Dokument-Nr. 6062
Pacelli, Eugenio an Gasparri, Pietro
München, 05. Oktober 1917
Regest
Pacelli berichtet über ein Gespräch, das er am 4. Oktober 1917 mit Hertling über die Antwort der Reichsregierung auf den Päpstlichen Friedensappell führte. Er brachte dabei das Missfallen des Heiligen Stuhls über die Antwort zum Ausdruck, die alle Hoffnung auf einen positiven Ausgang der Friedensinitiative zerstört habe, und betonte, dass der Heilige Stuhl im Interesse des Friedens alles in seiner Macht stehende unternommen habe. Hertling rechtfertigte die Reaktion der Reichsregierung und erklärte, dass Deutschland selbstverständlich Belgien freigeben werde, es jedoch zum gegenwärtigen Zeitpunkt nicht wolle und könne, da es ansonsten ein wichtiges Pfand für die bevorstehenden Friedensverhandlungen verlöre. Die Mittelmächte hätten ohnehin viel friedliebender und dem Papst gegenüber ergebener geantwortet als ihre Gegner. Er werde zudem in einer seiner nächsten Reden in der Bayerischen Abgeordnetenkammer vorschlagen, dass Deutschland seine Kriegsziele präzisieren werde, wenn die Entente die territoriale Integrität des Reichs bestätigt. Pacelli teilt nicht die optimistische Hoffnung Hertlings und der Berliner Regierungskreise, es werde bald zu einem Frieden kommen, da England und Deutschland schon erste Verhandlungen führten, und hält dies, wie Gasparri, für eine Illusion.Betreff
Conversazione col Signor Conte von Hertling
Ieri ebbi col Signor Conte von Hertling, Ministro degli Affari Esteri di Baviera, tornato allora da un viaggio a Berlino, una conversazione, che sembrami non inutile riferire a Vostra Eminenza Reverendissima.
Cominciai coll'esprimere o meglio col ripetere al Signor Ministro in termini assai chiari il dispiacere e la disillusione provati dalla Santa Sede in seguito alla risposta del Governo Imperiale all'Appello pontificio per la pace; cercai di provargli come, se la Germania avesse in modo non equivoco accettato i punti quarto, quinto e sesto dell'Appello medesimo, la responsabilità della continuazione della guerra sarebbe evidentemente ricaduta dinanzi all'opinione pubblica mondiale sulle Potenze dell'Intesa, il che equivaleva per gli Imperi Centrali ad una grande battaglia guadagnata; gli manifestai che, dopo una tale risposta, la Santa Sede, sebbene si proponga di continuare ancora le trattative, ha ormai poca nessuna speranza per un esito felice delle medesime, onde vi è purtroppo da prevedere che questo orribile conflitto mondiale proseguirà sino alla fine senza alcuna probabilità di accordo; e conclusi dicendo che ad ogni mo-
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do la Santa Sede ha fatto nell'interesse della pace, e
perciò di tutte le Nazioni, quanto Le era possibile e quindi declina ogni responsabilità
della prosecuzione della guerra.Il Signor Ministro si dichiarò dolente dell'impressione prodotta sulla Santa Sede dalla risposta del Governo Imperiale, che procurò tuttavia di giustificare. La Germania, egli mi disse, naturalmente sgombrerà il Belgio; ma non può fin da ora impegnarvisi con una promessa formale e togliersi così dalle mani questo importantissimo pegno, giacché in tal caso nelle future trattative di pace non avrebbe più nulla da far valere o da concedere di fronte alle esigenze a suo giudizio inammissibili degli avversari. Se la Germania avrà già rinunciato al Belgio, che cosa potrà essa dare o concedere, allorché le Potenze dell'Intesa reclameranno, ad esempio, l'Alsazia-Lorena? D'altra parte, gli Imperi Centrali si sono mostrati nelle loro risposte assai più devoti verso il Santo Padre e più disposti alla pace che gli Stati nemici, i quali o non hanno risposto affatto o hanno opposto un rifiuto. Il Signor Conte von Hertling mi aggiunse infine che in un suo prossimo discorso alla Camera dei Deputati della Baviera si propone dire che la Germania preciserebbe i suoi scopi di guerra a condizione che l'Intesa assicuri l'integrità territoriale dell'Impero.
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Siccome io non potei dimostrarmi soddisfatto neanche di questa formula ed insistevo invece nel rilevare che, persistendo la Germania in tale sua attitudine, ogni tentativo ulteriore di pace sarebbe destinato all'insuccesso, il Signor Ministro tornò, dal canto suo, alle consuete previsioni ottimistiche. A Berlino, egli soggiunse, si crede che si giungerà alla pace prima della fine dell'anno. L'Inghilterra comincia a sentir tutta la molestia della invadenza e della preponderanza, sopratutto finanziaria, che vanno acquistando gli Stati Uniti, e la Germania cerca naturalmente di favorire ed accrescere tali germi di discordia. Domandai allora al Signor Conte a qual punto erano le trattative di pace, delle quali egli aveva avuto la compiacenza di parlarmi in occasione dell'ultima visita fattami alla Nunziatura. Il Signor Ministro rispose: Ecco precisamente di che si tratta, come ho appreso ora a Berlino. Un funzionario tedesco si incontra in Olanda con un funzionario inglese per trattare questioni relative ai prigionieri. Dopo tre o quattro simili abboccamenti i due si son detti fra di loro: "Perché non si parla anche della pace? Si potrebbe ben trattare pure
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te, i quali progressivamente condurranno a
trattative formali di pace.Francamente, è assai poco! Sono dunque queste tutte le ragioni dell'ottimismo del Governo di Berlino? Ben ha giudicato subito Vostra Eminenza tali speranze di negoziati "non un bluff, ma una illusione prodotta da un pio desiderio".
Dopo di ciò, chinato al bacio della S. Porpora con sensi di profondissima venerazione ho l'onore di rassegnarmi
dell'Eminenza Vostra Reverendissima
Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servo
+ Eugenio Arcivescovo di Sardi
Nunzio Apostolico
1↑Hds. gestrichen und eingefügt
von Pacelli.