Dokument-Nr. 5253
Pacelli, Eugenio an Rossum, Willem Marinus vanBisleti, Gaetano
München, 25. März 1919

Schreiber (Textgenese)
PacelliPacelli
Betreff
Sullo stato degli studi biblici in Germania
Durante lo scorso anno ebbi occasione di incontrare il Revmo P. Leopoldo Fonck S. J., Presidente del Pontificio Istituto Biblico di Roma, il quale mi manifestò le più vive preoccupazioni per lo stato degli studi biblici in Germania dal punto di vista della dottrina cattolica. Secondo quanto egli mi affermò, le teorie larghe e liberali sull'ispirazione proposte dal P. Lagrange e dal P. von Hummelauer sono quasi universalmente accolte e diffuse così nella scuola nell'insegnamento come nelle varie pubblicazioni, e mentre nessun conto si tiene delle decisioni della S. Sede ed in particolare della Pontificia Commissione per gli Studi biblici. Data la gravità della situazione descrittami dal sullodato Padre, lo pregai ad di [ein Wort unlesbar] redigere sull'argomento una relazione sull'argomento; ed intanto io stesso dal canto mio mi sono studiato, in quanto me lo han potuto per-
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mettere lo straordinario lavoro e le incessanti difficoltà derivanti dalle turbolentissime circostanze attuali , di assumere informazioni a riguardo. Ora, avendomi il P. Fonck fatto avere la summenzionata relazione, credo mio dovere di non tardare a trasmetterla all'E. V. R., affinché cotesta Pontificia Commissione possa prendere quei provvedimenti, che giudicasse del caso, ed al tempo stesso mi permetto di esporre qui appresso rispettosamente qui appresso alcune osservazioni nel proposito, valendomi sia delle notizie raccolte come dall'esame diretto da me fatto delle principali opere in questione.
La relazione del P. Fonck rappresenta lo stato degli studi biblici in Germania con colori troppo foschi; tuttavia non vi è dubbio che, sfro tolte le innegabili esagerazioni e ridotta alle vere proporzioni, essa denunzia una condizione di cose, a cui sembra necessario portare rimedio.
I. I fatt i. – Il P. Fonck afferma che le moderne teorie sull'ispirazione comin-
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ciarono a propagarsi in Francia e che egualmente in Francia principiò ebbe inizio la opposizione contro l'Enciclica Providentissimus. Ora questi esegeti francesi desunsero le loro dottrine non dagli esegeti tedeschi cattolici, ma dai protestanti razionalisti, contro i quali i primi comb lottarono con successo per lungo tempo. Soltanto "dopo d circa due decenni, ed in parte anche più, dacché in Francia ed in altre regioni si navigava a vele spiegate nell'alto mare della critica biblica" (1), e non si mancava anzi di deridere "des exégètes stationnaires de la nuance de catholiques allemands (Bardenhever, Hoberg, etc.) qui n'admettent pas qu'il y ait une =question biblique=" (2), si principiò anche in Germania a d sostenere dai cattolici le nuove idee, prima dall'Holzhey (3), e poi soprattutto dal P. von Hummelauer, il quale, del resto, nella prefazione al suo
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ben noto opuscolo "Exegetisches zur Inspirationsfrage. Mit besonderer Rücksicht auf das Alte Testament (Biblische Studien IX, 4, Freiburg im i. B. 1904)", dice espressamente: "Tali questioni vennero sono state dibattute massimamente in Francia e dagli scrittori francesi l'Autore ha raccolto molto utile materiale utile". Il male quindi pur troppo non esiste soltanto in Germania né si può affermare che fra gli scritt asserire, che, fra i dotti cattolici, abbia avuto qui le sue origini.
