla quale nella seduta si accoppiarono le deliberazioni positive alla previsione di una guerra certa contro le Potenze centrali, dimostra che la politica russa aveva identificato il fine della conquista di Costantinopoli colla guerra contro le Potenze centrali. Il motto che la via della Russia per giungere ai Dardanelli passava attraverso la porta di Brandenburgo, era divenuto un tale dogma della politica russa che nella seduta del 21 febbraio non si fece nemmeno il più lieve tentativo per giungere ad un'altra combinazione.
La pubblicazione del "Nowaja Shisnij" mostra che la politica russa stava per concretare praticamente i pensieri dell'imperialismo russo "(il quale schiacciando l'Austria-Ungheria credeva di togliere l'ostacolo che nei Balcani si sovrapponeva alla assoluta e incontrastata signoria russa)" preparandosi al colpo simultaneo in Occidente e in Oriente. In tal modo, sempre più irta di prove, si solleva contro l'Intesa l'accusa aver essa avuto già pronto un piano tanto grande quanto infame per il rimaneggiamento del mondo, e che stava per dare l'ultima mano a quell'opera che avrebbe dovuto sorgere sulle rovine della Germania, dell'Austria-Ungheria e della Turchia. Che il Governo dello Zar era abbacinato abbastanza per credere ad un sicuro successo prima ancora che fosse saldato l'ultimo anello, non infirma affatto la sua responsabilità, mentre il corso delle cose corrobora il concetto che, anche nella politica, la petulante baldanza generatrice di progetti infami racchiude in sé quasi sempre i germi dell'insuccesso; e che solo la causa giusta è quella che guida la sorte dei popoli.
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Scrive dunque l' organo di Gorki, il "Nowaja Shisnij" del 18 febbraio 1918:
– Il documento segreto che noi riproduciamo qui abasso, il "Processo verbale delle sedute speciali dell'8 e 21 febbraio 1914" comprova che la Russia si era preparata alla guerra mondiale altrettanto radicalmente come le altre Potenze, per quanto non le sia riuscito, di fatto, a concretare i suoi piani annessionistici. La seduta strettamente segreta del 21 febbraio ebbe luogo 5 mesi prima dell'inizio della guerra mondiale ed in essa fu elaborato il piano della conquista di Costantinopoli e degli Stretti. In questo piano fu preso in considerazione che l'operazione si sarebbe dovuta svolgere nell'ambito di una guerra generale europea e fissate in precedenza le parti che avrebbero dovuto rappresentare Serbia, Bulgaria, Grecia, Rumenia ed altri Stati ancora. Furono prese deliberazioni positive il cui protocollo fu presentato allo Zar Nicola II perché lo confermasse. Sull'originale del Protocollo trovansi scritte di pugno di Nicola II queste parole: "Approvo completamente le deliberazioni contenute in questo protocollo."
– Le deliberazioni votate non costituiscono sogni platonici di qualsivoglia singolo statista pervaso da idee utopistiche, ma, al contrario, il programma reale di azioni del Governo russo. È caratteristico che alcuni membri di quel Consiglio che elaborò i piani annessionistici non solo rimasero in carica ma al tempo del Governo di Kerenski furon persino innalzati di rango. Sono questi il generale Awerjanow, il capitano Nemitz, il supplente del successivo ministro degli Esteri Teretschenko, Neratow ed altri ancora."
Ecco il testo di questo documento storico:
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Protocollo della seduta speciale del Consiglio dell'8 febbraio 1914.
Presidente: Ministro degli Esteri, maggiordomo S. D. Sasonoff. Partecipanti: il Ministro della Marina, aiutante generale Gregorowitsch; il capo dello Stato maggiore, generale di cavalleria Shilinskij; l'ambasciatore imperiale a Costantinopoli maggiordomo Giers; il supplente del Ministro degli Esteri, maggiordomo Nerato; il quartiermastro generale dello Stato maggiore, tenente generale Danilow; il secondo quartiermastro dello Stato maggiore, maggior generale Avierjanow; il sostituto provvisorio dello Stato maggiore della Marina, capitano di I rango, Nenjukow; il capo del reparto al Ministero degli Esteri per il vicino Oriente, ciamberlano principe Trubetzkoi; il capo della seconda parte operativa dello Stato maggiore della Marina, capitano di II rango, Nemitz. Presenti e incaricati della estensione del protocollo erano inoltre: l'aiuto del capo del reparto del vicino Oriente, ciambellano Bützow, e il vice-direttore della cancelleria del Ministro degli Esteri, ciamberlano Basili.
