Betreff
La Germania e la questione del Belgio
Facendo seguito al mio cifrato di oggi, ho l'onore di inviare qui acclusa all'E.V.R. una lettera del Sig. Cancelliere
dell'Impero in data del 24 corr. (giuntami però soltanto stamane) relativamente alla richiesta dichiarazione intorno al Belgio.
Il Sig. Michae In essa il Sig. Michaelis, dopo aver accusato ricevimento della mia lettera in data del 30 agosto scorso (di cui ho già inviato all'E.V. la traduzione italiana col mio
rispettoso Rapporto N. 1523 del 22 corrente) e
cortesemente ringraziato per le fattegli comunicazioni e per le sollecitudini
dell'E. V. in favore della pace, osser as osserva che il Governo Imperiale divida l'opinione che una precisa
determinazione dei fini della guerra rappresenta la via, per la quale si potrà giungere ad
un accomodamento fra le parti belligeranti. Giacché appunto una tale determinazione delle
reciproche condizioni renderà possibile di valutare se15v
con un esame condotto condotto con spirito di
ragionevole conciliazione possano essere rimosse le difficoltà esistenti. Senza dubbio, poi, nella trattazione dei vari punti da esaminarsi, deve essere stabilito un certo ordine, ed a questo riguardo
anche secondo il modo di vedere del Governo Imperiale la questione del Belgio deve essere
posta in prima linea.
Ciò non di meno (prosegue a notare il Sig. Cancelliere)
tutti gli sforzi di accomodamento sarebbero preventivamente a priori condannati
all'insuccesso, se nello scambio delle idee non prevale quello spirito di oggettività e di rispetto verso il punto di vista
del nemico, di cui certamente Sua Santità durante tutto il corso di questa terribile guerra
ha dato ai popoli un così luminoso esempio.
Invece presso di i nemici della
Germania ha predominato generalmente la tendenza di gettare unicamente sulle Potenze
Centrali la colpa della guerra e di parlar di esse come di unaccusato che
deve comparire
dinanzi al tribunale di un giudice severo. Anche nel telegramma del R. Governo Britannico
re-16r
lativo all'Appello di pace di Sua Santità il Governo
Imperiale ha con dispiacere riscontrato simili affermazioni. E
tuttavia, secondo le informazioni pervenute al Governo medesimo,
parecchie volte anche nelle espressioni dei principali uomini di Stato inglesi si sono manifestate opinioni più oggettive , le quali potrebbero essere accettate dalla
Germania e corrispondere al giudizio che la storia darà un giorno sulle cause di questo
immane conflitto.
Soltanto un siffatto spirito di calmo giudizio e di intesa può creare un'atmosfera favorevole ad un felice
scambio di vedute. Sarebbe invece del tutto incompatibile col legittimo amor proprio del
popolo germanico di intraprendere sul terreno di altre idee o sentimenti una discussione coi
suoi nemici circa la possibilità e le condizioni della pace.
Il Sig. Cancelliere continua nella sua letteradichiarando che ha
toccato così ampiamente questo punto non già allo scopo di risollevare antiche
controversie, che per più di tre anni hanno infiammato i popoli, e di rendere più difficile l'azione per la
pace, ma 16v
piuttosto a fine di spianare ad essa la via,
determinando accuratamente le condizioni di spirito, necessarie anche nei nemici della Germania, e
senza le quali anche i più sinceri e bene intenzionati sforzi sono destinati a rimanere infruttuosi.