II. Attuale estensione delle nuove teorie in Germania. – Nella sua più volte citata relazione afferma asserisce il P. Fonck che "in generale quasi tutti i professori delle facoltà teologiche seguono le teorie larghe e liberali sull'ispirazione proposte dal P. Lagrange e dal P. von Hummelauer. Uomini eruditi nella teologia e negli studi orientali, … che sono ancora veramente conservatori e difensori della dottrina dell'Enciclica di Leone XIII, sono una vera eccezione" . Secondo informa-
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zioni, che debbo ritenere degne di fede, una tale affermazione sarebbe esagerata, giacché potrebbe ben citarsi una dozzina di esegeti cattolici, le cui pubblicazioni non offrono alcun fondamento per quel rimprovero o che sostengono direttamente il contrario. Egualmente non può dirsi che le riviste ivi citate hanno per programma la difesa delle nuove dottrine; esse lasciano la parola ad ambedue le tendenze; ma è vero pur troppo che la tendenza moderna vi apparisce assai più spesso dell'antica. Vi sono poi senza dubbio in Germania altre riviste teologiche, per quanto io sappia, irreprensibili e di tendenze conservatrici, quali il Katholik, il Pa s tor Bonus (Treviri), le Stimmen der Zeit (prima Stimmen aus Maria Laach), la Theologisch-praktische Monatsschrift (Passau), come pure la Theologisch-praktische Quartal-
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schrift di Linz e la Zeitschrift für katholische Theologie di Innsbruck, le quali , sebbene vengano pubblicate in Austria, collaborano anche scrittori tedeschi. Nei Seminari è spesso adoperato come libro di testo la Introduzione del Kaulen (rimaneggiata dal Hoberg) ed in parte altresì il Compendium del Cornely.
Non è neppure completa del tutto esatto l'asseverare che "quanto all'effetto dell'ispirazione, si nega semplicemente l'inerranza per l'elemento secondario profano, restrigendo la verità divina alle sole cose religiose." Così, ad esempio, infatti si esprime, ad esempio, il Peters, che è senza indubbiamente uno dei principali rappresentanti delle nuove tendenze: "I seguaci della scuola progressista si pongono innanzi tutto per principio con ambedue i piedi sul terreno della dottrina cattolica. Essi h anno quindi la convinzione che i Libri sacri hanno il contrassegno della ispirazione e che tutti i libri del Canone della Chiesa cattolica, i protocanonici come i deuterocanonici, con
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tutte le loro parti sono ispirati nel senso dei Concili Tridentino e Vaticano. Essi respingono, non meno degli esegeti strettamente conservatori, l'opinione che soltanto le verità religiose della Bibbia siano state scritte sotto l'influsso dello Spirito Santo, e non già le parti gli elementi profani ivi contenuti, … l'ispirazione è totale ed universale … Ma coll'ispirazione è data l'inerranza. Ciò è richiesto senza dubbio dalla tradizione cristiana ed è stato energicamente inculcato da Leone XIII nell'Enciclica Providentissimus Deus. Anche questa inerr inerranza della Bibbia è quindi affermata dalla esegesi conservatrice progressista non meno che dalla conservatrice." (1) Pur troppo, però, sebbene essi teoricamente (2) ammettano tale inerranza, allorché discendono vengono a determinarne più precisamente il concetto, ne distruggono praticamente l'efficacia colle note distinzioni fra lea verità assoluta e relativa, fra l'elemento
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primario e secondario, fra ciò che la Sacra Scrittura "insegna" e ciò che essa soltanto "contiene", ecc. ecc. (1).