Aperta la seduta, il Ministro degli Esteri ricorda ai membri del Consiglio che nel memorandum ad essi noto e presentato nel novembre a S. M. lo Zar, egli il Ministro aveva ritenuto suo dovere presentare all'Imperatore le seguenti considerazioni: Tenuti presenti i mutamenti avvenuti nella situazione politica, occorre prendere in considerazione, forse per il prossimo futuro, la possibilità che possano subentrare avvenimenti capaci di mutare radicalmente la situazione internazionale degli Stretti di Costantinopoli; esser quindi necessario procedere immedia-
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tamente colla collaborazione dei relativi Dicasteri, alla elaborazione di un programma di azione generale per assicurare a noi (alla Russia) una soluzione favorevole della questione storica sugli Stretti. Il Ministro Sasonoff comunica quindi ai coadunati essersi il Sovrano degnato di approvar le considerazioni esposte nel memorandum e di approvare altresì che le medesime vengano prese in considerazione da una commissione speciale.
Sebbene il Ministro degli Esteri ritenga nell'attuale momento poco probabili considerevoli complicazioni politiche, tuttavia è di opinione che nessuno possa addossarsi la garanzia, nemmeno per il prossimo futuro, che lo stato attuale di cose nel vicino Oriente possa esser mantenuto. Il Ministro Sasonoff esprime, quindi, la sua persuasione che, se in forza degli avvenimenti gli Stretti dovranno essere strappati alla signoria ottomana, la Russia non potrà permettere che una qualsiasi altra Potenza si stabilisca sulle sue sponde, e che per ciò potrebbe essere forse costretta ad occuparle militarmente per procedere poscia all'ordinamento delle cose corrispondente ai suoi interessi al Bosforo e nei Dardanelli in questa o in quella forma. Dipendendo il successo di questa operazione in gran parte dalla sua rapidità, il Ministro si richiama alla necessità di prevedere, oltre che una azione navale, anche un'operazione di sbarco per la soluzione della questione. Sasonoff rivolge quindi ai membri riuniti la preghiera di assodare quali siano i nostri (della Russia) preparativi per un'azione contro gli Stretti, che cosa rimane ancora a farsi e che deve esser fatto. A proposta del. Ministero degli Esteri i coadunati aprono il dibattito sulla questione relativa ad un'armata di sbarco, alla sua composi-
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zione e mobilitazione.
Il capo dello Stato maggiore fa rilevare in prima linea che per impossessarsi degli Stretti necessita un numero rilevante di truppe. Dipendere il numero di queste truppe dalla situazione politica e strategica durante le operazioni stesse. Il generale di cavalleria Shilinskij dichiara che alla domanda quali parti di truppe possano essere impiegate per uno sbarco, si deve rispondere che debbano essere scelte le truppe più prossime ai punti di sbarco, e precisamente quelle distaccate nella zona di Sebastopoli e di Odessa: il 7° e 8° corpo d'armata. Per mandare a compimento l'impresa colle forze necessarie, sarà probabilmente necessario di prendere due corpi dai distretti militari dell'interno. Il capo dello Stato maggiore fa rilevare, quindi, che il primo scaglione dell'armata di sbarco che dovrebbe contemporaneamente approdare non deve esser minore di un corpo d'armata, cioè a dire dai 30 a 50.000 uomini, perché un numero minore di truppe potrebbe facilmente essere respinto. Shilinskij osserva che un corpo d'armata per il primo scaglione potrebbe bastar soltanto a sé data la condizione favorevole di una resistenza poco grande. Il primo gruppo dell'armata di sbarco dovrà consistere di un corpo combinato composto delle formazioni di testa dei corpi VII. ed VIII., e più precisamente: della XIII. divisione di stanza a Sebastopoli e Simferopol; della XV. Divisione di stanza a Odessa, e della IV. Brigata dei tiratori.