Che se poi, i nemici siappellano alla risposta
data alla Nota del Presidente Wilson, nella qual in cui esposero i loro fini di
guerra, non il Sig. Michaelis stima cosa non superflua inutile di rilevare
come essi non sareb avrebbero potuto essere presi in
considerazione quali basi per uno scambio di vedute, giacché partivano dal presupposto che, grazie
alla fermezza del popolo germanico, non si verificherà giammai, cioè il completo
schiacciamento della Germania e dei suoi Alleati. Se la Germania volesse pubblicare o far
comunicare ai suoi nemici fini di guerra, che partissero dall'ipotesi inversa, vale a dire del completo schiacciamento dei
suoi avversari, con ciò resterebbe non già promossa, ma danneggiata la causa della pace,
poiché le divergenze colle pretese della parte contraria sarebbero così grandi che anche 17r
colla migliore buona volontà dovrebbe
perdersi
qualsiasi speranza sulla possibilità di un accordo. Se invece nel momento attuale si vuol discorrere sulla possibilità della pace,
essi dovrebbero essere posti su di una nuova base, sulla base cioè che presentemente nessuna
delle due Parti è vittoriosa e nessuna deve esigere dall'altra
nell'ordine morale e politico cose che insoppor che l'onore di un popolo, anche se
vinto, non potrebbe tollerare.
Se però la Germania
non è quindi nell'odierno tali degli situazione in grado per le esposte
considerazioni non è in grado, nell'attuale fase degli
avvenimenti, di dare la richiesta precisa dichiarazione circa le sue vedute relativamente al
Belgio ed alle garanzie daesso desiderate, ciò non significa, tuttavia, in alcun modo che
il Governo medesimo sarebbe in massima contrario a rilasciarla o che non apprezzi la importanza
decisiva per la questione della pace o che pensastima che le sue
vedute intenzioni e le garanzie che da esso ritenute indispensabili
costituiscano un ostacolo insormontabile per la pace, ma semplicemente che
17v
le condizioni preliminari per poter dare una tale dichiarazione non sembrano ancora abbastanza
chiarite.
Il Governo Imperiale si sforzerà di ottenere una tale chiarezza e spera – se
le circostanze favoriranno il suo proposito – di dar essere in un tempo non troppo
lontano di essere in condizione, in un tempo non troppo lontano, di fornirmi esatte notizie circa le vedute e le richieste,
particolarmente per riguardo al Belgio.
Il Sig. Cancelliere conclude coll'esprimere la
viva speranza che la grande iniziativa del S. Padre di dar nuovamente ai popoli, dopo i
tanti orrori di questa lotta senza esempio, le benedizioni della pace, sia coronata da pieno
successo.
Tale è esattamente la risposta del Sig. Cancelliere. – Come ebbi già l'onore
di significare all'E. V. col mio cifrato in data del 15 corr., nella visita
fattami in questa Nunziatura dal Sig. von
Kuehlmann, Segretario di Stato per gli Affari Esteri di Berlino, trattai con lui lungamente
la questione del Belgio 18r
ed egli finì per dichiararsi assai personalmente convinto della necessità di una risposta favorevole. Mi prevenne, tuttavia, ad evitare
disillusioni che la prima risposta sarebbe stata
alquanto vaga; ma mi fece lasciò pure
intendere esp sperare che, sopratutto se da
parte dell'Intesa si mostrasse dapartesua un poco di buona
volontà, si giungerebbe lentamente, ma fermamente, ad una formula del tutto concreta e
soddisfacente. Purtroppo la prima previsione si è verificata anche al di là di quel che
ioavrei creduto
giacché la risposta del Sig. Cancelliere mi è sembrata meno
che semplicemente vaga; Dio facciavoglia che si attuino le
speranze concepite per l'avvenire!
Intanto, ier l'altro, Martedì 25 corrente, i Capi dei
Partiti ebbero col Sig. Cancelliere una lunga conferenza segreta col Sig. Cancelliere . Questi comunicò in base ad un rapporto del maresciallo di campo
Hindenburg: che la situazione militare è ottima, la guerra dei sottomarini raggiunge
pienamente il suo effetto, la fronte dell' occidentale rimane incrollabilmente
18v
salda, tutte le operazioni nemiche sono fallite. Passando a
parlare della situazione politica, dichiarò il Sig. Michaelis che la risposta del Governo
Imperiale all'Appello Pontificio per la pace ha messo in imbarazzo gli avversari, ma il Governo medesimo non può
unilateralmente e pubblicamente entrare in maggiori dettagli,
giacché ciò danneggerebbe recherebbe danno agli interessi della Germania, né andar ora ad
una più precisa esposizione dei fini di guerra, poiché ciò
sarebbe interpretato dai nemici come un segno di debolezza. Inoltre qualsiasi pubblica
dichiarazione al riguardo sarebbe priva di efficacia e piuttosto che avvicinar
avvicinare la pace, allungherebbe la guerra. Per ciò che concerne il Belgio, esso non
costituisce alcun impedimento per una pronta conclusione della pace, come sa tutto il mondo; ma
stabilire il modo ed il tempo, in cui la Germania debba giuocare e far valere questa gran
carta, che è il Belgio, è una questione puramente tattica e perciò tale argomento non può essere pubblicamente discusso.