Egualmente sarebbe ingiusto l'estendere a tutti gli esegeti non conservatori della Germania la deplorevole espressione del professore di Monaco, cui si riferisce il P. Fonck, che cioè l'Enciclica " Providentissimus Deus" [sic] debba essere considerata come "opinione privata" di Leone XIII ed i decreti della Commissione Biblica come "decisioni puramente storiche". È d'uopo, tuttavia, d'altra parte, riconoscere che dai menzionati esegeti si fa troppo spesso intorno ai decreti anzidetti il silenzio, ovvero se ne abusa nella pratica applicazione. Così, a mo' di esempio, mentre questi permettono soltanto in via d'eccezione e colla condizione di una solida e sicura prova ("excepto casu in quo, salvis sensu ac iudicio Ecclesiae, solidis argumentis probetur", "excepto casu, non facile nec temere admittendo, in quo, Ecclesiae sensu non refragante eiusque salvo iudicio, solidis argumentis probetur") di ricorrere nella interpreta-
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zione della Sacra Scrittura alle "citazioni implicite" od alle "narrazioni apparentemente soltanto storiche", gli esegeti moderni non tengono quasi in nessun conto le sapienti limitazioni della suprema Autorità ecclesiastica. Questa sfrenata libertà presenta gravissimi pericoli. Si dimentica troppo facilmente che per la Sacra Scrittura valgono non solo le leggi dell'interpretazione profana filologica, ma soprattutto i principi teologici, e si prende così l'abitudine di parlare dei l ibri Santi nel modo leggero e superficiale, che usano gli scrittori protestanti razionalisti, la cui il cui modo di esprimersi, irriverente e scandaloso, adoperano sovente gli esegeti progressisti. È questo un difetto fondamentale del commento del Prof. Šanda ai Libri dei Re, <contro il i quali ha giustamente m in una speciale relazione il P. Fonck muove> di cui tratta in particolare il P. Fonck giustamente muove vivaci severe critiche, essendo esso viva fra le più avanza giustamente severe critiche. – [Ein wort unlesbar] simili opere le Curie vescovili dovrebbero mostrare un maggior rigore nella concessione dell'Imprimatur ; una opportuna istruzione confidenziale della S. Sede al riguardo potrebbe arrecare eventualmente non lievie vantaggio.

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III. Le cause.
1) Tra le cause interne di questa condizione degli studi biblici in Germania ben a ragione il P. Fonck pone in primo luogo la mancanza di una solida formazione filosofica e teologica. È questa, infatti, almeno per molti dei moderni esegeti, il principale motivo dei loro errori. Una sana e soda cultura teologica, la quale mostrasse loro l e a conseguenz portata di molte false ed inammissibili asserzioni, li preserverebbe senza dubbio dall'accettarle.
Questa manca Tale mancanza è pur troppo una conseguenza del metodo della formazione filosofica e teologica in Germania, la quale trascura pur troppo la parte speculativa e scolastica di quelle discipline. Assai sapientemente perciò la S. Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi pur concedendo un biennio di tempo, affinché i Vescovi della Germania potessero superare le molte e varie difficoltà innegabilmente inerenti all'applicazione del Can. del nuovo Codice di diritto
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canonico circa l'obbligo del biennio per agli studi filosofici, ne ha però voluto inculcato e confermato l'obbligo per questa Nazione. Da parte mia, non solo mi feci un dovere di comunicare a suo tempo senza indugio agli interessati questa decisione della S. Sede, accompagnandola con opportune riflessioni ed esortazioni, ma non ho lasciato sfuggire occasione per intrattenermi cogli ordinari, coi quali insistere, prudentemente ma fermamente, nel senso medesimo. Dio faccia che i nuovi tempi, pur in mezzo a tanti travolgimenti ed a tanti mali, apportino tuttavia una maggior libertà dalle antiche oppressive ingerenze dello Stato e rendano quindi più men difficile una salutare riforma del l'ordinamento degli studi ecclesiastici in Germania!
2) Dipendenza degli esegeti progressisti dagli Autori protestanti.