Riferendosi al nesso succitato fra le forze d'armata necessarie per la presa di possesso degli Stretti e le condizioni politiche e strategiche di questa impresa, il capo dello Stato maggiore lumeggia la questione relativa
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agli avversali da prendersi in considerazione nelle operazioni. In primo luogo i Turchi, i quali, attualmente, dispongono di oltre 7 corpi d'armata nei dintorni di Costantinopoli. Secondo il nuovo piano di Enver pascià – la cui effettuazione, del resto, sembra assai problematica, – essi intendono di lasciare tre corpi d'armata sulle rive europee degli Stretti.
Il Ministro degli Esteri osserva allora che Grecia e Bulgaria possono insorgere contro la nostra (della Russia) politica di possesso degli Stretti. Data però la loro inimicizia storica e i contrasti dei loro interessi, grandi sono le probabilità che se uno di questi Stati muoverà contro di noi, l'altro si schiererà dalla nostra parte, e si paralizzeranno, così, vicendevolmente. Alla questione se, in tal caso, noi non dobbiamo contare sull'aiuto della Serbia, S. D. Sasonoff risponde non potersi prevedere che la nostra azione contro gli stretti possa compiersi all'infuori di una guerra europea. Bisogna ammettere che a tali condizioni la Serbia sarebbe costretta a rivolgere contro 1'Austria-Ungheria tutta quanta la sua potenza armata.
Il capo dello Stato maggiore rileva il grande significato di un attacco serbo contro l'Austria-Ungheria se Russia ed Austria dovessero volgere le armi l'un l'altra. Secondo comunicazioni pergiuntegli l'Austria sarebbe obbligata a distogliere 4 o 5 corpi d'armata per tener testa alla Serbia. Il generale Shilinskij richiama l'attenzione del Consiglio sul valore militare e sulla posizione che verrebbe a rivestire la Runemia nel caso di una guerra europea.
S. D. Sasonoff risponde che la Rumenia non ha, è
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vero, acceduto formalmente alla Triplice, ma ha, indubbiamente, concluso un'alleanza militare coll'Austria-Ungheria contro di noi; ciò viene confermato anche dall'ambasciatore imperiale a Costantinopoli, il quale, date le sue funzioni passate in Rumenia conosce bene le cose di quel paese. L'attuale mutamento di rotta nella politica rumena e dell'opinione pubblica della Rumenia a noi favorevoli, permettono, secondo l'opinione del Ministro, fino ad un certo grado il dubbio che la Rumenia, in caso di una guerra fra noi e l'Austria, abbia veramente a muovere contro di noi. Nel campo positivo, però, non si deve tener calcolo di questa probabilità.
Ritornando alla questione sui nostri probabili avversari negli Stretti, S. D. Sasonoff dice che, nel caso del nostro urto colla Triplice, Germania ed Austria non invierebbero truppe negli Stretti e che solo nel caso più sfavorevole l'Italia potrebbe sbarcarvi soldati, per quanto sia oltremodo pericoloso per questo paese sguarnire i suoi confini francesi. Appoggiandosi all'opinione del Ministro degli Esteri sulla situazione generale nella quale dovrebbe risolversi la questione degli Stretti, il capo dello Stato maggiore esprime la sua persuasione essere impossibile la lotta per la presa di Costantinopoli all'infuori di una guerra europea. Per questa ragione il generale di cavalleria Shilinskij ritiene suo dovere rilevare che dipenderà dalla congiuntura generale all'inizio della guerra decidere qual dovrà essere il distaccamento di truppe per un'operazione di sbarco nella vicinanza degli Stretti e persino la possibilità di una tale operazione. I corpi previsti per una spedizione potrebbero, secondo l'opinione di Shilinskij esser inviati a Costantinopoli solo se non fosse imminente una lotta nel fron-
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te occidentale, o se la situazione in questo fronte si delineasse favorevole. Nel caso opposto queste truppe dovrebbero venir spedite al fronte occidentale, poiché una favorevole soluzione di questa lotta su questo fronte non potrebbe che favorevolmente influenzare la questione degli Stretti. Dovendosi, secondo il piano di guerra elaborato per il caso di ostilità al fronte occidentale, impiegare in questo tutte le truppe provenienti dai distretti militari interni, non è, pur troppo, possibile surrogare con altre parti di truppe prese dall'interno dell'Impero i corpi d'armata meridionali previsti per un'operazione di sbarco. È quindi impossibile creare la possibilità che i corpi d'armata meridionali possano essere inviati in ogni caso contro Costantinopoli.