–
D'altra parte, è cresciuta notevolmente 19r
in questi
ultimi tempi l'agitazione dei pangermanisti e del nuovo "partito della patria". Lunedì
scorso ebbe luogo a Berlino una grande assemblea
nella quale parlò il famoso Am Grande
ammiraglio von Tirpitz. "La fine di questa guerra, egli disse fra le altre cose, deve
chiaramente mostrare a tutti i popoli che l'Inghilterra non ci ha vinto. Per dare questa prova e per creare una sicura base al nuovo sviluppo della
Germania, noi dobbiamo curare che questa mantenga ferma la sua posizione mondiale. Ciò può
ottenersi soltanto mediante una buona soluzione della questione del Belgio. Non vi è stato
mai un Belgio veramente neutrale. Il Belgio fu sempre il ponte dell'Inghilterra. Noi
dobbiamo invece volere che non l'Inghilterra, ma la Germania sia la potenza protettrice di
quello Stato. Ciò costituisce per noi una questione di esistenza militare ed economica".
Per i pangermanisti chi vuol spingere il Governo germanico Anche secondo il giornale
sedicente cattolico "Koelnische Volkszeitung", un Belgio neutrale è
incompatibile inconcepibile. O sarà nel Belgio la
Germania o i 19v
suoi nemici. Se fin dal principio della guerra
la stampa ed il Governo avessero con costante pertinacia affermato che il Belgio
politicamente, economicamente e militarmente deve rimanere nelle mani della Germania,
l'opinione pubblica anche dei paesi nemici si sarebbe dopo tre anni a ciò adattata come ad
un fatto immutabile. Chi vuole ora spingere il Governo Imperiale a pronunziare fin da ora una
rinunzia del Belgio, sacrifica gli interessi vitali del popolo germanico. – Anzi il
"Dusseldorfer Tageblatt" ha pubblicato una dichiarazione contro il Sig.
Erzberger, che è stata firmata da sessanta membri del Centro. In essa si dice: "Noi vediamo
con preoccupazione che l'attività del deputato Erzberger semina nel popolo tedesco la
discordia e la debolezza. Tutti vogliamo di cuore la pace. Ma l'agitazione per la pace senza riguardo alle condizioni vitali del
popolo tedesco non è la via per raggiungerla. Riteniamo cosa urgente e necessaria che la
frazione del Reichstag si opponga chiaramente e decisamente al deputato Erzberger, prima che sia
troppo tardi." 20r
Decis Decisamente, la causa della pace ha fatto in questi ultimi tempi in Germania
parecchi passi indietro. Del resto, è stato qui sempre così: quando le cose andavano piuttosto male,
erano pronti ad ogni accomodamento; ma se per un poco
l'orizzonte si rischiara, si abbandonano alle più folli illusioni ed avanzano pretese
inaudite. Voglia il Signore che l'immortale opera per la
pace del Nostro amatissimo Santo Padre non incontri qui nuovi e
più potenti ostacoli!
In tale fiducia, chinato
15r, unterhalb des Datums hds. von Torricella notiert: "N. B. Accus. ricev. il 15/10
47001 / Posiz. VII Parlamentarizzazione (1900)".
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro vom 27. September 1917, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 4884, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/4884. Letzter Zugriff am: 27.12.2024.