a) Il P. Fonck nota nella sua rela-
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zione che "quasi tutti i candidati deall'insegnamento in questi studi fanno una gran parte dei loro studi preparatori nelle scuole e nei seminari universitari dei professori razionalisti". È senza dubbio vero che la maggior parte degli esegeti cattolici durante il tempo della loro prepazione [sic] all'insegnamento nell'Università seguono frequentano le lezioni anche di professori non cattolici. Si tratta però non di corsi teologici, ma delle discipline ausiliari storiche, letterarie e filologiche, la cui conoscenza, indispensabile per i futuri esegeti candidati suddetti, e raccomandata anche da Leone XIII nella Lettera Apostolica "Vigilantiae" del 30 Ottobre 1902: "m ultae operae in excolenda philologia doctrinisque finitimis earumque persequendis progressionibus collocent". In molti casi gli studenti cattolici non hanno altro modo se non di seguire i corsi di professori non cattolici, giacché pur troppo nelle Università della Germania sono assai pochi i laici cattolici che insegnano tali materie, mentre i più dotti specialisti nelle medesime sono di regola
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protestanti. Non vi è in Germania nessun Istituto, ove si insegni da professori cattolici per studenti di fil teologia e di esegesi, ad esempio, la storia dei Babilonesi e degli Assirii, degli Egiziani, dei Persiani, dell'Ellenismo, la storia della religione, della cultura, della letteratura di questi popoli, ecc. In tal modo spesso ai Vescovi non resta altro se non di dare, sebbene a malincuore, il loro consenso perché i candidati all'insegnamento delle materie bibliche ascoltino le lezioni di dotti non cattolici; il che, del resto, è sovente già perciò necessario, che essi soltanto in questa guisa possono conseguire i gradi accademici richiesti per l'abilitazione. Affine, tuttavia, di diminuire i pericoli derivanti da una tale simile condizione di cose, non potrà mai abbastanza raccomandarsi ai Vescovi di procedere colla massima cautela e circospezione nella scelta di coloro, a cui permettono quegli
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studi, di esigere che i medesimi [premettano] abbiano in precedentiza una seria e sana formazione filosofica e teologica e di chieder loro conto circa la frequenza alle lezioni suddette e l'insegnamento che vi si impartisce. – Occorre infine ricordare che, secondo i presenti ordinamenti, i Vescovi anche per ciò che riguarda i professori di teologia non sono del tutto liberi nella scelta e nella rimozione dei professori , giacché a norma dei Concordati e dei regolamenti lo Stato pure ha una notevole influenza nel conferimento delle cattedre teologiche. È da augurarsi che anche in questo punto così importante le nuove tendenze politico-sociali importate dalla valgano almeno a far ri conquistare alla Chiesa quella maggior libertà, mercé la quale può soltanto sperarsi di apportare rimedio ai lamentati inconvenienti.
b) Circa l 'uso delle opere di Autori non cattolici, sembra che esso in una certa misura non possa essere omesso evitato dagli esegeti cattolici, i quali debbono conoscere gli errori,
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gli argomenti ed i metodi degli avversari affine di combatterli combattere le loro perniciose dottrine. Inoltre, in Germania le discipline ausiliarie (filologia, archeologia, storia, storia della letteratura) sono il più spesso coltivate più specialmente da dotti non cattolici, i quali sono quindi in esse il più delle volte le prime autorità; le c le cui pubblicazioni non è quindi possibile evitare di consultarne le pubblicazioni. Se, tuttavia, un tale uso non importa per sé la dipendenza degli esegeti cattolici dagli Autori protestanti, non si può, è ciò nondimeno, innegabile che per parecchi di essi, non solidamente formati nella scienza teologica, costituisce un pericolo; è d'uopo anzi riconoscere che non pochi di fatto si lasciano troppo influenzare dai metodi della esegesi protestante. Da ciò deriva che in vari commenti moderni la parte teologica è eccessivamente trascurata, mentre si dà invece importanza essenziale, come nelle opere dei
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protestanti, alle questioni filologiche, archeologiche, critiche e storiche. Una tale osservazione vale pur troppo per i volumi finora pubblicati dell'"Exegetisches Handbuch zum Alten Testament" pubblicato dal Prof. J. Nikel. A differenza, infatti, dei commenti dei sec. XVI e XVII ed anche di recenti commenti cattolici, il lato dogmatico è in essi assai negletto , e vi è quindi il pericolo che il clero cattolico della Germania non ricaverà la necessaria istruzione teologica. Siccome, tuttavia , l'opera è ancora al principio, stimo che una paterna ammonizione del Ve suo Vescovo al suddetto Professore varrebbe sia ad evitare sia il deplorato difetto come pure ad impedire che esso accolga nuovamente lavori, come quelli del Prof. Šanda.