Riferendosi alle parole del capo dello Stato maggiore l'ambasciatore imperiale a Costantinopoli osserva che, se dall'inizio della guerra risulteranno necessarie operazioni sul nostro fronte occidentale, non si può ammettere con sicurezza che abbiano ad esservi anche le armate di sbarco necessarie per l'occupazione degli Stretti e, conseguentemente, che anche questa spedizione possa essere effettuata al tempo opportuno. M. R. Giers sottolinea esser desiderevole fissare espressamente in precedenza quali debbano esser le truppe necessarie per un'operazione di sbarco, e disporre altresì che esse non debbano derogare da questo compito né, quindi, essere impiegate per altri scopi. Egli svolge il pensiero se non sarebbe possibile adoperare per le operazioni contro Costantinopoli i corpi di armata distaccati nel Caucaso.
Il generale Shilinskij ritiene ineffettuabile il pensiero espresso da Giers, poiché secondo il modo di vedere delle autorità militari una spedizione contro Costan-
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tinopoli non ci risparmierà una guerra ai confini del Caucaso. La maggior parte delle forze turche si trovano nell'Asia minore. Secondo il piano di Enver pascià, nella Turchia europea debbono rimanere soltanto tre corpi. Nel caso di un'operazione di sbarco nei pressi degli Stretti il nostro compito deve essere impedire il concentramento presso Costantinopoli dei Corpi rimanenti, trattenendoli ai confini del Caucaso.
Il quartiermastro generale dello Stato maggiore Daniloff aggiunge che le truppe del Caucaso non si possono impiegare in un'operazione di sbarco contro gli Stretti perché la mobilitazione nel Caucaso non può procedere che lentamente a causa delle condizioni locali colà dominanti. Il quartiermastro generale si pronuncia altresì energicamente contrario a che venga in precedenza fissato quali debbano essere quelle parti di truppe da impiegarsi esclusivamente nelle operazioni contro Costantinopoli. Astrazion fatta dalla difficoltà del compito di entrare in possesso di Costantinopoli che trovasi molto addentro nel Bosforo, noi dobbiamo, secondo la sua persuasione, scagliare tutte le nostre truppe, anche se ne avessimo molte di più di oggi, necessariamente e sempre contro l'occidente; contro la Germania e 1'Austria-Ungheria. Noi dobbiamo mirare ad assicurarci il successo sul principiale scacchiere di guerra. Una volta riportata la vittoria sul principale scacchiere, la soluzione favorevole di tutte le altre questioni secondarie avverrà pressoché automaticamente.
Questa opinione non vien condivisa dal capo del II. reparto operativo dello Stato maggiore della Marina, capitano di II. rango Nemitz. Il capitano Nemitz opina do-
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ver noi occupare Costantinopoli e gli Stretti nel medesimo tempo in cui si svolgono le operazioni al fronte occidentale, e questo perché all'inizio dei negoziati di pace si debba contare col fatto positivo dell'avvenuto possesso da parte nostra. Solo in questo caso l'Europa risolverà la questione degli Stretti nel senso a noi necessario. – Se non si possono mettere da parte, in precedenza, le truppe necessarie per tale bisogna, togliendole dagli effettivi delle nostre armate, bisogna allora, secondo l'opinione del capitano Nemitz, proceder senz'altro alla formazione di altri tre nuovi corpi d'armata destinati esclusivamente a tal uopo. Questo nuovo sacrificio non può essere certamente considerato esorbitante per le forze della Russia, specialmente quando con esso si assicura il raggiungimento del nostro compito storico. Rispondendo al capitano Nemitz il capo dello Stato maggiore osserva che il pensiero di formare nuovi Corpi d'armata per la spedizione a Costantinopoli non può essere effettuato nel momento presente. Gli Stretti hanno un significato così enorme agli occhi di ogni russo che se dovesse avvicinarsi il pericolo del loro passaggio dalla signoria turca in altre mani, noi non potremmo rinunciare al loro possesso, e saremmo costretti di mandare subito a Costantinopoli un'armata di sbarco. Si deve ammettere che ciò subentrerebbe solo nel corso di una guerra europea. Una lotta negli Stretti per il possesso di Costantinopoli sarebbe preceduta, però, da un urto di eserciti lungo il nostro confine occidentale.
A richiesta del Ministro degli Esteri il capo dello Stato maggiore lumeggia quindi la questione in quale epoca si debba procedere alla mobilitazione di truppe pre-
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viste per l'operazione di sbarco. La XIII. e XV. Divisione, nonchè la IV. Brigata tiratori, cioè a dire quelle parti previste per la formazione del I. scaglione di truppe di sbarco hanno un effettivo di compagnia di 60 gruppi e la loro mobilitazione senza artiglieria avviene in 5 giorni. Le altre parti di truppe appartenenti agli effettivi del VII. e VIII. corpo hanno presentemente solo 48 gruppi nelle compagnie e possono essere mobilitate solo in 8 fino a 9 giorni. Però le truppe previste per la spedizione possono essere messe in un grado di maggiore efficienza portando le loro compagnie a 84, o, meglio ancora, fino a 100 gruppi. Questo riguardo soltanto alla fanteria. In quanto all'artiglieria il capo di Stato maggiore osserva quanto appresso: Fino a tutt'oggi la nostra artiglieria aveva soltanto in tempo di pace gli attacchi per 4 cannoni e 2 cassoni da munizione; per questa ragione la mobilitazione si compie nel corso di giorni 18. In tempo di pace il numero degli attacchi corrisponde in tutti i distretti militari al confine al fabbisogno di 6 cannoni e di 12 carri di munizione. In questi effettivi l'artiglieria può essere pronta a marciare in 2 o 3 giorni di mobilitazione. Il distretto di Odessa rientra dei distretti cosiddetti interni; se per le ragioni enunciate si dovesse riconoscere la necessità di tenere questo distretto in un più grande piede di guerra bisognerebbe avere l'approvazione sovrana per provvedere l'artiglieria del distretto di Odessa di attacchi più forti come quelli provvisti per i distretti di confine. In quanto alla cavalleria essa trovasi costantemente in piede di mobilitazione. Per un'armata di sbarco si deve prevedere la cavalliera nel rapporto di un reggimento per un corpo
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d'armata.
Il Consiglio passa quindi a discutere le questioni dei mezzi di comunicazione necessari per il trasporto dell'armata di sbarco al porto nel quale l'armata dovrà essere imbarcata. In quanto alle comunicazioni ferroviarie dal punto di vista di un'operazione di sbarco contro Costantinopoli la situazione viene qualificata soddisfacente.
I coadunati toccano poscia la questione delle navi necessarie per trasportare l'armata di sbafeo [sic] fino agli Stretti. Il Ministro della Marina rileva che la difficoltà principale sta nella assoluta insufficienza dei mezzi di trasporto che trovansi nel Mar Nero. A proposta del Ministro degli Esteri il Consiglio esprime il desiderio che il Governo voglia prendere immediate misure per lo sviluppo della nostra flotta nel Mar Nero.