IV. – Oltre ai rimedi già accennati ed a quegli altri, il cui che la il supremoa giudizio autorità della S. Sede potrà eventualmente decretare, sembra che sarebbe opportuno di procurare che per mezzo di pubblicazioni d'indole privata gli esegeti cattolici venissero illuminati sugli argomenti in discorso.
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Credono, infatti, molti di essi che le difficoltà storiche, critico-filologiche e di scienza naturale non possano essere consufficientemente risolte, se si estend e a l' inerranza assoluta inerranza dei Libri sacri anche alle cose non religiose, ed affermano quindi intorno ad essa più ciò che, assolutamente parlando, avrebbe potuto essere il disegno di Dio nell'ispirare i Libri Sacri, che [ciò tra] la dottrina costante ed universale della Chiesa c'insegna su questo disegno nell'ordine presente. Converrebbe quindi che un buon teologo, conoscitore altresì degli studi esegetici recenti, fosse incaricato di scrivere un'opera, nella quale a) si stabilisse il punto essenziale della controversia e delle difficoltà, che hanno non pochi dotti cattolici nell'accettare e spiegare i decreti della Commissione Pontificia, b) si esponessero , non in forma polemica, ma in maniera po oggettiva e pacifica, i principi teologici, dai quali deriva la perfetta inerranza degli
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Scrittori sacri anche nelle cose non religiose, secondo la dottrina costante ed universale della Chiesa, c c) mostri come, anche posto tale concetto, si possano sciogliere tutte le difficoltà apparenti. – Anche la discussione delle opinioni contrarie dovrebbe essere fatta in modo sereno, cercando unicamente di far valere la verità nella maniera più convincente. – In Germania sembra che sarebbe adatto per tale difficile incarico il P. Pesch S. J., buon teologo, come lo prova la sua grande opera dogmatica, e ben istruito nelle questioni speculative sull'ispirazione, come lo attesta il suo volume "De inspiratione Sacrae Scripturae", scrittore chiaro e pacifico.
Sarebbe inoltre [anche] assai utile che si stampasse e si diffondesse in Germania un'es una raccolta completa di tutti i decreti della Commissione Pontificia deg per gli Studi biblici.
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Ho infine l'onore di significare all'E. V. che, interessando l'argomento del presente Rapport ossequioso Rapporto, per ciò che concerne l'insegnamento, anche la S. Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi, mi son creduto in dovere d'inviarne copia all'Emo Sig. Cardinale Prefetto della sullodata S. Congregazione.
Ho infine l'onore di significare all'E. V. che del il presente ossequioso Rapporto è stato da me inviato anche, come di dovere, all'Emo Sig. Cardinale Presidente della Commissione Pontificia per gli Studi biblici.
Dopo di ciò, chinato

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(1) Fonck, Der Kampf um die Wahrheit der hl. Schrift seit 25 Jahren, 1905, pag. 108.
(2) Bulletin de littérature ecclésiastique, 1903, 66.
(3) Holz h ey, Schöpfung, Bibel und Inspiration, 1902.



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<(1) Peters, Die Wahrheit der hl. Schrift nach der Anschauung der neueren katholischen Exegese (in Hochland, IV. Jahrg. 2. Bd. pag. 281).
(2) Fonck, op. cit., pag. 136.


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(1) Cfr. anche Sawicki, Die Wahrheit des Christentums, Paderborn 1913, pag. 248 e seg.
126r, "Per l'Emo van Rossum" und "Per l'Emo Bisleti" hds. von Pacelli hinzugefügt und von unbekannter Hand in blauer Farbe in runden Klammern erschlossen.
Empfohlene Zitierweise
Pacelli, Eugenio an Rossum, Willem Marinus van vom 25. März 1919, in: 'Kritische Online-Edition der Nuntiaturberichte Eugenio Pacellis (1917-1929)', Dokument Nr. 5253, URL: www.pacelli-edition.de/Dokument/5253. Letzter Zugriff am: 07.05.2024.
Online seit 04.06.2012.