Giers si rivolge allora alla questione del tempo necessario per compiere il trasporto delle truppe. Il termine di due settimane per l'arrivo delle truppe di sbarco a Costantinopoli, indicato dal capitano Njemitz [sic] può, secondo il modo di vedere dell'ambasciatore imperiale nella Turchia, divenire in certi casi pericolosissimo. Così una spedizione a Costantinopoli può, per dare un esempio, risultar necessaria dall'anarchia che scoppiasse nella capitale turca e dal pericolo di una strage generale. Per questa ragione Giers prega si facciano calcoli esatti per vedere di quanto si potrebbe abbreviare il tempo necessario per lo sbarco. Njemitz risponde tutto dipendere dal grado di prontezza della flotta mercantile per le operazioni di trasporto e per i preparativi della mobilitazione. Se le navi della flotta volontaria venissero corrispondentemente militarizzate, una Divisione in tempo di guerra po-
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trebbe venir trasportata a Costantinopoli in una settimana.
II Ministro degli Esteri esprime il desiderio che il primo scaglione dell'armata di sbarco, il quale deve poter essere mobilitato in 3 fino a 4 giorni, possa essere immediatamente imbarcato e trasportato al Bosforo in 4 o 5 giorni dal momento della dichiarazione di mobilitazione. Terminato il dibattito sulle misure da prendersi per aumentare la flotta mercantile nel Mar Nero e portarla ad un grado corrispondente alle esigenze di un'operazione di sbarco o per il possesso degli Stretti, il Consiglio passa a trattare la questione delle nostre forze del Mar Nero e discute sul modo di metterle in uno stato di assoluta superiorità sulla flotta ottomana, e render loro possibile di assolvere il compito dello sfondamento attraverso gli Stretti affine di occuparli operando di conserva coll'armata.
Il capo-supplente dello Stato maggiore della Marina rende noto il rapporto delle forze fra la nostra flotta del Mar Nero e le forze navali turche. Grazie a misure straordinarie prese dal Ministero della Marina, è stato possibile accelerare la costruzione nei nostri cantieri del Mar Nero, fino al punto da poter contare che le navi "Imperatiza Maria" e "Alessandro III" siano pronte il 1 luglio e il 1 settembre 1915, mentre i contratti stabiliscono che le due navi devono essere ultimate solo per il 1916. Alla fine del 1915 la nostra flotta del Mar Nero verrà aumentata di una terza dreadnought del medesimo tipo, "Jekaterina II", e nell'anno 1916 di altri due incrociatori.
Il Ministro della Marina spiega quindi per qual ra-
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gione non sia riuscito di trattenere il Brasile dal cedere alla Turchia la nave "Rio de Janeiro"; cessione per noi tanto sfavorevole. Il Ministro della Marina aveva a suo tempo consigliato 1'acquisto di questa nave da parte della Russia. In quel tempo fu messa in giro la notizia di fonte inglese che quella nave non veniva più venduta. Il Dicastero della Marina fa, oggi, ogni sforzo per impedire che altre dreadnoughts entrino in possesso della Turchia. Sua Maestà lo Zar si è degnato di approvare questa considerazione, e di ordinare l'acquisto di tutte le Dreadnoughts che si trovano in vendita all'estero. Il Dicastero della Marina sta attualmente occupandosi della questione per vedere quali navi possano essere acquistate, e a qual prezzo.
Il Consiglio passa all'ultimo punto dell'ordine del giorno, e precisamente a quello riguardante la questione delle ferrovie nel Caucaso, specialmente le cosidette ferrovie transversali di montagne.
Il capo dello Stato maggiore rileva che sin tanto che un tal tronco ferroviario non sarà un fatto compiuto, la nostra armata non disporrà di comunicazioni sufficienti col dietroterra nel caso che sia imminente una lotta ai confini turchi. La costruzione di un tale tronco ferroviario è pure necessaria per migliorare le condizioni di mobilitazione nel Caucaso. Oltre questa ferrovia altre linee strategiche son necessarie nel Transcaucaso: binari doppi ininterrotti da Tiflis traverso Karst e Sarakamysch fino a Karaurgan ed i confini turchi. La costruzione di questa linea supplementare è già stata iniziata.
Terminate le discussioni sulle questioni principali risultate necessarie dalla preparazione programmatica per il possesso degli Stretti in un prossimo futuro, il Consi-
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glio, dietro proposta del Ministro degli Esteri, esprime il desiderio che il Governo prenda in tutti i relativi Dicasteri le misure necessarie nei rapporti tecnici per l'effettuazione di questo compito. Il Consiglio precisa specialmente le seguenti misure concrete, la cui effettuazione ritiene oltremodo desiderevole, e cioè:
1) che il contingente destinato al primo scaglione per la spedizione di Costantinopoli, consistente nella XIII. e XIV. Divisione, nonché della IV. Brigata tiratori, sia portato all'efficienza di 84 gruppi per compagnia;
2) che il parco d'artillieria del distretto militare di Odessa sia provvisto di quegli attacchi rinforzati in tempo di pace previsti per i distretti ai confini, cioè a dire con attacchi per 6 cannoni e 12 cassoni di munizione;
3) che i Ministeri delle Finanze, del Commercio, dell'Industria e della Marina, prendano immediatemenie, portando al massimo i loro sforzi collettivi, energiche misure per l'aumento dei nostri trasporti nel Mar Nero; specialmente che il Governo stringa colle società di navigazione sovvenzionate immediati accordi in base ai quali queste ultime siano obbligate ad aumentare la loro flotta introducendovi tipi di navi che, sia per l'armamento sia per la costruzione corrispondano in modo speciale all'esigenza dei trasporti di truppe;
4) che il Ministro della Marina trovi immediatamente il modo per ridurre a soli 4 o 5 giorni il trasporto del primo scaglione di sbarco agli Stretti, a partire dal giorno della mobilitazione;
5) che la nostra flotta del Mar Nero venga rinforzata nel più breve tempo possibile con una seconda brigata di dreadnoughts moderne e possibilmente forti;
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6) che la linea a doppio binario da Tiflis attraverso il Karst e Sarakamysch fino a Karaurgan sia finita al più presto possibile e che sia costruita senza por tempo in mezzo la ferrovia transversale di montagna. Oltre a ciò è necessario costruire un tronco ferroviario che dalla stazione di Michailowo passi per Borshom, fino al Karst, con una diramazione fino ad Olta. È desiderevole, inoltre, che il tronco ferroviario Batum-Karst sia costruito da imprese private. Il Consiglio prega il Ministero degli Esteri di presentare queste considerazioni a Sua Maestà l'Imperatore perché voglia degnarsi di approvarle.
firmati: Sasonoff. J. Grigorowitsch.
J. Shilinskij.
Il giornale di Gorki illustra il protocollo riportato qui sopra colle seguenti parole:
"Tutte le misure elaborate in questo Consiglio furono approvate dallo Zar Nicola II, dopodiché si mise immediatamente mano ai lavori. L'incidente favorevole tanto atteso che avrebbe dovuto offrire l'occasione di approffitare di una subentrata complicazione per entrare in guerra e tentar, quindi, di impossessarsi degli Stretti, non si fece molto attendere. Il Governo russo, il quale, come risulta dal qui riportato processo verbale del Consiglio speciale, faceva soltanto la posta ad un tal pretesto, tenne già fin da allora conto della possibilità di implicare la Serbia in una guerra coll'Austria-Ungheria e si affrettò, quindi, a rappresentare la parte di difensore della Serbia offesa per cacciarsi ad occhi chiusi nella sanguinosa avventura della guerra. Se, ciò non
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ostante, non gli riuscì a concretare il piano della conquista di Costantinopoli e degli Stretti, davvero non si può dire che ciò sia dipeso dalla mancanza del desiderio corrispondente."
Empfohlene Zitierweise
[Erzberger, Matthias], La preparazione della guerra mondiale. Dall'Archivio del Ministero degli Esteri russi vom vor dem 23. Mai 1918, Anlage, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 4212, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/4212. Letzter Zugriff am: 27.04.2024.
Online seit 02.03.2011.